Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Lily_and_the_Marauders    31/05/2013    1 recensioni
Eccomi con un'altra One shot!
Ci troviamo nella 4x21 ma le cose non sono andate come nella puntata originale.
Ho stravolto gli eventi, ho modificato la trama della puntata.
Kurt torna a Lima per l'incontro con il medico di Burt e Finn li accompagnerà per sapere se l'esito è positivo o negativo. Ci sono Mike e Mercedes e c'è, ovviamente, anche Blaine.
Come si evolveranno le cose?
Dal testo:
Voglio che tu rimanga ancora un po'.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Mercedes Jones | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stay.

 

 

Kurt Hummel, dopo un notevole periodo di lontananza, stava per rimettere piede a Lima, Ohio.

La cosa lo emozionava assai, avrebbe rivisto i suoi amici, la sua scuola, la sua famiglia e…Blaine.

Okay, per quest’ultima parte era agitato ma sicuramente non sarebbe stato il fatto più critico della sua permanenza.

In realtà, Kurt non era venuto per una gita di piacere, era tornato a Lima per accompagnare suo padre dal medico.

A Burt era stato diagnosticato un cancro alla prostata pochi mesi prima e, in teoria, la visita di quel giorno avrebbe dovuto ufficializzare che il tumore era stato guarito grazie alla terapia o che, al contrario, la terapia non aveva funzionato nella maniera corretta e che, quindi, il signor Hummel avrebbe dovuto combattere ancora per un po’.

Kurt non voleva nemmeno pensare a quella seconda opzione, semplicemente non poteva andare in quel modo. Suo padre sarebbe guarito, lui era una brava persona, si meritava una vita degna no?

Ovvio, si rispose Kurt mentalmente.

Il suo aereo atterrò alle undici di mattina, ad attenderlo trovò Finn che, impacciato come sempre, gli andò in contro cercando di aiutarlo con i bagagli.

Si scambiarono un abbraccio affettuoso.

«E’ bello rivederti, perticone» gli disse Kurt a mo’ di saluto.

«Idem» fece Finn, sorridendo bonario. «Com’è andato il viaggio?»

«Un po’ di turbolenze, c’è una specie di perturbazione tra New York e qui ma, tutto sommato, direi bene».

Durante il percorso verso casa Finn gli raccontò di come procedevano con il Glee Club e gli chiese se poteva fare da ‘mentore’ai ragazzi per un paio di giorni insieme a Mercedes e Mike.

«Mercedes è qui?» squittì Kurt emozionato.

«Sì, è arrivata ieri…voleva farti una sorpresa, immagino».

«Beh, dato che me l’hai detto non sarà più una sorpresa» commentò l’altro.

Finn ridacchiò, «allora, ci stai?»

«Sì, perché no? Mi piacerebbe. La visita di papà è oggi pomeriggio sul tardi, verrai anche tu?»

«Certo, voglio brindare a questa guarigione».

Kurt annuì sorridendo e stettero in silenzio per tutto il tragitto, accompagnati solo dalla musica che passavano in radio.

 

«Papà!» esclamò il giovane Hummel appena scese dall’auto. Burt lo aspettava sotto il portico.

Si abbracciarono e si tennero stretti alcuni secondi.

«Come stai?» la domanda venne fuori all’unisono.

«Io bene, è di te che mi preoccupo papà»

«La mia salute è nelle mani del dottore» rispose allora il signor Hummel. «Vieni, entriamo, Carole ha appena sfornato una torta».

«Non dovresti mangiare molti dolci, papà» lo ammonì.

«Mh, sentivo la mancanza di questo tuo tono, figliolo» disse l’uomo ironicamente.

Entrarono in casa e Kurt venne sommerso dall’abbraccio di Carole che, in due secondi, lo riempì di domande a cui Kurt pazientemente rispose perché, doveva ammetterlo, gli erano mancati da morire quei momenti in famiglia.

Intanto, Finn si destreggiava con le valigie. «Te le porto su, Kurt?»

«Oh, no, ci penso io…Lasciale pure lì, ci sono molte cose fragili e, sai, non vorrei che si rompessero».

Finn annuì non cogliendo quella vena di rimprovero nel tono di Kurt che aveva sempre odiato la sbadataggine del fratellastro.

«Beh, io torno al McKinley…Kurt, vuoi venire a salutare gli altri?»

L’interpellato lanciò uno sguardo a Burt che annuì rilassato.

 

«Ah, mi era mancato questo posto» commentò il giovane osservando l’edificio scolastico che conservava molte tra le sue memorie più belle (e più brutte).

Involontariamente, la prima persona che cercò con gli occhi fu Blaine.

Eccolo là, si disse, bello come sempre.

Stava sistemando le sue cose nell’armadietto e non si era ancora reso conto di Kurt che, con le gambe un po’ tremanti dall’emozione, ne approfittò per svignarsela alla ricerca del suo porto sicuro: Mercedes.

La trovò accanto al suo vecchio armadietto, mentre parlava con Mike.

«Kurt!» esclamò la ragazza andandogli in contro e abbracciandolo. «Oh, mi sei mancato da morire!»

Kurt ricambiò l’abbraccio dell’amica «Anche tu».

«Ciao Kurt» lo salutò Mike dandogli una pacca sulla spalla.

«Ciao Mike» ricambiò il saluto. «Allora, voi due, cosa ci fate a Lima?»

Mike alzò le spalle «Ogni tanto passo di qua».

«Oh, la mia è una storia lunga…te la spiegherò più tardi» disse invece Mercedes «tuo padre come sta?»

«Non lo so, credo bene…Ho paura di sentire cos’ha da dire il medico».

«Stai tranquillo, sono sicura che andrà tutto bene…Oh-oh, ragazzo ingellato a ore dodici» ammiccò dietro dei lui, sorridendo. Kurt si voltò di slancio e subito si pentì di averlo fatto, Blaine stava venendo verso di loro.

«Ciao ragazzi» li salutò sfoderando quel suo sorriso mozzafiato.

«Ciao Blaine…Beh, sì, io e Mike dobbiamo discutere di una certa situazione, vi lasciamo soli, eh..Non fate porcherie!»

Kurt arrossì fino alla punta dei capelli, come dimenticarsi dell’ultimo incontro?

Blaine si appoggiò all’armadietto, stava torturando la sua tracolla. «Come va?» azzardò ma poi si morse la lingua «Voglio dire, ho saputo della visita di Burt, in realtà me l’ha detto lui stesso…Andrà bene».

Kurt annuì. «Senti, Blaine, io…»

«No» lo bloccò l’altro, «lo so, tranquillo. Non ti preoccupare, non ti salterò addosso, so che per te è un periodo difficile e poi, ecco, non voglio obbligarti a questa specie di..cosa che abbiamo» il suo tono lasciava trasparire un po’ di frustrazione e tristezza.

«Ti va di venire con me, Mercedes e Mike al Lima Bean dopo scuola?» gli chiese allora Kurt. In realtà sperava molto in un sì.

Blaine smise di attorcigliare convulsamente il bordo della tracolla e lo fissò, sorridendo. «Sul serio?»

Sembrava un bambino a cui erano state appena donate delle meravigliose caramelle, Kurt annuì convinto ricambiando il sorriso, un po’ di distrazione gli avrebbe fatto bene prima della visita di suo padre.

«Okay» rispose allora Blaine, «ora ho storia, ci vediamo dopo».

Camminò un po’ a ritroso nel corridoio poi si voltò e corse via verso l’aula, il sorriso di Kurt si ampliò.

Tre ore dopo erano tutti e quattro in coda davanti alla cassa del Lima Bean, un altro luogo molto importante per Kurt.

«Cosa prendete?» gli domandò la ragazza dietro il bancone una volta servita una coppia di anziani.

Blaine precedette Kurt: «Un cappuccino medio e un latte scremato macchiato per lui» gli lanciò un’occhiata e vide che stava sorridendo «Oh, e mi dia anche due ciambelle, grazie…Offro io» aggiunse voltandosi completamente verso il ragazzo accanto a lui.

«Ancora te lo ricordi?» gli chiese Kurt, con un filo di voce.

Lo sguardo di Blaine si addolcì «Mai dimenticato» sussurrò, poi prese le ordinazioni, pagò e si avviò verso un tavolino libero, con Kurt al seguito.

Si sedettero e si fissarono per un po’ e, quando Kurt provò a dire qualcosa di intelligente, il tempismo di Mercedes Jones li colpì di nuovo.

 «Allora piccioncini» esordì la diva prendendo posto accanto a Kurt che alzò gli occhi al cielo, «come va tra di voi?»

«Ehm…» iniziò Kurt.

«Beh…» disse Blaine.

«Ho capito, vi amate ancora ma siete troppo codardi per ammetterlo e ci scommetto il mio nuovo album che vi saltereste volentieri addosso anche ora» concluse ghignando divertita.

Kurt si schiarì la voce imbarazzato «Mercedes» sibilò, «smettila, ti prego».

«Oh, ma andiamo, bellezza! Di’ le cose come stanno» continuò lei imperterrita mentre osservava compiaciuta il volto del suo migliore amico passare dal rosso al viola.

Blaine cercava di guardare da tutt’altra parte.

«Okay» intervenne Mike salvando entrambi da una fine dolorosa «direi che possiamo cambiare argomento».

E così fecero, per fortuna; passarono un’ora e mezza a chiacchierare sorseggiando caffè, come ai vecchi tempi, parlarono delle loro vite, della scuola, delle preoccupazioni, di tutto.

Parlarono parecchio e per Kurt era come un balsamo lenitivo, le sue paure si erano momentaneamente nascoste da qualche parte mentre, assorto, fissava gli occhi dorati di Blaine.

«Accidenti, si è fatto tardi!» esclamò alla fine il giovane Hummel quando buttò un occhio sulle lancette che segnavano le 16 e 30. Mancava mezz’ora all’appuntamento.

«Raggiungo Finn a scuola, ci vediamo domani!» raccolse la sua roba e ringraziò tutti ma la voce di Blaine lo fermò: «Vuoi che ti accompagni?»

Kurt avrebbe voluto rispondere sì, davvero, ma si disse che non era quello il momento quindi declinò gentilmente l’offerta, scusandosi e promettendo al ragazzo che si sarebbero rivisti la mattina seguente, per festeggiare la notizia della guarigione di Burt.

Perché Burt avrebbe vinto.

 

«Mi dispiace, Burt, ma la terapia non ha avuto l’effetto che speravamo. Il tumore si è dimezzato, di questo dobbiamo prenderne atto, ma dovrà continuare questa terapia per almeno un altro paio di mesi».

Quelle parole colpirono Kurt come mille lame d’acciaio.

Era sicuro, accidenti, era così sicuro che ce l’avrebbe fatta, che finalmente avrebbe potuto smettere di soffrire con i farmaci e tornare a vivere normalmente.

Le sue richieste, le sue preghiere ad un dio a cui neanche credeva non avevano sortito alcun effetto.

In quel momento Kurt avrebbe voluto piangere, invece annuì al dottore e sussurrò al padre un «Non preoccuparti, ancora due mesi e l’avrai sconfitto».

Restò forte perché quella volta toccava a lui sostenere il padre e non il contrario, glielo doveva.

Il viaggio verso casa fu silenzioso, interrotto solo dai singhiozzi di Carole.

Solo quando varcarono la soglia di casa Kurt si permise di correre su per le scale, rinchiudersi nella sua stanza e piangere.

Quella sera mangiò poco e niente, restò fermo a scrutare il padre di sottecchi ma sul viso di Burt non c’era nessuna emozione. Era deluso dalla notizia, Kurt lo sapeva, e avrebbe pianto anche lui nascosto nel buio della sua stanza, quella notte.

Perché Kurt e suo padre erano molto simili sotto questo punto di vista.

Il giorno seguente il ragazzo non si presentò a scuola, né al Glee Club, né all’incontro con Blaine. Non aveva voglia.

Passò la giornata nella sua stanza fino a quando qualcuno, verso le otto di sera, bussò alla porta.

«Finn, non scendo per cena…» urlò.

«Non sono Finn» rispose la voce.

Kurt sussultò.

«Posso entrare?» domandò la voce.

«Sì».

Piano, Blaine aprì la porta e vide che Kurt era seduto a terra con la schiena poggiata al letto e le gambe raccolte al petto.

Non disse una parola, si sedette solo accanto a lui perché, lo sapeva, ne aveva bisogno.

Restarono in silenzio per un po’, poi Kurt finalmente esplose.

Blaine si avvicinò ancora un po’ a lui e lo circondò con un braccio, facendo in modo che il ragazzo potesse appoggiare la testa sulla sua spalla.

Kurt pianse, non si vergognava di farlo di fronte a Blaine, era lì apposta.

Lasciò cadere il suo muro, lasciò che l’altro lo consolasse, che rimettesse a posto i suoi pezzi un po’ alla volta, lasciò che catturasse le sue paure e le riponesse con cura dentro un cassettino in fondo al suo cuore e, alla fine, si sentì meglio.

«Grazie» biascicò dopo un po’ nell’incavo della spalla di Blaine. La sua voce tremolava ancora a causa del pianto.

«Di nulla» rispose Blaine, lasciandogli un leggero bacio tra i capelli.

Kurt sospirò, «Potresti…Potresti rimanere? Per favore, voglio che tu rimanga ancora un po’…» gli chiese, quasi implorandolo.

«Certo» sussurrò l’altro in tutta risposta. «Non vado da nessuna parte».

Kurt annuì, sistemandosi meglio in quell’abbraccio umido di lacrime salate e tanto, tanto potente da farlo sentire in pace.

Blaine ci riusciva meglio di chiunque altro, sapeva come distruggerlo e come ricomporre tutti i pezzi.

Era questo che Kurt amava di lui. «Grazie» gli sussurrò ancora una volta. «Ti amo» sussurrò qualche secondo dopo.

La risposta di Blaine non si fece attebdere: «Anche io, lo sai».

A Kurt bastò sentirlo per ricominciare a crederci.

Voleva parlargli ma la stanchezza lo invase e decise di rimandare; si lasciò cullare dalle sue braccia fino a quando Morfeo non lo chiamò nel mondo dei sogni.

Domani sarà un nuovo giorno per poter ricominciare.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Salve a tutti! :3

Sono tornata con una cosa un po' diversa. Siamo nel contesto della 4x21, credo si sia capito, ma gli eventi non si evolvono nella stessa maniera: Burt ha ancora il cancro, Finn è presente e il rapporto di Blaine e Kurt è strettamente legato agli avvenimenti. C'è un po' di fluff, c'è angst, c'è qualche momento idiota..Insomma, sono 1.400 e passa parole scritte in tre ore e, sinceramente, per la prima volta, sono contenta del risultato.

Quindi, niente..spero vi sia piaciuta, ecco. Grazie per aver letto, grazie a chi si farà sentire con una recensione e grazie ai lettori silenziosi.

Oh, dimenticavo. Un grazie a Rihanna che con la sua Stay mi ha ispirata e accompagnata durante la stesura della Fan Fiction *-*

Un bacione,

Lily.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Lily_and_the_Marauders