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Autore: Aunees    31/05/2013    0 recensioni
"Mi diressi senza dare spiegazioni fuori dalla villa, evitando qualche fattura lanciata da papà e sentendo come ultimo rumore il mio ritratto nell'arazzo di famiglia bruciare."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sbattei la porta con ferocia, dirigendomi a passo felpato fuori da quella casa. Le urla di mia madre mi rimbombavano nelle orecchie, rendendomi la testa pesante, insieme al borbottio interminabile di Kreacher e alla voce inferocita di mio padre. Regulus mi osservava con aria assente dalla finestra, abbandonandola prima che i nostri sguardi potessero incontrarsi per l'ultima volta in quell'orribile maniero.

Ero stufo marcio di quella situazione: i miei genitori, la mia famiglia, mio fratello... Tutti ossessionati dalla purezza del loro sangue e pronti a disprezzare chiunque non fosse all'altezza di questa caratteristica. Mangimorte da generazioni, bramavano un mondo puro, il che implicava l'essere pronti a uccidere babbani, nati babbani e mezzosangue solo per soddisfare i capricci di uno psicopatico che sognava di imprigionare il mondo sotto le proprie grinfie.

Già da tempo avevo pensato di fuggire di casa e quel giorno si presentò l'occasione perfetta per attuare questo mio piano. Mentre i miei genitori stavano rimproverando la domestica, infilai in un sacchetto, opportunamente incantato, tutta la mia roba, mettendomelo in tasca. Cercando di essere il più silenzioso possibile mi diressi verso la porta di casa senza dare alcun tipo di spiegazione, evitando qualche fattura lanciata da mio padre e sentendo come ultimo rumore il mio ritratto nell'arazzo di famiglia andare in fiamme.

 

 

Solo, da ora in poi.

 

 

Allontanatomi all'incirca una ventina di metri dalla villa mi trasformai in Padfoot, e senza sapere cosa fare mi misi a vagabondare di qua e di là per la città.

 

 

Sempre più solo.

 

 

Il tempo sembrava essersi inferocito con me: un temporale di tali dimensioni non si vedeva da non so quanti anni, il che non faceva che peggiorare la situazione. Da bravo Grifondoro qual'ero, inoltre, mi lasciai prendere talmente tanto dall'idea di poter scappare da quel manicomio, da non pensare nemmeno a dove sarei potuto andare a vivere.

 

 

Da solo.

 

 

Avevo quasi sedici anni e stavo per iniziare il mio sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non ero maggiorenne e avevo infranto non so quante leggi magiche. Nel giro di poco tempo tutta l'eccitazione e l'adrenalina che avevo accumulato andarono scemando, lasciando soltanto un senso di terrore che mi pugnalava lo stomaco. Dove sarei andato adesso?

Come in cerca di una risposta mi guardai intorno, con evidente disgusto: quella che un tempo era stata una calda e accogliente cittadina ora era lugubre e diffidente, a tratti funerea, vuota. Come me. Svuotato di ogni emozione e sensazione positiva, abbandonato da tutto ciò che per me era importante.

 

 

Sei solo, Sirius.

 

 

Percorsi tutte le strade in lungo e in largo, fino ad appollaiarmi sotto un salice al centro di un parco abbandonato, cullato dal vento e dall'amara consapevolezza che in fondo la mia vita non sarebbe cambiata così tanto. Molto probabilmente nel giro di qualche giorno mi avrebbero riconosciuto e sicuramente sarei stato espulso da Hogwarts per aver utilizzato magia al di fuori della scuola e spedito in un Riformatorio, o ancor peggio, dalla mia famiglia. Se invece non mi avrebbero scoperto molto probabilmente avrei dovuto affrontare la vita da babbano, il che sarebbe stato ancora più difficile in quanto non sapevo quasi nulla di loro.

Sorrisi alla mia sfortuna.

 

 

Cercai più volte di prendere sonno invano, quando ad un certo punto un'idea mi balenò in testa. Sarebbe stato rischioso, si, ma dovevo pur tentare: mi ritrasformai in umano e mi materializzai (cosa che sapevo fare da un anno a questa parte grazie a lezioni pomeridiane) nell'unico luogo dove sapevo di poter andare.

Arrivai di fronte ad una lussureggiante ed enorme villa in stile vittoriano, accogliente e calorosa nonostante il tempaccio. Scavalcai il cancello in ferro battuto e mi diressi barcollando un po' per la stanchezza un po' per il freddo verso il portone, e prima che potessi aprirlo un ragazzo tutto capelli neri arruffati, occhiali tondi e un sorriso in grado di scaldare l'anima mi piombò davanti:

- Ti stavo aspettando. -

 

Dopotutto non ero così solo.

  
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