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Autore: NightWatcher96    31/05/2013    3 recensioni
Raphael si accorge troppo tardi del suo bene per Michelangelo…
Genere: Azione, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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La tana sapeva di litigio. Da qualche minuto, Raphael e Michelangelo avevano appena smesso di urlare circa la leggerezza con la quale il minore aveva preso l’ultima battaglia contro alcuni Purple Dragon. Splinter si era rinchiuso nella sua stanza, cercando di non udire le quasi lacrime dell’arancione. Leo e Don avevano preferito non immischiarsi, proprio per far comprendere a Michelangelo la gravità delle sue azioni.

-Sei già fortunato ad essere vivo con quella crepa sul tuo petto!- tuonò Raphael: -Quel coltello avrebbe potuto ucciderti!-.

Mikey si palpò l’enorme taglio fresco che ancora doleva sul suo petto: -Dovevo proteggerti, Raph! Quel Purple Dragon avrebbe potuto prenderti un occhio e invece hai acquisito solo una piccola cicatrice sul labbro…!-.

-Chi ti ha detto di farlo? Sono un ninja e avrei potuto benissimo cavarmela da solo!- ringhiò, frustrato, il rosso, con occhi demoniaci: -Senti, è finito da un pezzo il tempo di giocare. Abbiamo sedici anni, tu quindici, adesso! Quando ti decidi a crescere? Ogni volta che siamo in battaglia, dobbiamo mantenere un occhio su di te! Dannazione, quando crescerai?!-.

Leo e Don spalancarono gli occhi… non era esattamente questo ciò che avrebbero voluto sentire. Guardarono Michelangelo che deglutì e non disse nulla. Raph si aspettava una qualche crisi di pianto, eppure non giunse niente alle sue orecchie. Il loro fratellino rimase impassibile… dietro quella maschera, però, si stava formando un’enorme voragine di tristezza e dolore.

-Io vado- concluse, infine, Raphael dirigendosi verso l’uscita della tana: -Qui dentro si soffoca!-.

Mikey intravide sul pavimento le ombre che si allungavano dinanzi a lui: Leo e Don stavano per dirgli qualcosa, ma egli non aveva alcuna intenzione di starli ad ascoltare. Voleva uscire per guardare la luna e New York, sfogandosi a modo suo. Ancor prima che la mano di Leo avrebbe potuto raggiungere la sua spalla, egli scattò verso l’uscita secondaria della porta, incurante dei richiami dei suoi fratelli. Il suo cuore stava esplodendo di dolore e le lacrime sarebbero crollate subito…

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Raphael era davvero frustrato: sulla sua moto, rombava nei vicoli più bui e peggiori della città, guardando distrattamente la strada dinanzi a sé. Era difficile il compito di fratello maggiore… qualche volta dovevi dire il giusto sottoforma di sbagliato proprio per impartire una lezione di vita. Raph sapeva solo che Michelangelo doveva sparire dalla sua vita. Ne aveva avuto abbastanza… 

-E’ solo un piagnucolone! Starei meglio senza di lui, anzi, tutti starebbero meglio!- ruggì sotto il suo casco rosso: -Non voglio più vederlo… da stanotte, molte cose cambieranno! E’ tempo che Mikey cresca e comprenda che la nostra vita non è un gioco!-.

Accelerò rumorosamente, impennando rabbiosamente contro il vero. Raphael svoltò a sinistra, intravedendo, per un attimo, qualcosa in movimento sul tetto di un palazzo destinato alla demolizione. 

-Che cos’era quello?- si chiese, aggrottando la fronte, con preoccupazione: -Sarà meglio seguirlo! Non si può mai sapere!- e così fece…

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Raph stava spingendo la sua moto oltre il limite della velocità: egli fremeva dalla voglia ardente di sapere chi era quella figura che continuava a sfuggire sui tetti. Era molto veloce e si muoveva bene tra le tenebre, allontanandosi dalla “pericolosa luce”. Era agile e dal modo in cui saltava, con quella grazia, forza ed impeto, era sicuramente un ninja.

E tranne gli Hamato, Raph sapeva che oltre loro, vi era il Foot Clan con i suoi temibili ninja. La tartaruga dai doppi Sai non era d’accordo circa l’idea di abbandonare l’idea di seguire quell’essere. Se fosse stato un nemico potenzialmente pericoloso, avrebbe dovuto batterlo.

I suoi pensieri vennero bruscamente spinti al confine della sua lucidità da una serie di urla umane e imprecazioni. Raph svoltò immediatamente a sinistra e parcheggiò la moto all’entrata di un vicolo oscuro e nauseabondo. Grazie alla luce di un lampione, poté identificare dei movimenti. Vi erano dei Purple Dragon che le stavano sicuramente prendendo da una figura avvolta dalle tenebre.

-Guardate!- urlò uno dei teppisti: -Un altro tizio che vuole fregarci il bottino!- e agitò la sua sbarra d’acciaio contro il rosso.

Raph ghignò e si tolse il casco, appoggiandolo sul sellino della moto; non si preoccupò di essere visto perché la luce del lampione non era abbastanza forte da identificarlo completamente. Un grassone pensò di colpirlo al petto con un coltello da cucina; la tartaruga bloccò all’ultimo istante il polso del nemico, portandolo oltre la sua testa. Con uno strattone, Raphael stordì il teppista con una potente ginocchiata nello stomaco.
Il coltello cadde in terra con un sonoro tonfo metallico.

-Maledetto!- ringhiò un secondo teppista, in possesso di un sacco di iuta, contenente dei gioielli appena rubati in una gioielleria prestigiosa: -Adesso ti farò saltare la testa!-.

Raph rise sadicamente, mostrando le punte scintillanti dei suoi Sai: -Davvero? Fammi vedere, allora! Stupido tacchino spennacchiato!-.

-Ti accontento!- urlò il teppista, ricevendo un potente calcio rotante di Raph in pieno volto; caduto in terra, il focoso si rivolse all’ultima ombra rimasta.

-Che bella moto!- ringhiò la voce di un ultimo Purple Dragon, in possesso di un tubo di ferro nella mano destra: -Chissà quanto rumore se la spaccassi in mille pezzi!-.

Raph sentì la rabbia accrescergli in corpo: -Non ti azzardare, bastardo!- imprecò, correndo verso il tizio.

-Troppo tardi!- ironizzò il teppista, alzando l’arma per colpire la carrozzeria lustra e perfetta della moto.

A pochi centimetri dalla “distruzione” assicurata, Raphael lanciò un suo Sai, colpendo esattamente la mano callosa dell’uomo. Si levò un urlo straziante, seguito da un tonfo di metallo e un fiume scarlatto gocciolò sin sull’asfalto bagnato di una pioggia recente. La tartaruga lo allontanò con un pugno violento in pieno volto, mentre salì in sella alla sua amata moto.

-A… all’attacco!- gridò debolmente l’uomo, con una mano premuta sul volto sanguinante: -Forza, ragazzi! Facciamolo nero!-.

Raphael si guardò intorno: da dietro un voluminoso cassonetto, comparvero due ultimi forzuti Purple Dragon, armati di una pistola e un coltello. Il rosso sentì la scarica di adrenalina gonfiargli i bicipiti e un’idea gli balenò nella mente: poi, intravide dietro ai due bestioni, la figura che stava precedentemente inseguendo sui tetti…

-Sì, siete facili bersagli!- ruggì malignamente Raphael, premendo l’acceleratore della sua moto: -Vi farò fuori con un colpo solo!-.

Detto fatto: i doppi pneumatici della moto rotearono velocissimi e con una sgommata, la tartaruga focosa (con già il casco sulla testa), avanzò verso i tre “birilli”, dalle facce sconvolte. Loro non immaginavano di certo che la tartaruga sarebbe arrivata a tanto. Con un mix di paura, optarono per una sola unica idea… si voltarono di spalle e afferrarono la figura dietro di loro, colpendola con una calcio al petto, mentre un fiume di sangue corse rapidamente sino in terra. 

Sarebbe stato troppo tardi per scappare per la figura… i due Purple Dragon scapparono qualche secondo prima che la moto li colpisse, salvando la pellaccia. Raphael ghignò, ma il faro della moto fece brillare qualcosa di terribilmente familiare. Due occhi azzurri, vitrei di lacrime, dolore e paura, sembrarono implorare… Raphael tentò di sterzare, ma la moto non si fermò.

Ci fu uno schianto atroce, seguito da un grido agonizzante e un odore di gomma bruciata. Il casco rotolò sino in terra, Raph si era schiantato con il guscio contro una parete spessa di mattoni, del vicolo cielo… la figura giaceva immobile, sotto la moto, in un lago di sangue. 

-L… le m… mie povere… o… ossa…- articolò dolorosamente Raphael, cercando di rimettersi almeno a carponi; il suo corpo era come avvolto nelle fiamme e un odore ferroso gli fece notare un grosso taglio nel fianco sinistro in libero sanguinamento: -Oh… n… no…-.

Il rosso deglutì e iniziò a strisciare verso la sua moto; non c’erano luci, ma lui non aveva bisogno di esse per capire che cosa aveva fatto. Il fianco faceva molto male, ma una nuova ferita stava delineandosi nel suo cuore. Raphael, accanto alla moto, guardò con orrore un lembo di stoffa intriso di sangue; lo afferrò e mise in moto la sua vettura, solo per il faro spaccato ma funzionante.

-N… non p… può essere…- soffocò incredulo e con occhi gonfi di lacrime; in fretta si avventò sulla moto, per toglierla dal corpo contuso del poveretto innocente: -Dimmi che non è vero! Dimmi che sei ancora vivo… MICHELANGELO!-.

Sì. La figura precedente sul tetto era Mikey, così come la stessa che stava lottando contro i Purple Dragon e che era stata appena investita in pieno. Raph osservò le ferite. La cicatrice sul petto sanguinava copiosamente, mentre un altro squarcio più grande era collocato sulla tempia sinistra. La tartaruga focosa si chinò sul petto del suo fratellino, sperando di udire dei battiti… 

Rimase in quella posizione per un tempo indeterminato… le lacrime iniziarono a crollare dai suoi occhi, consapevole del suo errore madornale. Poi, udì un flebile battito… il cuore non si era fermato del tutto. Ma… senza un adeguato trattamento, non sarebbe sopravvissuto. 

-Mikey, ti porto a casa!- singhiozzò Raphael, raccogliendo il fratellino sulla schiena; rialzò la moto e dolorosamente ci salì sopra: -Per favore, resisti…!-…

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Erano ormai le 22:10; Leo stava leggendo un libro in poltrona mentre Don sistemava un telecomando per un vecchio lettore DVD. Splinter era ancora nella sua meditazione… nessuno sospettava minimamente di cosa era accaduto in superficie.

D’un tratto, le porte dell’ascensore ovoidale si aprirono con uno sbuffo di pistoni idraulici, attirando l’attenzione delle due tartarughe. Raph ansimava pesantemente, trascinandosi pietosamente verso il dojo, con una mano sul fianco ferito e Michelangelo sulle spalle. Leo e Don, spaventati, corsero immediatamente al capezzale dei fratelli e le loro grida attirarono anche il maestro Splinter.

-Raph, che cosa è successo?- chiese freneticamente Leonardo, con occhi sbarrati dalla paura: -Che cosa è accaduto a Michelangelo?-.

Il rosso non rispose subito; Don afferrò Michelangelo in stile sposta, portandolo direttamente nel laboratorio, mentre Leo rimase spiazzato dall’abbraccio feroce di un Raphael singhiozzante. Le sue urla di dolore si levarono in tutta la tana, sotto la completa tristezza del sensei.

-E’ stata colpa mia, Leo…!- singhiozzò Raphael, aiutato a rimettersi in piedi, per raggiungere il laboratorio di Don: -Si sono avverati i miei desideri oscuri!-.

-Raph, calmati. Adesso ci sediamo e mi racconti cosa ti ha scioccato così tanto- ordinò Leonardo, incredulo alla vista di un Raphie tanto vulnerabile: -Andiamo, sensei-…

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Nel laboratorio, Donatello stava lavorando frenetico per riuscire a rimettere in moto il cuore di Michelangelo. Il monitor cardiaco segnava un fastidioso “Beep” lungo e nonostante il defibrillatore, le scariche non stavano aiutando.

-Mikey, andiamo!- singhiozzò il genio, continuando a rilasciare le piastre sul petto del fratellino: -Tu non puoi lasciarci! Ti prego!.

Ci fu un debolissimo gemito proveniente dalle labbra di Michelangelo, sotto la mascherina d’ossigeno. I suoi occhi umidi erano socchiusi, ma il monitor continuava a segnare battiti lenti e irregolari. Leo, Raph e Splinter erano gelati sul posto, fermi al centro del laboratorio del genio.

-R… Ra…- biascico Michelangelo, senza neppure poter sollevare un muscolo del suo corpo.

Il rosso barcollò sino al lettino del fratello, non riuscendo a frenare la lacrime: -Mikey… sono qui… mi dispiace tanto, non volevo investirti… non volevo dirti tutte quelle cose e soprattutto… volevo solamente farti sapere che ti voglio bene…-.

Mikey sorrise e mosse debolmente le iridi, alla ricerca della sua famiglia. Il suo spirito premeva per lasciare il suo corpo… la sua vita era ormai agli sgoccioli. Pochi minuti e avrebbe definitivamente detto addio al suo corpo, al suo mondo, alla sua famiglia.

-Perché non può muoversi?- gracchiò un Leonardo in lacrime, con una mano poggiata sul corpo e i muscoli tesi.

-L’indicente gli ha lesionato le vertebre del collo… in modo irreparabile- sospirò Donatello, incapace di controllare i suoi singhiozzi: -Non posso nulla… mi dispiace Mikey… mi dispiace per non averti detto che, in realtà, avevamo avuto paura di perderti quando sei stato attaccato da quel coltello, al petto! E ora, la nostra paura si è avverata, per colpa di stupide parole!-.

-N… non importa- sussurrò Mikey, con gli occhi pesanti: -Mi dispiace… Raphie… volevo s… solo proteggerti…-.

Raph scoppiò in lacrime, cercando di cancellarsele con il dorso delle mani sporche di sangue: -Ti ho distrutto la vita, Mikey… e tutto a causa della mia leggerezza! Stai pagando per una punizione immeritata… non voglio perderti! Come farò senza di te?-.

-V… vi proteggerò meglio…- biascicò Mikey, con i battiti sempre più lenti: -Vi amo… papà… proteggili… Raphie, n… non fare pazzie… D… Don, continua a… a fare il geniaccio… L… Leo, promett… imi che… sarai sempre il leader c… che conosco i… io-.

Perfino Splinter non riuscì a contenersi…

-Mikey…- singhiozzò Raphael: -Resta con noi…-.

Un ultimo respiro: le lacrime e un sorriso. Un lungo suono mise fine all’agonia di Michelangelo. La tartaruga solare era volata in cielo, con un fiume di dolore familiare… Il bambino era tornato a splendere come raggio lunare… ma la ferita perenne era rimasta appena scolpita nel cuore di un solo guerriero.

“Ti amo, Mikey…”, fu l’ultimo pensiero di Raphael, guardando il corpo ormai freddo di suo fratello…

The End

  
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