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Autore: Caskett_Always    31/05/2013    1 recensioni
Questa storia vede come protagonista una Beckett innamorata di Castle, che però non riesce a rivelare definitivamente i suoi sentimenti. Alla fine lo farà..? Leggete e saprete;)
Storia dedicata ai Caskett, non c'è nessun tipo di spoiler.
Questa è la mia prima FF quindi abbiate pietà:)
Sono ben accette critiche così potrò migliorare visto che mi serve parecchio!
ciaoo:)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Erano anni ormai che dovevo convivere con questo dolore, pensavo che con il tempo si affievolisse, ma niente, ogni giorno soffro sempre come quello prima, se non di più.
Perché me l’hanno portata via? Dovevo trovare il bastardo che mi aveva sottratto la persona più importante della mia vita: mia madre.
Come se non bastasse un altro pensiero fisso mi tormentava, Richard Castle, il mio affascinante, brillante e dolce partener. Si, forse ne ero innamorata, ma non volevo ammetterlo a me stessa, anche se effettivamente mi aveva cambiata parecchio, in questi ultimi anni ero riuscita ad aprirmi con lui, mostrargli anche il mio lato più fragile, ma ancora non sapevo  se ero pronta a farlo entrare nella mia vita.
Mi concedetti un bagno caldo per riuscire a tranquillizzarmi e a riordinare le idee anche se non servì a molto.
Erano già le otto e ancora non avevo cenato così decisi di ordinare cinese, ero troppo stanca per cucinare, il caso che avevo chiuso era stato particolarmente impegnativo.

Dopo circa venti minuti sentii il mio campanello suonare, mi affrettai  ad aprire la porta, ma ebbi una sorpresa; alla porta non trovai nessuno con il mio cibo cinese, bensì Castle.

“Cosa ci faceva qui?”Pensai.
“Ciao Castle! Come mai da queste parti?” dissi.
“Mmh niente, sai passavo di qui e pensavo di poter bere questo con te!” mi disse mostrandomi una bottiglia di Barolo.
“Dai entra!” gli dissi con un accenno di sorriso.
Non poteva essere qui, ero confusa, avevo bisogno di stare da sola, senza pensare, soprattutto a lui e questo suo arrivo improvviso mi aveva spiazzata.
Pochi secondi dopo il mio campanello suonò nuovamente. Questa volta era per consegnarmi il mio cibo.
“Castle, non è molto, ma sei vuoi possiamo dividere” proposi.
“No Beckett, stai tranquilla, ho già mangiato” mi rispose sorridendo.
Era bello, tremendamente bello, quel suo sorriso perfetto mi faceva impazzire, ma non volevo mostrarglielo, voleva dire dimostrarsi deboli e certamente non era quello che desideravo.
“Molto buono il vino” dissi sorseggiando tranquillamente il Barolo.
“Sai viene direttamente dall’Italia, l’ho preso due anni fa durante uno dei miei viaggi. Tu sei mai stata in Italia?” mi domandò.
Ma io già non lo stavo più seguendo, stavo studiando i suoi lineamenti e non prestai attenzione a ciò che mi disse.
“Ehi Kate! Ci sei? Ti ho fatto una domanda!”
“Scusa ero sopra pensiero! Dimmi pure”.
“Che cos’hai?”
Ecco lo sapevo, mi ero tradita da sola. Ormai avrei dovuto capire che Rick comprendeva ogni mia emozione, tranne l’amore che provavo per lui, che mai e poi mai lasciavo trasparire.
Mi diceva sempre che i miei occhi mostravano tutti i miei sentimenti, che non dovevo nemmeno parlare e lui già capiva cosa mi passava per la testa; non sapevo però se questa fosse una cosa positiva.
“Niente Rick, solo che prima stavo pensando a mia mamma, allora sono solo un po’ giù” cercai di salvarmi con questa affermazione, che non era poi così falsa.
Pensavo di aver fatto la cosa giusta, di essermi salvata e invece no. Rick si avvicinò a me tendendo le sue braccia verso di me mi abbracciò. Uno di quegli abbracci intensi, profondi che ti fanno sentire amata.
Perché era così e lo sapevo, ero consapevole del fatto che Rick mi amasse, ma io non volevo lasciarmi andare, non volevo che penetrasse il mio muro, avevo paura di farmi male.
Ma così lui stava esagerando, con le mani mi massaggiava dolcemente la schiena e mi sussurrava parole rassicuranti. Io sentivo il suo profumo, mi faceva impazzire, era una droga, ne avevo bisogno, ogni giorno, sempre di più, non potevo davvero smettere.
L’abbracciò durò alcuni minuti, non servivano parole, solo un semplice gesto tra di noi poteva bastare.
Ci guardammo per alcuni secondi negli occhi e Rick si avvicinò; ero combattuta volevo ritrarmi ma volevo anche baciarlo. Cuore o Mente? Cuore.
Ormai sentivo il suo respiro sulla mia pelle e poi finalmente le sue labbra sfiorarono dolcemente le mie per poi trasformarsi in un bacio intenso e infinito; le nostre lingue giocavano e finalmente si incontravano.
“Ti amo Kate” mi disse guardandomi negli occhi.
Anche io lo amavo, ma sarei riuscita ad ammetterlo ad altra voce? Decisi che era ora, dopo anni, era il momento per dirlo.
“Ti amo anche io Rick.”
Poi lui si alzò e prendendomi in braccio mi portò in camera da letto. Mi posò delicatamente e iniziò a baciarmi il collo.
Iniziai a slacciargli la camicia a righe mente lo baciavo e lui fece lo stesso.  Pian piano, un capo alla volta, lo spogliai e lui spogliò me; mi spogliò da ogni mia paura, da ogni mio dubbio e da ogni mia maschera. Ero nuda, ero me stessa, il mio muro cadde e per quella notte fui solo sua.
Al mattino mi svegliai e di fianco a me il letto era vuoto.  “Ci aveva già ripensato” pensai.
Mi sbagliavo. Vidi apparire nella mia camera Rick, con indosso solo dei boxer con in mano due tazze di caffè.
“Buon giorno tesoro” mi disse con un sorriso smagliante.
“Come faceva ad essere così tremendamente sexy anche di mattino presto?” Pensai.
“Ehi ciao” gli dissi, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.

Si sedette di fianco a me e bevemmo il caffè, godendoci silenziosamente quel momento unico;  andammo poi in cucina per gustarci i pancakes che Rick mi aveva teneramente prearato.

“Grazie” fu l’unica cosa che dissi.
“Per cosa?” mi rispose.
“Per essere riuscito ad abbattere il mio muro interiore, per avermi consolata, per avermi fatta sentire unica e amata e  per essere qui con me ogni volta in cui sono in difficoltà. Ti amo”
Baciandomi la fronte e sorridendomi mi sussurrò: “Sempre”.

  
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