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Autore: MedusaNoir    01/06/2013    3 recensioni
[Finn Jones/Gethin Anthony]
«Non devi lavorare ancora, oggi?»
Finn sollevò il volto e sfoderò i suoi occhioni azzurri, fingendo di mettere il broncio. «Non mi importa, non voglio sposare Sansa!»
«Sophie è una bella ragazza, cosa ci sarebbe di male?»
«Non mi piacciono le belle ragazze, Geth, lo sai. A me piacciono i gran fighi.»
Per poco Gethin non si strozzò con l’acqua che aveva ordinato. «Come Jason?»
«Come Gethin Anthony.» Finn si morse il labbro e gli rivolse un sorriso malizioso, poi tornò ad affondare la testa fra le braccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore ai tempi dei procioni'
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Un caffè dopo l’altro

A Viserys Pod, che come me non vede l’ora che la Finn/Gethin si realizzi

 

«Potresti anche rispondere, ogni tanto.»

«A cosa ti riferisci?»

«Ai miei tweet, Finn.»

Il ragazzo sorrise sornione, provocando in Gethin l’impulso di prenderlo a schiaffi.

“E sbatterlo al muro, ripetutamente.”

No, non poteva pensarlo, doveva essere risoluto; sì, era preferibile mostrarsi così. Finn si divertiva a rivolgergli quei sorrisetti irritanti, godendo della sua confusione. Ma cosa poteva pretendere da lui, che assecondasse i suoi ridicoli comportamenti?! Finn era uno spirito libero, non gli interessava l’opinione altrui – né di umiliarsi in continuazione.

Gethin, però, era diverso: stava cambiando – da quella sera, da quella scena provata a casa sua – e aveva bisogno di tempo e sicurezze per accettarlo.

Sicurezze: Finn si ostinava a negargliele.

Tempo: era Gethin a non sopportarlo.

«Non posso rispondere a tutti, Geth» si giustificò Finn, raccogliendo i lunghi capelli castani in una coda.

Gethin, suo malgrado, fu percorso da un brivido di fronte a quel gesto così naturale, così… destabilizzante, per lui.

“A tutti,” pensò, “ma io non sono un fan qualunque. Non sono affatto un fan.”

Non volle insistere, si voltò verso l’uscita del set e bofonchiando dichiarò di essere passato per salutare anche Gwendoline; non aveva fatto più di tre passi, quando avvertì una mano posarsi sulla sua spalla.

«Resti per un caffè?»

Finn aveva fatto ricorso alla sua già sperimentata espressione ferita. Era un attore nato, i tre anni all’Arts Educational Schools erano stati quasi superflui per lui, abituato fin da giovane a gestire qualunque situazione. O almeno questo era quello che Gethin pensava di Finn.

Sospirò e incrociò il suo sguardo; sorrise, involontariamente, e lasciò che le loro mani si sfiorassero mentre abbandonavano il set.

 

~~~~~

 

Era successo quando, due anni prima? Gethin non lo ricordava neanche – non lo ricordava perché aveva cercato di dimenticare.

«Renly Baratheon ha una relazione con un cavaliere, Loras Tyrell. Hai problemi a girare scene di nudo con un altro uomo?»

Domanda superficiale, ma forse non troppo scontata: in molti si erano presentati al casting per quel ruolo e alcuni – Gethin avrebbe sentito i produttori parlarne, in seguito – avevano rifiutato ancor prima di iniziare il provino; lui, però, non poteva permettersi un tale lusso. Andava bene con il teatro, ma il cinema e la tv non gli davano le stesse soddisfazioni. I ruoli non mancavano, era il desiderio di mettersi in gioco a spronarlo a dare di più. Poi quel ruolo, il fratello del re, lord Renly, amante dell’affascinante Cavaliere di Fiori. Gethin sapeva di essere ben lontano dal Renly descritto nei libri, ma aveva tentato comunque e, alla domanda rivoltagli durante il casting, si era risposto mentalmente: “Perché no?”

«No, nessun problema.»

Non aveva ancora incontrato il futuro Loras Tyrell, non immaginava la sconvolgimento che quel giovane attore avrebbe portato nella sua vita.

Finn non si era ancora distinto nel mondo delle serie tv britanniche, avrebbe cominciato a farlo presto; quando Gethin gli aveva stretto la mano per la prima volta, conosceva solo il suo sorriso brillante e i cinque anni tra di loro.

«Dovremmo conoscerci meglio, prendiamo un caffè?» aveva esordito Finn, dandogli una pacca sulla schiena.

Gethin aveva accettato e aveva passato due ore ad ascoltarlo parlare della sua vita, dei pochi ruoli che aveva interpretato, di come fosse emozionato di apparire in Game of Thrones e, senza preoccuparsi del giudizio di chi aveva di fronte, delle relazioni che aveva avuto; solo al termine di quelle due ore Finn si era accorto di quanto tempo fosse passato e, con una risata, lo aveva fatto notare anche a un incredulo Gethin.

«Vedo che c’è alchimia tra di noi» aveva detto privo di malizia. «Ti va di mangiarci una pizza sabato sera?»

Era sempre Finn a proporre caffè e cene, Gethin lo lasciava fare, ammirato dai suoi modi disinvolti e dall’aria sbarazzina che non dimenticava mai a casa.

Durante quella prima uscita, Gethin aveva sentito piacevolmente scemare l’agitazione che gli attraversava la schiena e lo costringeva a sedere ritto: provare ancora quella sensazione era una bella prospettiva, che si realizzava ogni volta che incontrava Finn.

 

~~~~~

 

Finn soffiò sul suo caffè, cercando di raffreddarlo: non amava bere bevande troppo calde, quella era una delle “cose di Finn” che Gethin aveva scoperto nei tre anni che si conoscevano. Lui, invece, girò il cucchiaino nella tazza per far sciogliere lo zucchero, ma il suo reale obiettivo era passare più tempo possibile assieme a Finn, senza però mettere a rischio la propria già incrinata dignità.

«Mh, buono!» sentenziò Finn, portandosi la tazza blu alle labbra.

Gethin si morse la lingua, maledicendo il proprio corpo che rischiava di tradire le sue emozioni a ogni apparentemente innocente gesto del ragazzo.

«Cosa dicono gli altri?» chiese Gethin, cercando di distogliere la propria attenzione da qualunque cosa su cui fosse concentrata.

Finn sbuffò divertito. «Come se non lo sapessi! Gwen mi ha detto che la chiami almeno cinque volte a settimana.»

«Mi fa piacere sentirla.»

«Ah, se solo lo avessi detto a Brienne!»

«Non siamo la stessa persona io e Renly» scherzò Gethin, sorseggiando finalmente il suo caffè.

«Assolutamente no, e la stessa cosa vale per me e Loras: se fossi stato come lui, avrei detestato quella vacca di Brienne.»

«Finn!»

«Che c’è?» rise il giovane. «Ho solamente espresso ciò che Loras pensa di lei. Sai che detestava che fosse così vicina al suo amato Renly.»

Fece una pausa, concedendosi un altro sorso di caffè, e Gethin pensò – ne fu certo – che il motivo fosse la speranza di creare in lui ulteriore confusione.

«Per fortuna non sono Loras» riprese Finn, senza curarsi o forse neppure accorgersi delle capriole che aveva fatto lo stomaco di Gethin. «Non mi sarebbe piaciuto privarmi dell’amicizia di Gwen, no, questo mai.»

«E per fortuna io sono ancora vivo!»

«Già, hai un bell’aspetto per essere un cadavere!»

Risero entrambi, concedendosi anche qualche morso alle due fette di torta che la cameriera, nel frattempo, aveva poggiato sul tavolo.

«Gwen adora lavorare con Nikolaj» disse Finn dopo qualche minuto.

«Lo so, vanno molto d’accordo.»

«Ti svelo un segreto, Geth: tifo per Jaime e Brienne. Almeno non mi porta via Renly!» Gethin non ebbe il tempo di imbarazzarsi per un motivo che, si disse, era alquanto stupido, perché Finn continuò: «Mi piace quando attori che, in un qualche modo,  formano una coppia si stimano a vicenda e riescono ad andare d’accordo anche fuori dal set. Tra noi c’era quell’alchimia che serviva, Geth. Mi manchi tanto.»

E “Geth” strofinò i piedi, cercando di far confluire lì tutta la – preferiva chiamarla così – tensione.

 

~~~~~

 

«Hai letto il copione di domani?»

Gethin annuì, sbadigliando: era in piedi dalla mattina e non vedeva l’ora di stendersi a letto e dormire fino al giorno successivo. «Gireremo una scena insieme.»

«Già.» Finn sembrava pensieroso, si grattava il mento e sfogliava i fogli che teneva in mano.

«Cosa non ti convince?»

«Non ci siamo mai baciati prima.»

«Siamo passati subito al sodo!» scherzò Gethin.

«Io sono passato al sodo, ed è stato…»

«Fantastico?»

«Favoloso. Mi sono immaginato un grande guerriero sotto le tue brache.»

Gethin avvampò violentemente. Ma come gli venivano in mente certe frasi?! Forse Finn era più… disinvolto riguardo i propri gusti, però era riuscito a metterlo a disagio.

«E dai, Geth, era una battuta!» esclamò Finn, battendogli sulla spalla. «Ma una cosa era reale: dovevo solo immaginare. Mentre ora…»

«Dobbiamo baciarsi, nella scena di domani. Non te la senti?»

Sollevò un sopracciglio. «Veramente credevo che non te la sentissi tu. Voglio dire, io non ho problemi a baciare un ragazzo, figuriamoci, ma tu l’hai mai fatto?»

«Beh, no, ma sapevo che sarebbe successo, quando ho fatto il provino. Sono preparato all’idea da un pezzo.»

Finn, però, non sembrava convinto. «Geth, ascolta… Noi andiamo molto d’accordo, siamo amici e i nostri personaggi stanno insieme da un bel po’, però non è la prima volta che due ragazzi dello stesso sesso si baciano – ragazzi che, sottolineo, non provano attrazione per altri ragazzi. Qui si parla solo di uno dei due, ma il succo è lo stesso: se ci baciassimo per la prima volta davanti ai riflettori e ad almeno una decina di persone che ci osserva, rischieremmo una lunga serie di momenti imbarazzanti e finiremmo per allungare le riprese di almeno un’ora. Non sarebbe meglio, che so, provare la scena in privato?»

Gethin controllò l’orologio sul polso. «È tardi, Finn, e io non mi reggo in piedi.»

«Il tuo Finn ti fa un caffè dei suoi e vedi come ti senti rinato! Dai, Geth, solo un’oretta.» Finn si portò le mani chiuse a pugno davanti al viso e allargò gli occhi, in una perfetta imitazione – Gethin se ne stupì – del Gatto di Shrek. «Ti preeego!»

Gethin scoppiò a ridere e si passò una mano tra i capelli. «Ok, ok, però andiamo da me, non mi sento di guidare se facciamo tardi.»

 

~~~~~

 

«Geth, ho sonno!» si lamentò Finn, abbandonando la testa sulle braccia incrociate sul tavolino dal bar. «Mi porti a casa in braccio?»

«Non sei più un bambino» lo sgridò Gethin, ridendo. «Non devi lavorare ancora, oggi?»

Finn sollevò il volto e sfoderò i suoi occhioni azzurri, fingendo di mettere il broncio. «Non mi importa, non voglio sposare Sansa!»

«Sophie è una bella ragazza, cosa ci sarebbe di male?»

«Non mi piacciono le belle ragazze, Geth, lo sai. A me piacciono i gran fighi.»

Per poco Gethin non si strozzò con l’acqua che aveva ordinato. «Come Jason?»

«Come Gethin Anthony.» Finn si morse il labbro e gli rivolse un sorriso malizioso, poi tornò ad affondare la testa fra le braccia.

Gethin rimase immobile, lo sguardo puntato ai suoi capelli ricci, per quelli che in seguito credette essere almeno dieci minuti. La mente vagava, assente, mentre il respiro di Finn si faceva più regolare e, piano piano, il ragazzo cominciava a russare.

I pensieri di Gethin andarono alla fatidica, stravolgente serata che i due avevano passato a casa sua. Due tazze di caffè, un hamburger cotto di corsa perché Finn si lamentava dello stomaco vuoto, mezz’ora passata a ridere e scherzare sugli aneddoti che il più giovane si divertiva a raccogliere e a riferirgli; poi, alle otto e un quarto, Finn si era portato una mano alla guancia e, con gli occhi rivolti al soffitto, gli aveva chiesto: «Non mi fai vedere la tua camera?»

«La conosci bene, Finn.»

«Ma dobbiamo provare la scena di domani, Geth, e la scena di domani si svolgerà su un letto!»

Senza attendere una risposta, Finn si era precipitato nella stanza del suo amico e si era gettato sul materasso, spalancando le braccia; Geth non aveva potuto fare altro che seguirlo, sospirando divertito.

«Ora baciami» aveva detto Finn, puntellandosi con i gomiti sul letto.

Geth aveva aggrottato la fronte. «Eh? Senza nessun discorso introduttivo?»

«Ti serve una lezione per baciare qualcuno? Dai, ti va anche di lusso, ché oggi non ho la barba!»

Gethin non aveva voluto aspettare, scambiare qualche parola con Finn, calarsi nella parte, ma si era spinto a non farsi troppi problemi: avvicinò il proprio volto a quello del ragazzo, chiuse gli occhi e lo baciò castamente.

«Wow, che emozione, mi hai dato il tuo primo bacio!»

«Che stai dicendo? Non era…»

«Ah, avevi già baciato qualcuno prima di me? E allora spiegami che cavolo era quello!»

«Era una prova, Finn.»

«Con le prove rischiamo di arrivare a domattina. Vieni qua.» Senza avergli dato il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo, Finn gli aveva poggiato una mano dietro la testa e lo aveva attratto a sé, baciandolo con passione.

Gethin aveva provato l’iniziale istinto di ritrarsi, forse perché avrebbe voluto che il suo primo bacio con un uomo fosse meno approfondito, ma poi lo aveva lasciato fare; tuttavia Finn si era limitato alle labbra, tenendo la lingua ben riposta nella bocca.

«Beh, che ne pensi?» gli chiese quando ebbe finito di baciarlo.

«Sei… bravo. No, aspetta, è che non so cosa volevi sentirti dire!»

«È andata bene? Hai provato imbarazzo?»

«Non troppo.»

«Bene, ora tocca a te!»

Gethin aveva respirato profondamente, prima di chinarsi a baciarlo; si erano scambiati baci sempre più intensi per un tempo che non ebbero perso tempo a calcolare, prima che Finn, riemergendo dall’ennesimo bacio, gli ordinasse: «Aprimi la camicia.»

«Cosa?»

«Avanti, aprila: domani dovrai farlo.»

E Gethin quella sera l’aveva fatto. Aveva aperto i bottoni, aveva lasciato che Finn lo cingesse e si rizzasse a sedere, per poi sollevarsi in modo da permettergli di far scivolare le mani sulla schiena – e oltre, più in giù, dove Gethin non aveva mai pensato di toccare. Si erano baciati con foga, lanciando sul pavimento camicia e maglietta, aderendo i petti, lasciando infine che le loro lingue si sfiorassero, si cercassero, si aspettassero.

Era stato Finn a interrompere i baci, riportando Gethin alla realtà: stavano solo provando, non c’era niente tra di loro. Eppure, quando Finn era uscito dal suo appartamento sorridente e con i capelli scompigliati, tranquillo e professionale come doveva essere, Gethin non aveva avuto l’aspetto di un attore tranquillo e professionale né un volto solcato dal sorriso, ma solo i capelli in disordine.

Era passato più di un anno da quella sera, eppure Gethin non riusciva a dimenticare le sensazioni che aveva provato. Si era recato sul set la mattina seguente e aveva distolto lo sguardo quando Finn lo aveva salutato; si erano baciati di nuovo, ma c’era voluto un po’ perché la passione divampasse ancora. Non perché Gethin non riuscisse ad avvertirla, bensì perché aveva paura a farlo.

Finn mugugnò e sollevò la testa, riemergendo dal mondo dei sogni.

«Buongiorno, Finn» lo canzonò Gethin.

«Mh… fame.»

«Credo dovrai rimandare, fra poco finisce la tua pausa e, beh, dall’aspetto dei tuoi capelli ti suggerirei di passare a dargli una sistemata.»

«Ordino un panino e me lo porto dietro» decise Finn. Allungò una mano sul tavolo per afferrare il portafoglio che aveva poggiato lì e, casualmente, urtò la mano di Gethin.

A entrambi parve di avvertire un brivido.

 

~~~~~

 

Era un attore, doveva impegnarsi nel suo lavoro, non poteva permettersi distrazioni come pensieri inappropriati che lo portavano a riflessioni inutili: tra lui e Finn c’era solamente una forte amicizia e quella sera Gethin si era calato nel ruolo, lasciandosi trasportare. Niente di più, si ripeteva.

Finn si comportava come al solito, rideva e indossava strani copricapi – tra cui una pentola di rame – per recarsi alle riprese, ricordandosi  poi di tenere un comportamento adeguato sul set. Gethin non doveva preoccuparsi, si trattava di lavoro.

E non si preoccupò più, fino a quel giorno.

Un altro giorno fatidico, una notte che con tutto se stesso cercava di dimenticare e sperava di ricordare per sempre.

Erano a una convention – o qualcosa di simile, in futuro Gethin si sarebbe dimenticato quale fosse stata l’occasione – e con loro c’erano anche Kit e Alfie. Amici come prima, senza mai parlare di quello che era successo sul letto di Gethin, lui e Finn scherzavano continuamente, comportandosi come due ragazzini; poi, di fronte ai fotografi, Finn lo aveva baciato.

Non sulle labbra, non con passione, ma sulla guancia, stringendolo a sé e facendolo ridere. C’era voluta tutta la forza di volontà di cui Gethin era provvisto per non farlo andare in tilt davanti a tutti.

Avevano dormito in albergo, quella notte, dopo una serata passata a comportarsi come adolescenti che si accingono a superare il limite tra l’amicizia e quello che c’è dopo. Chiacchieravano, si abbracciavano, si elargivano a turno baci sul viso – evitando le labbra, quello non era materiale per le riviste.

Kit, immancabilmente, aveva offerto agli amici le provviste di birra che per una persona sarebbero durate un mese, per lui solo una settimana. Gethin ci era andato giù, con l’alcol, pensando solo a festeggiare il successo della serie e cercando di allontanare dalla mente l’idea di non farne più parte – e di non poter più recitare con Finn. Si sarebbero tenuti in contatto, però, come stavano facendo in quel momento, organizzandosi per un pomeriggio a casa di uno dei loro colleghi, e allora perché lasciarsi avvolgere dalla tristezza?

Quando ebbero bevuto abbastanza – e Alfie si fu addormentato sul pavimento della stanza che condivideva con Kit – Gethin salutò l’amico ancora sveglio e seguì Finn in camera.

«Ho sonno» annunciò Finn, togliendosi i vestiti e rimanendo in boxer. Non si preoccupò della presenza di Gethin, ma si buttò sul letto in quelle condizioni.

«Cavolo, Finn, mettiti qualcosa addosso!»

«Perché, ti scansa… sconda… vabbè, quello!» Affondò la testa nel cuscino, mugugnando. «Non sono in grado di formare frasi adatte… completate… complete ora.»

«L’aria condizionata rischia di ucciderci e adesso tu non sei in grado neanche di avvertirla.»

«E allora spegnila.»

«Cosa ti fa pensare che possa riuscirsi, adesso?» Gethin rise e si tolse i pantaloni, calciandoli poi lontano. Nemmeno lui, però, indossò altro dopo essersi liberato anche della maglietta.

 «Morirò di freddo» accettò Finn. Gethin si chiese se si aspettasse che gli infilasse il pigiama. «Scaldami tu.»

«Dormo in un altro letto, lì non c’entriamo.» Avrebbe avuto un motivo diverso per rifiutare in condizioni normali, ma al momento non temeva niente. E sapeva che qualcosa sarebbe successo, lo aveva saputo per tutta la serata.

«Ti preeego!» lo implorò Finn, scalciando.

Gethin non poté fare altro, ancora una volta, di condividere il letto con lui. Entrò sotto le coperte e costrinse Finn a fare lo stesso, lasciando poi che lo avvolgesse con le braccia; il suo corpo freddo, a contatto con la sua pelle, lo fece rabbrividire, ma strinse l’amico ancora di più. Finn lo baciò sulla punta del naso.

E Gethin ricambiò con un bacio sulle labbra.

Movimenti lenti, addormentati, a cui seguirono con il passare dei secondi baci più coinvolgenti, carezze sulla schiena, gambe che sfregavano altre gambe. Finn gli morse il labbro inferiore e Gethin gli strinse i capelli, costringendolo a emettere un gemito, mentre con la bocca esplorava il suo collo. Pensò anche di avergli lasciato un segno, ma non se ne preoccupò; passò al petto di Finn, lo baciò, premette i loro corpi per sentire il calore che ora il suo amico stava sprigionando.

Gethin non ricordava di preciso quanti baci si fossero dati né per quanto tempo; ricordava solamente gli occhi azzurri di Finn, rimasti nascosti sotto le palpebre per tutta la durata del loro scambio di carezze, fissarlo alla fine di tutto, più vispi di quanto Gethin si era aspettato. Finn sospirò e poggiò la testa riccioluta sul petto dell’altro, addormentandosi insieme a lui.

 

~~~~~

 

«Prosciutto, formaggio e due fette di pomodoro: le uniche cose che potrebbero tirarmi su durante una giornata di lavoro. Conosci Will Tudor?»

Gethin socchiuse gli occhi di fronte all’inaspettato raggio di sole che li colse all’uscita dal bar. «Mh, no. È un nuovo personaggio?»

«Una coopaasa» rispose Finn, addentando il panino. «Uno scudiero che devo portarmi a letto» concluse dopo aver mandato giù il boccone.

«Che cosa?» Gethin si immobilizzò, esterrefatto.

 «Lo so, lo so, Loras dovrebbe amare solo Renly» disse Finn, non cogliendo il motivo dell’indignazione dell’amico. «Ma questo Loras è un pezzo di merda, non mi piace come lo stanno trasformando. Per fortuna riesco ancora a dare qualcosa di mio.»

«Soprattutto a Will» soffiò Gethin, facendolo voltare. «Scusa, è solo che mi dà fastidio… come hai detto tu, non è giusto che Loras si faccia il primo che passa.»

«Sicuro che sia questo il motivo?»

«Quale altro potrebbe essere?» lo provocò, sperando che finalmente potessero chiarire quello che c’era tra di loro.

«Gethin.»

«Terence.»

Finn gli rivolse un sorriso storto al suono del suo nome di battesimo, poi tornò al suo panino, lasciando ancora una volta in sospeso la questione.

Da quella notte in albergo, il loro rapporto si era evoluto, ma non era facile definire in cosa. Il mattino seguente, al risveglio, Finn aveva dato un bacio sulla fronte a Gethin e poi l’aveva scavalcato per lanciarsi sotto l’acqua della doccia; quando era tornato in camera, vestito e pronto per una nuova giornata, non aveva detto nulla a proposito di quello che era successo e Gethin, contrariamente a quanto si sarebbe aspettato mesi prima, non aveva evitato il suo sguardo né gli aveva negato un sorriso. In seguito rimasero soli molte volte, ma non in tutte accadde qualcosa: ogni tanto scappava un bacio, una carezza, una notte sotto le coperte senza qualcosa di più di un abbraccio e a Gethin andava bene così, anche quando la mattina Finn correva via e lui lo guardava, placidamente disteso sul letto, lasciare la camera.

Non aveva pensato che in quei mesi Finn potesse frequentare altri uomini, era troppo impegnato ad accettare il cambiamento che si stava manifestando in lui – più difficile che accettare di essere “senza definizione” per il ragazzo che gli occupava la mente – per tormentarsi con altre immagini. Will Tudor era un attore, ma se Finn stesse già frequentando un altro uomo? Un tempo era stato certo che glielo avrebbe detto, lo stesso non si poteva dire data la trasformazione del loro rapporto. E se quello stesso Tudor, invece, avesse preso il suo posto? Se Finn come con lui gli avesse proposto di provare da soli?

Probabilmente gli lesse nel pensiero. «Spero non sia un imbranato.» disse. «Non ho alcuna voglia di perdere tempo.»

«Non gli hai insegnato niente?»

Finn gli sorrise, sardonico. «Insegno solo ai più carini.» Strappò un altro pezzo di pane, lo masticò e poi riprese a parlare. «A proposito, ieri ho visto un tuo video.»

«Quale?»

«“Straight, but now narrow”» citò, divertito. «Ogni tanto lo guardo, mi mette di buonumore.»

Gethin lasciò che Finn lo superasse e sorrise alla sua schiena. Non erano amanti, non erano solo amici, non c’era una definizione per loro; si vedevano spesso, a volte si lasciavano andare ai baci e a volte si comportavano come amici con interessi amorosi ben diversi.

Ma, Sette Dèi, quando si baciavano Gethin non credeva di poter conoscere felicità maggiore.

«Ehi» lo richiamò Finn, a distanza di qualche metro da lui. «Gwen stasera non c’è, ti va di mangiare una pizza da me?»

Gethin annuì, felice. Quel Will Tudor non lo spaventava, né temeva gli uomini che potevano incrociare la strada di Finn; non gli faceva paura neanche lui, al momento, e non aveva fretta di andare da nessuna parte.


Sono le cinque e mezza del mattino (sei e quaranta, ora che sto pubblicando!) e sto scrivendo queste note. Beh, buongiorno!

Non pensavo di poter veramente scrivere una RPF, un giorno. Ho pubblicato una drabble su David Tennant, è vero, ma erano pensieri riguardanti il ruolo che stava lasciando e potevano essere, con un po’ di fortuna, anche veri; qui invece ho messo insieme due attori e ho fatto fare e dire loro delle cose per ben sei pagine di Word. È strano e mi sento anche un po’ in colpa a scrivere su persone reali, però sono soddisfatta. Nonostante siano le cinque e mezza del mattino, nonostante abbia scritto una RPF, sono soddisfatta del risultato ottenuto. E mi scuso con Finn Jones e Gethin Anthony per tutto ciò che si sono ritrovati a fare!

L’idea di questa storia mi è venuta leggendo questa splendida Finn/Gethin di Agne, da cui ho preso anche l’ispirazione per ambientare una scena in albergo dopo una convention, e ho sviluppato il primo pezzo mentre ruolavo con la mia barbara a Pathfinder. Una barbara che scrive RPF slash. Bene.

Passiamo a un po’ di spiegazioni: gli attori citati sono Gwendoline Christie (Brienne), Nikolaj Coster-Waldau (Jaime), Sophie Turner (Sansa), Jason Momoa (Drogo), Kit Harington (Jon) e Alfie Allen (Theon); Will Tudor è l’interprete di quell’odioso scudiero che si porta a letto Loras nella terza stagione.

La storia è ambientata durante le riprese della terza stagione, mentre i flashback partono dal casting di Gethin (che non so assolutamente come si sia svolto né quello che gli abbiano detto, è tutto frutto della mia fantasia) e arrivano al 2012, anno della foto messa in cima alla storia e che io amo con la parte di me stessa che non è impegnata ad amare Jaime.

La “prova privata” della scena della seconda stagione, ah! Beh, non so come si sia svolta, ma più volte lessi in giro (purtroppo ora non sono in grado di linkarlo) che è accaduta realmente, che Finn e Gethin abbiano realmente provato lontani dalle telecamere. Il video che Finn cita nel finale esiste realmente e io ho tradotto quella frase più o meno con “Etero, ma non ‘limitato’ (ad altre possibilità o contrario ai vari orientamenti sessuali)”. Boh, non so, posso usare come scusa l’ora tarda.

I tweet… Beh, i tweet ci sono e Finn non risponde sempre. O risponde con un sms o una chiamata e questo pensiero rende i miei occhi cuoricini.

Che altro c’è da dire? Credo basti così.

Volete farmi sapere che la storia vi è o non vi è piaciuta, ma non vi va di scrivere recensioni chilometriche? Non importa, anche un “Bella” o “Fa schifo” che mi arriverà come messaggio privato sarà per me fonte di grande giubilo. Se poi non vi andasse comunque di scrivermi, beh, non importa, vi ringrazio infinitamente per aver letto questa storia!

 

Medusa

   
 
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