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Autore: oh_alien    01/06/2013    2 recensioni
[Michiru Heya]
«Chiusi gli occhi, disperato. Come avevo potuto? Chi ero io per poter provocare dolore ad una simile creatura gentile? Cosa mi era saltato in mente in quell’attimo?»
Un breve estratto dai pensieri di Roger Brouwer: cosa ha provato quando Reno lo ha lasciato solo in quella stanza d’ospedale?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«Huh?»
«Ho detto che sto uscendo, per cui tu rimani a dormire qui!»
«Allora.. Verrò con te!»
«È tutto ok. Non voglio stare con te nella stessa stanza stanotte.»
«… Il tuo modo di vendicarti mi spaventa.»
«Ed inoltre.. Anche se adesso hai me, prima eri.. con un altro ragazzo e.. e questa è semplicemente una cosa.. sporca.»*



Reno uscì sbattendo la porta rumorosamente, lasciandomi solo in quella stanza d’ospedale.
Eravamo io, suddetto Roger Brouwer, il letto ed il comodino. Oh, e dimenticavo: stranamente anche la mia solitudine aveva deciso di farmi compagnia, quella sera.
Avevo di nuovo fallito? Guardai con aria afflitta i pugni serrati appoggiati alle mie ginocchia.
“Stavolta ti proteggerò io” avevo pensato, finendo invece col ferirlo ancora di più.
Si era presentato in quella camera d’ospedale, informato da chissà quale notturno ascoltatore di dicerie nei corridoi, e mi aveva gridato che no! non era questo il modo in cui dovevo agire! che non avevo un minimo di spirito di sopravvivenza! e che, facendo quel che disgraziatamente avevo fatto, non avevo per nulla pensato a lui.
Aveva ragione ad essere disgustato da me. Come avrebbe potuto persino voler respirare la stessa aria di una creatura sporca come me? Come avrebbe potuto avvicinarsi e toccarmi, quando l’unica cosa che avevo fatto io era stata allontanarmi da lui?
Come avrebbe potuto amarmi quando l’unica cosa che io avevo fatto era stata tradire la sua fiducia?
Portai le mani agli occhi e distesi le dita per tutta la lunghezza del viso. In passato non avevo mai pensato di poter diventare l’individuo che ero diventato, né mai mi era venuto in mente che qualcuno al posto mio avrebbe potuto trasformarmi in tale individuo.
Rievocai tra i ricordi il volto di Reno: rividi quando lo baciavo, quando si svegliava nel mezzo della notte sentendomi entrare di soppiatto e gridava ‘Oh, non stavo dormendo! Bentornato!’, quando gli avevo chiesto di aiutarmi a superare la situazione difficile con la nonna del mio sensei, e quando.. quando pochi minuti fa aveva voluto tirarmi uno schiaffo perché gli avevo girato le spalle.
Il volto di Reno in lacrime.
Chiusi gli occhi, disperato. Come avevo potuto? Chi ero io per poter provocare dolore ad una simile creatura gentile? Cosa mi era saltato in mente in quell’attimo?
Non ero capace di conservare un rapporto solido con le persone: non ne ero stato capace con Albert-senpai, non lo ero stato col mio sensei. Non ne ero stato capace nemmeno col mio stesso padre.
Fermai i pensieri. Quello sarebbe stato il punto di non ritorno. Le mani si richiusero di nuovo, a formare due pugni sul mio volto, ed andarono a premere contro gli occhi.

Delle lacrime inaspettate cominciarono a scendere e a bagnare le mie guance. La voce iniziò a tremare ed il petto a scuotersi.
«Papà, papà… Perderò anche Reno?» La voce si affievolì ed un ridicolo singhiozzo la rimpiazzò.
I miei pugni si erano completamente bagnati e sentivo, sotto di essi, le palpebre pesanti. Volevo sparire.
«R-Reno…»
Un grido fuoriuscì dal più profondo della mia anima: ‘Reno! Resta con me!

Non seppi come, ma una ventata d’aria fredda invase la camera pochi secondi dopo. Rabbrividii, ma non osai spostare i pugni dagli occhi.
Sentii, però, attorno a me, un calore inaspettato, come di braccia che mi stringevano, e percepii un tocco conosciuto. Il cuore mi si fermò e probabilmente impallidii.
Ad occhi chiusi portai le ginocchia al petto e appoggiai il capo su di esse. Mi raggomitolai, sempre seduto sul bordo del letto.
E così mi addormentai, col calore di braccia familiari sul mio corpo, e con una parola lasciata non pronunciata a scherzare con le mie labbra: ‘Reno’.


Ariela Hyso.
Si prega ovviamente di non copiare e/o spacciare per proprio lavoro. Il rispetto, sia di persona che dietro ad uno schermo, è d’obbligo. Grazie.

*Il testo iniziale riportato tra virgolette è una brevissima traduzione di un passo del capitolo 12 di Michiru Heya, di Nekota Yonezou.
  
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