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Autore: Drew    16/12/2007    5 recensioni
"Subito, lo stupore di ciò che aveva appena fatto prevalse, ma quando mi accorsi del silenzio proveniente dalle sue labbra serrate, mi spaventai. Sentii le mie mani bloccate e le gambe camminavano indipendente dalla mia volontà. Ero tentata di fermarmi, di guardarlo negli occhi e chiedergli spiegazioni. Perché non parlava?"
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Silent Touch

Un’idea malsana che mi è balenata in mente, in questo periodo ricco di riflessioni. Lo scopo, come sempre, è quello di sostenere LA ship che amo profondamente.

Spero vi piaccia!

 

Drew

 

Silent Touch

 

Alcuni dei pensieri di Hermione, incisi su una pagina di vita.

 

Piove. Ogni goccia che cade sulla terra bagnata mi ipnotizza.

Seguo con lo sguardo ogni lacrima del cielo fino a che non muore su una foglia. Inspiro. Un attimo che per me dura secoli.

E mi sembra davvero un secolo da quando eravamo insieme.

 

Innamorata. Non esisteva altra parola per spiegare come lo guardavo, come gli parlavo, cosa gli dicevo. Le risate, le lacrime che abbiamo condiviso mi sono penetrate nella pelle, per incidersi definitivamente sul mio cuore.

Fu un giorno, a Diagon Alley, che tutto cambiò.

 

Passeggiavo. Mi dirigevo verso il Paiolo Magico sperando di riuscire finalmente a trovare il libro di Pozioni che aspettavo da tempo. La sciarpa della mia casata mi copriva la bocca e, nonostante il freddo pungente, non portavo i guanti, ma solo il cappotto marrone con i grandi bottoni neri che mi aveva regalato la signora Weasley qualche anno prima.

Raggiunsi l’ingresso del negozio, ma istintivamente mi bloccai.

-Da quanto tempo mi segui, Potter?-, la mia mano era sospesa a mezz’aria sulla maniglia della porta a vetri.

-Inutile che non rispondi: vedo la punta delle tue scarpe da sotto al mantello.- dissi, quasi divertita.

D’improvviso sentii due mani stringermi i fianchi e spingermi via dal negozio.

Iniziò un a corsa tra la folla che camminava, non priva di urti anche se lui tentava, con le sole mani, di guidare il mio corpo.

Subito, lo stupore di ciò che aveva appena fatto prevalse, ma quando mi accorsi del silenzio proveniente dalle sue labbra serrate, mi spaventai. Sentii le mie mani bloccate e le gambe camminavano indipendente dalla mia volontà. Ero tentata di fermarmi, di guardarlo negli occhi e chiedergli spiegazioni.

Perché non parlava? Perchè non mi diceva “ora non posso spiegarti, vieni con me”? Mi sarei fidata.

 

Perché?

 

Il suo silenzio sovrastava gli insulti e i lamenti delle persone che travolgevamo. Non riuscivo a percepire altro.

Poco dopo, svoltammo in un vicolo cieco, vuoto, stretto.

Mi condusse fino in fondo, poi ci fermammo.

Ancora girata di spalle, sentii il suo corpo allontanarsi dal mio, forse per assicurarsi che fossimo soli.

-Harry…- sussurrai con gli occhi sbarrati. Avevo paura.

Si tolse il mantello, scaraventandolo sul terreno coperto di neve sporca.

In quel momento lo osservai, finalmente: i suoi occhi verdi, profondi, ingigantiti da notti insonni, mi fissavano in attesa di qualcosa. I capelli più lunghi, tenuti con noncuranza, gli donavano un’aria trasandata, che, mio malgrado, riuscivo solo ad apprezzare. Stranamente non portava gli occhiali.

-Va tutto bene?- azzardai avvicinandomi di impeto verso di lui, sinceramente preoccupata.

Indietreggiò di scatto, poi si mosse verso di me, afferrandomi per le spalle e mi spinse contro un muro.

Sentivo il freddo del cemento sulla schiena.

Era vicino a me: il suo bacino toccava il mio e iniziò a far scorrere le mani lungo le mia braccia.

Serrai la bocca, sicura che se avessi alzato lo sguardo, mi sarei scontrata con i suoi occhi che, lo sapevo, mi avrebbero intrappolata.

Smise di muovere le mani. Il suo mento toccava la mia fronte, il suo odore inondava le mie narici.

Lentamente, portò il suo viso accanto al mio, tuffandosi nei miei capelli. Mi baciò lungo il collo, mentre le mie difese cadevano rovinosamente.

-Harry…- gli dissi quasi in tono di rimprovero, mentre con le mani cercavo di portare il suo volto lontano dal mio. I miei occhi faticavano a rimanere aperti e vigili. Dovevo mantenere la mente lucida, dovevo riuscire a razionalizzare quello che stava accadendo e fare qualcosa… ma sentivo solo le sue labbra sulla mia pelle.

Risollevò il viso e prese a guardarmi. Il suo corpo aderì meglio al mio. Attraverso i vestiti riuscivo a percepire ogni centimetro della sua pelle.

-Cosa vuoi?- sibilai attraverso la sciarpa. Non so come, ma trovai il coraggio di alzare lo sguardo. Lo guardai. Inizialmente decisa, poi, sempre più debole, mentre la voglia di lui, delle sue labbra, aumentava.

Di scatto afferrai la sua felpa sotto al collo, attirandolo verso di me.

Interruppe il contatto con le mie braccia e con gli indici e i pollici di entrambe le mani, piegò di poco la mia sciarpa, in modo che tutto il viso fosse completamente nudo.

Pochi millimetri separavano le nostre labbra, mentre i nostri corpi aderivano perfettamente.

 

Chiusi gli occhi. Sentii il suo pollice percorre le mie labbra, prima il labbro superiore, poi si fermò a quello inferiore, in modo che lo socchiudessi.

Un attimo dopo persi qualsiasi contatto. Dov’era?

Aprii gli occhi e, nel giro di pochi istanti, trovai le sue labbra sulle mie, mentre con le braccia mi cingeva un fianco e parte della schiena.

Portai le mie mani sul suo volto. Con sorpresa, sentii la sua pelle ispida a livello delle guance ed ero pronta. Pronta a dirgli che ero sua. Pronta a vivere con lui e non solo al suo fianco. Pronta a dirgli che l’amavo.

Poi:

-Harry.- sentimmo una voce femminile alle sue spalle.

Si staccò da me, osservandomi con gli occhi sbarrati. In una frazione di secondo, quello che sarebbe potuto essere il primo vero momento di una vita insieme, divenne l’ultimo.

 

Non so chi fosse alle sue spalle. Non lo voglio sapere. Ma ricordo il suo sguardo dopo che ci baciammo: voleva chiedermi scusa, ma non perché si fosse pentito. Solo perché ero io. Perché sono io, perché sono Hermione. Perché sono la sua migliore amica e non devo essere niente di più. Perché era scritto così.

Noi non possiamo. È una questione di ruoli. Quel bacio non sarebbe mai dovuto accadere, eppure lo ricordo come la cosa più bella che mi sia mai capitata.

Provai più volte a parlare con lui di ciò che era successo quel pomeriggio a Diagon Alley, ma, entrambe le volte, declinò il discorso.

Oggi, io sono di Ron e lui è di Ginny. Ma… perché?

 

-Fine-

  
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