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Autore: DontMindMe    01/06/2013    1 recensioni
Quella mattina non tutti scelsero la libertà. Un passero si aggrappò alla sua giacca e non volle più lasciarla.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonardo da Vinci, Nico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni volta che era annoiato, Leonardo andava al mercato con Nico, si guardava intorno con lo stupore di un bambino, analizzando le dinamiche delle genti alla ricerca di qualche tesoro. E come ogni volta si fermava dal venditore di uccelli, comprava tutti i volatili e li liberava, cercando di cogliere in loro la magia del volo, sicuro che un giorno sarebbe riuscito a catturarlo su carta in uno dei suoi avveniristici studi di macchine volanti.
Quella mattina non tutti scelsero la libertà. Un passero si aggrappò alla sua giacca e non volle più lasciarla.
"E' la tua occasione per essere libero, stolto di un uccellino. Non siamo niente senza la libertà." gli suggerì, sotto lo sguardo sorridente, quasi intenerito, di Nico. Ma l'uccellino non volle sentire ragioni, gli si sistemò su una spalla e lì rimase.
Leonardo decise di tenerlo con sé, modello preferenziale dei suoi disegni. All'interno del suo studio, l'animaletto svolazzava liberamente, ispirandolo, o tenendogli semplicemente compagnia di fianco quando il genio era al lavoro. Si lasciava analizzare da vicino: Leonardo poteva accarezzare le sue piume, aprire le sue ali per studiarle. Eppure rimetterlo in gabbia ogni sera lo riempiva di rammarico. In base a cosa una creatura nata libera sceglierebbe di legarsi ad un essere umano, limitato dalle leggi, limitato nell'intimità?
L'uomo, al contrario degli uccelli, non avrebbe mai potuto sperimentare l'ebrezza del volo libero alla luce del giorno, non nei loro tempi, almeno. Un uomo come Leonardo era più simile ad un pipistrello che si limita a volare nell'oscurità. Quella reale, quella del suo animo.
"Maestro, se ha deciso di tenere con sé questa creatura dovrà per lo meno sfamarla." gli diceva Nico, portandogli semi e insetti in una ciotola.
"Dovrebbe essere là fuori a procurarsi il cibo da solo." sospirò, tenendolo sul dito. "E poi perché dovrei pensarci io se lo fai già tu?" ridacchiò, rimettendolo in gabbia per la notte. "Andiamo a bere, alla libertà perduta."
Si rinchiusero al Cane Abbaiante a ubriacarsi come ogni sera lui, Nico, Vanessa e Zoroastro. Ma Leonardo non faceva che pensare a un modo per convincere il passero a tornare in natura, identificandosi in lui, forse. Nico gli mise una mano sulla mano, stringendola nella propria, e gli sorrise. Come a consolarlo. Il Maestro ricambiò il sorriso e intrecciò le dita alle sue.
Dopo, nell'oscurità delle sue stanze, infilò quelle stesse dita nei suoi capelli mentre lo prendeva da dietro. Non capitava spesso, solo a volte, ma fra loro c'era una nuova intimità, si capivano meglio. L'uccellino, ancora in gabbia di fianco al suo letto, intonò un canto sussurrato e Leonardo chiuse gli occhi, sorrise, sentendosi in volo nel cielo di giorno, una spinta dopo l'altra. Era sé stesso, con le sue ambiguità, il suo desiderio senza confini, il suo amore per entrambi i sessi, per il suo Nico, per Madonna Donati. Per la Natura, per il disegno, per l'ingegno e il genio.
Baciò le labbra giovani di Nico, lentamente, accarezzandogli i capelli. Il passero continuava a cinguettare piano. "E' giunto il momento di liberarlo. In qualche modo." quel canto sembrava triste, forse infine quell'animaletto aveva capito la sua perdita.
"Non nell'oscurità, Maestro. Domattina lo porteremo al bosco appena fuori Firenze, dove potrà trovare da mangiare, e un compagno." Leonardo annuì.
"Un compagno. Quello che tu sei per me." si alzò dal letto e aprì la gabbia dell'uccellino, prendendolo sul dito e portandolo con sé da Nico, che ancora sorrideva, orgoglioso, per le parole del suo Maestro. Leonardo lo cinse con un braccio, affondando la guancia nei suoi capelli biondi, poggiandovi un bacio. Il passerotto, sul suo ginocchio, lo fissava col suo grande occhio nero riprendendo a cantare.
Nico non aveva mai visto il suo Maestro piangere in quel modo. Le lacrime scendevano da sole nonostante cercasse di nasconderle. Il passero ancora lo fissava dal ramo dell'albero su cui l'aveva posato, quasi sentendo l'abbandono.
"Mi ringrazierai per questo." farfugliò Leonardo, guardandolo ancora. L'uccellino aprì le ali e spiccò il volo. Leonardo lo disegnò per l'ultima volta, mordendosi il labbro inferiore, gli occhi velati di lacrime.
Sperò ogni giorno che quell'uccellino se la fosse cavata.
  
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