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Autore: flaffy_    01/06/2013    2 recensioni
«E' colpa tua» sibilò stringendola tra le dita.
«E' tutta colpa tua!» ripeté, stavolta urlando.
Si portò le mani davanti alla faccia e alzò il viso verso il soffitto, gli occhi che si riempivano di lacrime.
E le prime piccole gocce salate le rigarono le guance, come pioggia sui vetri di un'auto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Desperation
 
 

Rabbia e frustrazione.
Questo contenevano i fogli buttati a terra.
Fiumi di parole che non sarebbero mai uscite dalla sua bocca.
Sembravano uscire dalla carta rovinata, andando a sbattere contro i mobili come onde che si scagliavano sulle rive del mare.
Oh, e, ancora, furia.
Furia quando prendeva una matita e cercava di disegnare qualcosa sul foglio, finendo per scarabocchiarlo, come i bambini, ma con linee rabbiose.
Furia quando prendeva foto di loro due insieme, facendole volteggiare in aria dopo averle lanciate violentemente, non avendo il coraggio di strapparle.
E si risedeva ai piedi del letto, dopo essersi calmata e stufata di urlare.
Guardava per terra  i vari fogli, che sembravano strisciare come serpenti.
Non usciva da quella stanza da più d'un paio di giorni, non voleva, per paura di poter scomporre il mosaico creatosi sul pavimento.
 
 
Prese una foto sopra le tante cartacce vicino al letto.
I volti vicini e sorridenti che guardavano l'obbiettivo della telecamera, i corpi abbracciati tra di loro.
Quella foto era fin troppo recente.
«Bastardo» sussurrò con ancora la fotografia in mano.
«E' colpa tua» sibilò stringendola tra le dita.
«E' tutta colpa tua!» ripeté, stavolta urlando.
Si portò le mani davanti alla faccia e alzò il viso verso il soffitto, gli occhi che si riempivano di lacrime.
E le prime piccole gocce salate le rigarono le guance, come pioggia sui vetri di un'auto.
 
L'avevano sempre ammirata per il suo essere forte, per il suo non abbattersi per il giudizio degli altri.
Eppure lei si era sempre ritenuta debole, e quella ne era una prova.
Stava piangendo per uno stupido ragazzo.
 
Tra amici che non la conoscono veramente, non aveva mai permesso a nessuno di farlo.
Sempre sorridente, ma nessuno si era accorto della sua falsità.
Lei conosceva ogni sfumatura delle diverse espressioni delle persone da lei conosciute, a momenti sapeva anche i loro pensieri. Ma, se lei capiva le emozioni degli altri, perché nessuno leggeva tristezza nei suoi occhi; nessuno aveva visto la mancanza di qualcosa in lei, anzi, di qualcuno?
Forse non importava a nessuno di lei.
Se ne rendeva conto ogni giorno di più.
Allora ecco perché Louis se ne era andato, non gli era mai veramente importato nulla della loro relazione.
 
 
Se ne era andato circa due settimane prima, sparendo dalla circolazione.
Non aveva nemmeno avvisato la povera ragazza, che lo stava aspettando a casa, per uno di quei soliti appuntamenti "pizza e TV" ma sempre pieni di dolcezza e battutine stupide.
Si sentiva un po' in colpa, in realtà.
Quella fantastica relazione era durata per più di cinque mesi, e ora lasciare le loro solite abitudini gli sembrava estremamente difficile.
Sospirò, guardando per un'ultima volta quella casa con le perenni luci accese, che gli era sembrata sin dai primi giorni molto accogliente e chiamo Eleanor per confermare l'appuntamento.
 
Quando i suoi occhi blu, che avevano fatto innamorare di sé la sua ragazza -anche se non poteva più chiamarla in questo modo-, si scontrarono con quelli di le si sentì uno stronzo; così vigliacco come non si era mai sentito prima.
E ora si rendeva conto del male che le aveva fatto andandosene via, ora che vedeva il suo viso più stanco del solito, con delle occhiaie più blu che mai, che non le aveva mai visto in sei mesi di giornate passate insieme.
I suoi occhi sgranati alla visione di Eleanor avvinghiata corpo di Louis. Oh, non c'era immagine che rappresentava il panico e l'incredulità più reale di quella.
E i suoi occhi, dapprima colmi di lacrime, diventarono improvvisamente infuocati, la sua espressione completa di denti digrignati era feroce più che mai.
Lo spaventò, tutta quella rabbia.
E «Che cosa vuole quella puttanella?» detto da Eleanor era così irritante alle sue orecchie, che si alzò dalla poltrona ed uscì dal locale senza darle nessuna spiegazione.
 
 
«Io ti amavo» sussurrò, guardando la foto un'altra volte e poi accartocciarla, irritata dalle espressioni felici che avevano in quella foto.
Sentì dei lievi passi, che si fermarono subito dopo. Pensò di aver sentito male.
Louis era davanti alla porta chiusa,  con una mano sopra la maniglia, indeciso se aprirla o no.
Abbassò lentamente la maniglia e aprì, con altrettanta lentezza, la porta.
Una valanga di cartacce e quant'altro gli coprì la visuale, facendogli sgranare gli occhi per il disordine.
Non aveva mai visto la stanza conciata in quel modo, normalmente il massimo erano un paio di magliette sulla sedia di fronte alla scrivania.
Nella camera inizialmente non scorse nessuno, si abbassò a prendere un foglio accartocciato.
L'aprì e i suoi occhi s'inumidirono, era una foto di lui ed Emmeline.
Fece un passo in avanti e si accorse di una testolina ai piedi del letto.
Si avvicinò ulteriormente ma calpestò delle cartacce, provocando un fruscio e la ragazza si alzò di scatto.
I capelli disordinati, probabilmente non spazzolati da qualche giorno; le occhiaie sempre più evidenti; la pelle chiara, che sapeva di cattività; le labbra rosse da chissà quanti morsi per trattenere le lacrime.
Disperazione, è questo che Louis riesce a vedere in ogni suo minimo particolare.
Dov'è finita la ragazza allegra e vivace che era abituato a vedere?
Non ce n'era più traccia.
Rabbia, che si intrometteva nei suoi lineamenti, facendo diventare le labbra tristi in una smorfia di disprezzo.
Ed è dopo quel cambiamento dell'espressione, che la ragazza parlò, sotto lo sguardo scioccato del castano.
«Sei uno stronzo, mi fai schifo!» gli urlò così forte che Louis diventò pura paura.
Non aveva mai sentito quel tono di voce nella ragazza, non l'aveva mai vista così arrabbiata, mai.
«Non ti sei fatto più sentire e dopo settimane che non ti vedo come ti trovo!? Con un'altra ragazza!»  gli sembrò di sentirla urlare ancora più forte, ma forse era la paura e la consapevolezza di averla ferita a farglielo sembrare.
«I-io...»
«Tu un cazzo! Se volevi lasciarmi, dovevi dirmelo, e non sparire senza dire niente!» si avvicinò pericolosamente al ragazzo, con sguardo minaccioso.
Gli afferrò brutalmente la spalla e gli conficcò le unghie nella carne.
Louis non ebbe il coraggio di guardarla in faccia, ma, quando senti che la presa si stava indebolendo, si girò verso di lei.
Lacrime, quelle che le rigavano il volto; un singhiozzo, quello che le uscì dalle labbra.
«Perché te ne sei andato?» un lamento, appena sussurrato, in contrasto alle urla di poco prima.
Louis avvicinò una mano al suo viso, ma, appena furono in contatto, la ragazza si allontanò.
Sospirò, «Sentivo il bisogno di prendere una pausa da te, ma poi mi sono reso conto che con Eleanor non sono felice, non è la ragazza giusta per me. Quando ti ho visto al bar eri così triste... mi sono reso conto che stavo con te perché mi avevi fatto innamorare dei tuoi sorrisi e della tua personalità solare, voglio rivederti felice» si avvicinò alla ragazza e le mise le mani ai lati del viso, soffiò l'ultima frase sulle sue labbra.
La scrutò negli occhi bagnati ora di lacrime di felicità e la baciò.
Così dolcemente come mai aveva fatto. 
Voleva assaporare l'amore, voleva farle sentire il suo per lei.
Dopo interminabili secondi si staccò, la guardò negli occhi, le labbra umide.
«Ti amo, come non ho mai fatto con nessun'altra» la baciò di nuovo, ora con più passione.
La prese dalle cosce e le fece legare le gambe attorno alla sua vita.
Caddero tutti e due sul materasso, si staccarono dal bacio e risero.
 
 
 
 
 
Note autrice:
Oggi sono entrata sul fisso e ho trovato questa OS.
L'avevo iniziata il 19 marzo.
Ho avuto abbastanza ispirazione da finirla.
Spero vi piaccia.
Ps: non ho descritto l'aspetto della ragazza per farvela 
immaginare come più vi piaceva...
Baci, Klaudia
  
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