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Ricorda la storia  |      
Autore: Julsien    01/06/2013    1 recensioni
Aveva fallito, aveva lasciato che la cosa più importante che le fosse mai capitata se ne andasse, aveva lasciato che se ne andasse. Ci stava male. Era orgogliosa, lo era anche lui. Non sarebbero tornati indietro. Aveva paura di amare, non voleva soffrire ma ormai era inevitabile, ma l'amore trionfa in qualche modo no? L'amore trionfa sempre anche con le persone più testarde di questo mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascoltava quella canzone da piu’ di una settimana ormai, l’aveva imparata, sapeva cantarla, conosceva tutte le parole eppure ogni volta che l’ascoltava non riusciva a non sentire i brividi che le salivano,come delle scosse, lungo la schiena, la pelle d’oca che le si formava sulle braccia e le mille farfalle nello stomaco; era incredibile che quella canzone, scritta chissà quanti anni prima, che avevano cantato decine di cantanti, riuscisse a raccontare la sua storia, la sua avventura, il suo primo e forse unico e vero amore. Ricordava perfettamente tutto, dall’incontro fuori casa sua per chiedergli informazioni per il college, al primo appuntamento, il primo bacio, le prime foto insieme, la reazione delle fan, la cena con i suoi amici, gli insulti, le coccole, i regali, l’audizione, i provini, la felicità che provò quanto passò il turno e piu’ ci ripensava piu’ non riusciva a capire perché la sua storia, la LORO storia fosse finita; il problema non era lui, lui era perfetto, ma non solo fisicamente, era perfetto in tutto, era lei il problema, era sbagliata, aveva un carattere troppo lunatico, errato e poi non era bella, non era abbastanza per lui, non si sentiva all’altezza di stare con uno come lui, tutto era partito da una foto che lui aveva pubblicato su instagram, dopo neanche dieci secondi centinaia di commenti, di insulti piu’ che altro, che la screditavano apparvero sullo schermo de telefono, non riusciva a spiegarsi il perché di tutto quell’odio verso di lei che poi non aveva fatto niente di male, dentro di lei, non pensava che stare insieme al ragazzo che ti fa stare e sentire bene fosse un reato; da qual momento avevano iniziato a screditarla, dicevano che lei non gli voleva bene, che lo sfruttava solo per i suoi soldi e per la sua fama, che era brutta, che era una poco di buono e quando poi passò il turno di xFactor le offese superarono ogni limite, la chiamavano approfittatrice, befana, dicevano che non sapeva cantare, quando poi non aveva scelto lei di fare quelle audizioni, glielo aveva consigliato lui, sentendola cantare mentre preparava le frittelle per la colazione. Ovviamente le cose non erano vere, lei gli voleva bene, anzi, stava iniziando ad amarlo, lui gliel’aveva spiegato che tutto quello prima o poi sarebbe passato ma lei da quel momento aveva iniziato ad avere paura di poterlo far sfigurare, era ossessionata dall’idea che lui potesse avere di meglio e non “gli scarti della società” come lei. E forse è per questo che un giorno, presa dalla paura, decise di lasciarlo, decise di lasciare andare via la cosa piu’ bella che le fosse mai capitata, non lo lasciò con una frase banale tipo “non sei tu, sono io, è colpa mia, ho bisogno di tempo”, oppure con una stupida lettera o un messaggio vocale, aveva sempre considerato quelle azioni da codardi, le aveva sempre odiate, decise di affrontarlo anche se non parlò tutto il tempo, le bastò uno scambio di sguardi per fargli capire la sua decisione, in quello scambio di sguardi non c’era solo dolore, tristezza c’era anche compassione, amore, rabbia, malinconia, e forse amore, si proprio amore, era passato troppo poco tempo e infondo quattro mesi è troppo poco tempo per potersi innamorare, almeno lei così pensava, non si erano ancora detti ‘ti amo’, e per lei era giusto così, voleva andare con calma, non voleva correre rischiando di rovinare tutto, eppure in quello sguardo lei non potè notare che c’era amore, riuscì anche a scorgere una lacrima, era troppo orgoglioso, non avrebbe mai pianto davanti a lei, che invece era scoppiata in un pianto isterico, liberatorio quasi. Lo aveva abbracciato, lo aveva baciato un ultima volta e aveva continuato a ripetergli che lei gli voleva bene poi, dopo essersi ripresa, si era voltata ed era uscita da quella casa, non si era voltata neanche una volta, sapeva che ci sarebbe rimasta ancora piu’ male, e lei non voleva. Non si erano piu’ sentiti, ogni tanto sentiva parlare di lui in tv o lo sentiva alla radio, ma niente di piu’; non si erano sentiti quando lei partecipò alla prima puntata di xFactor, né alla seconda, né alla terza e così via. Le fan, alla notizia della loro rottura, l’avevano attaccata, ma a lei poco importava, stava troppo male, e ,anche se non lo faceva vedere, c’erano un centinaio di emozioni che l’affliggevano, rabbia, tristezza, depressione, felicità, timore, paura e poi di nuovo rabbia; era arrabbiata con se stessa, si reputava una stupida, aveva lasciato che lui si allontanasse, se ne andasse, aveva fatto una grande cretinata e ora non sarebbe piu’ potuta tornare indietro; era troppo orgogliosa, anzi forse lo erano entrambi, nessuno dei due sarebbe tornato dall’altro, infondo si volevano bene che male c’era? Mentre era intenta a pensare alla sua storia un tizio della crew la chiamò dicendole che mancavano due minuti al suo turno; l’ansia iniziò a farsi sentire, lo stomaco iniziò ad attorcigliarsi e il fatto che LUI era lì non l’aiutava, anzi. Il suo mentore la chiamò, il pubblicò appaludì, si fece forza e coraggio e salì sul palco, la base partì e iniziò a cantare.
 

I remember years ago
Someone told me I should take
Caution when it comes to love
I did.
                                                                                                                                                                                                                       
                                                                                                     Ricordo anni fa
                                                                                                     Qualcuno mi disse che dovevo fare
                                                                                                     attenzione quando arriva l’amore
                                                                                                     L’ho fatto.


Ricordava bene che tempo prima aveva provato a non innamorarsi, sapeva che avrebbe sofferto e aveva paura, ma aveva fallito.

And you were strong and I was not
My illusion, my mistake
I was careless, I forgot
I did.

                                                                                                                              E tu eri forte e io non lo ero
                                                                                                                              La mia illusione, il mio errore
                                                                                                                              Ero incurante, Ho dimenticato
                                                                                                                              L’ho fatto.

Aveva provato tantissime volte quella canzone, ma mai come ora la sentiva come cucita addosso, sentiva il bisogno di sfogarsi, di far capire che in realtà stava male, sentiva il bisogno di FARGLI capire che stava male e il modo migliore in quel momento era quello di farglielo capire attraverso la cosa che entrambi sapevano fare meglio, cantare.


And now when all is done
There is nothing to say
You have gone and so effortlessly
You have won
You can go ahead tell them

Tell them all I know now
Shout it from the roof tops
Write it on the sky line
All we had is gone now.


                                                                                                   E ora che tutto è fatto
                                                                                                   Non c’è niente da dire
                                                                                                   Te ne sei andato e così senza                                                            
                                                                                                   Fatica, hai vinto
                                                                                                   Puoi andare avanti, diglielo
                                                                                                   Dì loro tutto ciò che so ora
                                                                                                   Gridalo dall’alto del tetto
                                                                                                   Scrivilo sulla linea di cielo
                                                                                                   Tutto ciò che avevamo è andato ora.
 
 

Voleva gridarglielo e, anche se non poteva guardarlo negli occhi, sapeva che lui era lì, che la stava ascoltando; tra loro era sempre stato così, non era necessario guardarsi negli occhi, si capivano con i gesti, con i suoni, con la loro voce, attraverso questi piccoli segni riuscivano a dirsi cose che nemmeno centomila parole avrebbero detto, loro erano una cosa sola.


 
Tell them I was happy
And my heart is broken
All my scars are open
Tell them what I hoped would be
Impossible, impossible
Impossible, impossible
.

  
                                                                                                                                        Dì loro che io ero felice
                                                                                                    E il mio cuore si è spezzato
                                                                                                    Tutte le mie cicatrici sono aperte
                                                                                                    Dì loro ciò che speravo potesse          
                                                                                                    Essere impossibile, impossibile
                                                                                                    Impossibile, impossibile.

 
Si stava spogliando, si stava spogliando di tutte le incertezze, le paure che l’avevano afflitta in quei venti giorni di solitudine, tutto questo per lui, per fargli capire quanto ci tenesse, quanto gli volesse bene. La canzone finì, sentì una scia calda che le percorreva la guancia arrivando poi sulle labbra, lasciandole quel sapore salato che da troppi giorni provava; il pubblico rimase in silenzio, inerme, si sentiva osservata, poi, a un certo punto, partì un applauso, la gente fischiava, gridava il suo nome, alzavano cartelloni dedicati a lei. Scoppiò, sentiva che le lacrime stavano per uscire, piu’ impetuose che mai, non voleva piangere, non amava farsi vedere piangere, quella volta ,davanti a lui, piangendo, lei si era completamente aperta a lui facendogli capire che in realtà non era solo la ragazza forte che appariva, ma che infondo era fragile, corse via dal palco, lasciando tutti a bocca aperta mormorando un “Non ce la faccio”, si chiuse in uno dei camerini e iniziò a piangere, piangeva perché finalmente aveva rivelato come stava, piangeva per liberazione, per paura della sua reazione. Si calmò, si sciacquò la faccia e ancora tremolante aprì la porta, immediatamente tutti gli occhi si puntarono su di lei,la guardavano dispiaciuti, con compassione, ma poco le importava, ormai la sua figura l’aveva fatta; non lo vedeva nel backstage, che se ne fosse andato? Decise di andare a fare un giro per lo studio, per stare da sola e rilassarsi, non le importava della gara, dei commenti dei giudici, del televoto, non le importava di niente, voleva solo stare da sola e pensare. Lo vide. Era lì, vicino all’uscita di emergenza e stava osservando il paesaggio. Non era mai stata una brava giocatrice di nascondino, infatti, presa dall’ansia, sbatté contro un mobile e fece cadere degli oggetti di scena. Il rumore lo fece sobbalzare, si girò di scatto ma, appena la vide, sgranò gli occhi e rimase fermo ad osservarla. Era da più di venti giorni che non si vedevano, non si sentivano, lei era dimagrita, tanto, lui aveva delle grosse occhiaie sotto gli occhi, bastava guardarli per capire che avevano pianto entrambi, che avevano sofferto. Fece per parlare ma, quando aprì la bocca, non ne uscì neanche un suono; lui la guardava, spronandola con gli occhi a parlare, ad andare avanti, ma non ce la fece, rimase zitta a osservarlo. Nei suoi occhi c’era rancore, rabbia, sorpresa non sapeva neanche lei cosa voleva trasmetterle; rimase per una manciata di secondi ad osservare quello che prima era stato il suo ragazzo, osservò i suoi occhi verdi che in quel momento erano intenti ad osservarla, osservò i suoi capelli ricci, che un tempo amava stringere mentre si baciavano, poi il rumore di una porta che sbatteva e lui, lui non c’era più. Se ne era andato. E come biasimarlo, lo aveva fatto soffrire, lo aveva lasciato per una sua stupida paura, senza neanche lasciargli il tempo di poter aggiustare le cose, era sparita dalla sua vita e ora pretendeva di poter rientrare nella sua vita dopo avergli cantato una stupida canzone, si sbagliava. Non che non le fosse dispiaciuto del fatto che lui non l’avesse rincorsa cercando di fermarla, ma come poteva pretenderlo? Poi lei era stata categorica e da un lato lo rispettava, l’aveva ascoltata, la conosceva meglio di tutti e sapeva ciò che preferiva e ciò che odiava la gente facesse. La frustrazione era troppa così decise di ritornare a casa. Fortunatamente era stanca, così si addormentò sul divano di casa con il trucco sciolto e il cuore in pezzi. Rimase a casa per i giorni successivi, non doveva lavorare a nessuna canzone perché il programma era stato  rimandato a due settimane dopo per colpa delle vacanze di Natale. Adorava mettersi seduta sul davanzale della finestra con una cioccolata calda o un libro ad osservare la città, gente che correva, gente che passeggiava, bambini che giocavano e ridevano, altri che piangevano, poi un giorno decise di scendere, il Natale era alle porte, e ,infondo, la sua vita non era finita lì, così decise di scendere per comprare dei regali. Il freddo le pungeva sul viso coperto per metà da uno sciarpone, il suo, indossava un cappello rosso che finiva con un pompon dello stesso colore, un giubbinone imbottito e dei jeans con un paio di dr. Martens con dei fiori; dopo aver comprato dei regali per i familiari, mentre voltava l’angolo per andare da TopShop, lo vide: era circondato da un gruppo di ragazze, ochette, che continuavano ad elogiarlo e a toccarlo; una di loro la vide e chiamò l’attenzione di tutte su di lei, improvvisamente cinque paia di occhi le si puntarono contro, uno tra questi, un paio di occhi verdi iniziò a osservarla avidamente, gli si poteva leggere lo sconforto dipinto sul viso. Cercò di nuovo di parlare ma non ci riuscì, il ragazzo ormai stanco di quella situazione si girò e iniziò a camminare verso la direzione opposta. Aveva già vissuto quel momento, non voleva che finisse in quel modo così, presa da un attacco di adrenalina lo rincorse, spostò le ragazze e lo abbracciò da dietro, sentì il suo corpo prima irrigidirsi poi si rilassò, poggiò la sua fronte sulla sua schiena e iniziò a parlare mentre lacrime salate iniziarono a scenderle sul viso. –So che forse non merito il tuo perdono, ho lasciato che la nostra storia finisse per colpa di un mio stupido capriccio, posso capire che mi odi, non ti biasimo, voglio solo dirti che io ci sono stata male, che ci sto male, sento il tuo profumo per casa, indosso ancora delle tue magliette e mi mancano i momenti con te, mi manca tutti di te, mi mancano io e te insieme, solo dopo averti perso ho capito quanto tu sia importante per me, ancora non mi capacito di come io abbia potuto lasciarti e mi dispiace, se non mi vuoi lo capisco, volevo solo che tu sapessi queste cose, l’ansia mi stava torturando e venerdi, quando ho cantato quella canzone sono esplosa, lo sai che tendo a tenermi tutto dentro tanto che non ti ho parlato delle mie paure però ti chiedo solo di perdonarmi, perché io non ce la faccio più, questa ansia mi sta uccidendo eeee..-  venne fermata dalle sue labbra che premevano sulle sue, in quel bacio casto c’era tutto il risentimento, la paura, l’ansia, le lacrime, la sofferenza, l’abbandono che avevano provato entrambi. Si abbracciarono per chissà quanto tempo in mezzo la strada, desiderosi di quel contatto che avevano sognato in quei venti giorni di assenza. –Eeee ti amo.- finì lui.





 

  
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