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Autore: topstiel    01/06/2013    7 recensioni
[AU, prisoner!Dean/prisoner!Castiel].
Sono due anni che Castiel Shurley si trova in prigione.
Un improvviso cambio del compagno di cella lo costringe a conoscere un giovane detenuto condannato a vita. Il loro rapporto matura negli anni successivi, tagliato infine dalle forbici della libertà.
("Perché faccio schifo nelle introduzioni?" a novel written by me).
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: All I Want.
Pairing: Destiel.
Rating: Arancione.
Genere: Angst, malinconico, romantico.
Warnings: AU, slash.
Riassunto: Sono due anni che Castiel Shurley si trova in prigione. 
Un improvviso cambio del compagno di cella lo costringe a conoscere un giovane detenuto condannato a vita. Il loro rapporto matura negli anni successivi, tagliato infine dalle forbici della libertà. 
Note d'autrice: Erano secoli che mi ronzava quest'idea in testa. Credo che se piacerà ci scriverò qualche spin-off. 
L'ho fatta un po' in chiave (500) Days Of Summer, dato che inizio da un pezzo random e continuo in questo modo. Spero vi piaccia. E lasciatela qualche recensioncina, non mi fanno mica male. 
Inoltre ringrazio i pan di stelle, il latte, Ed Sheeran, Matt Corbey e Kodaline che mi hanno supportata durante quest'impresa.
 
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All I Want.
'cause you brought out the best of me,
a part of me I'd never seen.
you took my soul wiped it clean;
our love was made for movie screens.


 
Castiel si siede sulla scomoda sedia di plastica e guarda la figura dall'altra parte del vetro accennando un piccolo e timido sorriso.
«Ciao, Dean» dice, dopo aver preso la cornetta del telefono per poter comunicare con lui, e porta il palmo della mano libera sulla superficie fredda che lo separa dall'uomo.
L'altro, lasciando che i lati delle labbra si pieghino verso l'alto per ricambiare il sorriso, fa scivolare la propria mano per farla combaciare con la sua, giurando di poterne sentire il calore nonostante la sottile lastra. 
«Sei stato dentro per anni» mormora Dean, tenendosi stretto il telefono in modo da potersi fare sentire. «Ed ora cosa ti spinge a tornare verso la gabbia, Cas?».
Castiel accenna una risata e tiene lo sguardo posato sul suo. Nei propri occhi azzurri si rispecchia un velo di malinconia e tristezza che fa subito sparire il sorriso stampato sulle labbra del Winchester.
«Sai benissimo cosa mi porta qui» risponde soltanto e l'altro si ammutolisce, passandosi il dorso della mano con cui tiene la cornestta sul viso. Emette un sospiro pesante, chiudendo gli occhi per diversi secondi. 
Rimangono in silenzio per un po' e Castiel pensa che potrebbe semplicemente rimanere lì a fissarlo per tutto l'orario delle visite. Si appunta ogni suo minimo particolare, conta per l'ennesima volta in quattro anni tutte le sue lentiggini e si rispecchia nei suoi occhi di quel verde irreale. Sente il cuore dolere al solo pensiero di poterlo visitare un numero così ristretto di volte al mese e lavora subito per potersi imprimere nella testa la sua immagine.
«Dean, spero tu sia al corrente del fatto che verrò a farti visita ogni volta che mi sarà possibile» dice con tono deciso, facendo un cenno con la mano al detenuto che è già pronto a replicare. «Non c'è nulla che tu possa fare o dire. Verrò qui per tutti i sei colloqui mensili che ti spettano, mi tratterrò anche più del dovuto, se possibile, non me ne importa» fa una piccola pausa, perché Castiel non è mai stato abituato a parlare tanto. «Mi metterò in contatto con tuo fratello, sta studiando legge, no? Io- Io farò ogni cosa per farti uscire di qui, Dean».
 
*
 
«Chi è quello?» seduto in mensa, Castiel fa un gesto vago con la propria forchetta di plastica, roteando gli occhi verso la figura indicata, ovvero un ragazzo biondo seduto qualche tavolo più in là. 
Balthazar, il suo compagno di cella, è stato abbastanza tempo in quella prigione da conoscere il serial killer Dean Winchester. «Diciamo che è un tipo da cui è meglio stare alla larga, Cassie».
A quel soprannome l'amico rotea gli occhi verso l'alto e stuzzica con aria annoiata la propria porzione di misero cibo. E' più o meno un anno che si trova in quel penitenziario e, frequentando le varie sedute che gli sono state concesse, Castiel è ormai quasi del tutto pulito dala droga. Gli unici segni del suo reato sono segnati da delle profonde occhiaie attorno agli occhi, la corporatura magra e la leggera tosse che lo accompagna spesso quando si sforza nel parlare troppo. E' per questo che è un tipo da poche parole che se ne sta sempre seduto nel cortile, accompagnato da una sigaretta e, alcune volte, dal suo unico amico Balthazar. 
Percependo l'insoddisfazione nello sguardo del compagno, Balthazar si schiarisce la voce, facendo saettare lo sguardo da Castiel alla figura del Winchester che sta chiaccherando animatamente con quello che, se non vede male, dovrebbe essere Ash. «Si chiama Dean, Dean Winchester, se non sbaglio. E' qui da diversi anni, sinceramente non ci ho mai parlato, ma credo sia condannato all'ergastolo. Ha ucciso diversi uomini, sebbene con quei suoi occhi da Bambi non dà proprio l'idea di un serial killer».
Castiel si gira di poco, quel che basta per poter osservare con sguardo incuriosito l'argomento della loro conversazione. Non sembra così male, pensa, incantandosi e perdendosi nei suoi stessi pensieri. Si risveglia solo quando l'amico gli dà un insistente strattone, facendogli notare che Dean ha notato il loro confabulare e si è girato a fissare con prepotenza il minore dei due. 

*
 
«Come ti è andata la scorsa settimana?» Dean osserva Castiel parlare con attenzione paragonabile a quella di un cane a cui viene sventolata una pallina sotto il naso. Ha un gomito appoggiato sull'estremità del tavolino su cui è posto il telefono che devono usare per comunicare attraverso il vetro e la guancia sprofonda sul pugno della mano. Con sguardo quasi sognante, ascolta Cas parlare del lavoro, di come sia incredibile il fatto che abbiano spostato il suo show preferito in un orario scomodo, delle novità riguardo la politica e ogni volta, ad un certo punto della conversazione, arriva la parte che Dean odia di più. 
«Io e Sam ci stiamo documentando il più possibile; uscirai, Dean» Cas lo dice ogni volta: non lo fa perché vuole mettere in Dean false speranze, ma perché è sicuro delle proprie parole. Quando viene anche Sam, quelle poche volte in cui riesce a liberarsi di tutto lo studio universitario, passano l'ora a discutere di questo e di quello, di come le autorità non abbiano capito niente riguardo le persone, i demoni, come li chiamava il più giovane dei Winchester, che Dean ha in passato ucciso. 
Ed è una cosa che irrita il detenuto più di quanto dovrebbe. E' troppo chiedere di affrontare argomenti più leggeri? Voglio solo sapere se le due persone a cui tengo di più stanno bene, pensa sempre con uno sbuffo. E la maggior parte delle volte Cas lo capisce, perché si zittisce in un lampo e cambia argomento con un "A proposito, lo sapevi che-".
Quando l'orario delle visite termina, il Winchester preme le labbra insieme in una smorfia contrariata ed accenna un sorriso malinconico al compagno. L'altro ha l'abitudine di portarsi due dita, l'indice e il medio, sulla bocca e stamparci sopra un bacio, per poi poggiarle sulla finestra di vetro. 
Dean a quel gesto arrossisce sempre, nonostante tutto il tempo passato insieme, le promesse e i baci silenziosi nella notte. 
«Ci vediamo, Dean» dice sempre Castiel e Dean sente la sua mancanza appena la sua figura scompare dietro le porte scure. 
 
*

«Ti odio!» Castiel odia dover condividere la propria cella con Dean. Inoltre, dopo che Balthazar è stato scagionato, si sente molto più solo ed indifeso. Perché con tutti i detenuti di quel fottuto carcere dovevano proprio affibiargli l'irritante, viziato e scorbutico Dean Winchester?
Dopo l'ennesima e ridicola lite, Cas è seduto sul letto con le braccia incrociate e non vede l'ora di poter uscire per potersi fumare una sigaretta con calma. Non capisce proprio quale sia il problema di Dean, perché continuino a litigare per ogni minima sciocchezza e non capisce neanche perché gli faccia così male sentirsi chiamato "drogato" da lui, quando in passato si era beccato insulti più pesanti che non lo avevano smosso per niente.
Il Winchester, per quanto si sforzi, non riesce a capire cosa c'è che lo irrita in Castiel. Sarà il modo odioso con cui se ne sta sempre zitto e la sua rauca voce che può udire pochissime volte. Sarà il suo fastidioso sorriso che sfoggia ogni volta che si ritrova a chiaccherare con il custode Gabriel. O forse si tratta di quella stupida espressione concentrata che assume ogni volta che si siede vicino al piccolo tavolino che è stato concesso loro e si mette a scrivere con una calligrafia curata ai suoi conoscenti? Dean pensa che potrebbe anche trattarsi del modo ridicolo con cui tiene la sigaretta tra le dita quando si trova all'aperto, di come non possa fare a meno che seguire i suoi movimenti tendenzialmente idioti fino alle sue labbra. Forse è il suo sguardo da imbecille con quegli occhi orribilmente blu. Dean non lo sa. 
Poi, dopo aver litigato per quella che deve essere la quinta volta in quella settimana (ed è solo martedì), Dean si trova ad osservare dall'altra parte della cella la figura di Castiel, seduto a letto con lo sguardo infuriato. I suoi occhi percorrono i lineamenti consumati dalla stanchezza e da quella deprimente prigione e poi, sorprendendosi di se stesso, capisce.
E' osservandolo che capisce che l'odio per i suoi silenzi è solo il volere ascoltare di più la sua voce, che il fastidio per i suoi sorrisi è solo gelosia, perché Castiel non gli ha mai sorriso, che l'espressione che definisce stupida, i suoi movimenti che chiama ridicoli ed idioti in realtà sono un camuffaggio dei suoi stessi movimenti, perché in realtà Dean adora osservare il compagno di cella scrivere e fumare. Ed un'altra cosa che adora sono i suoi occhi blu che in quel momento lo stanno fissando con silenziosa curiosità.

*

Se c'è una cosa che Castiel ama, è sentire le dita di Dean scorrere sulla sua pelle; scivolano intraprendenti lungo la sua schiena, spesso accompagnate da un piacevole brivido, e si congiungono sulla base di essa.
Dean si diverte di sicuro nel stuzzicare il più possibile il proprio compagno, lasciando baci e morsi su tutta la porzione di pelle che gli si ritrova davanti. Accompagnato dai movimenti lenti e docili delle mani, le quali contrastano con la forza con cui i due corpi vengono premuti insieme, il minore appoggia la fronte contro quella di Cas. 
«Un giorno di questi te la faccio pagare» sussurra sempre quest'ultimo, ma non fa mai nulla. 
Tentando di tenere i gemiti e i sospiri ad un volume basso per non far incuriosire gli altri detenuti nella notte e, ancora peggio, una delle guardie, Castiel circonda il collo dell'altro con le proprie braccia, attirandoselo il più vicino possibile e, anche se sono fondamentalmente appiccicati, gli sussurra all'orecchio di volerlo ancora più stretto. Dean risponde con un bacio che lo fa ammutolire, anche se sente chiaramente le sue labbra incurvarsi verso l'alto in un sorriso soddisfatto. 
Entrambi coperti da un sottile lenzuolo, stretti insieme in un letto decisamente troppo piccolo, si sussurrano parole che non sarebbero mai in grado di dirsi sotto la luce del giorno, sia per l'incredibile timidezza di entrambi, che per la paura di essere scoperti. 
«Ti amo» mormora Castiel, pizzicandogli il collo con la barba ispida e gli accarezza la pelle con un lieve sospiro tremolante. Solleva il volto per poterlo guardare, riuscendo a trovare i suoi occhi verdi nonostante l'oscurità che avvolge con fare complice la cella. 
«Lo so» sussurra in risposta Dean, tenendoselo così stretto da poter quasi togliergli il respiro.
 
*

Castiel è in ritardo. E' la prima volta dopo tanto di quel tempo e Dean non fa altro che attraversare la cella con grandi passi, delimitandone i limiti almeno una decina di volte. 
Michael, il suo nuovo compagno di cella, non fa altro che roteare gli occhi al cielo e rassicurarlo, dicendogli che, probabilmente, ha avuto un contrattempo sul lavoro e che sono cose che possono capitare.
«Non a Castiel» risponde il Winchester e si appoggia alle sbarre, chiedendo con tono speranzoso alla guardia se veramente non ci fosse alcuna chiamata per lui. 
Quella settimana Dean dovette fare a meno di vedere Castiel.
Nella scorsa visita, e poi in quella dopo e dopo ancora, Dean percepisce che c'è qualcosa che non va nel compagno, lo vede guardarsi intorno più volte, sembra a disagio e il detenuto sente una forte fitta al cuore quando nota ciò che Castiel continua a guardare con insistenza: l'orologio. 
Non ne fa parola e continua a parlare, a raccontargli di quanto gli manchi il suo calore nella notte, gli dice quanto lo ama, cosa che, per quanto lo ami, non è da lui, e cerca in ogni modo di vedere negli occhi di Castiel che ha torto, di poter confermare a se stesso che no, non c'è nessun altro nella vita del compagno.
E' quando Cas inizia ad andarsene prima con qualche scusa, oppure a non venire proprio, che Dean si rende conto che le sue paure sono certezze. C'è qualcun altro. 
E il suo cuore va in pezzi.
*

«Stammi bene a sentire» Dean attira l'attenzione del proprio compagno di cella, seduto a gambe incrociate su un gradino di marmo nel cortile. Castiel si sta mordicchiando le pellicine delle dita della mano destra ed ha un aspetto trascurato e perso. Da quando Balthazar non c'è più, non ha nessuno a cui raccontare le sue paranoie durante le rare crisi d'astinenza e, sopratutto, non ha nessuno che gli procura qualche sigaretta. 
Senza dire una sola parola, alza lo sguardo e lo posa sul Winchester, il quale, nel frattempo, gli si è seduto accanto. Sorpreso da quel comportamento più cordiale del solito e di come il suo cuore abbia reagito accelerando il battito, il detenuto aggrotta la fronte e china il capo di lato e, prima che possa parlare, viene preceduto.
«Abbiamo avuto i nostri riscontri, lo so» inizia Dean e gioca con le maniche della propria divisa da carcerato, evitando lo sguardo dell'altro. «Ma ho veramente compreso che, se dobbiamo passare i prossimi anni insieme, non ci rimane che prendere da parte le nostre stupidi liti e iniziare a convivere» nel dire ciò, si porta una mano nella tasca e vi fruga dentro, tirando fuori una scatoletta di cartone contenente qualche sigaretta. 
Castiel ne prende subito una e se l'accende, inspirando a pieni polmoni il fumo. Tiene lo sguardo basso per un po' e si lecca le labbra, prendendo fiato per parlare. «Grazie» dice solo, fissando la cenere finire sul suolo asfaltato. Si lancia una breve occhiata intorno nel cortile dell'aspetto deprimente e prende un'altra e lunga boccata dalla cicca.  «Pensi sia meglio che iniziamo tutto da capo?» chiede il più anziano dopo un lungo silenzio, voltandosi a guardare l'altro con gli occhi di un blu più acceso rispetto a tutti gli altri giorni.
Dean gli porge la mano ed accenna un piccolo sorriso, fissandolo intensamente e Castiel allunga il proprio palmo per stringere il suo, ricambiando sia lo sguardo che il sorriso.
«Dean Winchester, e non sono così spietato come pensi» dice, senza lasciare la presa e l'altro si ritrova ad arrossire un poco, ma non ha idea del perché. 
«Castiel Shurley, e non sono un drogato come credi» si presenta a sua volta Castiel, aggiuggendo dopo un colpo di tosse "spero andremo d'accordo".
 
   
 
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