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Autore: Nina Lannister    01/06/2013    1 recensioni
Dal primo capitolo " Sette anni dopo".
Erano trascorsi oramai sette anni dalla fine della guerra per il Trono di Spade. Joffrey Baratheon era stato legittimato a sedervici quando aveva sconfitto Stannis, con il lauto intervento del Primo Cavaliere Tywin Lannister, e dopo aver sottoscritto un armistizio con Robb Stark. La pace era tornata nei Sette Regni. Nonostante l’indole sanguinaria e insensibile del sovrano il reame aveva conosciuto una fase di splendore e ricchezza non presenti da più di tre generazioni di regnanti. Il Nord aveva ricevuto la sua indipendenza, sebbene fosse ancora formalmente sotto il controllo della corona, e l’Estate era ritornata a fiorire dopo un solo Inverno poco duraturo e poco glaciale.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Nuovo personaggio, Tommen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Sette anni dopo
 
Erano trascorsi oramai sette anni dalla fine della guerra per il Trono di Spade. Joffrey Baratheon era stato legittimato a sedervici quando aveva sconfitto Stannis, con il lauto intervento del Primo Cavaliere Tywin Lannister, e dopo aver sottoscritto un armistizio con Robb Stark. La pace era tornata nei Sette Regni. Nonostante l’indole sanguinaria e insensibile del sovrano il reame aveva conosciuto una fase di splendore e ricchezza non presenti da più di tre generazioni di regnanti. Il Nord aveva ricevuto la sua indipendenza, sebbene fosse ancora formalmente sotto il controllo della corona, e l’Estate era ritornata a fiorire dopo un solo Inverno poco duraturo e poco glaciale. La benevolenza del popolo verso re Joffrey e sua moglie, la splendida Margaery Tyrell, era cresciuta notevolmente da quando era nato il loro primo erede, Jams. Dai folti capelli biondi e dagli occhi verdi come gli smeraldi, a soli cinque anni Jams prometteva di essere un vero Lannister. Non piangeva quasi mai e sembrava già un vero leone con la sua criniera dorata e il suo sguardo furbo, arguto e anche superiore. La gioia del popolo si stava intensificando sempre più. La regina aspettava un secondo figlio. Era radiosa. Chiunque la osservasse, scorgeva in lei una gioia e un brio tali da ispirare ogni Lady all’interno della Fortezza Rossa. Guardarla era un incanto. Ma la regina tanto amata e rispettata dai popoli dei Sette Regni non era l’unica ad aspettare un figlio a palazzo. Anche la moglie dello zio del re attendeva il suo secondogenito. 

Sansa Stark non era meno avvenente di Margaery, ma era più riservata e soleva nascondere le oramai sporgenti rotondità del ventre con i suoi ampi abiti del Nord. Non aveva abbandonato le abitudini insegnatele da sua madre. La madre verso cui aveva semplicemente rivolto uno sguardo dolce, un sorriso nostalgico e un bacio d’addio. Sansa avrebbe potuto far ritorno al Nord, dai suoi fratelli e da Arya. Il matrimonio con Lord Tyrion Lannister non era ancora stato consumato, grazie alla bontà di cuore di suo marito, e la ragazza pura e casta avrebbe potuto risposarsi con un altro signore. Robb in fondo l’aveva pregata di farlo sette anni prima. Le aveva domandato se davvero volesse trascorrere il resto dei suoi anni al fianco del folletto, del nano, dell’ignominia dei Lannister. 

Sansa in cuor suo, alla tenera età di quindici anni, sapeva che il percorso per innamorarsi di Tyrion sarebbe stato complesso, arduo, forse impossibile. Eppure quando l’aveva guardato negli occhi, dinanzi a suo padre, a sua sorella, a suo fratello e ai suoi due nipoti, non aveva avuto cuore di lasciarlo. Tyrion era stato uno dei pochi a trattarla con riguardo, con rispetto. Le aveva dimostrato di poter essere un brav’uomo, un uomo d’onore. E Sansa sapeva che un altro marito non sarebbe mai stato così onorevole, virtuoso e attento con lei come Tyrion.

Io sono fedele a mio marito. Il mio posto è al suo fianco. 

Aveva pronunciato quelle parole con calma e con un tenero sorriso sulle labbra rosee. Negli occhi vi era già la compostezza e il decoro di una vera Lady. La Lady di Castel Granito. Ricordava come se fosse accaduto il giorno prima che suo marito, seduto dinanzi al tavolo delle trattative, era sobbalzato sul posto, aveva sgranato gli occhi e l’aveva guardata come se avesse appena pronunciato un’assurdità. 

La reazione di sua madre fu la più contenuta e Robb non aveva tentato di pregarla ulteriormente di rivedere le sue decisione. Aveva chinato lo sguardo, incassando quella che per lui era una sconfitta. Cedere sua sorella, sangue del suo sangue, ad un Lannister, ad un suo nemico e avversario. Eppure non aveva obbiettato e aveva rispettato la sua decisione. 

Sansa Stark era rimasta ad Approdo del Re e in quei sette anni non se n’era mai pentita.

Suo marito le aveva donato un figlio due anni prima, quando s’era sentita pronta e innamorata tanto da concedersi a lui. Era dolce e affettuoso, il suo Tanos. Sensibile e obbediente proprio come un Tully, ma era possibile scorgere una luce di scaltrezza e di perspicacia degna di un Lannister, nonché la compostezza di uno Stark. Il suo bambino le somigliava proprio come lei ricordava sua madre da giovane. E Tyrion lo amava di un amore immenso e senza limiti, un amore puro e semplice. L’amore di un padre. L’amore che suo padre, il suo adorato e onesto Ned Stark, aveva nutrito nei confronti di tutti i suoi figli dal primo giorno in cui li aveva tenuti tra le braccia sino alla sua morte. 

Era stato in quel momento, quando Tyrion aveva preso tra le braccia il loro bambino dopo il parto, che Sansa aveva realizzato di amarlo.

Da allora non aveva mai più visto il nano, il folletto, lo zio del mostro che aveva ucciso suo padre.
Da allora aveva soltanto visto suo marito, il suo amato Tyrion. 

« Marito mio, perché lavori con tanta foga? È accaduto forse qualcosa?» domandò guardandolo dal piccolo specchio sulla toletta. Stava slegando i lunghi capelli rossi e lisci dalle trecce e della poco elaborata acconciatura che li abbelliva. Non aveva più voluto una serva da quando Shae era andata via con la prima nave verso Braavos. Non conosceva le motivazioni della sua scelta, ma non l’avrebbe rimpiazzata con nessun’altra. 

« Mia nipote,» le rispose stanco riemergendo dal libro grande quanto l’apertura delle sue braccia. Era ancora il Maestro del Conio, oltre che l’erede di Castel Granito, mansione che dopo poco tempo si era rivelata congeniale alla sua indole. Era da quasi otto anni che Myrcella Baratheon non era più nominata a palazzo. Suo marito l’aveva promessa in moglie al terzogenito dei Martell, Trystane. Jaime stesso, che pur amava sinceramente suo fratello, quando aveva appreso di quella decisione, era rimasto ferito. Non aveva neanche avuto la possibilità di abbracciarla per l’ultima volta. Sansa riusciva a ricordare una ragazzina poco più piccola di lei, dell’età di Arya, dai lunghi e ricci capelli biondi e dagli occhi verdi dei Lannister. Era molto graziosa e posata, dotta e sensibile. In molti la paragonavano alla madre. Tyrion aveva sempre affermato che aveva ereditato da Cersei solo l’avvenenza, ma che era dolce, onorevole e pura di cuore, « La piccola Myrcella ha deciso di sposarsi ad Approdo del Re, mia cara,» le comunicò con voce lieve prima di abbandonarsi contro lo schienale della sedia e chiudere gli occhi, « Proprio ora che l’indebitamento si era assottigliato,» aggiunse tra sé stanco e contrariato. Petyr Baelish aveva lasciato debiti pari a migliaia di dragoni d’oro per il regno di Robert Baratheon. Suo marito, minuziosamente e con arguzia, era riuscito a sanare la sua situazione con le Città Libere di Essos, sebbene non avesse ancora estinto l’indebitamento con i Lannister. Sansa si allontanò dalla toletta con entrambe le mani poggiate sul ventre. Il suo bambino scalciava. Tanos era stato più calmo e non le aveva mai arrecato disturbi durante la notte né nausee mattutine. Il piccolo dentro di lei, invece, cresceva più forte, più energico e sembrava possedere la forza di un vero leone. Si appoggiò sulle lenzuola e si abbandonò contro lo schienale cercando il suo Tyrion con lo sguardo. Era un bell’uomo, suo marito, nonostante l’altezza. In quegli anni non era per nulla cambiato, anzi la presenza di Tanos l’aveva ringiovanito e badare a lui gli faceva brillare gli occhi verdi, segno distintivo dei Lannister. 

« Vieni a letto, Tyrion,» mormorò dolcemente quando si accorse che osservava quel libro con un sguardo truce e minaccioso, come se volesse inghiottirlo. Tyrion sospirò poi si decise a chiudere il gran tomo, che produsse un forte rumore all’interno del silenzio della loro camera da letto, « Quando sarà qui?» domandò interessata mentre scendeva dalla sedia e si svestiva. Myrcella e Sansa non erano mai state amiche intime, ma Sansa aveva sempre gradito la sua compagnia ed era curiosa di vedere se Myrcella fosse divenuta così avvenente come la dipingevano gli abitanti di Dorne. Si diceva infatti che avesse la stessa bellezza del Sole. 

« Il matrimonio avverrà tra una settimana,» comunicò salendo sul loro letto dopo aver scostato le lenzuola, « Myrcella e suo marito, con la corte di Dorne, arriveranno quattro giorni prima,» continuò pragmatico ancora riflettendo sulle spese per il matrimonio. Conosceva la vanità di una donna e sapeva che Myrcella non ne era immune. Sperava soltanto che parlandole avrebbe potuto evitare il superfluo. Sebbene sua sorella stesse progettando il matrimonio del secolo, « Cersei sembra quasi umana,» aggiunse ridendo leggermente e avvicinandosi a lei. Posò la mano sinistra sul suo ventre. Il parto doveva essere molto vicino. Tanos era nato con una settimana di ritardo rispetto a quanto la levatrice si aspettasse, ma Sansa riteneva che il piccolo dentro di lei non avrebbe avuto la stessa pazienza del maggiore. 

« Dev’essere spaventosa allora,» scherzò Sansa giocando con i lacci della camicia da notte del marito. Tra lei e la regina i rapporti si erano perlomeno mitigati e aveva smesso di chiamarla piccola colomba. Aveva odiato quel soprannome, quel nomignolo che di dolce e materno non aveva mai avuto nulla. Le ricordava sempre il piccolo uccellino di Sandor Clegane. Non l’aveva più visto da quella notte, dalla battaglia delle Acque Nere contro Stannis, ma aveva sempre sperato che, in qualsiasi luogo si trovasse, stesse bene e non soffrisse. 

« Credimi, mia bella Sansa, lo è davvero,» le confermò Tyrion sorridendo sornione. Non perdeva mai l’occasione per tormentare Cersei, sebbene il loro rapporto fosse divenuto più umano da quando lei e Jaime si erano ritrovati. Non aveva sposato Loras Tyrell che era stato battuto in duello proprio da suo fratello, che l’aveva sconfitto anche senza la destra con una prontezza strabiliante, un giorno prima delle nozze. Era nubile e tanto bastava ad entrambi, « Jaime mi è parso il più felice. In fondo non ha neanche potuto salutarla,» mormorò tra sé più angustiato. Lui stesso si era sentito in colpa per aver mandato via sua nipote alla sua tenera età. Aveva compreso pienamente Jaime e il suo dolore quando era nato Tanos. Se qualcuno gli avesse portato via il suo bambino, avrebbe avuto la stessa reazione. 

« Tommen?» domandò Sansa più triste e accorata dopo qualche istante di silenzio. Tommen. Da quattro anni suo nipote era andavo via, arrabbiato con il mondo intero. Aveva solo tredici anni e di lui non s’era sentito più nulla delle sue sorti per quasi un anno. Sapevano solo che era chiamato il leone solitario e che da solo aveva combattuto contro predoni e delinquenti sconfiggendoli e scacciandoli da molti territori del centro di Westeros. Molti credevano che facesse parte della Fratellanza senza Vessilli. Altri ancora lo dipingevano come un eroe possente e forte, bello e prestante quanto un dio. Ritenevano fosse l’incarnazione del Guerriero. Joffrey aveva messo a tacere quelle che reputava solo voci e da allora nessuno più aveva il diritto di parlare di Tommen Baratheon. 

« Cersei gli ha inviato una missiva. Non le ha risposto,» replicò sistemandosi meglio contro la spalliera del loro letto. Quando Tommen era fuggito in sella al suo cavallo bianco, con la spade regalatagli da Jaime, nell’oscurità di una notte senza Luna, Cersei aveva per la seconda volta nella sua vita schiaffeggiato suo figlio maggiore. 

« Dev’essere ancora arrabbiato con Joffrey,» meditò sua moglie cercando nei suoi occhi un appiglio. Parlare di Joffrey la feriva ancora. Non poteva dimenticare tutte le angherie e i soprusi che aveva perpetrato contro di lei prima che Tyrion la sposasse. Certe volte ricordava ancora le sue urla mentre Payne tagliava la testa di suo padre. Altre ricordava le preghiere per non scorgere il capo di Ned Stark su una squallida picca sulle mura cittadine. Il desiderio di ucciderlo era ancora forte in lei, ma mitigavo dalla presenza dei suoi due uomini e del bambino che stava per nascere. 

« Lo capisco alquanto. L’ha trattato come un ragazzino stupido e inetto. Tommen è obbediente, ma non certo un idiota,» commentò Tyrion con voce dura e inflessibile. Avrebbe dato lui stesso una lezione esemplare a quel ragazzino di suo nipote, ma suo padre l’aveva bloccato dicendogli che non era suo compito educarlo, ma di Cersei.  

« Ma Myrcella dovrebbe averlo accanto in questo giorno così speciale. È suo fratello,» sussurrò dolcemente mentre percepiva il suo bambino scalciare ancora dentro di lei. Anche Tyrion lo avvertì e un sorriso aperto, sereno e colmo di pace gli illuminò sia le labbra chiare che gli occhi verdi. 

« Come sta la mia splendida stella?» mormorò avvicinandosi e posando le labbra sul suo ventre, baciandolo con tenerezza e dedizione. Tyrion le diceva che sarebbe stata una bambina, sebbene Sansa sentisse fosse un maschietto. 

« Come mai pensi sia una bambina?» esclamò scherzosa e gioviale, sorridendo. Aveva gli occhi splendenti, la sua bella Sansa. Occhi azzurri quanto il mare più puro, quanto quello di Tarth. Risplendevano come zaffiri alla luce del braciere ai loro piedi. Tyrion non aveva mai, mai pensato di meritare una donna così bella e così dolce come sua moglie, ma averla al suo fianco era la sua gioia e lo sarebbe stata per il resto della sua vita. 

« Non lo penso, mia bella Sansa, io lo so per certo,» esclamò con sicurezza prima baciarla con dolcezza e stringerla a sé. Sansa posò il capo sul petto e l’odore di lavanda dei suoi capelli ramati investì come un’onda lieve e delicata l’olfatto di Tyrion. 

E fu così che si addormentarono. L’uno accoccolato all’altra. L’uno l’ancora dell’altra. L’uno la salvezza dell’altra. 
  
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