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Autore: Alexis Cage    02/06/2013    1 recensioni
Lo specchio resterà in eterno nell'oscurità. Ad attendere...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti diurni'
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Jace mise velocemente le lenti speciali sulle iridi dei suoi occhi, rischiando di auto accecarsi.
-Piano.- rise Bill, suo collega, al suo fianco -Non essere ansioso. Stai solo per scoprire qualcosa che cambierà il mondo.-
-Perchè mai dovrei preoccuparmi?- replicò ironico Jace, sbattendo le palpebre e constatando con soddisfazione che le lenti avevano aderito.
Una voce (chiamata dai due "voce di dio") parlò attraverso l'altoparlante del laboratorio principale oltre il sottile vetro che lo divideva dalla piccola stanza vuota, a parte una grande porta di metallo, in cui si trovavano Jace e Bill.
-Colim, pronto ad entrare?- 
-Certo.- rispose subito Jace, forse troppo velocemente. Bill sorrise:
-Stai solo per entrare in una stanza vuota immersa nel buio più totale, di che ti preoccupi?-
Jace gli gettò un'occhiataccia mentre la voce del capo scienziato matt Dalem rimbombava attraverso l'altoparlante:
-Sauders, ci faccia il piacere di chiudere il becco, grazie.-
Bill scattò sull'attenti:
-Agli ordini, capo!-
-Finiamola con queste bravate.- intervenne una voce. Era profonda e cupa, e Jace e Bill riconobbero il tono del direttore del dipartimento scientifico, ed entrambi rabbrividirono contemporaneamente conoscendo le leggende che aleggiavano sulla sua crudeltà.
-Colim, se le lenti sono a posto, entri nella stanza oscura.- ordinò il direttore.
Jace annuì deglutendo. Avanzò di qualche passo verso la porta, mentre Bill, il suo migliore amico, lo accompagnava passo per passo. Il giovane poteva quasi sentire le vibrazioni d'ansia, o meglio, di paura che gli trasmetteva colui che considerava un fratello, e non riuscì a trattenere un brivido, contagiato dalla sua inquietudine. E perchè mai? Cos'avrebbe potuto temere in quello che stava per fare?
Il giovane aprì la porta. Dentro la stanza non c'era alcun mobile, e la luce che entrava illuminava poco l'interno, permettendo però a Jace di vedere che era completamente spoglia di mobilia.
-Forza, Jace.- lo esortò Bill. Qualche ora prima si era chiesto se l'amico sarebbe stato terrorizzato, e si era dato dell'idiota poichè era stupido aver paura di una stanza vuota. In quel momento avrebbe scanbiato qualsiasi cosa pur di pensarla ancora così.
Jace entrò nella stanza. Sentì un lontano "buona fortuna" da Dalem, poi la porta si chiuse alle sue spalle e ci fu solo silenzio.
Si guardò attorno, meravigliato. Riusciva a vedere tutto con estrema chiarezza. Non c'erano sfumature dovute alle lenti, le pareti sembravano illuminate alla perfezione. Il test era andato a meraviglia: le lenti funzionavano.
Fece per girarsi verso la porta per uscire e dichiarare l'esito dell'esperimento, quando notò qualcosa, su una parete.
Un rettangolo grande come una porta e nero. Nero come la morte.
"E' uno specchio" pensò Jace, anche se non aveva alcuna prova di ciò. Ma ne era assolutamente certo, lo sentiva, quello non poteva che essere uno specchio.
Stranamente, la prima cosa che pensò non fu a quando si era affacciato sulla stanza, quando c'era la luce, e non aveva visto nessuno specchio (in effetti, non aveva visto niente). Pensò soltanto che lo specchio non rifletteva perchè non c'era luce da riflettere. Era immerso nell'oscurità.
Si avvicinò di qualche passo allo specchio, affascinato. Si sentiva quasi attratto, non poteva staccare lo sguardo, non poteva indietreggiare.
Sapeva di essere nel più completo silenzio, ma fu certo di udire qualcosa. Un fischio di sottofondo, vicino all'ultrasuono e appena percepibile. Jace capì che proveniva dallo specchio.
Si avvicinò ancora, e stese una mano tremante. Doveva...voleva sapere se c'era davvero una superficie. O era un buco? No, gli sembrava proprio uno specchio, la sua mano non poteva sprofondare...
Si diede dello stupido e bloccò la sua mano. Che senso aveva fare tutto quello? Era un normalissimo specchio, non rifletteva perchè non c'era luce, l'aveva già pensato. 
"Beh, se lo tocco un attimo per accertarmi che sia uno specchio davvero...che male mi può fare?"
Mosse ancora la mano e con le dita sfiorò lo specchio nero.
Spalancò gli occhi mentre l'ultrasuono iniziava a salire diventando insopportabile, a perforargli i timpano fino a romperglieli. Urlò non sentendo la sua voce, e i capelli gli divennero bianchi per il terrore. Poi ci fu solo lo specchio.

Jace Colim non fu mai più ritrovato. I colleghi scienziati lo sentirono urlare disumanamente da dentro la stanza, aprirono subito la porta, ma non trovarono nessuno. Le pareti erano spoglie, la stanza vuota e illuminata. Il capo scienziato, Matt Dalem, diede le dimissioni, e scrisse sul rapporto inviato al direttore:
"Ci sono cose che gli esseri umani non devono conoscere, ma le trovano per sbaglio. Mi sono chiesto perchè Jace fosse così terrorizzato ad entrare in quella stanza maledetta. Pensavo fosse tensione, ma se avesse percepito, come, in fondo, abbiamo percepito anche noi, cosa sarebbe accaduto di lì a poco?
Quando abbiamo aperto, Bill, Bill Sauders, fu il primo ad entrare. La settimana dopo, quella che gli rimase prima del suicidio, disse che gli era sembrato di vedere qualcosa, su una parete. Uno specchio nero.
Io non so cos'è successo quel giorno, ma sono fermamente convinto che non si debbano più fare esperimenti simili. Come ho detto prima, gli umani non devono conoscere tutto se vogliono mantenere la sanità mentale. L'oscurità è pericolosa. E' per questo che l'abbiamo sempre temuta, nella nostra esistenza. Quindi la prego, direttore, non faccia più niente di simile, per il nostro bene."
Inutile dire che il direttore non badò minimamente al rapporto di Matt Dalem, neanche quando seppe che il capo scienziato era scomparso in una notte senza luna.
Rifece l'esperimento tre volte, prima di presentarsi lui stesso come testatore e sparire esattamente come era accaduto ai suoi predecessori.
Gli esperimenti furono cancellati, eliminati, banditi. I più bravi scienziati del mondo non trovarono spiegazioni valide sul caso dell' "esperimento oscurità", c'era solo quell'unico tratto comune: alcuni, mentre entravano nella stanza per soccorrere i compagni, avevano intravisto qualcosa, su una parete. E tutti erano morti.
Beh, ormai tutto è stato dimenticato. Per quelli che sanno, o sentono, che c'è un pericolo, magari riusciranno a impedire che in futuro si ripetano questi spiacevoli eventi.
Di certo il pericolo rimarrà, per sempre. Lo specchio resterà in eterno nell'oscurità. Ad attendere...
  
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