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Autore: Alexis Cage    02/06/2013    2 recensioni
C'era una volta, tanto tempo fa...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, tanto tempo fa, un cavaliere che errava per ordine del suo re in quel regno lontano. Vagava ormai da molti mesi, aveva affrontato soldati ribelli, bestie inimmaginabili e orgogliosi tavernieri, e sebbene desiderasse tornare a casa, alla capitale, voleva adempiere all'ordine datogli dal saggio sovrano: trovare la mela più dolce del creato, l'unica cura per la malattia in cui era caduta la bella regina. 
Un giorno incontrò un tale, in una locanda, che gli diede indicazioni su dove trovare il frutto fatato; ma subito lo mise in guardia sui pericolosi banditi che si aggiravano per quelle lande.
Senza paura, il cavaliere si diresse verso il luogo indicato, e in meno di un giorno giunse lì.
Fu come entrare in un paradiso sconnesso dal resto del mondo, per leghe e leghe si estendeva solo una sconfinata pianura verdeggiante, e appena oltre il mare, calmo e allegro assieme. Il vento leggero che correva su quella terra gli portava un dolce profumo di sale e primavera. In quel paesaggio spiccava come un faro nella nebbia un albero, e accanto ad esso una figura.
Temendo fosse uno dei banditi da cui il tale l'aveva messo in guardia il cavaliere si avvicinò cautamente. Di certo fu molto sorpreso quando vide chi era la figura sotto l'albero delle mele magiche.
La fanciulla dai lunghi capelli non sentì i suoi passi sulla morbida erba di quella pianura, ma quando il cavaliere l'affiancò non fu sorpresa del suo arrivo. La bella fanciulla teneva al braccio un cesto di mele appena colte dall'albero.
Il cavaliere le chiese se, col suo permesso, avesse potuto cogliere anche lui un frutto fatato, ma la fanciulla rispose che lei e solo lei poteva portar via i pomi dall'albero genitore, poichè lei ne era la guardiana.
Benchè rattristato, il cavaliere capì che la fanciulla non avrebbe potuto aiutarlo senza violare il suo compito. Vedendo la sua espressione arresa, lei gli chiese a cosa servisse il grande potere delle mele rosse, e quando sentì le motivazioni del cavaliere s'impietosì e provò sconforto perchè per lei era davvero impossibile aiutarlo: per un'antica maledizione se lei avesse dato un frutto a un'altra persona avrebbe cessato di esistere come anima umana e sarebbe stata inglobata dall'albero. Intuendo così il suo nobile animo costretto alla prigionia il cavaliere la ammirò per adempiere serenamente al suo compito in eterno; allo stesso tempo la fanciulla provò rispetto per il giovane che, benchè spinto da forti ragioni, non aveva cercato di rubare le mele fatate giungendo così a una terribile morte, ma le aveva chiesto il permesso di cogliere un pomo.
All'improvviso sentirono delle urla e scoprirono con orrore che un gruppo di scellerati e spietati banditi si dirigevano verso di loro col palese intento ri prendere con la forza le mele fatate.
Probabilmente vedendo due sole figure all'ombra dell'albero non si preoccuparono molto, poichè tanta era la forza ingiusta di diciassette uomini contro due. Ma appena riconobbero il cavaliere vennero presi dalla paura, ben sapendo che neanche mille banditi sarebbero stati all'altezza di un cavaliere del re, e fuggirono in preda al terrore.
La fanciulla, capendo che i banditi non l'avevano attaccata, non facendole sprecare energia per cacciarli, solamente per la presenza del cavaliere, decise che l'avrebbe ripagato andando con lui al castello del grande re, poichè lei viveva da lungo tempo e conosceva mille rimedi alle malattie più crudeli.
Così i due compagni intrapresero il viaggio attraverso le foreste, e presto capirono che, giunti a destinazione, non si sarebbero più lasciati.
Ma il destino spesso, anzi, sempre è ostile all'amore dei coraggiosi, e purtroppo fu così anche in questo caso.
Stremati dal viaggio, i due si fermarono a riposare e proprio in quell'attimo di tranquillità un vile ladro sbucò da un cespuglio e colpì a morte il cavaliere. Dopo aver rubato la spada del iovane, il vile sparì com'era arrivato, lasciando la anciulla sola e disperata. Ma lei capì subito che esisteva solo un modo per salvare l'amato cavaliere: così prese una mela che aveva portato con sè e la fece mangiare al giovane. Dopo un istante lui guarì, e riaprì gli occhi nel momento in cui la fanciulla sparì per sempre. Non avrebbe mai dimenticato il suo sorriso in quell'attimo.

Dopo altri due giorni di viaggio il cavaliere arrivò alla capitale. Lì donò una mela alla regina, che appena le diede un morso guarì completamente e tornò la bella e dolce sovrana, come se la malattia non fosse mai esistita. Il re, colmo di felicità, nominò il giovane suo più fidato consigliere.
Ma con il passare dei giorni il re notò che il cavaliere era triste e stanco, così quando egli gli chiese licenza di andarsene, non la negò.
Il cavaliere tornò alla pianura dal manto verde, all'albero che era come un faro nella nebbia, ai suoi frutti rossi come sangue. Non trovò la fanciulla, ma di questo non si stupì: lei era lì con lui, legata all'albero dall'antica maledizione. Vincolata a quella terra finchè la pianta fosse vissuta. Per l'eternità.
Il cavaliere estrasse òa sua spada, la conficcò nel terreno davanti ai suoi piedi e s'immobilizzò.
Potete ancora trovarlo lì, sapete? Proprio in quel punto. Le mani sull'elsa della spada conficcata nel terreno, gli occhi chiusi, un'espressione serena sul volto. In attesa...
  
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