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Autore: Irina_89    19/12/2007    3 recensioni
Certa gente pensa che la pioggia sia brutta… ma non sanno che la pioggia permette di camminare a testa alta anche con il viso rigato dalle lacrime...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silent Tears

Silent Tears

 

 

 

Ti vedo.

Come ogni giorno stai davanti alla scuola a parlare con i tuoi amici delle cinque terribili ore appena passate.

Ti chiamo con lo sguardo e te ti giri…

Mi vedi.

Ti avvicini… proprio come eravamo rimasti d’accordo ieri, quando ti avevo mandato quel messaggio sul cellulare.

 

‘Visto che non possiamo uscire… puoi fermarti dopo la scuola qualche minuto? Volevo parlarti…’

 

Non mi avevi risposto, ma ho capito che l’avevi ricevuto quando mi hai guardata.

“Volevi parlarmi, no?” mi dici.

Il mio cuore batte come se avessi corso una maratona.

Ti guardo negli occhi.

Quegli occhi che amo tanto…

“Sì… vieni… andiamo a sederci laggiù…” e indico una panchina vicino a noi, ma lontana da tutti.

Annuisci.

Ci sediamo l’uno accanto all’altro e il silenzio ci avvolge.

Devo iniziare a parlare. Dopotutto sono io che ti ho chiesto di aspettarmi… rimanere in silenzio non è proprio il caso…

Inizio a respirare più profondamente per farmi coraggio.

So esattamente cosa ti voglio chiedere… mi ero preparata il discorso da qualche giorno…

“Senti… lo so che non dovrei… ma ti voglio chiedere assolutamente una cosa…”

Deglutisco.

“Io non ho proprio speranze con te?”

Te mi guardi senza rispondere e io mi sento morire dall’imbarazzo per una domanda talmente diretta.

“È assurdo che te lo chieda, vero?” sorrido triste. “Dopo tre anni che ti vengo dietro… che ti chiedo di uscire.. e che te mi dici che non vuoi saperne di me.. ora… eccomi qui.. a farti una sorta di discorso che dire imbarazzante è altamente riduttivo.. sia per me che parlo.. sia per te che sei costretto ad ascoltare…”

Ancora non sento una risposta da parte tua.

Ti vedo distogliere lo sguardo.

Chissà a cosa stai pensando… forse ad una scusa per evitare che continui?

Ma io voglio chiarire… cioè… più che chiarire, voglio sapere…

“Davvero per nemmeno un momento ti sono piaciuta?”

Continui a stare in silenzio… forse anche perché sei veramente imbarazzato per questo discorso…

Dopotutto non sono mai stata così esplicita con te.

“Sai… mi hanno detto più volte di lasciare perdere.. ma io non ci riesco. Tutte le volte che ti vedo.. anche di sfuggita… non faccio altro che pensare a te. Assurdo vero?”

Il silenzio è l’unica risposta che mi concedi.

“Cioè… da quando mi piaci mi hai detto che avevi un’altra per la testa… che ci stavi provando con una ragazza conosciuta al mare… ti ho visto insieme a Silvia… ho pensato stessi con Sara… e ora ho saputo anche che ti vedi con una… eppure io sono ancora qui… se questo non è masochismo… dimmi te...” sorrisi ancora tristemente.

Ormai sto facendo finire tutte le mie frasi con un sospiro malinconico.

Te ancora non rispondi.

Hai lo sguardo perso nel vuoto davanti a te.

“Credo che quando avrò finito di dirti tutto questo, non avrò più il coraggio di guardarti in faccia…” ammetto. “Ma la cosa che mi preme di più in questo momento è dirti quello che provo.. anche se credo tu lo sapessi già da tempo…”

Ti guardo, ma te sei ancora avvolto nel silenzio e non mi degni di una risposta.

“Sai… in questi ultimi tempi mi si era accesa un po’ di speranza… non so perché… ma avevo pensato che forse… se mi fossi dimostrata più… più… come dire…diretta… forse potevo avere qualche possibilità…”

Sto torturando le mie mani come se fossero due grattugie.

“Da quando siamo usciti l’ultima volta… forse per l’abbraccio… ho iniziato a sperare. Ma allo stesso tempo pensavo anche che quello fosse una sorta di… di contentino… non so… forse perché mi vedevi come un caso disperato…”

Ti sento sospirare impercettibilmente. Forse allora avevo capito bene il significato del tuo abbraccio… be’… è anche vero che te l’avevo chiesto io… ma te non ti eri tirato indietro…

Solo a ripensare a quel magico momento che insieme alle tue braccia mi aveva avvolto, mi sento male…

Io ho davvero sperato che finalmente potessi essere qualcosa per te…

“Il bello è che più pensavo al tuo gesto più non riuscivo a scartare quest’ultima possibilità…” ho il groppo in gola e dal mio tono è evidente.

“Pensavo che se fossimo usciti più spesso, forse sarei riuscita a parlare con te tranquillamente… senza sentirmi idiota… che ne so… forse potevamo scherzare… farci le battutine dietro… ma tutte le volte che siamo usciti non ho fatto altro che la parte della ragazza stupida… della ragazza più che idiota… che non apriva bocca nemmeno se le offrivi l’argomento più valido del momento… perché pensavo che qualunque cosa avessi detto non ti potesse interessare…” mi sento irritata con me stessa per questa mia colpa. Mi sento ancora più arrabbiata con me stessa se penso a tutte le occasioni che ho perso con te a causa di questa mia paura…

“E penso che sia per questo tu alla fine mi hai valutata proprio nel modo in cui io non volevo essere valutata… Io volevo farti vedere che anch’io so scherzare.. so divertirmi… senza dover far sempre la parte dell’imbranata… ma non riesco ad essere me stessa quando sono con te.. perché sento come se non ci fosse rapporto tra di noi… cosa che in effetti è vera. Tutte le volte che siamo usciti, sentivo che te non mi conoscevi e io avevo quasi paura di farti conoscere come sono… forse perché temevo un tuo giudizio negativo, Ma allo stesso tempo fremevo di mostrarti la vera me…”

Aspetto una tua risposta. Ma te non accenni minimamente a parlare.

“La cosa più assurda è che te alla fine… qualunque cosa tu pensassi, sei sempre uscito con me quando te lo chiedevo.. e ti ringrazio… anche se è per questo che continuavo ad illudermi… certe volte mi ritrovo a pensare che se tu mi avessi quasi trattata male forse sarebbe stato meglio… ma comunque sia ti ringrazio davvero per non averlo fatto. Cioè.. mi hai fatto capire che non ti piacevo in più modi… e io tutte le volte ci sono rimasta male… tutte le volte ho battuto la testa contro un muro… quasi frantumandomela, direi… ma sono ancora qui… e forse proprio perché sono masochista che continuo a venirti dietro… ma principalmente lo faccio perché…” deglutisco ancora. “Perché mi piaci…” l’ho detto di nuovo.

Ora aspetto solo la tua reazione.

Ma non sento niente.

“Da tre anni mi piaci… e non so quando smetterai mai di piacermi… perché anche se so che stai con qualcuna… il mio cuore, ogni volta che ti vedo, sembra un martello pneumatico… non so come descrivere questa sensazione.. e solo per aver provato a descriverla mi sembra di essere non idiota… di più…” le mie mani si stanno contorcendo nella maniera più assurda, segno della mia innegabile tensione.

“Questo discorso… oltre a scoprire tutti i miei pensieri… è veramente assurdo…” rido triste. “Cioè… questo è uno dei discorso più imbarazzanti che abbia fatto in vita mia… anzi.. dire il più imbarazzante in assoluto… non solo per me.. come ho già detto… ma anche per te… e la cosa più assurda è che te sei qui ad ascoltarmi…” sempre che tu mi stia ascoltando…

Ripenso alla situazione e senza accorgermene lo faccio ad alta voce.

“È veramente assurdo tutto questo… te che cerchi di essere gentile con me… che mi dai una mano, per così dire… e io che ti prendo tutto il braccio…”

Sono idiota.

Cosa sto cercando di fare? Anche se ti sto parlando con il cuore in mano… cosa può mai cambiare?

Non ho il diritto di decidere con chi devi stare…

Ma voglio continuare a dirti cosa sei per me… così poi non avrò rimpianti…

“Sei un ragazzo veramente splendido… non solo fisicamente, ma anche perché non mi hai mai detto in faccia… ‘no, guarda… mi dispiace, ma mi hai rotto il cazzo. Non ce la faccio più a trovarmi te sempre tra i piedi…’ o roba simile. È anche per questo che mi piaci. Ti sei dimostrato veramente gentile, forse troppo…” risi malinconica. “Sembra alla fine che io te ne stia facendo una colpa di questa tua qualità… veramente assurdo…”

Te ancora non accenni a parlarmi. Che tu sia arrabbiato con me per questa mia dichiarazione?

Probabile.

Ma ormai non torno più indietro.

“Sai… mi ero anche scritta una sorta di lista per ricordarmi di dire tutto… ma come sempre non sono riuscita a seguirla… tipo la prima volta che ti ho parlato. Già… mi ricordo che stetti davanti allo specchio tutta una domenica mattina per vedere cosa potevo dirti di sensato per attaccare bottone… e alla fine cosa ti ho detto? ‘Perché non mi saluti quando mi vedi?’… È stata veramente un’umiliazione bella e buona…” rido ancora, con tono piatto. “Ma a ripensarci adesso, più che umiliazione è stato uno spettacolo. Cioè… non credo che siano state tante le ragazze che ti sono venute a dire una cosa del genere… e poi quando ti ho chiesto di aspettarmi all’uscita…” sospiro, quasi nostalgica di quel momento. “Non sapevo nemmeno che l’avessi detto, finché non ci ripensai…”

Ti sento quasi soffocare una lieve risata.

Forse anche te pensi che ero stata stupida in quel momento…

Già… chi non l’avrebbe pensato?

Ma la tua reazione finisce qui.

Sospiro.

“Comunque… ora smetto di parlare… primo perché come già detto.. questo discorso è così assurdamente imbarazzante che credo non riuscirò più a guardarti in faccia… secondo perché vorrei che mi dicessi anche te qualcosa… qualunque cosa…”

Ti prego.

Dimmi qualcosa…

Ti giri verso di me.

“Mi dispiace…” sussurri triste.

Un colpo dritto al cuore.

Sono sull’orlo delle lacrime e quasi spero che tu non te ne accorga, ma la tua espressione mi fa capire che invece hai capito tutto.

Abbasso lo sguardo.

Ci ho provato.

Anche questa volta ci ho provato… e anche questa volta ho sbattuto la testa contro quel muro.

Ora non solo ho il groppo in gola… ho proprio la voglia di piangere. Ma non voglio piangere davanti a te. Non voglio che mi veda in questo stato, quindi mi passo velocemente una mano davanti agli occhi.

Mi alzo dalla panchina e mi metto davanti a te.

“Prima di andarmene volevo darti una cosa… So che sto osando veramente troppo… ma voglio dartela comunque…”

Mi avvicino a te, pronta ad osare l’inosabile.

Pronta anche ad un tuo rifiuto, ma oso.

Poso delicatamente le mie labbra sulle tue e ti rubo un bacio… un bacio che non sarà mai mio.

Mi allontano lentamente e ti guardo negli occhi.

“Questo…”

Ti guardo e anche tu mi guardi.

Mi torna in mente quel Martedì pomeriggio quando mi hai abbracciata.

Voglio piangere, ma non davanti a te…

“Questo è il mio primo bacio. Volevo che fosse tuo…”

Ti vedo abbassare lo sguardo sulle tue mani, che tieni intrecciate sulle gambe.

“Scusa ancora se ti ho fatto perdere tempo inutilmente… e scusa anche per quel che ho fatto. Lo so che ora hai la ragazza… non avrei dovuto… ma era da tre anni che volevo regalartelo. Casomai non dirle niente… e fai finta che questo ‘niente’ sia anche ciò che è appena successo…”

Fai finta che questo niente sia io…

Trattengo a stento le lacrime.

Voglio piangere.

Voglio urlare.

Mi allontano da te, lasciandoti seduto sulla panchina con lo sguardo nel vuoto.

Mi allontano sempre di più.

Mi allontano, finché il mio sguardo non riesce più a scorgerti.

La voglia di piangere è tale che vorrei fermarmi proprio dove sono e sfogarmi.

Ti ho amato… e non sono mai riuscita ad odiarti.

Ti amo… e non riuscirò mai ad odiarti.

Poi una goccia mi cade sul viso.

Alzo lo sguardo e vedo che anche il cielo è triste, pronto a piangere… come me…

Un’altra goccia… un’altra ancora…

Dal cielo iniziano a scendere lacrime, come quelle che scendono dai miei occhi annebbiati.

Non le asciugo.

Le sento fare il loro corso, per poi infrangersi contro il suolo.

 

Certa gente pensa che la pioggia sia brutta… ma non sanno che la pioggia permette di camminare a testa alta anche con il viso rigato dalle lacrime.

  
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