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Autore: Megan Argent    02/06/2013    2 recensioni
-Lou- sibilo. –Che succede?- mi stupisco di riuscire ad aprire la bocca e a pensare.
-Non dovresti essere qui, tu sei viva, devi essere viva- mi sussurra, baciandomi il collo.
All’improvviso penso di essere morta. E’ la prima volta che ci penso davvero, la prima volta che mi permetto di pensarci. Mi sorprende che mi ci sia voluto così tanto per pensare alla parola “morte”. Morire . Morta.
mi immagino distesa su una lastra di pietra fredda, la pelle bianca, come il latte, le labbra blu, e le mani incrociate sul petto come se ce le avesse sistemate qualcun altro…
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel mio sogno cado senza mai fermarmi. Non ci sono muri, né soffitti o pavimenti.. soltanto una sensazione di caldo e buio ovunque.

Ho tanta paura e vorrei urlare ma quando apro la bocca per farlo non succede niente, e mi chiedo se riuscirò mai a fermarmi. In lontananza riesco ad udire un rumore, simile ad un ululato terrificante, acuto che si fa sempre più forte, fino a martellare la mia mente. Devo svegliarmi, ma non riesco ad aprire gli occhi è come se fossero incollati.
Non so dove sono, né cosa ci faccio in quel posto. Qualunque cosa sia, vorrei uscirne alla svelta. Vorrei tornare dal mio Louis. Vorrei sprofondare tra le sue braccia, sentire il calore che emana mentre mi stringe la mano, mentre mi bacia. O mentre mi sta semplicemente guardando negli occhi. Ho bisogno di trovarlo.
Poi penso a mia madre e a quanto sarà preoccupata per me. Comincio a correre ma non c’è nulla, solo il vuoto. Continuo a correre nello spazio perché l’immensità è  qualcosa che non si piò paragonare, qualcosa senza limiti. Il buio mi circonda, come volesse inghiottirmi. Se lo guardi non te ne accorgi di quanto rumore faccia. Ma nel buio.. tutto quell’infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco.  Voglio uscire di lì, ma sembra che sia intrappolata in quell’oscurità che mi persuade tutte le membra. Saranno passate due ore, le mie gambe cominciano ad essere stanche, io comincio ad essere stanca. Vorrei sedermi ma ho paura di cadere. Le gambe cominciano a tremare e ho paura che possano cedere e che io possa precipitare. Poi mi accorgo di essere sospesa, di galleggiare nel nero. Aspetto. Aspetto che tutto questo finisca. Non so che altro fare. Ricordo della festa di Deb,  di essere salita sull’auto di Lou. Ricordo l’auto che girava senza controllo, mentre Lou cercava disperatamente di fermarla. Il lampo d’avanti a noi e il rumore stridulo e acuto dei freni sull’asfalto bagnato. M a poi? Poi nulla.
Intorno a me ogni rumore viene da lontano. Le parole sono distorte non riesco a capire, che cosa mi voglia dire la voce. Passano cinque minuti credo.. poi altri cinque. Penso che aspetterò lì, dato che l’idea di muovermi sembra impossibile.  Sento gli occhi diventare pesanti e li chiudo, avvertendo il pizzicare freddo delle palpebre umide. Sto precipitando, ma non riesco a fare nulla, per fermarmi. Qualcuno mi afferra. Riconosco il suo profumo. E’ lui. E’ venuto a prendermi.
Lo stringo forte a me, non voglio che vada via. Brilla di una luce propria che illumina il suo profilo. Mi distacco leggermente, cercando disperatamente il suoi occhi blu. Sono spaventata, credo l’abbia capito, dato che tremo senza controllo.
-Lou- sibilo. –Che succede?- mi stupisco di riuscire ad aprire la bocca e a pensare.
 -Non dovresti essere qui, tu sei viva, devi essere viva- mi sussurra, baciandomi il collo.
All’improvviso penso di essere morta. E’ la prima volta che ci penso davvero, la prima volta che mi permetto di pensarci. Mi sorprende che mi ci sia voluto così tanto per pensare alla parola “morte”. Morire . Morta.
mi immagino distesa su una lastra di pietra fredda, la pelle bianca, come il latte, le labbra blu, e le mani incrociate sul petto come se ce le avesse sistemate qualcun altro…
-non sei morta- sibila.
-Tu.. io..- farfuglio qualcosa. Tutto è così strano, che quasi stento a credere che stia succedendo a me.
- sei in coma- confessa.
 L’idea di essere in coma in chissà quale ospedale, con la mia famiglia e gli altri, preoccupati, a riempirmi la stanza di fiori, ma fa sentire davvero bene. Perché se non sono morta, se non lo sono ancora, forse c’è un modo per fermare tutto questo.
-Ma.. tu?-  sussurro.
-Non devi preoccuparti per me. Sto bene. Devi pensare a te, ora, devi trovare la luce, devi tornare in te.
-Tu, sei la mia luce- dico ammirando lo sfolgorante bagliore che emanava. Sembrava incandescente.
-Devi risvegliarti- Afferma duro.
Sono confusa, non capisco. Sono in coma ma è come se  fossi morta. Lou insiste, affinché apra gli occhi ma è più forte di me.. non ci riesco. Forse non ce l’ho fatta, ecco perché non riesco ad aprirli.
-Non sei morta- ribadisce.
-come fai ad esserne certo?
-tu.. tu.. non brilli- bisbiglia.
In un secondo è come il mio corpo congelasse. Non riesco a respirare: la paura mi stringe dentro come una morsa. Il freddo mi affiora dentro. Vorrei sedermi con la testa tra le ginocchia, ma ho paura che se mi muovo, chiudo gli occhi o faccio un gesto, possa disfarmi. Le sue dita perfette che stringono le mie tremanti. Le sue mani grandi che proteggono le mie mani piccole e insicure.
Ancora mi stupisco della perfezione che c'è quando le nostre mani si intrecciano.
-No- protesto. –T-tu non puoi essere morto.. tu sei qui, e questo è solo uno stupido sogno.-Mi  sento gli occhi pesanti e umidi e so che mi basta un niente per cominciare a vuotarli senza sosta.
Resisto, resisto, resisto ancora perché quelle lacrime non vengano giù.
E poi chiudo gli occhi e faccio il danno. Inizio a piangere ,le lacrime calde scendono sul viso.
Ma non voglio fermarle, non ho più la forza di fermarle.
Voglio liberarmi da quel peso leggero.
Ci abbracciamo e diamo libero sfogo al dolore. Rimaniamo stretti in un abbraccio dolente fino a quando non abbiamo più lacrime e poi ci chiudiamo in un silenzio tristissimo.
-Ora devo andare- mi informa.
- Cosa? no ti prego non andare.- lo supplico appoggiando le mani sul suo petto.
-Devo.
-portami con te- lo imploro
Lou mi abbraccia forte a se, poi sciogliendo l’abbraccio a malincuore, mi accarezza il volto delicatamente con le sue grandi mani, quasi tremanti e mi bacia ancora una volta prima di andare. Fu in bacio lento e pieno di passione che mi lasciò senza fiato.
-non è ancora giunto il tuo momento- mi sussurra , poi continua – promettimi, che sarai felice?
-Lou.. se tu te ne vai, io muoio- affermo
-Io sarò sempre con te, sarò il tuo angelo custode- dice baciandomi la fronte. –Ora va, e non avere paura del buio, ti aiuterà a ritrovare la luce. - poi scompare.
Mi allontano addolorata da una sensazione di perdita e di vuoto, divorata dalla separazione e dall’addio di una parte di me. Il buio ritorna a dominare e ancora una volta mi assale. Sento ancora le voci, ma adesso riesco a capire cosa dicono. Stanno pronunciando il mio nome. Riesco a sentire la voce di mia made, e di mia sorella Abbie. Sento le sue piccole mani sul mio volto mentre le fa scorrere delicatamente su e giù per le mia guance.
Apro gli occhi. Sono viva.






HELLO GUYSSSSSS! (:

Questa è la prima OS che pubblico qui su EFP spero vi piaccia! (: Mi farebbe davvero davvero davvero mooolto piacere se lasciaste una piccola recensione a riguardo, ne sarei davvero felice!
Detto ciò, mi congedo, alla prossima
Meg xx
  
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