Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: HypnosBT    02/06/2013    4 recensioni
Zoe è una nerd fissatissima con il Trono di Spade, conosce a menadito ogni evento e ogni personaggio della saga.
Cosa succederebbe se un giorno si trovasse proprio nei sette regni?
Questa è la storia della Profetessa, la veggente che ha potuto cambiare la sorte di Westeros.
Tenetevi forte, perchè la notte è oscura e piena di terrore.
 
  Dal prologo:
 
  "Pensava al suo universo Zoe, e intanto le fiamme si allungavano. Generavano una luce rossa come il sangue di Gendry, scura come il fiato di Drogon."
 
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Beric Dondarrion, Nuovo personaggio, Robb Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ma liberaci dal Male

 

 

Prologo

 

 

  La luce del piccolo falò proiettava ombre vive sulle tende circostanti.

Il crepitio del fuoco riempiva il vento, arrivando a toccare il cielo privo di astri.

Era un giugno umido e bagnato, isolato da nubi cariche di grandine. I ragazzi avevano deciso di sfidare il tempo: dovevano festeggiare. La scuola era finita, l’immancabile gita sui colli non poteva aspettare.

I giovani erano partiti dal paesino la mattina presto, alla ricerca di un’avventura carica di spensieratezza e divertimento. Avevano colonizzato un piccolo vitigno, costruendo un accampamento che ai loro occhi semplici sembrava una reggia. La giornata era trascorsa piacevolmente, tra canti, risate, bevute e allegri sproloqui. Sul far della sera era iniziato un momento di ebbra riflessione, dove ognuno si impegnava a rivelare un segreto o una speranza. Erano arrivati a raccontarsi utopie e a filosofeggiare sul niente, quando il primo era ceduto ad un sonno profondo. Mano a mano tutti si erano coricati, sbadigliando e barcollando. Tutti meno che Zoe.

  La ragazza odiava l’oscurità. Il buio la disturbava, e la sua idea era di aspettare l’alba.

Perché chiudersi in una trappola di tela colma di insetti, quando poteva godersi l’aria giovane della notte?  

Aveva preso un ceppo e se l’era trascinato vicino alle fiamme luminose; al loro fianco le tenebre non facevano più tanta paura. Le aveva fissate a lungo, ipnotizzata dalla frettolosa danza dell’aria che bruciava.  Si chiese quante volte Arya Stark non aveva potuto accendere un fuoco, per il timore di essere catturata dai Guitti Sanguinari di Lord Bolton; si chiese quante volte il corvo Jon Snow aveva sospirato nell’avvicinarsi ad un fuoco caldo, al di là della gelida barriera; si chiese come si sentiva la rossa Melisandre di Asshai delle Ombre ogni volta che il suo amato fuoco le imponeva un sacrificio di sangue.

  I suoi eroi, figli di una terra inventata.

Le loro sagome correvano veloci di pensiero in pensiero e la seguivano durante tutta la giornata. Zoe avrebbe voluto sprofondare in quelli che erano Westeros e Essos, patria lontana di uomini, draghi e magia.

  Prese una chitarra scordata e cercò di sistemarla, ricordando con un sorriso la bravura di Mance Rayder nel suonare il liuto. Provò a ricreare la melodia delle Piogge di Castamere e il suo pensiero andò alla bellissima regina Cersei e a Tywin Lannister, che quasi la superava in perfidia. Ma non tutti i leoni ruggivano: Tyrion il folletto preferiva leggere e scherzare, come lei. A differenza del fratello, il prode Jaime non era mai riuscito a vincere la dislessia e si era sfogato con la spada. A est di Castel Granito, nelle prigioni della Roccia del Drago, Davos aveva imparato a decifrare i libri per bambini della piccola Shireen Baratheon mentre Stannis era impegnato a fare il re.

  Pensava al suo universo Zoe, e intanto le fiamme si allungavano. Generavano una luce rossa come il sangue di Gendry, scura come il fiato di Drogon.

 Vide il cambiamento e scostò lo strumento. Si avvicinò curiosa al falò, accantonando la preoccupazione. L’elemento ardeva verso la luna ammantata di nuvole nere, espandendosi sempre di più, sempre più in alto. Brillava di un’intensità pericolosa, e Zoe lo capì al volo.

  Prese uno straccio e cercò di spegnere la pira, senza risultati. L’ansia giudò la sua voce:

   «Hey, mi serve una mano! Brucia, brucia tutto!»

  Nessuno si svegliò. Si voltò per chiedere aiuto nella tenda più vicina ma attorno a lei c’era solo un impenetrabile velo nero. Continuò ad urlare, anche se in cuor suo sapeva che nessuno l’avrebbe sentita. Gridava rivolgendosi al buio, spaventata da morire.

  Non vide la trasformazione: alle sue spalle il focolare, lingua dopo lingua, aveva assunto una forma semi umana. La guardava con occhi di porpora, incurante del suo terrore.

  Zoe si girò per cercare dell’acqua e il suo cuore non resse. La ragazza aveva smesso di respirare, una mano posata davanti alle labbra manifestava il suo sconcerto.

  Cos’aveva davanti, un demone, un dio?

Solo la temperatura bollente le assicurava di non vivere un incubo.

Provò a scappare verso lo spesso muro corvino, inutilmente. Il mostro si protese verso di lei e l’afferrò per il polso. Avvolse le sue spire sul braccio, sul collo, sulla vita della giovane. La prescelta non smetteva di lanciare ululati disumani, supplicandolo. Aveva conosciuto il dolore.

  La piccola umana non comprendeva che era tutto fondamentale, che le fenici rinascono dalle proprie ceneri. L’avrebbe imparato presto.

E invece di spiccare il volo Zoe veniva trascinata verso il centro dell’inferno.

Le braccia della creatura la accompagnavano inesorabili alla fine.

Non ebbe neanche il tempo di pregare. Venne risucchiata dal fuoco e cadde, cadde inesorabilmente.

 

 

 

  Zoe si svegliò di soprassalto alle prima luci dell’alba. Cercò con lo sguardo delle ustioni invisibili. Stava bene. Era viva!

Si mise a sedere. Fu un movimento lento il suo, mirato ad ascoltare eventuali ferite.

Quando staccò le iridi dalla pelle pallida il sollievo sparì: dove diavolo era finita?


 

 

 

  
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