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Autore: _i_am_a_dreamer_    02/06/2013    0 recensioni
Mike!
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clacson, freni e sirene, i rumori della città assordavano Mike mentre trotterellava su un marciapiede del centro con la borsa in spalla. Dai movimenti sembrava quasi una ragazzina nonostante la sua imponenza: Mike era un omone di una trentina d’anni, alto quasi un paio di metri, con pelle color oliva e muscoli ovunque, un po’ imbruttito da una malformazione alla mano sinistra, aveva il viso scuro, coperto da occhiali da sole che brillava nel sole londinese. Si dirigeva verso il suo ufficio dove lavorava da una decina di anni, da quando si trasferì a Londra, quando divenne abbastanza grande da lasciare Suor Safna, la sua madre adottiva. La sua vera madre sarebbe stata una prostituta di Napoli con origini arabe, visibili anche nella carnagione del figlio, suo padre, uno sconosciuto. A pochi mesi fu abbandonato dalla madre e, da ciò che riuscì a rubargli da bocca una volta la suora, sarebbe andato a vivere con un certo “bello” che lo frustava quotidianamente e lo costringeva a chiedere l’elemosina per le vie della città. Parlava italiano, ma la suora gli iniziò a parlare inglese e così imparò anche questo, quando fu adottato stava nella prima adolescenza e fu portato in convento pieno di ferite e tutto ricoperto da sporcizia. Il perché molte brave persone come Suor Safna vengono attirate dalla chiesa, che in passato ha portato guerre e povertà non lo so, ma che la suora era una persona adorabile lo posso dire con certezza. Mike non la vedeva da quasi un’anno, perché l’ormai vecchia signora si trasferì poco dopo che il figlio adottivo avesse preso posto nell’agenzia di assicurazioni che, Mike aveva già raggiunto. La porta di vetro si aprì con un leggero ‘’squuuuik’’ che stampò un sorriso sulla faccia del ragazzo che ancora non dimenticava l’accaduto della sera prima, non sapeva il perché l’avesse fatto, era come un istinto da dentro, qualcosa che gli pungeva nello stomaco. Per un tratto pensò alle sue due, non ricordava dove le avesse trovate, ne da quando le aveva ma era di sicuro molto tempo prima. Controllò il suo scintillante orologio da polso: le appuntite lancette di ferro indicavano lo stesso numero, il dieci. Aveva ancora una decina di minuti prima dell’inizio del suo turno; si aggiustò lo zaino sulle spalle e i pantaloni grigiastri e con un leggero, quasi assonnato movimento chiamò l’ascensore che si apri in un batter d’occhio. Mike vi entrò ed appoggiando il suo corpo ad una parete guardava la città da attraverso la luccicante parete di vetro ch emanava molto calore. Macchine e persone si muovevano senza fermarsi come il sangue nel cuore, un continuo battito di gente che manteneva in vita Londra, la sua città preferita. Si era immerso nei suoi pensieri quando l’ascensore suonò e un numero 9 in rosso coprì la parte superiore della porta che con un leggero squittio si aprì. Non erano ancora le 10 del mattino e allungando il corpo verso una sedia in plastica scura vicino una parete diagonale che mostrava il centro della capitale britannica, il giovane si posò lo zaino da hockey sulle ginocchia che spostando la cerniera metallica verso la sua destra, cercò di aprire, non ci riuscì. Al terzo tentativo la scura borsa cilindrica si aprì, c’erano quadernini, matite, penne e roba per l’ufficio in un angolo si intravedeva una busta marroncina arrotolata su se stessa unta ai lati, che mostrava un po’ del pranzo di Mike, un panino con beacon e insalata, pronto per la pausa pranzo. Però non vide le lame che aveva usato per assassinare uno sconosciuto e l’innocente padrona di casa che per qualche motivo si trovava nel suo appartamento poco prima. Controllò anche le due tasche esterne. Un pacchetto ancora chiuso di Vigasol. Il suo scuro I-Phone in un portacellulari verde. E infine un portamonete con qualche sterlina. Ma le due lame erano sparite…
  
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