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Autore: Loreena McKenzie    02/06/2013    2 recensioni
"...Ahimè, però, capii troppo tardi che la vita è una bilancia. Gioia e tristezza sono proporzionati. E io avevo riso fin troppo, mi ero divertita fin troppo… era arrivato il momento di soffrire."
Storia nata durante un compito in classe e selezionata tra le migliori per la partecipazione a un concorso scolastico.
spero che piaccia a qualche lettore così come è piaciuta ai miei professori ^.^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA BILANCIA ADOLESCENZIALE

 

Gli elogi dei professori, ormai, erano diventati una quotidianità che mi accompagnava giorno per giorno. Era sempre stato così, ero sempre stata brava a scuola. E a pensarci, mi rendevo conto che non producevo nemmeno chissà quali fatiche. Era facile tornare a casa e, dopo pranzo, fare i compiti per un paio d'ore... mi piaceva, in fondo. L'avevo sempre fatto, dalla prima elementare, e mi pareva una cosa così naturale che mi avrebbe stupita il contrario. I libri di scuola erano le mie fondamenta, le espressioni di matematica la mia casa, gli esperimenti di scienze il mio tetto. Lo studio mi rendeva sicura, forte e potente. Non c'era momento più bello della sera, in cui andavo a letto dopo essermi rassicurata di aver imparato tutto ciò che c'era da imparare, che non avevo nessuna interrogazione da temere, che chiunque mi avesse chiesto qualcosa, io avrei saputo rispondere, che ero a posto.

Passai gli esami di terza media magnificamente. I compagni che si lanciavano bigliettini ormai non li consideravo nemmeno più. Loro erano rimasti indietro, e io avevo scelto di andare avanti.

I primi giorni delle superiori furono una vera e propria soddisfazione. Avevo basi culturali solide, forti, ed ero pronta ad affrontare un intero anno di studio. Nessuno avrebbe potuto impedirmi di avere i voti migliori.

Conobbi Sara il primo giorno. Ero entrata per prima in classe, di tutta fretta, e avevo ignorato tutti i posti che c'erano tranne quello in prima fila. Ma, com'è epico che sia, i banchi erano a coppia. Nonostante tutto, non mi dava affatto fastidio che man mano che gli altri ragazzi prendevano posto, nessuno veniva a sedersi affianco a me. Presto tutti loro mi avrebbero invidiata. Ormai ci ero abituata. Stavo sempre sola, avevo sempre avuto poche compagnie che non vedevo all'infuori degli orari scolastici e questo mi stava bene. A volte avevo anche pensato di essere derisa per i miei ottimi voti, ma avevo sempre voltato le spalle a queste maldicenze. Lo studio era la mia sicurezza.

Sara era arrivata in ritardo il primo giorno di scuola, e mi accorsi di lei solo quando prese posto di fianco a me, essendo l'unico rimasto.

Era una ragazzina bassa, mingherlina, vestita con abiti dai colori molto accesi. Aveva una ciocca di capelli rosa che le ricadeva sull'occhio sinistro, un “gioiello” sul sopracciglio destro e gli occhi insolitamente scuri. Doveva essere trucco, per forza. Io non ero un'esperta di trucco, anzi, non ci capivo proprio niente! Mio padre non mi permetteva di utilizzarlo e a me non mi era mai passata per la testa l'idea di trasgredire.

-Ciao! Io sono Sara- fece con un sorriso a trentadue denti e porgendomi la mano. Mi trovai un po' in difficoltà. Dalle mie parti i ragazzi non si stringevano la mano, era una cosa che avevo sempre visto fare tra adulti. E quel sorriso così... abbagliante! Perché sorrideva tanto?

-Lorella.- risposi, afferrando insicura quella piccola mano.

Rise e disse che non dovevo avere paura, che non aveva mica intenzione di mangiarmi. Ma io non avevo paura! O forse sì?

La professoressa prese posto sulla cattedra e cominciò a parlare. Io tentai di ascoltarla, ma quella ragazza non faceva altro che mandarmi continui bigliettini con domande e stupidaggini varie. Mi diede molto fastidio il suo comportamento, ma non volevo mostrarmi scortese.

Quando i professori parlavano non faceva altro che distrarmi e una volta tornata a casa, mi rendevo conto di essermi persa qualche pezzo di spiegazione e che la mia solita sicurezza stava cominciando a vacillare. Cominciavo ad essere un po' innervosita con lei.

Arrivarono i primi test d'ingresso e mi resi conto che non faceva altro che sbirciare continuamente sul mio foglio. Stavo cominciando a stancarmi veramente, mi sembrava un parassita, uno di quelli fastidiosi, che non solo ti sta attaccato, ma ti impedisce anche di andare avanti. Le voltai le spalle e cominciò a chiamarmi, ma feci finta di non sentirla.

Durante la ricreazione o il cambio dell'ora, io stavo seduta sul mio banco a ripassare l'argomento della lezione successiva. Sara invece aveva socializzato già con  tutta la classe. Io non sapevo neanche i loro nomi, ma che importava?

Poi arrivò il professore di matematica che consegnò i compiti corretti. Avevo preso otto. Rimasi molto delusa... se non fosse stato per Sara avrei preso il massimo! Ma quella ragazza non faceva altro che distrarmi!

Lei, al mio fianco, cominciò a singhiozzare. Un'insufficienza grave. Non potetti fare a meno di provare un filo di soddisfazione che tuttavia si affievolì quando il professore mi propose di darle una mano durante il pomeriggio. Sapevo che sarebbe stata una perdita di tempo, ma non mi potevo rifiutare.

Arrivai a casa di Sara con cinque minuti di anticipo e lei mi accolse con il suo solito sorriso sgargiante. Mi fece vedere la sua camera, mi presentò i genitori, la sorella. Stavo cominciando a stufarmi.

-Iniziamo con matematica?- le chiesi.

-Uffa, vai piano, Lorella! Hai sempre tanta fretta!- fece tra le risate.

E parlava, parlava, e parlava. E rideva. Poi arrivarono alcuni suoi amici che mi presentò. Mi sentii molto a disagio. Qualcuno di loro fumava, qualcun altro parlava di cose strane, poco dignitose. Io me ne stavo sempre in disparte e ogni tanto Sara mi prendeva il braccio e tentava di farmi rientrare nei loro discorsi. Piano piano, ascoltandoli, persi la cognizione del tempo. Entrai in un mondo nuovo, estraneo a me. Il mondo sociale. Mi accorsi che in fondo erano simpatici e che mi avrebbe fatto piacere rivederli per fare due chiacchiere.

Quando tornai a casa, però, mi sentii molto in colpa. Non avevo studiato niente di matematica e sentivo come un vuoto dentro. Dormii poco e male e a scuola, per la prima volta in tutta la mia vita, provai disagio nell'essere seduta al primo banco. Il professore mi fece una sola domanda e balbettai qualche parola. Mi guardò per qualche secondo e, quando si rese conto che non sapevo la risposta, indicò un altro ragazzo che rispose correttamente.

A ricreazione stetti molto male. Sentivo di aver tradito me stessa e tutta la fiducia che i miei genitori riponevano in me.

-Suvvia, Lorella! Non ti è andata mica male!- esclamò Sara con il suo solito sorriso. Io mi sentii molto arrabbiata ed ebbi voglia di urlarle in faccia. In fondo era solo colpa sua se non avevo studiato.

Non  feci in tempo a rispondere, però, che lei mi prese per un braccio e mi trascinò fuori per il corridoio. Mi condusse in un'altra classe e rincontrai i suoi amici, quelli che avevo conosciuto il pomeriggio precedente. Fui felice di rivederli e per un po' mi dimenticai della matematica e di tutto il resto. Accettai di rincontrarli quel pomeriggio, e quello dopo, e quello dopo ancora. Passarono i giorni e cominciai a vederli ogni giorno. Tralasciavo le mie ore di studio quotidiane, la sera andavo a letto con un vuoto dentro e quando il professore entrava in classe temevo un'interrogazione o una verifica a sorpresa. Ma questi pensieri venivano accartocciati in un angolo della mia coscienza ogni qual volta vedevo i miei nuovi amici. Mi sentivo felice perché finalmente mi ero resa conto di aver passato la mia infanzia e i primi anni dell'adolescenza in solitudine e cominciai a divertirmi veramente, per la prima volta. Le battute, gli scherzi, le risa tra ragazzi erano una cosa nuova per me.

Passarono i giorni e i mesi. Io e il gruppo eravamo diventati una cosa sola. Sara era la cosa più bella che mi fosse mai capitata.

Imparai molte cose. Imparai a tenere in mano una sigaretta, ad aspirare, imparai cos’è una cartina, imparai a bere alcol anche quando mi pizzicava a lingua, a far finta di essere sobria anche quando avevo molta confusione in testa, imparai a guidare un motorino, imparai a falsificare la firma dei miei genitori, a limonare con ragazzi che conoscevo a malapena. Imparai a mentire. Mi lasciai andare.

Cominciai a sopportare la delusione dei miei genitori. Lo studio veniva dopo di tutto. Il gruppo e il mio divertimento erano una priorità. Ormai non avevo più la testa per studiare, quando sapevo che potevo benissimo fare altro di molto più divertente. Ai libri dedicavo al massimo una mezz’oretta, la sera, sul divano, tra una sguardo alle pagine e uno alla TV e a MTV.

Ahimè, però, capii troppo tardi che la vita è una bilancia. Gioia e tristezza sono proporzionati. E io avevo riso fin troppo, mi ero divertita fin troppo… era arrivato il momento di soffrire.

Le notizie arrivarono così, all’improvviso, una dopo l’altra.

La mia bocciatura. Il trasferimento di Sara in collegio. La tossicodipendenza di due ragazzi del gruppo. E un altro, suicidato, causa alcolismo. E un’altra, incinta. E un altro ancora, finito in ospedale per collasso e coma.

Piansi. Piansi molto. Ma non per tutto questo, ma perché mi ci erano voluti nove mesi per capire quello che in otto anni di studio non ero riuscita ad imparare dai libri. La scuola mi aveva insegnato tanto, davvero tanto, tranne quello che mi ci voleva per vivere.

Conclusi che era tutta una questione di Equilibrio. Amore proporzionato a odio. Divertimento a tristezza. Delusioni a soddisfazioni. Era necessario, perché la bilancia stesse ferma e l’essere umano vivesse felice. Non ci voleva altro.

E l’Equilibrio io l’avevo perso, o forse non l’avevo mai avuto. La mia bilancia nell’ultimo tempo aveva aggravato eccessivamente dalla parte della spensieratezza e della gioia. Adesso aveva deciso di cambiare e di pendere dall’altro lato. Era arrivato il momento di soffrire.

 

­­­______

 

*Nota Autrice*: Ciao a tutti! Francamente non so perché abbia deciso di pubblicare questa one shot… Era destinata ad un concorso scolastico a cui sono anche riuscita ad entrare! Spero piaccia a qualcuno ^.^

Ciao!

   
 
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