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Autore: _Hikari    02/06/2013    1 recensioni
Una volta suo cognato l’aveva definita «La fiammella che riscalda le notti d’inverno, che ne illumina il buio». A quel tempo aveva trovato quelle parole stucchevoli, ma adesso che le tenebre delle ore notturne di dicembre si facevano più dense, adesso comprendeva perché la gente paragonasse la pioggia al pianto e, per la prima volta, esse gli parvero fredde, come il buio che lo circondava.
Come il dolore che lo attanagliava. No, il dolore non c’entrava niente. Era Marcus quello ad essere stato preso in quella morsa, non lui.

[Leggermente OOC l'ultima frase in quanto rispecchia la mia visione personale].
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aro, Didyme
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Imperium sanguis.'
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Lego House.
{Di pioggia, freddo e tenebra}



And if it’s dark in a cold December, but I’ve got ya to keep me warm
And if you’re broken I’ll mend ya and keep you sheltered from the storm that’s raging on

 

È buio nel freddo dicembre, ma ho te che mi tieni al caldo
E se sarai a pezzi ti metterò a posto e ti terrò al riparo da questa tempesta.

 
 
Non gli era mai piaciuto vedere le persone piangere, fin da bambino, e poteva vantarsi di aver pianto poche volte, in vita sua.
Nemmeno la pioggia gli era mai gradita, chissà, forse per quella bizzarra abitudine umana di paragonarne le gocce alle lacrime. Certo, trovava rilassante quel ticchettio che si faceva sempre più intenso man mano che i minuti trascorrevano, inesorabili, ma non sarebbe mai arrivato al punto di sprecare il suo tempo ad osservarla o, addirittura,  a restare immobile e lasciarsi colpire da quel getto.
Sorrise nel sollevare il proprio sguardo sapendo che avrebbe visto Didyme fare esattamente ciò che lui non avrebbe fatto. Due fratelli: uno la contraddizione dell’altra, ecco cos’erano.
Ma nel punto dove le sue iridi si posarono non c’era altro che un gruppo di ciottoli bagnati.
Esatto, perché, lui, Aro, aveva distrutto la casa di lego che aveva creato, proprio come un bimbo stanco del proprio gioco.
Che paragone affascinante, no?
Lui, Marcus, Caius e le loro mogli erano i pilastri dell’edificio che altro non erano se non i Volturi.
Già, affascinante, ecco come l’avrebbe trovato un tempo, ma non ora che aveva distrutto due delle colonne che sostenevano l'abitazione.
Una risata si fece strada nella sua gola, una risata amara, glaciale. D’altronde come avrebbe potuto essere adesso che aveva ucciso l’unica creatura in grado di portare un po’ di calore fra quelle mura?
Sì, perché era proprio ciò che Didyme faceva, o meglio, che aveva fatto finché ne aveva avuto la possibilità.
Una volta suo cognato l’aveva definita «La fiammella che riscalda le notti d’inverno, che ne illumina il buio». A quel tempo aveva trovato quelle parole stucchevoli, ma adesso che le tenebre delle ore notturne di dicembre si faceva più dense, adesso comprendeva perché la gente paragonasse la pioggia al pianto e, per la prima volta, esse gli parvero fredde, come il buio che lo circondava.
Come il dolore che lo attanagliava. No, il dolore non c’entrava niente. Era Marcus quello ad essere stato preso in quella morsa, non lui.
Un fulmine squarciò il cielo.
Dydime aveva sempre temuto i temporali, anche da vampira, loro, a differenza della pioggia, erano… violenti.
«Cosa potrebbe mai capitarti? Insomma, sono con te, come potrei permettere che ti succeda qualcosa, cara?».
Quella promessa gli tornò in testa mentre il vento iniziava ad ululare.
Che ironia della sorte che fosse stato lui a farla alla persona a cui poi aveva tolto la vita, no?
Oh, basta, quella situazione stava diventando ridicola, pensò increspando le labbra ma – a suo discapito – quella flessione non divenne un sorriso, non divenne niente.
Niente come, dopo anni, sarebbero state le macerie della casa in lego che i bambini costruivano, perché quei piccoli componenti sarebbero andati perduti. Chissà, forse quelli del suo edificio non sarebbero svaniti, forse sarebbero rimasti lì, ma aveva importanza?
Aveva costruito quell’abitazione quando le cose stavano andando bene e l’aveva distrutta quando… le cose stavano andando ancora bene ma adesso non era più così nonostante tutto ciò che si dicesse, nonostante sostenesse che i pilastri crollati fossero due. E forse aveva ragione, però non sarebbe stato così per molto, il terzo si stava sgretolando proprio in quel momento.
 
 

Raccoglierò su i pezzi,
Per costruire una casa fatta di Lego
Quando le cose andranno male potremo buttarla giù

 
I’m gonna pick up the pieces,
And build a Lego house
When things go wrong we can knock it down
 







 

Importante (?): l'omonima canzone utilizzata dalla sottoscritta è di Ed Sheen, la traduzione ed il testo l’ho presa da
questo sito (vi consiglio di ascoltarla, è stupenda). 
Note: ed eccomi qui. :) Sì, lo so, non sono capace per niente di scrivere di Aro ma lo faccio lo stesso u.u. #Perché io sono pazza. Spero solo di non essere finita in OOC – lo ammetto: quando scrivo di lui ho sempre questo terrore – e mi auguro che questa fanfic sia stata di vostro gradimento.
Uhm, non ho altro da dire. Vi saluto e vi invito a recensire. ^^

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