Ismira cammina lungo il ponte della sua nave, veleggiando verso est, insieme a suo fratello Kra. Mare calmo, vento favorevole, e nessuno alle calcagna.
L’equipaggio sale ridacchiando in coperta, mentre i due fratelli si appoggiano al parapetto e cominciano a discutere. D’un tratto, gli uomini ammutoliscono, e il capitano della nave grida, rivolto a Ismira << Ora che siamo abbastanza lontani, è giunto il momento. Prendeteli! >> grida ai suoi uomini, che si spargono per il ponte e bloccano Kra, dopo che due di essi erano morti per la sua spada. Ismira comincia a pronunciare un incantesimo, ma il capomastro le tappa la bocca appena in tempo.
<< E adesso >> sogghigna il capitano << è arrivata la tua fine, Rorandaughter! >>
La ragazza impallidisce, e lui le scaglia un pugnale dritto in faccia, che però viene deviato all’ultimo secondo dalle difese magiche imposte poco prima dalla maga, ma le imprime un brutto taglio sulla guancia destra.
<< Mi ero dimenticato delle tue difese da quattro soldi. Ma contro questo non potrai fare niente. Addio Ismira. >>
Prende la spada appena affilata dal parapetto, e affonda.
O perlomeno tenta di affondare, perché la sua testa ruzzola giù dal collo, finendo per terra.
Nel mentre, Kra si era liberato dei suoi aggressori, li aveva uccisi, e si era portato alle spalle del capitano, decapitandolo.
<< Ti ho appena salvato la vita, sorella, un grazie sarebbe gradito. >> si rivolge Kra alla sorella, che si era rialzata e si stava pulendo la lunga tunica.
<< Dopo >> replica la maga << Ora controlliamo se sono tutti morti. Quattro, otto, dodici... ne manca uno! >>
In quel momento sale l’ultimo sopravvisuto del equipaggio, dicendo << Ho acceso le polveri. Ho promesso di farlo se fosse andato tutto male. Scusatemi. >>
Ismira e Kra cominciano a correre verso il parapetto.