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Autore: Hisana    03/06/2013    0 recensioni
Ho iniziato a scrivere questa storia un anno fa ma poi l'ho accantonata. "Non comprendevo ancora cosa stavo facendo ma mi alzai, presi la pistola ed uscii sotto gli occhi increduli di quegli uomini." Piccola frase del primo capitolo.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa avevo fatto ?
Avevo appena ucciso un uomo e la cosa mi faceva sentire non contenta ma soddisfatta per aver completato un’azione difficile ma allo stesso tempo buona per il resto del mondo che non avrebbe più sofferto per un verme.
Avevo l’adrenalina addosso e dovevo tornare a casa.
Uscii dalla macchina, dopo aver pulito per bene le mie impronte per far sembrare tutto quello un suicidio e presi un taxi. Mi feci una doccia e subito dopo mi arrivò una telefonata da un numero sconosciuto.
-Pronto ?-
-Esme siamo noi.-
-Noi chi ? –
-Gli stronzi che ti hanno affidato la missione.-
-Ditemi.-
-Ne abbiamo un’altra ma sappi che è più complicata.-
-Ma perché non mi lasciate in pace, quel è il vostro problema ? State reclutando dei killer per riportare la pace nel mondo ? – Non capivo cosa volessero ancora da me, eppure avevo fatto ciò che volevano.
-Brava –sentii come una applauso- hai azzeccato la nostra idea, diciamo che è quello il nostro scopo in un certo qual modo.–
E adesso ? Ero un’assassina ? La mia vita l’avrebbero buttata al cesso per lasciare posto a quella di una killer ?
-E quindi il mio lavoro non è finito ? –
-Esatto-
-Immagino che tutte le informazioni sul nuovo così detto cliente me le mandiate per posta.-
-Vedo impari in fretta.- Sorrisi, per diventare come volevano dovevo immergermi nel ruolo.
-Ok.-
-Ma ricorda di non farti notare e quindi non trascurare le cose essenziali. – Attaccarono e io contemporaneamente.
Il nuovo personaggio si chiama Daniel Rodefix, muratore, con una fidanzata. Vive in una roulotte dall’altra parte della città, accidenti. Tendenzialmente psicopatico e tossico dipendente. Nulla di meglio da eliminare sapendo anche che la sua attività preferita è uccidere per droga. Immagino anche che magari sia un narcotrafficante. Bel lavoretto, non se lo potevano sbrigate da soli ?
Andai a dormire per riposare la testa da tutto il trambusto.
Mi svegliai stranamente di buon umore ed andai a lavoro. Mi attendeva un giovedì abbastanza leggero quindi appena staccai tornai a casa per cambiarmi. Ero vestita di nero dalla testa ai piedi con il cappuccio della felpa sulla testa. Mi sentivo una gangster davanti allo specchio e mi misi a ridere. Dovevo agire quasi esattamente come con l’altro coglione, ma sarei dovuta essere più cauta sapendo che Daniel aveva un arma sempre con se.
Avevo trovato il posto in cui lavorava e sapevo a che ora finiva e da quell’ora l’avrei seguito. Camminò fino alla macchina con diffidenza da chiunque gli passasse vicino. Arrivò in un bar e parcheggiò sul retro e da lì entrò. Io decisi di entrare dalla porta principale per non poter essere sospettata e iniziai a guardarmi in giro per vedere se lo trovavo. Nulla. Nel locale risuonava musica anni 70 e ragazze con molto poco addosso. Il barista era un tipo molto strano con capelli lunghi legati e vestiti da hippie. Aveva un sorriso dipinto in faccia che non spariva mai, chissà se fosse la presenza di ragazze.
Mi sembrava di essere osservata da tutti o era soltanto paranoia ed iniziai a pensare. Doveva esserci una stanza nel retro e quindi mi mossi nel locale con tutta tranquillità cercando di non farmi notare e alla fine la trovai. Una porta con su scritto “Accesso consentito solo ai dipendenti”. Si, dipendenti del locale o della droga ? Bella domanda a cui avrei dato presto una risposta.
Non volevo girovagare troppo perciò ordinai un drink e poi tornai in macchina, abbassai i finestrini e mi accesi una sigaretta in attesa di Daniel. Due ore dopo lo vidi uscire e stringere la mano ad un uomo, sentii anche un grazie e poi tornò in macchina. Feci in tempo a scattare un paio di foto per ricordarmi di dare un’occhiata all’uomo.
La mia macchina era distante due metri da quella di Daniel e la sua era illuminata da un lampione quindi riuscii a vedere mentre si faceva. Bravo, complimenti. Dovevo pensare a quando mettere fine alla sua ridicola vita fatta di bugie. Chissà se la fidanzata sapesse chi fosse Daniel o magari era una proprio come lui, amante della droga e delle pallottole facili. Ero troppo sovrappensiero per accorgermi che aveva messo in moto l’auto ma appena sentii che metteva la retromarcia il mio cervello mi urlò di aprire gli occhi e guardare dove andava. Così feci e lo seguii a debita distanza fino a quando non arrivò in una strada deserta che portava ad un piazzale in cui era parcheggiata una roulotte.
Lui parcheggiò e la porta di quella casa mobile si aprì. Uscì una ragazza non molto alta, bionda e con grandi tette. Ha buoni gusti questo coglione. Corse verso Daniel che stava chiudendo la macchina e gli iniziò ad inveire contro.
“Dove sei stato ? Ce l’hai la roba ? Perché ci hai messo tanto ? Ti sei messo a parlare con qualche puttana ?”.
Anche molto educata la ragazza. Vestita in pantaloncini cortissimi, top attillato e un paio di ciabatte. Daniel non gli badò ed entrò dentro la roulotte e lei lo seguì continuando ad urlare. Chiusa quella porta l’unica cosa che si sentiva era tristezza, non concreta che si poteva toccare ma come la tensione si poteva tagliare anche essa si sarebbe potuta cancellare o almeno allentare per far respirare quei due e farli affacciare alla vita per capire quanta ne hanno sprecata.
Era inutile continuare a pensare perciò tornai a casa in tutta tranquillità e ne approfittai per prendermi un gelato. Si, non faceva caldo ma ne avevo voglia.
Alzai lo sguardo ed il cielo era sereno, illuminato dalla luna e percorsi il tratto di strada a piedi per godermi quella serata.
   
 
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