Libri > Fiabe
Ricorda la storia  |      
Autore: areon    03/06/2013    1 recensioni
C’era una volta, in una terra lontana, una bambina di nome Biancaneve.
Ma questo tutti lo sappiamo. Come sappiamo che la matrigna malvagia era invidiosa della sua crescente bellezza e che quando la principessa aveva sette anni la Regina, ormai vedova, un giorno chiese allo specchio chi fosse la più bella del Reame ed egli le rispose che era la piccola Biancaneve.
In realtà, ciò che sappiamo è sbagliato.

Ispirato a Biancaneve dei fratelli Grimm
Partecipante al concorso C’era una volta… di Himitsu no yoru
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Andrew
C’era una volta, in una terra lontana, una bambina di nome Biancaneve.
Ma questo tutti lo sappiamo. Come sappiamo che la matrigna malvagia era invidiosa della sua crescente bellezza e che quando la principessa aveva sette anni la Regina, ormai vedova, un giorno chiese allo specchio chi fosse la più bella del Reame ed egli le rispose che era la piccola Biancaneve.
In realtà, ciò che sappiamo è sbagliato.
Ispirato a Biancaneve dei fratelli Grimm
Partecipante al concorso C’era una volta… di Himitsu no yoru

 
Partecipante al concorso C’era una volta… di Himitsu no yoru

Rating: verde
Genere: generale
Personaggi: Biancaneve/Helen
Note: one-shot

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

- ANDREW -

C’era una volta, in una terra lontana, una bambina di nome Biancaneve.
Ma questo tutti lo sappiamo. Come sappiamo che la matrigna malvagia era invidiosa della sua crescente bellezza e che quando la principessa aveva sette anni la Regina, ormai vedova, un giorno chiese allo specchio chi fosse la più bella del Reame ed egli le rispose che era la piccola Biancaneve.
In realtà, ciò che sappiamo è sbagliato.
Biancaneve, infatti, cresceva amata da tutti, ma non era la più bella del Reame: la più bella era la Regina. Ella si era sempre fatta strada grazie alla sua bellezza divina, ma iniziava ad invecchiare, e pur rimanendo più bella della principessa, sapeva che preso la giovane avrebbe preso il suo posto grazie all’amore che il popolo provava per lei.
Biancaneve era quindi la più benvoluta, era molto colta e intelligente, dal carattere gentile e posato, persino saggio nonostante i soli sedici anni di età.

La Regina, che non tollerava di perdere la posizione di potere duramente conquistata, decise di far eliminare Biancaneve da un uomo fidato, che la sosteneva da sempre e con il quale aveva un forte legame – o meglio, lui aveva un forte legame con lei, ma lei aveva imparato a non affezionarsi a nessuno, poiché riteneva l’affetto e la devozione debolezze sfruttabili a vantaggio di chi ne era oggetto.
La Regina convocò il suo uomo di fiducia nelle proprie stanze private per affidargli la missione e discuterne i dettagli, in particolare il fatto che avrebbe dovuto sembrare un incidente, a lui stabilire come. Nel mentre, però, Biancaneve si aggirava nel castello alla ricerca della matrigna, che si era sempre dimostrata gentile con lei, per portarle come lieto dono dei fiori che aveva raccolto quel pomeriggio nella sua passeggiata. Quando finalmente trovò la donna, la giovane udì del diabolico piano della sovrana, e decise di fuggire quella notte stessa, prima di essere brutalmente assassinata.
Quando, giunta la sera, la matrigna si fu ritirata nelle proprie stanze, e tutto il palazzo andò a dormire, ad eccezione delle guardie vigili, ella si intrufolò nelle cucine, rubando un discreto numero di provviste e riempiendo due otri d’acqua fresca. Si premurò poi di avere con sé dei soldi, dei vestiti e un giaciglio, prese dall’armeria alcune armi, quindi si avvolse in un mantello nero, di modo da celare la propria identità, sellò il cavallo e uscì attraverso un passaggio segreto che solo lei conosceva.
Per il primo tratto andò a piedi, poiché il cavallo al galoppo avrebbe fatto troppo rumore, ma quando si fu allontanata a sufficienza montò in sella e iniziò a volare lontano.

Il mattino seguente, quando l’ancella andò a svegliare Biancaneve, trovò il letto vuoto e un biglietto che recitava:
Stamattina sono uscita presto per una cavalcata nel bosco, tornerò verso il tramonto.
Biancaneve
L’ancella non si preoccupò, sapeva che la principessa era solita uscire a cavalcare o a passeggiare, e nonostante il suo defunto padre fosse molto preoccupato per queste abitudini nulla l’aveva mai fermata – forse anche per questo il sovrano si era visto costretto a farla addestrare nell’uso delle armi e nella lotta, perché potesse essere in grado di difendersi se necessario. Quando la Regina fece chiamare Biancaneve la serva le illustrò la situazione, e la sovrana non se ne preoccupò, dando l’ordine di farla convocare non appena fosse tornata.
Quando però, a tramonto passato, la principessa non fece ancora ritorno, nel castello si scatenò gradualmente il panico. Pensando che Biancaneve fosse stata rapita, si organizzarono spedizioni di ricerca su ordine della matrigna, che intanto pensava a come avrebbe potuto sfruttare la situazione a proprio vantaggio. La giovane, invece, era ben lontana, e aveva attraversato i confini del regno natio quella notte stessa, mentre le guardie erano alla sua disperata ricerca.

Di Biancaneve si potevano dire molte cose, ma non che fosse una sconsiderata: sapeva che la matrigna l’avrebbe fatta cercare in tutto il regno, per questo se n’era andata. Sapeva anche che i suoi abiti più semplici e il suo volto erano decisamente notabili, per questo aveva rubato degli abiti della servitù da uomo e portato tra le varie armi un pugnale con cui tagliare i capelli. Aveva approfittato di un fiumiciattolo e della luce della luna piena per svolgere un buon lavoro, quindi si era cambiata le vesti. Solo allora si era concessa del riposo, accampandosi nel bosco.
Forse quella fu una buona scelta, forse no: dormì poco quella notte, in particolare perché fu svegliata dal rumore di alcuni passi e dal nitrito nervoso del cavallo. Subito mise mano alla spada, nascosta sotto il giaciglio, e la sguainò cercando di fare il minor rumore possibile.
“Chi è là?” chiese spaventata, ma cercando di apparire tranquilla.
Un rumore alle sue spalle, molto vicino, la costrinse a voltarsi, e si trovò davanti un uomo armato di spada.
Chi è là?” fece lui “Mai sentito un ricercato fare una domanda più stupida.”
Ricercato? Io non sono un ricercato!”
“So riconoscere chi si nasconde o è in fuga, e voi senza dubbio lo siete. O avreste come minimo pernottato alla locanda del villaggio qui vicino. Ora ditemi, siete forse un contrabbandiere?”
“No! Non so neanche dove sono di preciso, come facevo a sapere di un villaggio?”
L’uomo rise, beffardo. “Non siete credibile, furfante.”
“Smettetela d’insultarmi, sono una persona rispettabilissima! Non sono certa si possa dire lo stesso di voi, piuttosto.”
“Certa?” chiese sospettoso, abbassando di poco la spada.
“Ho detto certo, avete sentito male.”
“Qual è il vostro nome?”
Biancaneve improvvisò il primo nome che le venne in mente.
“Andrew.”
Forse era una delle guardie del padre.
“Perché non mi sembra convincente?”
“Perché siete sospettoso.”
“Chiunque lo sarebbe al posto mio.”
“Ma voi lo siete di più. Generalmente sono le guardie e i soldati che girano armati di spada, o i mercenari, quindi posso dedurre che la vostra professione implichi l’uso delle armi. Inoltre, avete detto che sapete riconoscere chi è in fuga o si nasconde, quindi dovete avere molto spirito osservativo. Siete un cacciatore di taglie, immagino. Ora ditemi, vi sembro forse un criminale?”
“Non lo sembrate mai.”
Biancaneve abbassò la spada.
“Il villaggio di cui parlavate prima, ha delle guardie?”
“Sì.”
“Allora vi propongo un accordo: domattina andremo là. Se troverete una taglia sulla mia testa, sarete liberissimo di riscuoterla. Se invece mi rivelerò essere innocente, voi mi lascerete andare.”
“Chi mi assicura che non fuggirete?”
“Nessuno, ma se volete potete sorvegliarmi. Allora, abbiamo un accordo?”
“E sia.”
Entrambi rifoderarono la spada, stringendosi la mano.
Il mattino successivo giunse presto, ma nessuno dei due dormì molto.
Il villaggio distava un’ora di marcia, e i due fecero in modo di essere ai cancelli all’alba. L’uomo la condusse alla caserma delle guardie, chiedendo di vedere i manifesti dei ricercati. Tra essi, il suo volto non figurava.
Quando uscirono, Biancaneve volle conoscere il suo nome.
“Andrew.” rispose lui “E il vostro?”
“Lo conoscete già.”
“Vorrei conoscere il vostro vero nome, madame.”
Biancaneve rimase in silenzio, lui le diede le spalle e si allontanò.
“Aspettate!” lo inseguì.
“Cosa volete?”
“Il lavoro del cacciatore di taglie è pericoloso, non vorreste un compagno che vi copra le spalle?”
“No. E se mai lo volessi, chiederei ad un uomo.”
“Solo perché sono una donna, non significa che valga di meno!”
Ma lui non l’ascoltava, se n’era già andato.

Biancaneve trovò una casa abbandonata in mezzo ad un bosco lì vicino, e vi si trasferì.
La casa era accogliente, anche se non era curata già da qualche anno; in una panca trovò qualche vestito da donna, ma nessun abito da uomo. Diede poca importanza ai due fiori poggiati sull’uscio.
Con il tempo, Biancaneve imparò a cacciare, a preparare trappole, a maneggiare la scure per tagliare la legna. Un’anziana donna del villaggio, vedova e senza figli, la prese in simpatia e le insegnò a cucinare, a riconoscere i funghi commestibili, a filare e tessere, a mungere le bestie: la poveretta non ne era più in grado, così la ragazza lo faceva tutti i giorni per lei, e ogni giorno la donna le insegnava qualcosa.

Passarono i mesi, passò un anno in tranquillità nella nuova dimora, e quando fu autunno inoltrato un giorno un uomo raggiunse la casa, portando con sé due fiori da depositare sull’uscio. Ma quando arrivò in vista della casa sguainò la spada e si avvicinò circospetto, vedendola curata.
Biancaneve arrivava dal bosco dove era andata a raccogliere gli ultimi funghi, l’uomo le dava le spalle. Aveva imparato ad essere silenziosa per cacciare, e anche in quel momento lo fu. Depositò il cestino di vimini delicatamente a terra, prese l’arco che portava sempre con sé per sicurezza, estrasse una freccia dallo stivale e la incoccò.
Sperava che fosse solo, lo sperava davvero, o sarebbe stata veramente nei guai. Era passato un anno, era abbastanza certa che le ricerche della matrigna fossero ormai terminate, ma a quanto pare quell’uomo armato dimostrava il contrario.
“Siete sotto tiro: gettate la spada e voltatevi lentamente, e badate di tenere le mani dove posso vederle.”
L’uomo si girò come da ordini, ma non gettò la lama.
“Madame.”
“Oh, il signor cacciatore di taglie… qual buon vento vi porta alla mia umile dimora con la spada sguainata?”
“Questo è un malinteso.”
“Non mi risulta. Ora parlate: cosa volete da me?”
“Da voi? Cosa potrei volere da voi?”
“Non scherzate, ricordate che avete un’arma puntata contro.”
“Non voglio nulla da voi, sono semplicemente tornato a far visita a casa mia.”
“E vi aspettate che io vi creda?”
“Fate a meno. Ma quella è la casa in cui sono nato e cresciuto.”
“Ottimo. Io lì ci abito. E come mai voi no, invece?”
“Perché quando ci sono tornato ci ho trovato i cadaveri dei miei genitori.”
“Oh.”
Biancaneve abbassò l’arco.
“Mi dispiace tanto, condoglianze.”
Non era certa di potersi fidare, ma almeno doveva fingere. L’uomo raccolse i fiori mentre Biancaneve recuperava il cestino con i funghi e fischiava: un cucciolo abbastanza cresciuto di cane lupo arrivò di corsa, si mise di fianco a lei ringhiando contro l’uomo.
“Non le piacciono le armi, ti conviene lasciarle da parte finché sei qui.”
L’uomo sbuffò, ma fece come gli era stato detto, riponendo la spada nel fodero.
Biancaneve si avviò verso l’ingresso, ma l’altro non si mosse.
“Non volete entrare?”
“No, non mi va.”
“Forse proprio per questo dovreste. Ma vi consiglio di lasciarmi la spada quando entrate, Lucy non lascia entrare in casa gente armata, a parte me. Per il resto, posso offrirvi almeno un po’ di zuppa?”
Andrew le porse la spada e la seguì. Lei accese un piccolo fuoco nel caminetto, appendendovi sopra una pentola per riscaldarne in contenuto. Lucy non staccava gli occhi di dosso allo sconosciuto.
“Sapete, in genere non ho ospiti, a parte il carpentiere che ha riparato il tetto un anno fa’: pioveva dentro. Ma sedete, le panche non mordono!”
“Mi dovete ancora il vostro nome, Madame.”
“Non è importante.”
“Vivete nella mia casa, direi che lo è.”
“Ma voi l’avete abbandonata!”
“E ora sono qui. Potrei tornare a viverci, se volessi. Quindi, ditemi il vostro nome – quello vero, stavolta.”
“Helen.”
“Qualcosa mi dice che mentite ancora.”
Biancaneve non rispose, limitandosi a sorridere gentile.
“La zuppa è pronta.”
Si alzò e ne versò un piatto per Andrew, uno per Lucy e uno per sé.
“Non siete di qui, vero?”
“No, vengo da molto lontano.”
“È come mai ve ne siete andata?”
“Volevo cambiare aria.”
“Certo ci siete riuscita. Come vi sentite a sapere che qui sono morte due persone? Insomma, ormai ci vivete.”
“La gente muore tutti i giorni.” rispose, il tono velatamente amaro.
“Vero, ma di solito non viene assassinata.”
Biancaneve preferì non fargli notare che i motivi per uccidere qualcuno sono molteplici per uno sconosciuto, e ancora di più per qualcuno che ti è vicino. Si limitò a cambiare discorso, riportandolo su di lui.
“È per questo che avete deciso di fare il cacciatore di taglie?”
“Se voglio trovare quel bastardo? Sì.”
“E quando l’avrete trovato? L’ammazzerete come lui ha ucciso i vostri genitori?”
“Anche se fosse, la cosa non vi riguarda.”
Biancaneve capì che era meglio evitare di continuare ulteriormente la conversazione su quel terreno instabile, così parlarono del più e del meno, e in alcuni momenti non parlarono affatto.
Dopo il pranzo Biancaneve uscì di casa, adducendo la scusa di dover andare un po’ a caccia, per lasciarlo un po’ solo – aveva capito che probabilmente Andrew avrebbe voluto ricordare i propri genitori senza essere osservato, anche lei era un’orfana in fondo – Lucy invece rimase in un angolo.
Tornò un paio d’ore più tardi con un paio di conigli. Il cacciatore di taglie era fuori dalla porta, ad attenderla per poter avere la propria spada e andarsene. Biancaneve gliela porse, e al momento di congedarsi gli propose di fermarsi a trovarla quando fosse di passaggio.

Inizialmente le visite furono rare: la prima avvenne sette mesi dopo il secondo incontro; in seguito ve ne furono altre, sempre più ravvicinate, fino a che non iniziò a presentarsi pressoché ogni mese o mese e mezzo. Impararono a conoscersi, entrarono sempre più in confidenza, a qualche anno dall’inizio di quella routine qualche volta Andrew rimase per un paio di giorni, ovviamente solo perché lei gli aveva offerto di fermarsi a dormire. Ogni volta che andava a trovarla le raccontava cosa succedeva nei posti in cui era stato: aveva così saputo delle epidemie che avevano colpito alcuni villaggi, del prosperare di alcune città, delle ricerche della principessa scomparsa del regno vicino che ancora si protraevano… Dopo sette anni che era scappata, un giorno Andrew le portò la notizia dell’uccisione della Regina del regno vicino, e del caos in cui questo era caduto: aveva sfruttato e martoriato il popolo, imponendo sempre più tasse, spesso con la scusa di ritrovare la principessa, ma aveva deciso da poco di interrompere le ricerche, e si vociferava che qualcuno del palazzo ancora fedele alla principessa l’avesse avvelenata. Biancaneve rimase profondamente turbata da quella notizia. In seguito apprese, sempre da Andrew, che era salito al trono il cugino della principessa – Biancaneve se lo ricordava bene, era una persona molto gentile, così si mise l’animo in pace per il suo vecchio regno, e non se ne curò più.
Un paio d’anni dopo Andrew fu costretto a ritirarsi dal lavoro di cacciatore di taglie, in seguito ad un incidente che lo rese zoppo. Quando accadde era una notte piovosa, e si trovava nel bosco vicino a casa di Biancaneve: era quasi riuscito a prenderlo, ma nella lotta il farabutto che inseguiva lo ferì gravemente, rompendogli una gamba; il cacciatore di taglie si trascinò verso casa dell’amica per cercare rifugio, non avendo altro luogo dove andare, ma quando arrivò trovò la porta spalancata. Entrando vide il fuggitivo a terra, sbranato da Lucy. Consegnò le armi a Biancaneve, che nel vederlo gli corse incontro per sostenerlo, e si fece medicare senza protestare. Il giorno successivo la donna riscosse la taglia e iniziò a prendersi cura di lui, anche se non guarì mai bene. Da quel momento in avanti lui rimase ad abitare lì assieme a Biancaneve. Alcuni anni dopo Andrew le chiese di sposarlo, lei accettò e per onestà gli raccontò la sua storia – quella vera.
Le nozze furono festeggiate da tutto il paesello. Nessuno tranne Andrew seppe mai che Helen era in realtà Biancaneve la principessa scomparsa del regno vicino, nemmeno i figli dei due.

Di loro non si può dire che vissero per sempre felici e contenti: morirono in tarda età dopo aver trascorso il resto della vita in pace, eccetto qualche sfortunato malfattore che vedeva in una casa nel bosco un facile bersaglio e si ritrovava invece sbranato – pulire il sangue era una vera seccatura.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

*informazioni di servizio*
La scelta del nome maschile sfruttato da Biancaneve non è casuale: vi è un’edizione di Biancaneve dei Grimm splendidamente illustrata da Benjamin Lacombe, artista francese. Il suo principe azzurro, a detta della mia migliore amica, è identico a James McAvoy, l’attore che ha interpretato il fauno Tumnus nel primo film delle Cronache di Narnia e Charles Xavier in X-Men – L’inizio (First Class). Ora, farle usare come pseudonimo James non mi sembrava opportuno, in quanto il nome del principe azzurro di Biancaneve nella serie TV Once Upon a Time è esattamente James, così ho fatto una breve ricerca sull’attore scozzese e ho scoperto che il suo secondo nome è Andrew. Di qui la scelta del falso nome che usa.
*angolo autrice*
Questa – assieme ad un’altra che ho scritto più o meno nello stesso periodo, è la prima storia su una fiaba. Spero che vi sia piaciuta ^^ vi prego di lasciare un commento se lo vorrete.
Alla prossima, e grazie per aver letto!
Baci,
areon
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Fiabe / Vai alla pagina dell'autore: areon