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Autore: Scarlett Rose    03/06/2013    5 recensioni
Dopo la morte della figlia Ashley, la dottoressa Magnus continua la sua vita. Quali sono i pensieri di un'immortale che ha perso la cosa più preziosa al mondo?
Ambientato pochi giorni dopo il finale della I stagione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ambientato poco dopo la fine della prima stagione e quindi alla morte di Ashley.
 

Ashley le trotterellava spesso dietro lungo i corridoi del Rifugio, bionda e bella come un angelo, un po’ incerta sulle gambette grassottelle. Helen faceva sempre finta di non accorgersi di lei, per poi voltarsi tutto ad un tratto e spalancare gli occhi “E tu cosa ci fai qui?”.
Allora la sua piccola Ashley rideva e le correva incontro, mentre Helen si accovacciava e le apriva le braccia per stringersela al petto e coprirla di baci.
Helen aprì gli occhi di scatto, impiegando qualche secondo per realizzare di essere nel suo letto. Abbassò gli occhi sulle braccia incrociate sul petto, a stringere il vuoto.
Era proprio così che si sentiva in quei giorni, nonostante facesse del suo meglio per mantenere la promessa fatta alla figlia di andare avanti anche senza di lei.
Vuota, spaccata e terribilmente sola.
Quando aveva scoperto che John era diventato un mostro assetato di sangue aveva creduto che il cuore le si spezzasse nel petto. Realmente, non per modo di dire, l’aveva sentito contrarsi per il dolore e poi rompersi, rendendole difficile anche solo pensare che un giorno si sarebbe ripresa.
Erano finiti i sogni e le speranze di una vita insieme, così come ogni possibile futuro per loro due. Spesso, pensando a lui, avrebbe preferito che fosse morto. Almeno, lo avrebbe potuto piangere in pace.
Quella volta credeva davvero di aver toccato l’apice del dolore umanamente sopportabile.
Si era sbagliata.
Perché con la morte di Ashley il suo cuore non si era spezzato.
Si era disintegrato.
E i frammenti, acuminati e taglienti come schegge di vetro, le graffiavano l’anima ogni volta che per un motivo qualsiasi il pensiero della figlia le sovveniva alla memoria.
Si stupiva ancora di riuscire ad alzarsi, mangiare, amministrare il Rifugio, passeggiare, quando quello che avrebbe voluto sarebbe stato soltanto sdraiarsi sul pavimento e rimanere lì, immobile e singhiozzare come una bambina.
Sarebbe stato facile e molto meno doloroso, ma non poteva permetterselo.
Attorno a lei c’erano delle persone, no anzi, degli amici, che non voleva far ulteriormente soffrire, per non parlare di tutti gli Anormali in cerca di aiuto che aveva il dovere di assistere. Senza peccare di falsa modestia, era la sua figura il perno che mandava avanti tutta la rete dei Rifugi.
Forse, però, questo non sarebbe bastato a farla andare avanti se non ci fosse stato un motivo ben più importante.
L’aveva promesso ad Ashley.
In quell’attimo in cui tempo e spazio si erano fermati, concedendo ad entrambe quell’addio che non avevano potuto darsi, lei aveva giurato di non mollare e continuare la sua vita.
Perciò per quanto fosse faticoso, avrebbe continuato ogni giorno ad alzarsi e a svolgere i suoi compiti, sperando di trovare un motivo di serenità che l’aiutasse a colmare la voragine che si sentiva nel petto. In nome di quella promessa, Helen Magnus non si sarebbe arresa al dolore.
Perciò si alzò dal letto ed iniziò a vestirsi.
Sì, sarebbe andata avanti, anche se a volte il semplice respirare faceva dannatamente male.
 


Sì, lo so, è triste. Ma è come mi sentivo durante una brutta influenza (colpa degli antibiotici, tsè!) e dunque mi è parso giusto “sfogarmi” un po’ prima di tornare a più lieti pensieri! Grazie per aver letto e diecimila grazie a chi lascerà un commento.
  
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