Into the wild - Eco mnemonico di un quiescente delirio.
Una placida invocazione indulgente
in divampanti fruscii assonanti;
deleterio è l’austero solco
di quegli argini addomesticati dai copri-volti mutanti.
Sontuoso scinde gli angoli in fuga sui cementi vanificati,
galante è la promulgazione delle valanghe nei cavò
al fango delle cardiache reclamazioni sconosciuta.
Thimerosal nelle iniezioni divergenti
delle conversazioni neuronali,
suffumigi maniacali inietta la lancetta
nelle caverne in collasso dei remoti girovaghi in pianti.
E l’ardente soffio dei senzatetto in etere
alla catarsi induce questa trincea mercuriale
con dimore radicali in simbiosi.
Diverge la circolazione nei generatori di melodie marine,
negli ululati dei dipinti in movimento,
nelle crociere dei fondali senza sosta e sorte;
posta senza ritorno in navigazioni non circoscritte
nei palcoscenici degli acquiescenti.
Un convivio sparso nelle costruzioni non edificate
di questi recessi attitudinali,
un’effusione perpetuata nei vigori novellistici
di rimbombi casuali d’echi mnemonici;
concentrica l’onda d’urto dei crateri destatisi
alla gravità del sognante delirio.
Un mercenario, la reminiscenza,
al soldo di una catarsi non convenzionale.