porcelain.
{100
words}
E Reina
sa che qualcosa non va. Che qualcosa è rotto e che non lo
riparerà con la
colla.
Reina sa
che tutto si è infranto ancor prima che lei alzi lo sguardo
–che ancora
conserva un ostinato orgoglio- e il suo volto riveli
l’ennesimo livido. Le dita
bianche lo sfiorano pacate, per poi stringersi in un pugno serrato.
La solita
domanda retorica, la solita risposta scontata.
Tuo
padre ti picchia?
Sì.
Le
mani
di Reina si stringono di nuovo attorno al suo viso, tremanti.
Reina lo
sa, quando una vita è spezzata, distrutta, inerte.
•••
Reina
sente le lacrime pungere contro gli occhi, ma sa che non
piangerà. Non l’ha mai
fatto.
Piangere
è per i deboli.
Piangere
è per chi si arrende.
Guarda il
poliziotto impassibile, che finge di essere dispiaciuto mentre le dice
che la
sua amica si è suicidata.
Le
sorride cautamente, le fa le condoglianze, ma chissà se la
sua mente ripensa
alla fidanzata o a quello che ha mangiato a pranzo.
A lui non
importa.
A nessuno
importa.
Neppure a
lei.
Neanche
alla pioggia che cade sulle sue spalle. Neanche alle lacrime che
rotolano sulle
gote mentre corre via.
occhei,
piccola double-drabble per celebrare la mia coppia preferita, ya.
non so perché
loro, non lo so, vi giuro.
so che la
dedico a rara, anche se è una schifezza e l’ho
scritta in quindici minuti – e avevo
bisogno di scrivere schifezze in questo fandom, shi.
-machepenachefaccio-
il
titolo un
riferimento alla fragilità
umana, paragonata alla porcellana.
//
comincia a piangere