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Autore: Circus    03/06/2013    1 recensioni
Abbandonata a se stessa Nanami dovrà affrontare uno spiacevole avvenimento,forse,alle soglie dei suoi 20 anni,la giovane avrà la forza di compiere una scelta.E stavolta, fra dolori, ricordi,speranze infrante...dovrà trovare il coraggio di aggrapparsi alle certezze di chi per lei ha sempre lottato,stavolta...l'unica felicità alla quale dovrà mirare...sarà la sua.
|Bokura Ga Ita: Nanami - Yano - Takeuchi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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{I die each time,you look away.



Si sentiva protetta,al sicuro e rasserenata. Il vociare proveniente dal corridoio esterno si faceva sempre più flebile mentre le sue palpebre si decidevano a tentar un ennesimo sforzo riaprendosi in maniera più pacata,forse nel tentativo di evitare nuovamente quei neon tanti accecanti.

U-uhm..

Disse lamentandosi mentre portava le mani al viso stropicciandosi tutta. Si sentiva dolorante e fiacca,come se tutto quel riposto le avesse risucchiato ogni energia anziché giovarle.

Andrà tutto bene..

La ragazza girò il volto piano,sorridendo di rimando a colui che premurosamente le sedeva al fianco sfiorandole con garbo la mano.Takeuchi,chi altri? Chissà quando era accorso,chissà cosa avevo visto o ascoltato. E se..se Nanami avesse parlato nel sonno? Se involontariamente lo avesse ferito di nuovo con le sue speranze mai svanite,con il suo costante desiderio di ritrovare quello scapestrato rossiccio. Un brivido le percorse la schiena. Senso di colpa,pietà. Non doveva approfittarsene ma cavolo era lì,sola,ferita e sporca,sporca di mani sudice che la sfioravano ovunque. Strinse la mano del giovane appena,come a volergli far intendere la sua gratitudine nel vederlo. Il petto le si era svuotato. L’aria nei polmoni incalzava ritmicamente come in preda all’ansia,come sull’orlo del pianto,no,non doveva,non..

Lui..lui..

Lui non so chi sia ma gliela farò pagare amaramente.


Disse Takeuchi con voce bassa e gelida. Il suo tono,il suo sguardo e le dita che al pensiero stringevano con più ardore quelle affusolate e minute della giovane,ritraevano un volto che raramente la ragazza aveva avuto l’occasione di osservare. Nanami sorrise scuotendo di poco la testa,sciogliendosi dalla presa di mano e tamburellando le dita sul torace.Avrebbe voluto battere il pugno delicatamente,di modo da far intender maggiormente ciò che voleva dimostrare,ovvero che stava bene e che era tutto passato,ma una nottata fuori in quel vicolo buio ed umido l’aveva ridotta ad un pezzo di legno,fredda e priva di articolazioni,completamente intorpidita.Muoveva i muscoli dei piedi di tanto in tanto,solo per constatare che fossero ancora lì,sani e salvi,ma un formicolio fastidioso le faceva storcere il naso ad ogni tentativo. Takeuchi si sollevò un secondo distratto dall’entrata di un’infermiera.

Buongiorno,come si sente Takahashi-san?

Nanami si voltò verso quel corpo snello e longilineo. Il viso era luminoso ed irradiava un’espressione decisamente fasulla.

Megl-

Ecco signor Masafumi ci sarebbero ancora delle pratiche..


Ma tu guarda questa. Pensò la ragazza bofonchiando parole senza senso a bassissima voce ed assumendo un’espressione decisamente poco femminile ed aggraziata.

Dovrebbe inoltre firmare questi per il rilascio di sua moglie.

Lì per lì non ci fece molto caso. Magari aveva compreso male,ma nonostante tutto la sua schiena s’incarcò di scatto,non riuscendo ancora ad avere pieno controllo di tutti i muscoli del suo corpo. Il giovane in tutta risposta trattenne una risatina per poi alzarsi e chiedere all’infermiera di spostarsi assieme a lui,al di la della stanza.

Massì,tramate,tramate alle mie spalle.

Gneee.

Una piccola linguaccia gettata verso il vetro granulato della porta scorrevole e si ritrovò sola. Le dita trascinarono con forza e fatica le lenzuola verdine del lettino ospedaliero sino all’altezza della fronte. Avevano un pessimo odore,un odore..un odore troppo comune da definire,era un mix di varichina,ammorbidente scadente,plastica e muffa. Inspirò per poi tossire e far sbucare nuovamente il viso,anche se per metà,fuori dalle coperte. Guardò l’ombra più alta fuori dalla porta gesticolare velocemente come se fosse convita di ciò che affermava..ed un attimo dopo grattarsi il capo in preda all’imbarazzo. Takeuchi era un uomo,cresciuto troppo in fretta a parer suo,maturo,con le sue responsabilità,un’ottima carriera da portare avanti..l’esatto contrario di Yano,all’apparenza per lo meno. In cuor suo sentiva che colui il quale aveva vegliato su di lei quella notte era il vero ragazzino,a dispetto di LUI. Motoharu era maturato,si era avvicinato alla mentalità dei “grandi”,si perché è così che si diviene coscienti dei problemi,è così che s’inizia la scalata al lavoro,al mantenimento proprio e di una possibile compagna,è così che si abbandonano sogni e speranze e ci si aggrappa alla dura,cinica,angusta realtà. Yano era un adulto,un adulto dal cuore marcio,un cuore sul quale si era camminato per troppo tempo,un cuore a cui era stato portato via troppo sangue..non c’era nulla di positivo in quella sua repentina crescita,gli adulti divengono insensibili e lui si stava avvicinando a quel baratro. Un’altra occhiata fuori. Non vi era più nessuno oltre la porta. Un sospiro,basso e duraturo le svuotò i polmoni,timorosi d’inspirare l’aria racchiusa in quella biancastra stanza dalle finestre serrate. Era sera? Era giorno? Per quanto aveva dormito? Come l’avevano trovata? Una tempia iniziò a batterle per via delle numerosissime domande che iniziarono a frullarle per la testa.L’unica cosa di cui era certa era che lui aveva capito,sapeva a chi si riferiva prima..quando l’aveva fermata affermando che l’avrebbe fatta pagare al malfattore. Takeuchi era estremamente sensibile,forse si era avventato perché alla domanda “Lui dov’è? Perché non è venuto?” non avrebbe saputo cosa rispondere.Molto probabilmente non avrebbe neppure voluto rispondere,in quanto ciò che contava ora era la presenza di chi al suo fianco ci era rimasto. Ma allora perché sentiva di averlo avuto vicino? Perché in cuor suo sperava e non demordeva? In preda all’agonia e al pianto singhiozzato socchiuse nuovamente gli occhi sfuggendo alle preoccupazioni.


L’hai portata fin qui ma non la saluti e dici di non volerla vedere quando si sarà ripresa..mi spieghi che diamine ti passa per il cranio?

Se ne stava lì,con la schiena dritta poggiata contro una parete adombrata mentre ascoltava in silenzio quelle noiose lamentele.

Take,pensaci te mi hai detto uscendo dallo stanzino dopo esser stato lì a vegliare su di lei,perché vuoi che creda che sia stato io a trovarla? Che le dirò quando mi chiederà che è successo?

Suvvia hai mentito quando nascondevi di esser innamorato di lei,non dirmi che ora non saprai inventare qual cosina?


Disse il rosso sorridendo spensierato come al suo solito.Il viso dalle curve marcate,sembrava dimagrito e un po’ pallido,era cresciuto,era decisamente aumentato di qualche centimetro ma i jeans bassi e la t-shirt grigia larga gli dimezzavano le misure,rendendolo l’eterno ragazzino del liceo.

Non serve che lei sappia la verità.

continuò staccandosi dal muro ed incamminandosi verso l’uscita. Parlava sicuro di sé,sapeva mentire bene o cosa? Quella visione,lui possibile che?

Bye bye Take! Ohi!

Il viso si girò di tre quarti,ed il neon mise bene a fuoco quel bizzarro sorriso. In quell’istante,per un breve attimo,al moretto parve di rivedere il giovane Motoharu del liceo..ma il tempo passa,le cose non restano sempre le stesse e se allora i legami potevano esser ricuciti come un nulla..ora,ora non era più così. Le spalle ricurve si sollevarono quando le mani finirono comodamente a rintanarsi nelle tasche anteriori dei jeans. Non si mosse,rimase ad osservare immobile al centro del corridoio quella figura,quella figura tanto agognata da più e più persone. Era sparito,si era trascinato dolori,ricordi,aveva dato preoccupazioni e sofferenze per tutti quegli anni,ma nonostante tutto c’era chi lo amava,chi teneva al suo bene,alla sua vita,chi lo pensava e chi non lo avrebbe mai dimenticato.



Le sirene di un ambulanza si fecero sempre più squillanti ed acute. Tre paramedici spingevano un lettino mentre altri due professionisti in camice li scontravano all’accesso principale. Un uomo. Sulla cinquantina. Era stato colpito più e più volte per poi esser lasciato in un vicolo lercio ed ombroso lungo a nord-est della città. Nanami si rigirò nel lettino,inconsapevole di ciò che era avvenuto,desiderosa di buttarsi tutto alle spalle e non lasciar più nulla alla speranza. Aveva giocato la carta dell’attesa per troppo tempo. Era ora di andare avanti,era ora di dimenticare. Takeuchi,osservò quel lettino spinto con caoticità e frettolosità verso un’altra porta che si aprì sbattendo violentemente le ante verso il suo interno,facendo passare i medici e richiudendosi dopo qualche minuto di ondeggiamento,esattamente come prima,con uno spiraglio di spazio nel centro.

Tsk. Quell’idiota,c’è andato giù pesante.

La porta della stanzetta si aprì piano,facendola scorrere verso la sua destra con una leggera pressione del palmo. Mentre l’altra mano era intenta a sollevare una bustina bianca contenente qualche succo e tisana energetici. Le sorrise,ricolmo di sensi di colpa per poi richiudere l’anta e andarsi a sedere sullo sgabellino in legno posto di fianco a letto.


Della verità riguardo quella notte non si seppe nulla,le loro vite proseguirono per come un giovane 21 enne aveva prestabilito, intrecciando i destini di più ragazzi e sobbarcandosi ancora promesse e volontà troppo grandi per lui,troppo pesanti per le sue esili spalle..
   
 
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