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Autore: Red Robin    04/06/2013    4 recensioni
La propria abitazione si trovava fuori dal collegio, e lui non avrebbe mai fatto in tempo a tornare indietro e riposare decentemente prima di ricominciare il nuovo giorno scolastico. Né avrebbe avuto il tempo di sognare nuovamente quel giovane dal corpo sinuoso e gentile che ogni notte lo attendeva. Ma eccola lì, la scintilla luminosa che con uno sbattito d’ali lo venne a chiamare.
Nel vederla, sorrise, prima di allungare la mano verso quel piccolo lumino per farsi guidare, mentre la stanza venne tramutata in quel giardino segreto dove lo attendeva quel ragazzo dal bell’aspetto e gli occhi gentili.

Salve gente spero di aver attirato la vostra attenzione
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il Principe e la farfalla
Autore su Efp/Forum: Red Robin (Entrambi)
Paring: Shonen-ai
Genere: Fluff, Slice of life, Fantasy, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: AU
Note Autore: Non ho mai scritto un originale e questo è quanto mi è venuto fuori in automatico, per così dire XD Non sono certa che Au possa essere un avvertimento valido per definire la fic, ma se consideriamo che essa è ambientata nel nostro mondo allora presumo sia perfetto XD
La fiction comunque di per se è molto strana e travagliata, probabilmente avrei scritto anche le mie solite 9 pagine, ma presumo che 4 bastino e avanzino anche per definire i ruoli nella storia e lo svolgimento dei fatti.
Spero solo che la giudiciA del contest ‘Datemi un sogno per cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo’ indett da Edelvais Verdefoglia sul forum di EFP non mi uccida o non si perda XD lol
Di solito scrivo fic contorte e non tutti i giudici riescono ad apprezzarlo e preferiscono qualcosa di semplice XD <3
*Si aspetta l’ennesimo linciaggio da un giudice, tanto per cambiare v.v*
Detto ciò, non mi aspetto molto v.v
 
 
 
 

Il Principe e la farfalla
 
 
Quella in cui quel giovane uomo si trovava, vestito di un blazer non molto costoso che faceva comunque la sua bella figura, era una vasta prateria.
Aveva usato la propria ventiquattr’ore come cuscino e l’aveva posata contro l’albero, tanto che la parte della chiusura e la maniglia gli era scivolata sugli occhi; nonostante il caldo, indossava ancora la camicia a maniche lunghe che aveva arrotolato, mentre la giacca del vestito era accuratamente riposta al suo fianco.
La luna era piena nel cielo e il frinire delle cicale, unito ai canti dei grilli che si levavano dal prato e dal bosco alle sue spalle, rendeva tutto molto tranquillo, e persino lo scrosciare di un ruscello passava inosservato. Solo di tanto in tanto un lieve alito di vento si alzava a rinfrescarlo, e con esso venne trasportata un’ombra che prima non c’era, facendo sì che l’uomo alzasse la borsa con la mano destra, seguendo con lo sguardo gli occhi cerulei e fiammeggianti di quella figura snella che si ritrovò davanti.
Sorrise nel vedere come il ragazzo dalle orecchie puntute allungò le mani per afferrarlo, invitandolo in un abbraccio e tendendo ogni muscolo delle sue braccia nude in quell’unico gesto che richiedeva attenzione. Fu in un attimo al suo fianco per stringere quel giovane dalla capigliatura corta e dai fiori intrecciati nei capelli, così come il suo abito erano stato ricavato da foglie di fiori di calendula1 e timo2.
Al contatto fisico, il ragazzo seminudo strinse gli occhi, sofferente, mentre il volto arrossato per la frenesia e la gioia si contraeva quasi a volersi sforzare. Una mano dell’uomo più robusto andò a intrecciarsi con i suoi capelli color porpora, prima di scendere verso il basso e far sì che si guardassero negli occhi.
-Non temere, lasciati andare.- gli sussurrò all’orecchio, riuscendo a rilassarlo un po’, tanto che le sue ali rossastre splendessero nella notte. Erano brillanti e in alcuni punti i filamenti scuri s’intrecciavano verso le estremità in un porpora più intenso, visibili nonostante la loro trasparenza.
Una lacrima scese sul viso dell’essere alato, ma venne catturata dalla labbra di quel suo misterioso compagno.
-Non piangete, mio Principe, voi siete bello così come siete.-
 
***
 
Le palpebre si aprirono di scatto, rivelando così il soffitto della propria camera. Sospirò nel sedersi sul proprio letto, scuotendo la testa nel portarsi una mano alla tempia.
-Ma a che diavolo stavo pensando?- si chiese l’uomo, osservando la sveglia sul proprio comodino. Le 6:40.
Senza ulteriori indugi, si alzò dal materasso per vestirsi in fretta e raggiungere la cucina con la propria ventiquattrore già sotto braccio. Afferrò una brioche strillando “A più tardi, Lisandro3!” al ragazzo con i lunghi capelli ramati, intento a occuparsi delle stoviglie, prima d’imboccare la porta a tutta velocità, lasciando quello con un sorriso genuino sulle labbra.
Aveva raggiunto la scuola superiore di Queen Vittoria School4 in cui lavorava, incrociando per sbaglio un volto che sembrò assomigliare a uno già noto di un ragazzo dai capelli arruffati e un viso delicato. Rimase ad osservarlo finché egli gli sorrise e scomparve nella moltitudine dei studenti diretti alle aule per la prima lezione, lasciandolo un po’ spiazzato e imbarazzato mentre il proprio petto, dopo aver perso un battito, gli ricordò di darsi una mossa, seguito dal suono della campana.
Si maledì mentalmente prima di rinserrare la presa sulla borsa e affrettarsi ad entrare.
 
Le lezioni quel giorno non erano molto seguite, non che si aspettasse che lo fosse trattandosi di Mitologia, ma non aveva molta voglia di richiamare i presenti all’ordine, i quali non sembravano molto propensi a seguire nonostante fosse una materia d’indirizzo; così, trovando molto più interessante tornare ai propri pensieri, diede loro un compito qualsiasi e si sforzò di ricordare quel sogno così meraviglioso da farlo rilassare... e doveva ammetterlo a se stesso che quel giovane ragazzo gli aveva infuso un senso di sicurezza. Ricordò quella pelle morbida al sapore di pesca e ispirò, cercando di riottenere quell’esperienza senza esserne però soddisfatto, tanto da rimanerci male e sbuffare contrariato.
Era ormai arrivata l’ora di pranzo quando alcuni ragazzi, correndo in corridoio, lo intrupparono nella foga del momento, gridando ai più veloci di fermarsi, mentre questi tenevano tra le mani quelli che sembravano essere i compiti d’altrui, e uno dei ragazzi, colpendolo a una spalla, si scusò quando fece cadere i libri senza fermarsi.
Il giovane professore storse un po’ il naso. Si chinò per raccogliere la propria roba quando, allungandosi, sfiorò la mano di un altro ragazzo che, con sua sorpresa, era proprio lo stesso che aveva incontrato al mattino. La sua pelle era olivastra, e i capelli mori possedevano riflessi ramati che lo facevano apparire bello. Ancor più quando gli sorrise e recuperò i libri per porgerglieli.
-Li scusi, Professore, sono solo alcuni idioti del mio corso.- lo informò, per poi sistemarsi la giacca della propria divisa. -Mi chiamo Haşhaş5.- disse poi, porgendo una mano che l’uomo afferrò per stringerla e costringere lo studente ad alzarsi con lui, rimanendo per un attimo incantato. Era certo di aver già visto un paio d’occhi innocenti come quelli neri quali si era fuso.
-Nome particolare per un ragazzo di qui, sembra quasi… arabo, se non sbaglio.- cercò di riprendere il proprio auto controllo. -Comunque, io sono il Professor William O’Neal. Il tuo cognome, ragazzo?- domandò nel presentarsi. -Non credo che sia doveroso chiamarti per nome.-
A quel dire il più giovane sorrise. -Detto tra noi, Professore, il mio cognome non mi rappresenta quanto il mio nome; devo informarla, però, che sbagliate di poco. I mio è un nome turco.- rispose prontamente senza ombra di malizia o spavalderia. -Si ricordi di me semplicemente come il ragazzo che l’ha aiutata, in fondo sono solo un ospite temporaneo. Sa, sono venuto a trovare un mio amico, ma temo che non mi abbia ricordato.- e fu con quelle parole che aleggiarono nell’aria, che la figura davanti a sé sparì in un lampo, con una piccola impronta fumosa e nera e un crepitare ad accompagnarla; il Professore si guardò attorno con i propri fogli stretti in grembo, udendo a fatica le parole di un suo collega, molto più anziano di lui, chiedergli se stesse bene.
Annuì giusto un attimo, prima d’inforcare meglio gli occhiali e tornare al proprio lavoro. -Ho... semplicemente dormito poco, la scorsa notte.- rispose cordiale prima di raggiungere il proprio studio.
 
Era ormai notte inoltrata quando si accorse di trovarsi ancora all’interno dell’edificio scolastico, nonostante non si trovasse solo grazie ai dormitori che alcuni ragazzi occupavano ai livelli sovrastanti. La propria abitazione si trovava fuori dal collegio, e lui non avrebbe mai fatto in tempo a tornare indietro e riposare decentemente prima di ricominciare il nuovo giorno scolastico. Né avrebbe avuto il tempo di sognare nuovamente quel giovane dal corpo sinuoso e gentile che ogni notte lo attendeva. Ma eccola lì, la scintilla luminosa che con uno sbattito d’ali lo venne a chiamare.
Nel vederla, sorrise, prima di allungare la mano verso quel piccolo lumino per farsi guidare, mentre la stanza venne tramutata in quel giardino segreto dove lo attendeva quel ragazzo dal bell’aspetto e gli occhi gentili. Era chino sopra un ruscello e specchiava la propria immagine nell’acqua, indossando una corona di fiori e timo; si volse verso di lui quando lo vide, sorridendogli. Non parlava, non dava mai voce ai suoi pensieri, eppure ogni gesto significava più di mille parole, tanto da invitarlo con un semplice sorriso a unirsi a lui. Stavolta indossava una veste trasparente senza decorazioni, che andava a coprirgli solo l’intimo; sembrava così leggera e pura, quasi che la ragnatela dalla quale era stata tessuta non avesse altra funzione che quella di risaltare il suo corpo.
L’uomo lo raggiunse e si sedette accanto a lui che, senza indugi, posò il proprio capo sulla sua spalla, dandogli modo di cingergli la vita e stringerlo a sé. Quello alzò il capo, incrociando i propri occhi color zaffiro macchiati del suo solito rosso vivo, tanto da ardergli all’interno, e alzò le mani per porgergli un trifoglio6 che lui prese senza pensarci due volte.
Felice, il ragazzo si sporse verso di lui e gli baciò le labbra prima di ridere leggero, tanto che la risata sembrò non esserci. Una volta allontanatosi, indicò con entrambe le mani la ghirlanda che indossava, prima di tornare a osservare l’uomo, riflettendo nei suoi occhi.
-È la tua corona, mio Principe?- gli fu chiesto in una lieve risa, ricevendo un assenso energico senza che quel sorriso sminuisse; infine allungò una mano verso l’uomo e lo tirò a sé, infondendogli calore tanto da costringerlo a slacciarsi la cravatta che indossava, prima di tirarlo verso il bosco per mostragli il suo giaciglio. Una ciotola d’acqua e miele era posta ai piedi dell’albero in cui si rintanava, e il giovane uomo non poté fare a meno di sorridere.
-Principe… ti è stata donata un’offerta7?- gli fu chiesto gentilmente, ricevendo un altro sorrise genuino prima di essere invitato a sedersi su quel terreno adorno dei fiori usati dal ragazzo: gerani, timo e calendula, i quali rivestivano il materasso fatto di spighe di grano e da foglie di felce per renderlo più vivibile. Sopra di esso era posto un lenzuolo di seta dai mille colori, con il quale il giovane avvolse il suo amante umano. Infine si voltò e chiuse la mano, facendo apparire la polverina purpurea che soffiò ai lati della stanza per illuminare le piccole fiaccole poste in cerchio nell’albero, sedendosi poi sul grembo dell’uomo a cavalcioni.
-Fallo per me, mio splendido Principe, mostrami le tue preziose ali.- chiese William prima che esse venissero spiegate dal basso verso l’alto, facendo sorridere entrambi.
Il professore avvolse nuovamente le proprie braccia attorno alla vita del giovane prima che un altro bacio li unisse.
 
Altro giorno di lavoro e gli studenti, più eccitati che mai per l’imminente pausa estiva, non volevano saperne delle ultime lezioni.
-Ragazzi!- li richiamò l’insegnante, spazientito da quell’atteggiamento, unito alla frustrazione per aver lasciato il suo mondo incantato e il suo giovane. -Avete una settimana piena prima di lasciarvi andare agli svaghi estivi, ma io, come altri professori, abbiamo bisogno di concludere il programma prima del compito finale per passarvi al vostro ultimo anno.-
A quel dire ogni ragazzo presente nell’aula aveva taciuto, tranne una mano di ragazza che spavalda era stata alzata per chiedere parola.
-Professore, io e alcune mie compagne per tutto l’anno ci siamo chiese se, essendo lei un giovane professore, avrebbe potuto dedicarci una lezione speciale.- domandò con un sorriso quella ragazza dai lunghi capelli corvini, completi di cerchietto rosso come la propria divisa. -Insomma, sembra molto più disponibile e…-
-Sta’ zitta, Abigaille… voi stupide ragazze inglesi credete solo alle favole.- la disturbò con evidente fastidio un ragazzo dai capelli rossi e le lentiggini.
-Sei tu lo stupido, Connor; sarò anche inglese, ma le altre tue compagne sono irlandesi come te.-
-Basta! Cosa sono queste differenze razziali?- domandò il professore, irritato. -Irlanda, Scozia o Inghilterra qui non fa differenza, siamo tutti della stessa isola.- volle mettere fine alle stupide beghe. -Ora, se vuole illustrarmi al domanda,  Miss Edwards…- la incitò l’uomo, quasi spazientito, nonostante fosse curioso.
-Ecco, sì. Professore, vede…- s’interruppe a causa delle risatine dei ragazzi di sottofondo, gettando loro un’occhiata ammonitrice prima di continuare. -Lei… lei crede nella fate?-
-Le fate…- ripeté l’uomo, non dando a vedere il proprio stupore. -Le fate sono favole, non Mitologia, Miss Edwards. Mi sarei aspettato una domanda più pertinente alla lezione, non tratto di quel genere di fiabe.- la freddò, sentendo un vuoto dentro di sé; proprio in quel mentre, una farfalla birichina lo raggiunse e si posò su di lui, carezzandogli il collo con la propria mano invisibile e lasciandogli una polverina purpurea per infondergli di nuovo calma e sicurezza, facendo sì che i dubbi del mattino si dissipassero. -Mi spiace, ma non credo di poterti aiutare durante l’orario di lezione.- le rispose infine con più gentilezza, riprendendo il proprio lavoro.
 
Quel pomeriggio entrò nel suo studio, trovando il ragazzo del giorno prima seduto alla sua scrivania.
-Ah… HaşHaşhaş, se non ricordo male.- disse, incespicando nel nome nel vederlo. -Cosa sei venuto a fare? Non sei un mio studente. E perché sei seduto sulla mia sedia?- chiese, rimediandosi un’alzata di spalle che lo fece accigliare. Aveva voglia di combinare una bravata gli ultimi giorni di scuola?
-Nulla. Mi è stato detto di consegnarvi una cosa che avete dimenticato.- informò prima di alzarsi e avvicinarsi al professore, porgendogli un trifoglio. -Sa, sono figlio della famiglia reale, un ramo molto lontano ma sempre ugualmente importante, abbastanza da poter essere vicino al nostro Principe e signore. Lisandro è il suo nome.- disse in un sorriso, notando l’espressione di stupore del maggiore.
-Dice di svegliarvi e di non fare tardi al vostro lavoro.- informò, prima che gli occhi dell’uomo si aprissero ancora una volta.
   
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di voltarsi verso il proprio compagno, il quale lo osservava dall’alto vestito con una canotta bianca e un paio di calzoncini corti. Gli arrivavano di poco al di sotto delle natiche, quasi come un secondo intimo; si era messo in ginocchio sul materasso con una mano sul petto, cercando di svegliarlo.
-William, temevo stessi facendo tardi al primo giorno di lavoro.- gli disse quello genuino, riflettendo le proprie iridi in quelle celesti e linde del compagno. Tutto l’opposto di quegli occhi così pieni di vita. -L’anno scolastico sta per ricominciare.- soggiunse.
Alla vista del suo principe, capì che quello non era stato nient’altro che un sogno e sorrise, muovendo la mano per sfiorare quei capelli ramati e lucenti. -Scusami, stavo facendo ancora quel sogno.- lo informò con un sorriso nel mettersi a sedere.
-E cos’hai sognato?-
-Te.- rispose prontamente. -Come ogni estate, ti sogno sempre nelle vesti di una… risulterà strano, essendo tu un ragazzo, ma sei una Fata… più precisamente quelle che i libri classificano come Fate del fuoco. E forse, essendo gli ultimi giorni estivi, credo che sia anche giusto, metaforicamente parlando6.- rifletté su, e il minore sorrise maggiormente.
-Non è la prima volta che me lo racconti, sai?- gli ricordò divertito. -Ma per essere un professore di Mitologia mi sogni un po’ troppo spesso in quelle vesti. Non credo che sia dovuto. Dovrei essere un Dio o un Eroe.- ridacchiò, sentendo l’altro fare altrettanto.
-Hai ragione.- affermò, sospirando nel ricordarsi che effettivamente gli aveva già raccontato ciò, andandogli infine a baciare il capo prima di alzarsi. -Ora scusami, ma devo assolutamente farmi una doccia prima di vestirmi e andare al lavoro.-
-D’accordo, passo a trovarti all’ora di pranzo: sarò da quelle parti, devo incontrare un mio vecchio amico.- lo informò prima che il suo compagno sparisse dopo un cenno di assenso divertito con il capo e, una volta che sentì l’acqua scrosciare, unì le mani a coppa da sopra le sue ginocchia, mentre una scintilla rossa si andò a posare nei suoi palmi.
-Ben fatto, Benim Haşhaş*.- sussurrò alla scintilla, e i colori dei suoi occhi e dei suoi capelli si intensificarono, dovuto forse al suo potere, prima che sulle sue spalle spuntassero un paio di ali e le orecchie divenissero un po’ più appuntite, facendolo sorridere.
Quel trifoglio, ormai, si trovava sul cuscino del compagno a sigillare il loro legame. 
 
 
 
 
1 Lisandro: Deriva dal greco “Lysandros” e significa “uomo libero”
2 Haşhaş: Deriva dal Turco significa a papavero (Pronuncia: Asciha, la seconda H pronunciata) Benim, usato in fondo al testo significa MIO, si legge come scritto
3Timo: Se usato prima di andare a letto aiuta ad attirare il piccolo popolo nei propri sogni.
4Geranio: Utile per rilassare il cuore e dona grande gioia a chi assapora i suoi profumi.
5Calendula: Possiede magia ed ha il potere del' amore.
 
6La ‘fata’ in questione è una de fuoco, vive nei boschi in quanto fata dell’estate e contribuisce al ciclo estivo.
Si narra che quando non ci fosse l’elettricità le lucciole svolgevano una funzione molto importante: illuminare il cammino notturno dei viaggiatori. La tradizione vuole che, per ringraziare le lucciole del favore, bisogna lasciare una ciotolina con acqua e alcune gocce di miele.
Le fate del fuoco possono apparire anche come scintille cambiare forma e grandezza.
 
7Papavero: Aiuta il contatto con il mondo fatato e permette di sviluppare la fantasia, in oltre nel gergo dei fiori il papavero assume il significato di fedeltà e pigrizia
 
Queen Vittoria School4



Per chi non fosse chiaro: William è un professore di scuola secondaria in Scozia (Un liceo per noi). Non crede nella ‘favole’, eppure lui stesso abita con una fata: Un ragazzo di nome Lisandro. Esso è una fata del fuoco che ogni estate è impegnato nello svolgere il suo compito, così che si ritrova a confondere i sogni del suo amato facendogli avere quei felici momenti di unione la notte, e rivivere i momenti di lavoro durante il sonno a cui lo induce il giorno con l’aiuto del suo servo Haşhaş per mantenere vivo quel magico segreto.


Spero vivamente che questa fic vi sia piaciuta <3 Nonostante la posizione nel contest, ne è valsa la pena <3

Giudizio giudice Contest:

10° classificata

 
Grammatica, stile e lessico: 8/10
 
Non ho riscontrato particolari refusi, solo alcune cose che mi sembra giusto evidenziare:
"Sà, sono figlio della famiglia reale" So, sa (sapere) non hanno accento ( );
Inoltre nei dialoghi occorre lo spazio prima e dopo i due trattini.
Il tuo stile mi piace: ricco di lessico ricercato ma senza eccedere. Nonostante questo penso che vi siano davvero troppi incisi, che, a parer mio, rendono la lettura un tantino pesante, soprattutto in un testo dalla comprensione complicata come questo.
 
Trama e originalità: 8/10
 
La trama è sicuramente attinente al tema del contest. Tuttavia credo che, come hai scritto anche tu nelle note autore, sia molto intricata, e difficile da comprenderne il senso al primo impatto. Forse ti sembrerò stupida, ma ho dovuto rileggerla almeno tre volte per afferrarne appieno il senso. Una volta intuito tutto però, devo ammettere che sono rimasta piacevolmente colpita da tutta questa meravigliosa confusione.
Il finale in cui si scopre che alla fine è tutto solamente parte di un sogno è un cliché, ma l'hai saputo trattare benissimo e l'hai spogliato di ogni banalità. Complimenti!
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
 
Mi sarebbe piaciuto conoscere di più su questo Lisandro, da te rappresentato in maniera affascinante nonostante non abbia scritto molto del suo carattere. Per William invece direi proprio che hai fatto un lavoro impeccabile, l'hai reso magnificamente! Nonostante sia la tua prima originale hai caratterizzato davvero benissimo il protagonista, descrivendolo in ogni suo particolare psico - comportamentale.
 
Giudizio personale: 9/10
 
La trama è indubbiamente intricata e inizialmente lascia al lettore uno strano senso di confusione, ma paradossalmente è stato proprio questo particolare a rendarla diversa e piacevole. Ci sono un po' di errori di punteggiatura e come segnalato sopra troppi incisi, ma il tuo stile mi ha decisamente catturata, insieme al lessico ricco e appropriato. Mi è piaciuto moltissimo il rapporto tra la Fata e il Principe, e l'affetto e l'amore che hai descritto sono unici.
 
Totale: 34/40



 

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