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Una
donna dalla perfetta chioma rossa stazionava da parecchi minuti davanti alle
porte del 12th distretto della Polizia di New York, muovendosi nervosamente sul
marciapiede come indecisa sul da farsi. La sua aria teatrale attirava
l’attenzione di alcuni passanti che si voltavano di quando in quando per
osservare meglio la scena.
Dopo
un ultimo cenno della mano, quasi come a conclusione di un profondo e lacerante
discorso tra sé e sé, la donna afferrò la maniglia della porta a vetri e sparì
dietro di esse, inghiottita dal distretto che oramai conosceva da anni.
***
L’arrivo
di Martha Rodgers all’interno dei locali della
Squadra Omicidi fu accolto da sguardi perplessi e da qualche saluto timoroso:
molti dei poliziotti presenti conoscevano l’attrice, madre del noto scrittore
Richard Castle, che per anni aveva lavorato accanto
alla detective Beckett, ma proprio perché conoscevano la donna erano ancora più
stupiti nel vederla spuntare quella mattina al distretto. Da quando Castle e Beckett non lavoravano più insieme, nessuno dei
membri di quella famiglia aveva più messo piede al distretto e l’ingresso di
Martha non poteva significare nulla di buono.
I
detective Ryan ed Esposito si scambiarono un’occhiata veloce dalle loro
scrivanie prima di decidersi ad alzarsi e dirigersi verso la donna.
-Sig.ra
Rodgers!- esordì l’irlandese. -Che piacere rivederla
qui!
-Oh,
è molto gentile da parte tua, figliolo, ma non sei mai stato molto bravo a
mentire.
Il
detective accennò ad un mezzo sorriso imbarazzato aspettando che il suo amico e
collega arrivasse a sostenerlo.
-A
cosa dobbiamo il piacere della sua visita?- intervenne prontamente Esposito.
-Vorrei
parlare con il detective Beckett, se non vi dispiace.
I
due uomini si guardarono di nuovo incerti sul da farsi.
-Beh…ecco…
-Oh,
so benissimo che Kathrine è tornata in città. Quindi
per come la vedo io avete due possibilità: potete essere così gentili da
indicarmi dove si trova in modo che io le possa parlare, oppure posso aspettare
seduta qui finchè tornerà alla centrale.
L’espressione
sicura ed irrevocabile dipinta sul volto di Martha convinse i detective che era
inutile tergiversare e tentare di mentire, così indicarono con un cenno del
capo l’ufficio della Gates dove Beckett stava aggiornando il capitano su una
delle indagini in corso.
-Vi
ringrazio. Aspetterò qui- disse accomodandosi su quella che un tempo era la
sedia di suo figlio Rick.
-Quindi…-
riprese Ryan con tono titubante. -Castle?
La
donna alzò lo sguardo verso l’irlandese che si sentì gelare per l’imbarazzo di
non essere riuscito a trattenersi dal fare una domanda inopportuna.
-Beh,
ragazzo. Se vuoi parlare con Richard perché non lo chiami?
Esposito
colpì il compagno con una leggera spallata per sottolineare la stoccata
rifilatagli da Martha.
-Ehi,
ragazzi! La Gates vuole che torniamo a fare un….- Kate Backett
era uscita a passo militare dall’ufficio del capitano con la testa infilata in
un fascicolo, senza accorgersi del visitatore accolto da Esposito e Ryan.
-Martha- riuscì a bisbigliare Kate. Sentì la terra mancarle sotto i piedi e
senza rendersene conto si guardò attorno convinta di trovare anche Rick da qualche
parte, magari nella saletta relax davanti alla macchinetta del caffè.
-Lui
non c’è, Kathrine- disse la donna pacatamente.
Esposito
e Ryan presero congedo con una finta ricerca da effettuare e Martha li
ringraziò con un sorriso cordiale.
-Posso
fare qualcosa per te, Martha?- chiese Kate con un certo distacco per tentare di
dissimulare l’ansia che quell’improvviso incontro le aveva provocato.
-Puoi
dedicarmi un po’ del tuo tempo. Dobbiamo parlare.
Kate
annuì. La condusse nella saletta relax con la scusa di un caffè e Martha
accettò di buon grado.
-Ti
trovo sempre in splendida forma, Kathrine- fu
l’attrice a rompere il ghiaccio visto che la detective sembrava fin troppo
assorta nella preparazione della sua droga quotidiana. I tempi in cui era
qualcun altro ad occuparsi del suo caffè erano oramai lontani.
-Grazie,
Martha. Anche tu stai divinamente.
La
donna sollevò le spalle sempre con i suoi modi teatrali strappando il primo
sorriso della giornata a Beckett.
-Beh,
sai com’è. Cerco di non somigliare troppo alla nonna anziana di Alexis.
Kate
si portò la tazza di caffè alla bocca non prima di aver porto alla sua ospite
la sua. Si guardarono per secondi interminabili finchè
Kate fu costretta ad abbassare gli occhi, trovando quelli della donna davanti a
lei troppi simili a quelli di Rick.
-Sta
tornando a New York, Kate.
La
voce di Martha, sebbene non fosse più forte di un sussurro, rimbombò nella
testa di Kate. Stava tornando. Rick stava tornando a New York. Era sparito da
mesi e Dio solo sa quanto Kate lo avesse cercato in tutto questo tempo…ma aveva
dovuto darsi per vinta. Lui non voleva essere trovato. Anzi, non voleva essere
trovato da lei. E come biasimarlo, dopo quello che era accaduto?
-Le
cose sono un po’ complicate tra noi, adesso…- si difese la detective.
-Complicate?
Vuoi che non lo sappia? Mio figlio ti chiede di sposarlo ed il giorno dopo è
sul primo volo per l’Europa. Sono sei mesi che Alexis ed io non lo vediamo; a
malapena siamo riuscite a chiamarlo in tutto questo tempo. Quindi, sì….lo so che
le cose sono un po’ complicate. Fidati.
Nel
tono con cui Martha rispose alla giovane poliziotta non c’era traccia di
rancore anche se era chiaramente dispiaciuta per gli eventi degli ultimi mesi.
-So
che è colpa mia quello che è successo, ma non credo che Rick voglia vedermi o
anche solo parlarmi.
-Beh,
mi sembra ovvio, darling! Lo puoi forse biasimare per
questo? Hai anteposto la tua carriera a lui…come deve essersi sentito?- la
donna respirò profondamente in una di quelle pause che Castle
definiva le “pause drammatiche alla Martha Rodgers”.
-Senti, Kathrine. Io non voglio stabilire colpe o
comminare pene. So solo che tu e mio figlio vi amate. O perlomeno vi amavate
molto, prima che…beh, prima di Washington. Per quello che vedo, tu tieni ancora
molto a lui, altrimenti non saresti qui davanti a me a tormentare quella povera
tazza di caffè che tieni ancora tra le mani.
Kate
si accorse solo in quel momento che la sua presa attorno alla tazza era fin
troppo forte, tanto da sbiancarle le nocche per lo sforzo.
-Martha,
Rick non vorrà parlare con me e io lo capisco! Sul serio. Quindi non vedo
perché dovrei cercare di incontrarlo ora! Sai benissimo che se si è reso irrintracciabile
in tutto questo tempo è solo perché io non lo potessi trovare.
-Vuoi
dirmi che ti arrendi così? Che non vuoi fare un tentativo?- Martha lasciò a
Kate un istante per riflettere in silenzio. Poi riprese: -Per quale ragione sei
tornata a New York tre mesi fa? Avevi il lavoro che dicevi di desiderare più di
quanto non desiderassi un futuro con mio figlio. Eppure dopo soli tre mesi sei
tornata. Perché? Perché è Richard quello che vuoi più di ogni altra cosa. Solo,
l’hai capito troppo tardi.
Kate
scosse la testa cercando di ricacciare indietro le lacrime che premevano per
scorrerle sul viso e trovare il meritato sfogo. Era vero: è così che era
andata. Si era trasferita a Washington pochi giorni dopo la proposta di Rick e
si era subito buttata nel lavoro. Giorno e notte. Tutto pur di dimenticare Rick
e soprattutto non sentire il senso di colpa che puntualmente veniva a farle
visita. Ma il lavoro non le bastava. Risolvere casi di alto profilo, sentirsi
elogiare dai pezzi grossi della capitale…non era questo quello che voleva.
Così, dopo soli tre mesi aveva ripreso un aereo per New York e aveva ripreso
servizio al dodicesimo, convinta che tutto sarebbe potuto tornare come prima.
Convinta che Rick sarebbe stato lì ad aspettarla ancora una volta. Ma Rick se
n’era andato, in Europa a quanto pareva, senza lasciare tracce dietro di sé.
-Io
so cosa significa non avere una seconda possibilità, darling.
Credimi. Avrei tanto voluto averne una concreta con il padre di Richard, ma il
suo lavoro non ce l’ha permesso. Forse avrebbe potuto lasciare la CIA o forse
aveva ragione lui e non si può mai smettere di essere una spia. Ma tu puoi. Tu
hai scelto di fare un passo indietro per amore di mio figlio. E ora che fai?
Alla prima difficoltà di fermi?
-Io
l’ho ferito, Martha! Gli ho sempre chiesto di aspettarmi e lui lo ha sempre
fatto. Per quattro anni. Gli ho mentito dicendo di non ricordare la sua
dichiarazione quando mi hanno sparato, l’ho sempre allontanato quando cercava
di proteggermi dagli assassini di mia madre. E quando avrei dovuto capire che
ora era il mio turno di fare qualcosa per lui, io…gli ho chiesto di aspettarmi
ancora. Lui ha sempre rischiato la sua vita per salvare la mia ed io non sono
stata capace di sacrificargli un lavoro. Non credo sia una cosa su cui Rick
potrà mai soprassedere.
Martha
si alzò dal divanetto della sala relax per avvicinarsi a Kate ed asciugargli
una lacrima furtiva che aveva vinto la strenua resistenza della detective.
-Allora
credo che tu non conosca abbastanza bene mio figlio, Kathrine.-
Kate puntò i suoi occhi verdi in quelli della donna davanti a lei. –Non posso
costringerti a parlare con Richard se non è questo quello che vuoi. Ma se provi
ancora qualcosa per lui, non buttare tutto all’aria. Sarà dura. Sarà
terribilmente dura riconquistare la fiducia di mio figlio, ma se credi che ne
valga la pena devi almeno tentare.
***
La
detective rimase immobile nel centro della sala dopo che Martha se ne andò. La
tazza di caffè era ancora piena ma ormai completamente fredda quando Esposito e
Ryan si azzardarono ad avvicinarla.
-Beckett?
Tutto ok?- chiese l’ispanico, che forse era stato il primo tra tutti a capire
quanto Castle fosse importante per Kate. Ed anche
l’ultimo ad accettare la sua decisione di andarsene a Washington mollando la
polizia da un giorno all’altro. Aveva criticato Kate aspramente per la sua
scelta, arrivando quasi a dipingerla come uno di quegli arrivisti che popolano
gli uffici di One Police Plaza;
poi, quando era tornata solo pochi mesi prima l’aveva accolta come se nulla
fosse accaduto, proprio come si fa in una famiglia vera.
La
donna si voltò verso di lui annuendo mentre le lacrime avevano cominciato a
scendere copiose.
-Sto
bene, Javi.
-Lo
vedo.
-Si
tratta di Castle, non è così?
-E’
tornato- rispose laconica Kate alla domanda di Ryan. Anche loro l’avevano
aiutata a rintracciarlo, benchè tutto questo avesse
richiesto una notevole contropartita: aveva dovuto raccontare tutto agli amici
e colleghi. Il silenzio e le menzogne di Kate, la rabbia di Rick ed infine la
sua proposta. Loro avevano ascoltato in silenzio, senza mai giudicarla, anche
se aveva potuto leggere nei loro occhi la delusione.
-Andrai
da lui?- chiese di nuovo Esposito.
-Non
lo so.
-Dovresti-
aggiunse Ryan.
Doveva,
certo, lo sapeva anche lei. Doveva provare a salvare quel rapporto che lei aveva
distrutto sei mesi prima. Ma come poteva presentarsi da lui dopo quello che era
accaduto? Dopo quello che si erano detti l’ultima volta?
Angolo dell’autrice:
salve
a tutte. Sono tornata con una long (quanto long ancora non si sa).
Fatto
sta che questo finale mi lascia appesa così e non mi va. Quindi la mia fantasia
malata ha prodotto un seguito (che spero proprio molto lontano dalla realtà di
Marlowe) in cui le cose per i due protagonisti sono piuttosto in salita.
Per
ora questa è solo una piccola intro per far capire a che punto stanno i
personaggi. Dal prossimo si comincia sul serio.
Ringrazio
Marta per la consulenza =)
E
Tempie90 per la gentile concessione della fuga in Europa ;)
Al
prossimo capitolo.
Sciaoooooo
Laura