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Autore: potterfanlalla17    04/06/2013    9 recensioni
La storia parte sei mesi dopo la 5x24. Ovviamente si conosceranno le sorti di Rick e Kate e soprattutto la risposta di quest'ultima alla domanda dello scrittore. Avrà accettato o no? E come sono cambiate le loro vite dopo quel pomeriggio al parco? C'è una sola certezza: nulla è mai semplice, soprattutto quando si parla di sentimenti. Spero leggerete.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Una donna dalla perfetta chioma rossa stazionava da parecchi minuti davanti alle porte del 12th distretto della Polizia di New York, muovendosi nervosamente sul marciapiede come indecisa sul da farsi. La sua aria teatrale attirava l’attenzione di alcuni passanti che si voltavano di quando in quando per osservare meglio la scena.

 

Dopo un ultimo cenno della mano, quasi come a conclusione di un profondo e lacerante discorso tra sé e sé, la donna afferrò la maniglia della porta a vetri e sparì dietro di esse, inghiottita dal distretto che oramai conosceva da anni.

 

***

 

L’arrivo di Martha Rodgers all’interno dei locali della Squadra Omicidi fu accolto da sguardi perplessi e da qualche saluto timoroso: molti dei poliziotti presenti conoscevano l’attrice, madre del noto scrittore Richard Castle, che per anni aveva lavorato accanto alla detective Beckett, ma proprio perché conoscevano la donna erano ancora più stupiti nel vederla spuntare quella mattina al distretto. Da quando Castle e Beckett non lavoravano più insieme, nessuno dei membri di quella famiglia aveva più messo piede al distretto e l’ingresso di Martha non poteva significare nulla di buono.

 

I detective Ryan ed Esposito si scambiarono un’occhiata veloce dalle loro scrivanie prima di decidersi ad alzarsi e dirigersi verso la donna.

-Sig.ra Rodgers!- esordì l’irlandese. -Che piacere rivederla qui!

-Oh, è molto gentile da parte tua, figliolo, ma non sei mai stato molto bravo a mentire.

Il detective accennò ad un mezzo sorriso imbarazzato aspettando che il suo amico e collega arrivasse a sostenerlo.

-A cosa dobbiamo il piacere della sua visita?- intervenne prontamente Esposito.

-Vorrei parlare con il detective Beckett, se non vi dispiace.

I due uomini si guardarono di nuovo incerti sul da farsi.

-Beh…ecco…

-Oh, so benissimo che Kathrine è tornata in città. Quindi per come la vedo io avete due possibilità: potete essere così gentili da indicarmi dove si trova in modo che io le possa parlare, oppure posso aspettare seduta qui finchè tornerà alla centrale.

L’espressione sicura ed irrevocabile dipinta sul volto di Martha convinse i detective che era inutile tergiversare e tentare di mentire, così indicarono con un cenno del capo l’ufficio della Gates dove Beckett stava aggiornando il capitano su una delle indagini in corso.

-Vi ringrazio. Aspetterò qui- disse accomodandosi su quella che un tempo era la sedia di suo figlio Rick.

-Quindi…- riprese Ryan con tono titubante. -Castle?

La donna alzò lo sguardo verso l’irlandese che si sentì gelare per l’imbarazzo di non essere riuscito a trattenersi dal fare una domanda inopportuna.

-Beh, ragazzo. Se vuoi parlare con Richard perché non lo chiami?

Esposito colpì il compagno con una leggera spallata per sottolineare la stoccata rifilatagli da Martha.

-Ehi, ragazzi! La Gates vuole che torniamo a fare un….- Kate Backett era uscita a passo militare dall’ufficio del capitano con la testa infilata in un fascicolo, senza accorgersi del visitatore accolto da Esposito e Ryan. -Martha- riuscì a bisbigliare Kate. Sentì la terra mancarle sotto i piedi e senza rendersene conto si guardò attorno convinta di trovare anche Rick da qualche parte, magari nella saletta relax davanti alla macchinetta del caffè.

-Lui non c’è, Kathrine- disse la donna pacatamente.

Esposito e Ryan presero congedo con una finta ricerca da effettuare e Martha li ringraziò con un sorriso cordiale.

-Posso fare qualcosa per te, Martha?- chiese Kate con un certo distacco per tentare di dissimulare l’ansia che quell’improvviso incontro le aveva provocato.

-Puoi dedicarmi un po’ del tuo tempo. Dobbiamo parlare.

 

Kate annuì. La condusse nella saletta relax con la scusa di un caffè e Martha accettò di buon grado.

-Ti trovo sempre in splendida forma, Kathrine- fu l’attrice a rompere il ghiaccio visto che la detective sembrava fin troppo assorta nella preparazione della sua droga quotidiana. I tempi in cui era qualcun altro ad occuparsi del suo caffè erano oramai lontani.

-Grazie, Martha. Anche tu stai divinamente.

La donna sollevò le spalle sempre con i suoi modi teatrali strappando il primo sorriso della giornata a Beckett.

-Beh, sai com’è. Cerco di non somigliare troppo alla nonna anziana di Alexis.

Kate si portò la tazza di caffè alla bocca non prima di aver porto alla sua ospite la sua. Si guardarono per secondi interminabili finchè Kate fu costretta ad abbassare gli occhi, trovando quelli della donna davanti a lei troppi simili a quelli di Rick.

-Sta tornando a New York, Kate.

La voce di Martha, sebbene non fosse più forte di un sussurro, rimbombò nella testa di Kate. Stava tornando. Rick stava tornando a New York. Era sparito da mesi e Dio solo sa quanto Kate lo avesse cercato in tutto questo tempo…ma aveva dovuto darsi per vinta. Lui non voleva essere trovato. Anzi, non voleva essere trovato da lei. E come biasimarlo, dopo quello che era accaduto?

-Le cose sono un po’ complicate tra noi, adesso…- si difese la detective.

-Complicate? Vuoi che non lo sappia? Mio figlio ti chiede di sposarlo ed il giorno dopo è sul primo volo per l’Europa. Sono sei mesi che Alexis ed io non lo vediamo; a malapena siamo riuscite a chiamarlo in tutto questo tempo. Quindi, sì….lo so che le cose sono un po’ complicate. Fidati.

Nel tono con cui Martha rispose alla giovane poliziotta non c’era traccia di rancore anche se era chiaramente dispiaciuta per gli eventi degli ultimi mesi.

-So che è colpa mia quello che è successo, ma non credo che Rick voglia vedermi o anche solo parlarmi.

-Beh, mi sembra ovvio, darling! Lo puoi forse biasimare per questo? Hai anteposto la tua carriera a lui…come deve essersi sentito?- la donna respirò profondamente in una di quelle pause che Castle definiva le “pause drammatiche alla Martha Rodgers”. -Senti, Kathrine. Io non voglio stabilire colpe o comminare pene. So solo che tu e mio figlio vi amate. O perlomeno vi amavate molto, prima che…beh, prima di Washington. Per quello che vedo, tu tieni ancora molto a lui, altrimenti non saresti qui davanti a me a tormentare quella povera tazza di caffè che tieni ancora tra le mani.

Kate si accorse solo in quel momento che la sua presa attorno alla tazza era fin troppo forte, tanto da sbiancarle le nocche per lo sforzo.

-Martha, Rick non vorrà parlare con me e io lo capisco! Sul serio. Quindi non vedo perché dovrei cercare di incontrarlo ora! Sai benissimo che se si è reso irrintracciabile in tutto questo tempo è solo perché io non lo potessi trovare.

-Vuoi dirmi che ti arrendi così? Che non vuoi fare un tentativo?- Martha lasciò a Kate un istante per riflettere in silenzio. Poi riprese: -Per quale ragione sei tornata a New York tre mesi fa? Avevi il lavoro che dicevi di desiderare più di quanto non desiderassi un futuro con mio figlio. Eppure dopo soli tre mesi sei tornata. Perché? Perché è Richard quello che vuoi più di ogni altra cosa. Solo, l’hai capito troppo tardi.

Kate scosse la testa cercando di ricacciare indietro le lacrime che premevano per scorrerle sul viso e trovare il meritato sfogo. Era vero: è così che era andata. Si era trasferita a Washington pochi giorni dopo la proposta di Rick e si era subito buttata nel lavoro. Giorno e notte. Tutto pur di dimenticare Rick e soprattutto non sentire il senso di colpa che puntualmente veniva a farle visita. Ma il lavoro non le bastava. Risolvere casi di alto profilo, sentirsi elogiare dai pezzi grossi della capitale…non era questo quello che voleva. Così, dopo soli tre mesi aveva ripreso un aereo per New York e aveva ripreso servizio al dodicesimo, convinta che tutto sarebbe potuto tornare come prima. Convinta che Rick sarebbe stato lì ad aspettarla ancora una volta. Ma Rick se n’era andato, in Europa a quanto pareva, senza lasciare tracce dietro di sé.

-Io so cosa significa non avere una seconda possibilità, darling. Credimi. Avrei tanto voluto averne una concreta con il padre di Richard, ma il suo lavoro non ce l’ha permesso. Forse avrebbe potuto lasciare la CIA o forse aveva ragione lui e non si può mai smettere di essere una spia. Ma tu puoi. Tu hai scelto di fare un passo indietro per amore di mio figlio. E ora che fai? Alla prima difficoltà di fermi?

-Io l’ho ferito, Martha! Gli ho sempre chiesto di aspettarmi e lui lo ha sempre fatto. Per quattro anni. Gli ho mentito dicendo di non ricordare la sua dichiarazione quando mi hanno sparato, l’ho sempre allontanato quando cercava di proteggermi dagli assassini di mia madre. E quando avrei dovuto capire che ora era il mio turno di fare qualcosa per lui, io…gli ho chiesto di aspettarmi ancora. Lui ha sempre rischiato la sua vita per salvare la mia ed io non sono stata capace di sacrificargli un lavoro. Non credo sia una cosa su cui Rick potrà mai soprassedere.

Martha si alzò dal divanetto della sala relax per avvicinarsi a Kate ed asciugargli una lacrima furtiva che aveva vinto la strenua resistenza della detective.

-Allora credo che tu non conosca abbastanza bene mio figlio, Kathrine.- Kate puntò i suoi occhi verdi in quelli della donna davanti a lei. –Non posso costringerti a parlare con Richard se non è questo quello che vuoi. Ma se provi ancora qualcosa per lui, non buttare tutto all’aria. Sarà dura. Sarà terribilmente dura riconquistare la fiducia di mio figlio, ma se credi che ne valga la pena devi almeno tentare.

 

***

 

La detective rimase immobile nel centro della sala dopo che Martha se ne andò. La tazza di caffè era ancora piena ma ormai completamente fredda quando Esposito e Ryan si azzardarono ad avvicinarla.

-Beckett? Tutto ok?- chiese l’ispanico, che forse era stato il primo tra tutti a capire quanto Castle fosse importante per Kate. Ed anche l’ultimo ad accettare la sua decisione di andarsene a Washington mollando la polizia da un giorno all’altro. Aveva criticato Kate aspramente per la sua scelta, arrivando quasi a dipingerla come uno di quegli arrivisti che popolano gli uffici di One Police Plaza; poi, quando era tornata solo pochi mesi prima l’aveva accolta come se nulla fosse accaduto, proprio come si fa in una famiglia vera.

La donna si voltò verso di lui annuendo mentre le lacrime avevano cominciato a scendere copiose.

-Sto bene, Javi.

-Lo vedo.

-Si tratta di Castle, non è così?

-E’ tornato- rispose laconica Kate alla domanda di Ryan. Anche loro l’avevano aiutata a rintracciarlo, benchè tutto questo avesse richiesto una notevole contropartita: aveva dovuto raccontare tutto agli amici e colleghi. Il silenzio e le menzogne di Kate, la rabbia di Rick ed infine la sua proposta. Loro avevano ascoltato in silenzio, senza mai giudicarla, anche se aveva potuto leggere nei loro occhi la delusione.

-Andrai da lui?- chiese di nuovo Esposito.

-Non lo so.

-Dovresti- aggiunse Ryan.

Doveva, certo, lo sapeva anche lei. Doveva provare a salvare quel rapporto che lei aveva distrutto sei mesi prima. Ma come poteva presentarsi da lui dopo quello che era accaduto? Dopo quello che si erano detti l’ultima volta?

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

salve a tutte. Sono tornata con una long (quanto long ancora non si sa).

Fatto sta che questo finale mi lascia appesa così e non mi va. Quindi la mia fantasia malata ha prodotto un seguito (che spero proprio molto lontano dalla realtà di Marlowe) in cui le cose per i due protagonisti sono piuttosto in salita.

Per ora questa è solo una piccola intro per far capire a che punto stanno i personaggi. Dal prossimo si comincia sul serio.

Ringrazio Marta per la consulenza =)

E Tempie90 per la gentile concessione della fuga in Europa ;)

Al prossimo capitolo.

Sciaoooooo

 

Laura

   
 
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