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Autore: ljghtwood    04/06/2013    4 recensioni
Il giovane Teddy è stanco e triste per la mancanza dei suoi genitori e per il comportamento insopportabile dei suoi compagni di scuola; ma una visita all'ufficio della preside può portare non poche sorprese.
- Loro, i miei genitori.. loro mi odiavano, non è vero? – si sente improvvisamente vulnerabile; se c’è una cosa che odia è essere vulnerabili. Non gli piace quando la gente approfitta del dolore, della paura degli altri. L’essere vulnerabile è ciò che odia più di tutto: viene subito dopo l’essere solo. 
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Teddy Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I'd like a hug, it could be enough.

 




 
- Io chiederò la nuova Nimbus 3300, sai che forza.-
Non capisce da chi proviene quella voce, non gli interessa nemmeno, a dire il vero.
La classe parla eccitata del Natale che si sta avvicinando mentre aspetta che compaia la professoressa Cooman.
Anche dopo il suo arrivo, mentre scruta la classe attraverso le lenti dei suoi occhialoni e si copre le spalle col suo scialle colorato, la classe continua a parlare.
Chiede se hanno compilato il diario dei sogni.
Non serve che lo compili; i suoi sogni sono sempre gli stessi.
I protagonisti sono sempre gli stessi: capelli rosa e lupi mannari, lune piene e urla.
Scuote la testa quando l’insegnante gli domanda se ha fatto il diario.
- Che c’è, Lupin, hai sognato la mammina? – la classe scoppia a ridere ma si ammutolisce subito appena nota che dal naso del ragazzo che ha parlato, schizza sangue, e il giovane dai capelli blu che è stato appena schernito, corre fuori dalla stanza.
Si ritrova improvvisamente solo, Ted, con la mente invasa di lune, e ululati e capelli rosa.
È piccolo, Teddy. Ha tredici anni ed è veramente basso; può cambiare colore dei capelli: era divertente un tempo, ora si annoia anche con quello. Ha un sorriso luminoso, di solito, o almeno lo ha sempre avuto.
Ora lo ha solo quando sta con le persone che non lo giudicano, e che lo capiscono.
È nervoso, Teddy. È nervoso tutte le volte che sente le parole mamma e papà. Le odia, quelle parole. Odia i suoi compagni quando le avvicinano a parole come stronza o bastardo.. perché loro non sanno cosa voglia dire crescere, o semplicemente vivere senza un padre, che sia stronzo o meno.
Vorrebbe piangere, ma le lacrime non vogliono uscire.
Non riesce nemmeno a ribellarsi quando viene condotto nell’ufficio della McGranitt.
 
- Che cosa devo fare con te?- Sospira. La voce della preside che di solito sembra quasi materna oggi è nervosa e irritata. Ormai non ce la fa più a vederlo ogni giorno.
Il ragazzo non risponde. Sa che non ci sono risposte, per quelle domande, o semplicemente non vuole darne. Nemmeno lui lo sa.
- Ted Lupin, dimmelo. Non puoi andare avanti così – la donna lo guarda, gli occhi fissi con una sfumatura quasi rattristata.
- Devo parlare col responsabile della tua casa, aspetta qui –
E con quelle parole lascia la stanza. A Ted piace l’ufficio della preside: è grande e pieno di oggetti interessanti.
- Questa volta l’hai fatta grossa, e Teddy? –
Il bambino si guarda intorno spaesato. La stanza è deserta. Forse sto sognando.
All’improvviso il suo occhi incontrano quelli azzurri del proprietario della voce che ha parlato: una lunga barba bianca e occhiali a mezzaluna, tutto illuminato da un genuino sorriso.
- Lei è il professor Silente, dico bene? – chiede il ragazzo timoroso guardando il quadro con curiosità. L’uomo annuisce.
- Credo che era sia più adeguato, ho lasciato questo mondo almeno un anno prima della tua nascita – fa l’occhiolino.
- Qualcosa ti turba, non è vero? – continua a chiedere il vecchio mago.
– Mi odiano, non è vero? – quelle parole abbandonano la sua gola, finalmente, e escono spontanee dalle sue labbra.   
L’anziano gli regala uno sguardo estremamente dolce e continua
- Chi dovrebbe odiarti, ragazzo mio? -
- Loro, i miei genitori.. loro mi odiavano, non è vero? – si sente improvvisamente vulnerabile; se c’è una cosa che odia è essere vulnerabili. Non gli piace quando la gente approfitta del dolore, della paura degli altri. L’essere vulnerabile è ciò che odia più di tutto: viene subito dopo l’essere solo.
Adesso ride. Adesso mi scoppia a ridere in faccia.
Ma non ride. Sul suo volto, ormai vecchio e stanco, si forma una macchia scura, sembra sciogliersi a quelle parole.
Gli occhi chiari del mago paiono lucidi, provati e stanchi come il suo volto.
Scuote la testa.
- Loro ti amavano, più di ogni altra cosa –
- Non credo.. non se ne sarebbero andati.. e poi lei che ne sa! È morto un anno prima della mia nascita.. LEI NON SA NIENTE – la voce gli muore in gola. Ho parlato troppo.
- Hai detto bene, sono morto, ma questo non vuol dire che io non sappia. Conoscevo i tuoi genitori e sono sicuro che entrambi ti amavano e parecchio. Non si sarebbero sacrificati per regalare al loro figliolo un mondo migliore, se ti erano indifferenti. Loro ti amavano, di questo non devi dubitarne mai –
- Mi.. mi può parlare di loro.. per favore? – che domanda sciocca.
Ma l’uomo annuisce.
E comincia a raccontargli di suo padre, e dei suoi amici ai tempi di scuola e di come aveva conosciuto sua madre. E di come lei lo amasse per ciò che era, nonostante il suo “piccolo problema peloso”.
- Somigli molto a tua madre, anche lei, come te era un po’ maldestra ma aveva comunque un gran cuore. E tuo padre era davvero coraggioso, anche se non lo ha mai dato a vedere.. erano persone formidabili. Loro ti amavano.. è per questo che se ne sono andati, per proteggerti, e per darti un futuro migliore. Dovresti essere fiero di loro, sono morti da eroi –
- Non me ne faccio nulla di due eroi. Io li voglio qui con me, come due persone normali, ma qui con me –
- Tua madre e tuo padre sono vivi in te, Teddy, e si mostrano soprattutto quando tu hai bisogno di loro *. Anche se non li vedi, loro saranno con te per sempre –
Ora Ted ricomincia a piangere più forte, e niente riesce a fermarlo.
- La prego, professore.. non dica a nessuno di quello di cui abbiamo parlato –
- Me lo porterò nella tomba, figliolo -
Quando ritorno la McGranitt Ted si è addormentato sulla sedia, con le guance ancora umide, e Silente lo guarda soddisfatto dall’alto del suo quadro.
- È un bravo ragazzo, Minerva.. dagli un’altra possibilità e sono sicuro che non ti deluderà –


 

Caro babbo Natale, ci ho pensato a lungo, e ho deciso cosa potrebbe essere il regalo giusto per me. Vorrei un giratempo. Vorrei un giratempo, ma non uno qualunque.. uno molto potente che mi permetta di tornare indietro di tredici anni in modo da poterli conoscere. Non chiedo molto tempo, una volta lì. Vorrei solo abbracciarli, almeno una volta, e vorrei dire loro che gli voglio bene, e che mi mancano. Che mi mancano immensamente. Vorrei parlare con mio papà, e promettergli che farò di tutto per renderlo fiero di me, e vorrei dire a mamma che è una donna meravigliosa e che sono fiero di essere come lei. Sono fiero di essere figlio loro. Voglio dire loro che li perdono, anche se mi hanno lasciato solo e mi fanno soffrire. Vorrei poter festeggiare almeno un compleanno con loro, o che ne so.. magari questo Natale.
Sono sicuro che anche nonna Andromeda ne sarebbe felice.
Quindi, babbo Natale, non ti chiedo una di quelle nuove scope da corsa come la maggior parte dei miei compagni.. ti chiedo solo del tempo. Tu puoi tutto, no?
Vorrei solo stare con loro, se non puoi tanto, giusto il tempo di un abbraccio.
Lo puoi fare questo, per me, vero?












***

 

ciao, avevo scritto questa one-shot tempo fa e l'avevo anche pubblicata sul sito per poi cancellarla non ricordo perché quindi ho deciso di riproporla, sperando che a qualcuno possa piacere :)
l'avevo controllata bene al tempo, e l'ho ricontrollata ora per essere sucura dell'assenza di orrori grammaticali però non voglio cambiare nulla del resto, nel senso, quando l'ho scritta, ricordo, lo feci di getto, senza pensarci e quindi non vorrei riscriverla magari cambiando lo stile per renderlo, che so, più muturo perché non so, non mi sembrerebbe giusto.. okei, parlo a vanvera.
tengo soprattutto alla "lettera" finale, quella è davvero importante per me poichè si riferisce non solo al piccolo Teddy, ma anche - purtroppo - alla sottoscritta, sotto certi aspetti.
quindi, bhò, se qualcuno volesse lasciarmi un parere sarebbe davvero ben accetto ;)
xX J., or Gio 

ps: ricordo, strano ma vero, la mia one-shot Dominius [Scorpius/Dominique, per chi non lo sapesse] pubblicata tempo adietro se qualcuno volesse leggerla, e commentarla anche.. ancora ciao ciao :)


 

  
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