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Autore: Loony Moony    04/06/2013    4 recensioni
"«Mi sono Smaterializzato» mormorò, per un motivo sconosciuto. Forse per spiegare come mai era zuppo nonostante fuori ci fosse uno sgombro cielo blu stellato.
«Oh, bene. Hai imparato, allora» ribatté gelido Sirius.
Regulus Black si morse il labbro. «Posso entrare?»
«Che vuoi?»
«Auguri.»"
L'ultima volta che Sirius e Regulus si sono visti, immaginata dalla mia testolina bacata. Una recensione, anche critica e costruttiva, sarebbe molto ben accetta :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’ultima visita (Regulus, Sirius)

 
[1979]
 
Una stanza illuminata fiocamente, ma dall’aspetto quotidiano e accogliente e un piccolo fuoco dalle fiamme vivaci che scoppiettava nel camino. Qualche poltrona messa in ordine apparentemente casuale davanti alla nicchia, sembrava che ci fossero passati dei visitatori da poco. Una era occupata da un giovane stravaccato che giocava distrattamente con la bacchetta, vicina a lui una bottiglia di whisky incendiario ancora mezza piena. Il ragazzo si alzò e si avvicinò alla finestra, scostandosi dalla fronte ciocche di capelli corvini. Guardò con apprensione fuori, attraverso il vetro. Non avrebbe potuto mai ammetterlo, ma aveva paura di vedere quelle figure in fondo al viale essere colpite da raggi di luce verde, prima che si Smaterializzassero. Come sempre i tre ragazzi – uno con occhiali e capelli neri sparati in aria, uno esile dai capelli chiari, l’altro basso e grassoccio con il naso appuntito – e la ragazza dalla chioma rosso fuoco scomparirono con una giravolta, mentre ancora ridevano tra i saluti.
Sirius sospirò e si abbandonò contro la pelle rossa della poltrona, annoiato e stranamente malinconico. Si risolse ad andare a prendere quell’aggeggio babbano che gli aveva regalato la dolce Lily con un senso dell’umorismo inaspettato. Afferrò la scatoletta nera, a cui erano attaccati per mezzo di fili neri due dischi collegati fra loro. Lo rigirò fra le mani, e pensò che doveva capire assolutamente a cosa serviva, perché le risate di Lily, Remus e Peter, che avevano tutti avuto a che fare col mondo babbano, gli risuonano ancora nelle orecchie. James era l’unico che l’aveva sostenuto, senza ovviamente criticare la moglie, però. Agitò per un po’ i due dischi, e notò che erano sinistramente imbottiti. Visto che non succedeva niente imprecò e si concentrò sulla scatolina piatta, osservandone rapito i rettangolini in rilievo. Titubante ne schiacciò uno, e il piccolo schermo si accese. Fece un salto indietro per lo spavento, capendo poi che non si trattava di niente di strano o particolarmente oscuro.
Notò poi che vicino alla carta stracciata del regalo c’era un biglietto, si gettò su quella speranza e lo lesse freneticamente:
Felpato, auguri! Da Remus, Peter e Lily.
 
Bene, c’entravano anche quei due sciagurati.
 
Visto che noi ti capiamo bene, e ti siamo moltoamici, abbiamo deciso di spiegarti come funziona un mp3, per farti apprezzare meglio i babbani e le loro interessanti usanze.
Bene, è molto semplice. Infila le cuffie e premi il pulsante di accensione, poi metti play.
Lily, così non capirà mai. Vedi quelle cose somiglianti vagamente a piatti imbottite? Devi mettertele sopra le  orecchie, poi schiacci il cerchietto in rilievo sulla scatolina.
Avrebbe capito anche con la mia spiegazione, a meno che la sua idiozia non sia cambiata nel tempo. Comunque buon ascolto, e buon compleanno, Sirius.
 
Sirius seguì alla lettera le istruzioni di Remus, ringraziando che almeno lui capisse la sua ignoranza in materia. Non aveva mai studiato Babbanologia, e non aveva di certo l’intenzione di farlo ora.
Si infilò quelle…cuffie e fece partire la musica con il pulsante al centro. Per un attimo non successe niente, così lo sbatté sul tavolo. In quel momento partì una cosa assordante, che gli perforava le orecchie.
«Porca Morgana!» imprecò, per poi agitare la bacchetta in modo frenetico cercando di togliersi quegli aggeggi infernali. Non sentì il crack provenire dal viale, ma riuscì a togliersi le cuffie in tempo per udire il campanello suonare.
Questo è Peter che si è dimenticato qualcosa.
«Sirius, aprimi.» Non era la voce di Peter quella, ma la conosceva bene.
Restò fermo lì, con il tenue suono che proveniva dalle cuffie abbandonate sul tavolo. Esitò per un minuto, in cui percosse sempre più forti colpirono la porta. Nonostante fossero forti, non erano comunque decise, il che sembrava confermare l’identità del visitatore.
Sirius si avvicinò alla porta, fermandosi più volte nel breve percorso.
Apri quella maledetta porta. Si disse, e finalmente aprì. Davanti a lui stava un ragazzo di circa diciotto anni, bagnato fradicio e con i capelli neri appiccicati alla fronte. Aveva uno sguardo angosciato, e si leggeva insicurezza e inquietudine negli occhi neri.
«Mi sono Smaterializzato» mormorò, per un motivo sconosciuto. Forse per spiegare come mai era zuppo nonostante fuori ci fosse uno sgombro cielo blu stellato.
«Oh, bene. Hai imparato, allora» ribatté gelido Sirius.
Regulus Black si morse il labbro. «Posso entrare?»
«Che vuoi?»
«Auguri.»
«Ti ho chiesto cosa vuoi.» replicò Sirius, ma si fece da parte per farlo entrare, perché l’altro cominciava a tremare, e non voleva un’influenza sulla coscienza. Regulus entrò titubante e, visto il camino, non poté fare a meno di sedersi lì vicino.
«Non ti ho dato il permesso di sederti, e ti ho chiesto cosa vuoi.»
Regulus non diede segno di aver sentito, e gli porse un pacchetto, osservando con curiosità la scatolina e le due scodelline nere imbottite che producevano uno sgradevole rumore come di una pernacchia dentro ad una cannuccia. «Volevo darti questo. Per il tuo compleanno.»
Sirius osservò sospettoso quell’incarto, poi lo prese con la punta delle dita e si avviò verso il tavolo, dove era ancora buttato il biglietto d’auguri allegato al lettore mp3, facendo come se il fratello non ci fosse.
 
Per spegnerlo devi
capirlo da solo. Con affetto, Lily.
Mi spiace, Sirius, ha la bacchetta a portata di mano. Penso che con la tua indiscussa genialità riuscirai a comprendere da solo i meccanismi di un oggetto “stupidamente babbano” (tue testuali parole). Con affetto, Remus.
 
«Io la odio. Io li odio. Fanno pure gli spiritosi…» borbottò. «L’affetto ficcatevelo in quel posto.»
Ritornò alle cuffie, e cominciò ad armeggiare con i pulsanti, con il risultato che il volume si alzò fino all’inverosimile. «Porco Salazar» imprecò ancora, perché intanto il filo che collegava i piattini si era anche attorcigliato.
«Posso?» chiese Regulus piano.
Sirius glielo lanciò praticamente addosso. Regulus lo prese al volo e si mise a schiacciare i piccoli rettangoli con maestria. Il fratello lo guardò stregato, e spalancò gli occhi vedendo lo schermo spegnersi, finalmente.
«Com- come hai fatto?» balbettò, strappandogli di mano la scatolina e osservandola da ogni angolatura.
Regulus alzò le spalle. «Osservo i Babbani a volte.» mormorò. Sirius alzò lo sguardo di scatto.
«Così puoi ucciderli più facilmente insieme ai tuoi amici Mangiamorte?»
«Io…»
«Non negare niente. Lo so che hai quel segno sul braccio.» disse guardandolo con disgusto.
Regulus deglutì a vuoto, poi lo guardò fisso. «Orion è morto.»
Sirius boccheggiò, appoggiandosi alla poltrona. «Quando?» esalò infine.
«Qualche giorno fa.» mormorò il fratello in tono neutro. Sembrava che quel fatto non lo turbasse, ma Sirius sapeva quanto lui fosse legato ai genitori, o almeno credeva di saperlo. Eppure, non credeva che a lui, lui che era fuggito da quella famiglia, la notizia avrebbe fatto tanto male.
«Non mi dispiace, sai?»
Sirius alzò gli occhi su di lui, incredulo. «Cosa?»
«Lui…» deglutì di nuovo. «Lui non ci voleva bene.»
«No, a te voleva bene, Reg.» disse Sirius, assorto. Ricordava bene i discorsi sulla purezza del sangue della madre e le sue esplicite preferenze. Quante volte gli aveva ripetuto che come primogenito avrebbe dovuto esserci il fratello, quante volte aveva urlato che sarebbe stato meglio che lui non nascesse, che ci fosse solo Regulus. Quante volte Orion aveva sbraitato che quando sarebbe morto avrebbe voluto che il suo nome passasse al secondo figlio invece che a quel traditore. Ora era morto e quello sporco nome ce l’aveva lui. In fondo gli faceva pena, l’unico desiderio spazzato via come polvere al vento.
Regulus lo fissò incredulo per qualche secondo. «Reg?»
«Che vuoi?» chiese brusco Sirius, rompendo l’imbarazzo. Solo per un attimo l’aveva scambiato per quel bambino che piangeva accanto a lui, nel suo letto, quando aveva paura di ciò che si poteva nascondere sotto il letto.
«Solo informarti della morte di tuo padre.» Regulus si alzò, altrettanto bruscamente. Sirius notò che camminava piuttosto chino, come sotto un fardello. «E farti gli auguri.»
«Bel modo di farmeli.»
«Non credo ci vedremo ancora, e non c’era un altro momento per dirtelo.» si avviò verso la porta.
«Io non li osservavo per…ucciderli. Davvero. Erano…interessanti.»
Sirius non rispose e lo guardò aprire la porta in silenzio. Il fratello fece per uscire, poi si girò, e i suoi occhi scuri esprimevano solo profonda tristezza. «Credo…credo che questo sia un addio.» mormorò mestamente.
«Uhm.» bofonchiò Sirius.
Regulus sorrise per la prima volta, anche se era più una smorfia. Sirius non ricordava di averlo mai visto con un vero sorriso. «Non sei cambiato, Sir» e, semplicemente, se ne andò. Il fratello ebbe l’impressione che le sue spalle fossero ancora più curve. Non staccò gli occhi dalla sua figura nera finché non scomparve con una giravolta, mentre capiva con una stretta allo stomaco che davvero non lo avrebbe mai più rivisto.
Si andò di nuovo a sedere sulla poltrona rossa, facendo cigolare le molle. Prese la scatolina e cominciò a giocare con i fili distrattamente. Poi si ricordò del pacchetto. Si alzò, tese la mano tremante e afferrò l’incarto. Lo aprì, piano. Era una scatolina, con dei piattini imbottiti collegati. Era assolutamente uguale a quella che gli avevano regalato, ma non era nera, era bianca.
 
Uscì sul viale come un folle, come se potesse trovare degli indizi, qualcosa che gli facesse intuire dove era andato. Scrutò il cielo, in cerca di nuvole, perché l’unica cosa che sapeva era che dove era andato pioveva.
Quando, sconfitto e con gli occhi lucidi, tornò in casa, avvertì un odore salmastro. Si trasformò in cane, annusò, e con l’olfatto migliorato da animale individuò come fonte dell’odore il pacchetto del fratello. Era bagnato d’acqua, non piovana, ma gelida e marina.
 
Lontano molte miglia, il fratello si ritrovò con una stretta allo stomaco e con la solita nausea post-materializzazione, davanti alla grotta. Sospirò e tirò fuori da una tasca del mantello logoro un biglietto spiegazzato. Non aveva avuto il coraggio di consegnarlo, non aveva avuto il coraggio di dire al fratello cosa stava per fare. Lo lasciò cadere tra le onde che si infrangevano irate contro lo scoglio, e lo guardò consumarsi lentamente, come stava facendo lui.
Nessuno l’avrebbe pianto.

...Allora, non so per quale motivo sto pubblicando, seriamente. Ho da dire solo che quando l'ho scritto ero molto, ma tanto tanto, depressa. E che, come sempre, metto una sottospecie di commedia quando il tutto dovrebbe essere drammatico. Se è venuto drammatico ugualmente (cosa di cui dubito fortemente) sarei grata che me lo scriveste. Se avete dubbi o altro, anche qui si può risolvere ed esprimere tutto con una recensione, magari critica e, soprattutto, costruttiva. Be' credo che i corsivi sui biglietti si capiscano, e mi sento in dovere di dire che considero questo sgorbio un "what if..." perché be', Sirius non fa mai cenno di aver saputo come suo fratello sia morto, mentre qua potrebbe averlo capito. Regulus potrebbe essere OOC, così è semplicemente come l'ho sempre immaginato io: un perenne insicuro, anche di se stesso, e indeciso. Orion, ho visto, è morto proprio nell'anno in cui Regulus morì, anche se non so le date precise, e il tutto potrebbe sembrare un po' impreciso. E, ultima cosa, se non si capisce, be', il fatto che suo padre sia morto non incide minimamente sulla sua scelta :) Ah, so che dovrebbe esserci Kreacher, ma la metto un po' come una licenza, diciamo che arriva dopo. Bene, adesso ho finito sul serio :)
 

  
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