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Autore: bastille    04/06/2013    2 recensioni
[sfogo]
E mentre nella sua mente riaffiorano i ricordi dolorosi, i volti di coloro che le hanno fatto del male, tutte le delusioni, Alice resiste.
Resiste come la suola delle sue converse bianche, che si sta lentamente consumando.
Resiste come chi deve recuperare un'insufficienza l'ultimo giorno di scuola,
quando vorrebbe solamente chiudere il libro e lasciarlo a marcire fino al settembre successivo.
Resiste come chi corre verso un traguardo ancora lontano e non si arrende, nonostante senta le ginocchia e i polmoni fargli male.
Alice resiste, perché non ha nemmeno più la forza di crollare; forse non si è nemmeno resa conto di essere arrivata all'orlo del precipizio.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Stamattina Alice si è svegliata che il cielo era sereno, e sembrava tranquilla.

E forse lo era anche, ma chi può dirlo con certezza? Alice è imprevedibile e lunatica, fin troppo.

Si è infilata le sue converse bianche, quelle rovinate che sua madre minaccia ogni volta di buttare, quelle che lei ama tanto, e, dopo aver urlato un "ciao" a non sa bene chi, è uscita di fretta, come ogni mattina.

Stamattina il sole brilla per la prima volta, dopo una settimana di pioggia infinita, e Alice cammina lenta, sussurrando un "andrà bene", l'ennesimo.

E lei ci ha sperato davvero, anche questa volta.

Eppure quella sensazione di oppressione è ancora lì, all'altezza del petto, e non l'abbandona mai.

Non ci vuole un genio a capire che qualcosa non va, persino Alice se n'è resa conto, ma non ne capisce il motivo; anche perché un motivo in realtà non c'è.

Spesso si domanda il perché di questa sua "quasi perenne tristezza"; quasi perché va a giorni.

Alice non è depressa, affatto, lei va a giorni: ci sono i giorni in cui le sembra di stare bene, di essere felice, e forse lo è davvero, e quelli in cui invece va tutto male, e lei vorrebbe solo correre via e non tornare.

È un equilibrio fragile, quello che mantiene l'ordine nella sua mente e cerca di districare quel groviglio di sentimenti, così opposti tra loro, che Alice non riesce a controllare.

Basta guardarla negli occhi, quei grandi occhi scuri che parlano più del dovuto, per capire che è infelice e... tormentata. Stanca. Dannatamente fragile.

E si odia, si odia da morire per questo; perché Alice vorrebbe essere forte come appare, una roccia, una di quelle persone che non hanno davvero bisogno di nessuno e che hanno la certezza che, qualunque cosa accada, riusciranno sempre a rialzarsi, e invece anche ieri sera si è addormentata con mille pensieri in testa e un nodo allo stomaco.

A volte le manca il respiro, così pesante il macigno che si porta appresso, e scoppia in un pianto silenzioso, perché le dispiacerebbe svegliare suo fratello che dorme beato, almeno lui!, nel cuore della notte.

Nessuno conosce questo lato di Alice, o forse nessuno vuole vederlo, troppo abituati alla sua allegria, alla sua risata contagiosa e alla sua spensieratezza per guardare oltre.

Ma lei è più della voglia di vivere fatta persona, lei è più di tutti quei sorrisi sereni che rivolge, sebbene dentro stia lentamente crollando in mille pezzi: lei è molto di più.

E questo nessuno, tanto meno Alice, lo sa.

Forse, però, la colpa è solo sua per rimanere costantemente in silenzio e fingere che vada tutto bene.

Forse è così abituata a dire "non importa" che finisce per crederci davvero, almeno in quel momento, perché poi nel letto da sola, la notte, non riesce ad ingannarsi ancora.

Forse la colpa è solo sua perché è convinta che qualcuno corra a salvarla, quando lei è la prima a non volersi salvare.

E, in un certo senso, le va bene così, perché non le piace rispondere a mille domande e ricevere compassione dalle persone; quello che però non capisce è che farsi aiutare non vuol dire fare pena e che non può pretendere che gli altri le leggano dentro se lei non si apre.

È codarda Alice, codarda e lagnosa: si lamenta e vorrebbe sul serio cambiare, ma non ce la fa. Non ci riesce, è debole.

Debole ed anche un po' egocentrica, chiusa nel suo stesso dramma.

E a volte pensa di meritare quel senso di soffoco, quella sensazione di vivere una vita che non le appartiene, quel groppo alla gola che le impedisce di urlare e dire ciò che dovrebbe.

Eppure, nonostante tutto, è felice alcuni giorni; le sembra di essere tornata la bambina spensierata di un tempo, e sorride. Ma non sono quei sorrisi stanchi e fatti un po' per abitudine, sono sorrisi sinceri che per un momento sembrano riempire una piccola parte di quell'enorme vuoto che sente dentro di sé.

In questi momenti sente la tempesta placarsi, anche solo per pochi istanti, e sta bene.

Alice, comunque, sa che quella sensazione non durerà molto, ed ecco che sente gli occhi appannarsi e la burrasca ricominciare più forte di prima.

Stavolta però non vuole sprofondare in quel buio che tanto la terrorizza, stavolta cerca di rimanere a galla. E mentre nella sua mente riaffiorano i ricordi dolorosi, i volti di coloro che le hanno fatto del male, tutte le delusioni, Alice resiste.

Resiste come la suola delle sue converse bianche, che si sta lentamente consumando.

Resiste come chi deve recuperare un'insufficienza l'ultimo giorno di scuola, quando vorrebbe solamente chiudere il libro e lasciarlo a marcire fino al settembre successivo.

Resiste come chi corre verso un traguardo ancora lontano e non si arrende, nonostante senta le ginocchia e i polmoni fargli male.

Alice resiste, perché non ha nemmeno più la forza di crollare; forse non si è nemmeno resa conto di essere arrivata all'orlo del precipizio.

E non deve cadere, non può, perché non è sicura che riuscirà a rialzarsi.

Alice vuole solo trovare una via di fuga dal labirinto della sua mente.

 

 

 

"Non è la vita o la morte, il labirinto. E’ il dolore.

Come si esce dal labirinto del dolore?

La sofferenza è universale. E’ l’unica cosa che fa paura a tutti: buddhisti, cristiani, musulmani."

-John Green, 'Cercando Alaska'.

 

  
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