~ like “I Love You” (pt 1)
Thad
si appoggiò alla parete mente Sebastian si avvicinava a lui
con uno
sguardo pericolosamente malizioso. Nella penombra l'unica cosa
visibile erano i suoi occhi scintillanti che lo fissavano come un
predatore con la sua preda. Sebastian ora gli era addosso; con la
mano sciolse il nodo della cravatta blu e rossa che scivolò
silenziosamente a terra, poi allargò il colletto della
camicia
bianca e slacciò con lentezza i primi tre bottoni,
prendendosi tutto
il tempo necessario affinché l'altro impazzisse.
Thad
cercava di respirare con metodo, contando i secondi, ma era del tutto
impossibile. Stare vicino a Sebastian lo faceva sentire sul ciglio di
un burrone, e Thad soffriva di vertigini. Vedere il vuoto sotto di te
è tremendamente eccitante, almeno finché non
realizzi di non avere
via di scampo. E infatti, contro tutti i propri buoni propositi, Thad
si era ritrovato spalle al muro con Sebastian sopra di
lui.
Sebastian
iniziò a mordicchiargli il lobo dell'orecchio, Thad era
scosso da
brividi caldi e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Il ragazzo
più alto passo a baciargli il collo; ogni tanto la lingua
faceva
capolino dalla chiostra dei denti. Da sotto la stoffa leggera
iniziò
ad esplorare le sue spalle alternando unghie e polpastrelli in un
massaggio che ben poco aveva di rilassante.
Con
la pelle d'oca Thad non sapeva ancora di correre a tutta
velocità
verso l'abisso. Diede fuoco alla miccia e partì il timer.
"Sebastian, posso dirti una cosa?" Chiese titubante mentre
le unghie dell'altro gli si conficcavano in profondità nella
pelle e
veniva invaso da uno strano dolore piacevole.
"Mmhh"
Mugugnò un assenso il compagno senza a smettere di
tormentare il suo
collo.
"Ti
amo" Thad disse e si appoggiò senza fiato al muto. La bomba
era
esplosa. Dio, cosa aveva fatto.
Sebastian
si irrigidì, si allontanò leggermente e fece un
sorriso così
impercettibile che Thad non era del tutto sicuro di averlo visto
davvero. "Grazie".
"Non
c'è di che" mormorò l'altro, realizzando tutto
d'un botto cosa
avesse fatto. La consapevolezza lo investì più
distruttiva di
un'onda di dieci metri, ma cosa peggiore era che lo pensava davvero.
"Cioè, intendevo... Merda, sono fottuto" Thad aggiunse,
seppellendo la testa fra le ginocchia come se avesse la
nausea.
L'altro si
alzò dal letto e si diresse verso la finestra.
Aprì le ante e
scostò le tende; entrò una corrente d'aria e Thad
rabbrividì.
Sapeva che non era per la folata, ma cercava di non pensarci
più di
tanto.
Il tempo si
era congelato in quell'esatto momento e le parole aleggiavano ancora
fra di loro, inespresse e ingombranti. Se solo si fosse morso la
lingua o infilato le unghie nel palmo, tutto quello non sarebbe
successo. E magari la camicia avrebbe raggiunto la cravatta sul
pavimento, e magari la penombra sarebbe stata ancora più
scura e
l'unica cosa visibile sarebbe stata il profilo di Sebastian, steso
accanto a lui, il calore dei loro corpi vicini e il ricordo dei segni
lasciatigli sulla pelle... Thad arrossì violentemente e si
mise ad
osservare fuori dalla finestra aperta.
"Thad,
credo proprio che dovremmo parlare, anche se non era esattamente
quello che pensavo di fare questo pomeriggio" cominciò lui,
ma
l'altro rimase in silenzio. Da uno spiraglio Thad lo vedeva fissarlo
con uno sguardo strano, di certo non innamorato, ma piuttosto quello
di un naturalista che studia un insetto di una specie sconosciuta per
studiarlo meglio. Non era piacevole. Dopo qualche minuto si rese
conto di dover essere l'unico a parlare. "Non so cosa
dire"
"Potresti
dire quelle parole di nuovo" disse Sebastian guardando da
un'altra parte "suonano bene dette da te". Ed era vero. Da
quando Thad le aveva pronunciate aveva iniziato a ripeterle nella
mente. Ti amo, ti amo, ti amo, tia mo, tiam o, moti a...
Finché si
ritrovava a pensare cose pive di senso. Però dette dalla sua
voce
interiore -chiamatela coscienza se preferite- non suonavano
altrettanto bene. Aveva anche provato a dirle ad alta voce a sua
volta, ma le corde vocali non collaboravano e dalle sue labbra erano
solo usciti dei suoni smorzati.
"È
stato solo un errore, uno sbaglio. Possiamo dimenticare questo
pomeriggio e fare finta che non sia successo nulla?" Chiese a
disagio.
"Mi
sembrava ti stessi divertendo prima"
"Ed
è così, davvero. Solo che sono così
stupido. Non riesco a credere
di aver mandato tutto a puttane"
"Sono
io quello che ti ha risposto grazie"
"Non
tentare di consolarmi, ti prego. La tua compassione rende tutto solo
più difficile da digerire. Ho fatto una cazzata, non ho
pensato
prima di dare fiato alla bocca e ora ne pagò le conseguenze"
"Mica
ti sto consolando. Non sono uno psicologo, e, in caso, dovresti
pagarmi"
"Mi
lasci da solo, Sebastian? Vorrei un momento"
"Con
il rischio di trovare il tuo cadavere appeso alla trave del soffitto
al mio ritorno? Non credo proprio" Disse e si sedette sul bordo
del letto del compagno, ignorando il cigolio di protesta delle molle
del materasso. "Ora faremo un bilancio emotivo della tua vita"
Sebastian imitò uno psicologo, congiungendo la punta delle
dita a
formare una capanna. Thad fece un minuscolo sorriso; aveva
funzionato, almeno. "Per mostrarti come si fa inizierò io.
Il
ragazzo che stavo cercando di portarmi a letto -non lo nego- ha detto
che mi ama e io l'ho ringraziato. Ed è una delle
più grandi cazzate
che io abbia mai fatto, e di cazzate ne ho fatte tante, credimi"
Thad
sorrise nascosto dal blazer e iniziò a parlare a bassa voce.
"Non
sento nulla e non penso sia a causa mia. Ti puoi girare per guardarmi
in faccia?" Chiese Sebastian e l'altro si voltò
controvoglia,
conscio di quello che i suoi occhi verde mare gli causavano.
"Sono
un fallimento in tutto: non canto abbastanza bene, i miei voti sono
appena al di sopra della media, a lacrosse c'è sempre
qualcuno che
segna più punti di me. E poi c'è questo ragazzo,
ovviamente. Tanto
bello e sfuggente da star male. Cercare di essere qualcosa di
più
per lui, non solo un altro trofeo da collezione, è
frustrante. E
inutile, come tentare di afferrare il fumo. Come tentare di afferrare
il fumo a mani nude" Sebastian rimaner a sentire lo sfogo,
avvicinandosi solo di qualche centimetro. "Poi i miei due
migliori amici stanno insieme, ed è strano. Non
perché non voglio
che siano felici, anzi, tutt'altro, e non è neanche
perché
ultimamente mi allontanano... Semplicemente perché li vedo
insieme,
mano nella mano, e mi chiedo se lo troverò mai. Il mio Nick
o il mio
Jeff, intendo. Ma non credo sia possibile; è già
piuttosto
difficile per le persone normali, figuriamoci per un coglione come
me"
"Meriti
meglio della Niff... E perché saresti un coglione?" Chiese
il
ragazzo più a sé stesso che a Thad. L'altro
iniziò a tormentarsi
le mani, scrocchiandole e Sebastian lo bloccò con
delicatezza,
intrecciando le proprie dita a quelle congelate di Thad.
"Perché
ci sono otto miliardi di persone e mi vado a trovare l'unico stronzo
egoista a cui non frega un cazzo dei miei stupidi sentimenti. Che poi
la mia anima gemella -sempre ammesso che esista, ovvio- sta a
Timbuctu o Rekjiavic. E quante possibilità ho di
incontrarla? Una su
un milione? Zero? Devo rassegnarmi"
"Forse
non c'è bisogno di cercare così lontano. Magari
è sempre stata
vicino a te e non ce ne siamo resi conto prima" (Merda, un 'noi'
di troppo, pensò Sebastian)
"Ti
metti anche a citare la Swift? Mi aspettavo di meglio da te,
Sebastian"
"Sai,
è strano. Essere insultati senza usare parole cattive,
intendo. Ma
devo ammettere che sei piuttosto bravo a fare il sarcastico"
"Grazie"
mormorò lui e tornò a guardare fuori dalla
finestra con
malinconia.
Sebastian
sospirò e decise che era arrivato il, quel, momento. Stava
per
tirare fuori dalla sua manica una carta; non un due di picche, ma un
asso. Di cuori. "Sto per fare una cosa molto stupida e vorrei
che mi tenessi anche l'altra mano per evitare di picchiarmi da solo a
sangue" Gli tese la mano sinistra e Thad, dopo qualche secondo
di esitazione, la prese e la strinse insieme alle altre.
NdA:
so
cosa avevo promesso e mi pento e mi dolgo amaramente del mio ritardo
(?)
Come potete notare è solo metà del capitolo, ma
poi
diventava troppo lungo. E il prossimo martedì voglio
ammorbarvi con
qualche cosa lacrimosa sul fatto che 'i figli lasciano il nido per
volare' e roba lacrimosa del genere.
Capitemi, e compatite la mia psiche malata
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anche Grant è sconvolto dalla mia cretinaggeria
Giuro giuro giuro giuro che mi faccio perdonare.