The End
Ansimò.
Era
tutto tremendamente sbagliato. Tutto troppo sbagliato.
Non
poteva finire così. Non doveva.
Dopo
tutti gli sforzi.. Dopo tutta la fatica, tutti i compagni morti, tutti i
sacrifici.. Non potevano arrendersi. Non adesso.
Guardò
Neville, riverso a terra.
Aveva
avuto il coraggio di parlare. Di farsi avanti. Di affrontare Voldemort e dire
che non era finita, anche se Harry era morto, e con lui Remus, Tonks, Fred e
tutti gli altri. Lo aveva guardato con tenacia, mostrandosi come mai l’aveva
visto in tutti quegli anni.
E
poi era morto.
Voldemort
aveva sogghignato sprezzante, poi aveva riso, in modo arcigno.
Si
era girato verso i Mangiamorte, che avevano iniziato a ridere con lui.
E
poi, all’improvviso, l’aveva colpito.
Una
Cruciatus potente e senza scrupoli. Neville aveva tentato di resistere, ma
mentre la battaglia riprendeva, le poche forze rimaste erano pian piano
scemate, fino a ridurlo in ginocchio.
Tutti
gli altri avevano ripreso a combattere, per tentare di proteggerlo, salvarlo,
ma i Mangiamorte non permettevano a nessuno di avvicinarsi.
Luna
lo aveva guardato, sconvolta. Non voleva vederlo morire davanti ai suoi occhi..
sarebbe stato troppo.
Hermione
aveva provato a fermarla. Aveva capito. Ma era stata bloccata da un
Mangiamorte, e quindi aveva dovuto battersi.
Quando
si era girata, Luna era riversa a terra, lo sguardo verso l’alto, gli occhi
rivolti al cielo, un’aria tranquilla sul viso, come se avesse trovato la pace,
e Neville disteso qualche metro più in là, la mano tesa verso di lei, il viso sbarrato
dalla rabbia e dal dolore.
Hermione
si strofinò gli occhi, non doveva piangere, non doveva distrarsi, o sarebbe
morta.
Doveva
distruggere Nagini, l’ultimo horcrux. Doveva farlo, e poi Voldemort sarebbe
tornato mortale. Doveva farlo per chi sarebbe sopravvissuto.
Cominciò
a correre. Faceva fatica a distinguere quello che succedeva, vedeva solo le
luci colorate degli incantesimi e le mura del castello che si frantumavano
sopra la sua testa, accanto a corpi inermi a terra.
Aveva
perso di vista Ron, e Ginny, e tutti gli altri. Sperava fossero ancora vivi.
Anche
se Harry era morto, loro dovevano vivere. Dovevano sperare.. C’era un futuro
migliore ad attenderli. Doveva crederci.
Con
le zanne di basilisco avvelenate in mano, cercò Nagini.
Trovò
il serpente in Sala Grande, ma con lui c’era anche Voldemort. Se voleva
uccidere il serpente doveva distrarre Voldemort..
“Ci
penso io a distrarlo. Tu uccidi il serpente.”
Hermione
si voltò. Ronald era accanto a lei, il viso serio e scuro, gli occhi che
brillavano di ardore, e di rabbia.
“Sei
sicuro di farcela?”
“No.”
Disse semplicemente, prima di guardarla per l’ultimo istante. Un semplice
sguardo, intenso, perché non c’erano parole per tutte le emozioni che covava
nel cuore. Poi partì, cominciando a lanciare schiantesimi verso Voldemort,
cercando di attirarlo verso di sé, farsi seguire e distogliere la sua
attenzione da quello che succedeva.
Hermione
prese un grande respiro.
Attenta
a non farsi notare dal nemico, prese una zanna di basilisco, avvicinandosi
cautamente al serpente.
Incantò
la zanna con la magia, e la lanciò a gran velocità, ma Nagini se ne accorse in
tempo per schivarla. La osservò, sibilando acidamente, e poi cominciò a
muoversi verso di lei.
In
preda al panico, Hermione iniziò a indietreggiare e a lanciare schiantesimi, ma
il serpente non si allontanava. Prese un’altra zanna, e sempre con la magia
scagliò prima una Bombarda, per stordirlo, e poi lanciò la zanna, che colpì il
serpente. Un urlo agghiacciante si sparse per tutto il castello. Voldemort
sapeva.
Nagini
cominciò a contorcersi e a bruciare, un inquietante fumo nero si innalzava
dalle sue spire che piano piano rimpicciolivano, fino a dissolversi
completamente.
Euforica,
la ragazza cominciò a correre. Doveva aiutare Ron.. D’improvviso qualcosa le
cadde addosso, facendola cadere a terra. Era una persona, che con tutto il suo
peso la sovrastava. Lo spinse via prima di accorgersi con terrore che quello
era il cadavere esangue di Ronald, caduto dal piano superiore.
Hermione
voleva piangere, urlare, disperarsi, ma non poteva fare nulla di tutto ciò, non
poteva nemmeno muoversi, tanto era terrorizzata.
Il
gelo le si insinuò nelle ossa. Non credeva sarebbe riuscita a distogliere lo
sguardo dagli occhi vitrei del suo migliore amico, o ragazzo, non lo sapeva
neanche lei, non l’avrebbe saputo mai più, quando una mano la tirò per i
capelli, facendola alzare. Si sentì privare della bacchetta, mentre Bellatrix
Lestrange le teneva puntata una bacchetta alla gola.
“Mio
Signore, posso avere l’onore di uccidere questa sporca Mezzosangue? Sarebbe un
vero piacere per me!” disse divertita.
Hermione
cercò di liberarsi, ma la donna l’aveva intrappolata in una presa salda e
ferrea. Come era già successo a Malfoy Manor. Sentiva, da qualche parte, i
rumori della battaglia, ma erano lontani, attutiti. Come se fossero ormai solo
nella sua testa, per convincersi che qualcuno stava ancora lottando.. Che non
era ancora finita.
“Mm..
Quanta fretta, mia cara Bellatrix. Questa ragazzina.. è speciale, vedo. In
fondo, per uccidere Nagini ci vuole coraggio e intelligenza.. Ma dimmi, perché
l’avresti fatto?” chiese con voce sibillina. Voleva apparire potente, ma
Hermione sapeva che era allo stremo, con l’anima lacerata. Se solo avesse avuto
una bacchetta, avrebbe potuto ucciderlo definitivamente e porre così fine a
tutte quelle morti ingiuste.
“Ora
sei di nuovo mortale, Voldemort. Ora qualcuno può ucciderti!” esclamò piena di
rancore, senza nessuna paura. Non ne aveva più, né paura né qualsiasi altro
sentimento: non poteva provarne più, non poteva permettersi di cedere alle
emozioni che si accalcavano furiosamente e volevano essere ascoltate. C’era
solo l’odio, l’odio e la voglia di far finire tutta quell’insensata
carneficina.
“Come
ti permetti!” Bella le diede uno strattone ai capelli, forte, facendola gemere
piano, no, non si sarebbe fatta sentire. Mascherò il viso piegato dal dolore,
cercando di tornare lucida. Doveva esserci una via di fuga.. Avrebbe dovuto
ragionare e prendere tempo. Ma non ci riusciva. Non ci riusciva più.
“No,
Bella, no. Non essere così irascibile.. In fondo, è una sconfitta, e gli
sconfitti hanno diritto ad essere arrabbiati e a provare rancore. Ma.. con te
voglio divertirmi. In fondo, come hai detto tu, sono di nuovo mortale, e credo che questo sia colpa tua, di Potter e
di quel rosso, vero? Sono mesi che distruggete i pezzi della mia anima.. e dato
che avete osato farmi questo, tu soffrirai, soffrirai moltissimo, anche per i
tuoi due compagni che non hanno sofferto abbastanza. Draco.” Chiamò, girandosi.
Hermione
cercava di contenersi, di frenare i tremiti, la paura, ma non sapeva cosa
l’aspettava.. e non sapeva se era meglio la morte. Cercò ancora di
divincolarsi, ma Bella la strinse ancora di più.
“Eh
no cara mia, non scappi da nessuna parte” sogghignò malefica.
“Draco,
dato che sei uno di noi, voglio che tu mi dimostri la tua lealtà. Insomma, non
sei stato capace di uccidere Silente.. Dimmi, adesso la farai pagare a questa
sporca Mezzosangue, per dimostrarmi la tua fedeltà? O sarai tu a morire, questa
volta?”
Hermione
deglutì. Osservò Draco, vedendo un ragazzo, un ragazzo pieno di paura proprio
come lei, chiedendosi come potesse Voldemort chiedergli una cosa del genere,
come potesse affidargli un compito del genere. Gli aveva appena chiesto di
diventare un assassino.. Oppure di morire. Non aveva molte altre scelte.
Draco
si fece avanti, guardando a lungo il volto pallido di Hermione. Non vedeva vie
d’uscita, eppure cosa poteva fare? Non voleva torturarla, ucciderla, non era
sicuro di saperlo fare, ma così sarebbe morto anche lui o, peggio, sua madre o
suo padre. Cosa poteva fare? Pregò che la mente brillante di Hermione Granger
elaborasse un piano, un piano qualsiasi, per avere più tempo e poter pensare,
potersi salvare.
“Su,
Draco caro, cosa aspetti? Uccidila, avanti!” lo sollecitò Bellatrix “Non vorrai
far attendere il tuo Signore!”
Draco
alzò la bacchetta tremante.
Guardò
fisso gli occhi nocciola di Hermione, sapendo che l’avrebbero tormentato per il
resto della sua vita. Per la prima volta, non la guardava con disprezzo. Vedeva
solo una ragazza troppo giovane per morire, che aveva vissuto ancora troppo
poco, che doveva vivere e vedere ancora molto, che aveva portato pesi troppo
grandi. Come lui.
Cercò
di scusarsi, con lo sguardo. Ma quanto valeva uno sguardo carico di rammarico,
quando stava per portarle via la vita? Hermione lo guardò piena di sofferenza e
rassegnazione. Non c’era nessuno che poteva salvarla. La battaglia era finita,
Voldemort aveva vinto. Presto sarebbe iniziata la sua era, e lei non l’avrebbe
mai vista. Forse, era meglio così. Sarebbe andata da qualche parte, in un luogo
di pace, dove avrebbe rivisto Harry e Ron, e Remus, Tonks, Fred, Neville e
Luna. E tutti gli altri. L’unico rimpianto, era che aveva vissuto troppo poco.
E provava una gran pena, per tutti quelli che restavano. Anche per lui, per
Draco e la sua famiglia. In fondo, non era colpa sua. Si erano ritrovati a
dover combattere, gli era stato imposto. E lui sarebbe sopravvissuto, a
ricordare per sempre tutti i morti, a dover ubbidire ad un uomo senza scrupoli.
“Un
giorno qualcuno ti ucciderà, Tom Riddle” disse flebile Hermione, guardandolo
per un istante. Poi chiuse gli occhi, e attese. Non voleva guardare la morte in
faccia. Aveva troppa paura, e ormai non riusciva più a contenere le emozioni
contrastanti che provava. Le lacrime cominciarono a scendere sul suo viso.
“Draco,
devi farla soffrire. E’ feccia, merita di morire in un modo lento e doloroso!”
soggiunse Bellatrix, strattonandola per i capelli e facendola gemere di dolore.
“Avanti!”
Draco
la guardò. L’aveva vista così debole e fragile solo quando sua zia l’aveva
torturata, a Malfoy Manor. A scuola era sempre stata forte. Una dura. Testarda.
Una vera leonessa, che non si fa fermare da nessuno. E anche se non l’aveva
vista, sapeva che aveva lottato. E ora si stava arrendendo. Come poteva? Non
era giusto. Non era giusto che la gente morisse, e questo perché un pazzo con
manie di grandezza voleva che fosse così.
Non
poteva torturarla. Non poteva. Per
lanciare una Cruciatus devi volerlo davvero. Devi volere che soffra, altrimenti
non accadrà nulla, gli ripeteva sempre Bella. E lui lo sapeva, in quel
momento non era in grado di colpirla, così, indifesa.
Strinse
la bacchetta, strinse il pugno facendo sbiancare le nocche, strinse i denti e
gli occhi cercando la concentrazione, per trovare la forza di pronunciare
quelle due parole. Che le avrebbero tolto il respiro, che l’avrebbero reso per
sempre un assassino e un seguace di Voldemort. Stava per compiere un salto da
cui non sarebbe mai più potuto tornare indietro. E sapeva già quanto era
sbagliato.
Cercò
con gli occhi sua madre, che c’era sempre stata. Non lo aveva mai abbandonato,
e non poteva farlo senza sapere che lei era con lui. Quando li trovò, sentì
come se la magia, rinvigorita di nuova forza, scorresse più rapidamente in lui.
Era un legame speciale, il loro. E finché ci sarebbero stati l’uno per l’altra,
sarebbe anche potuto diventare un assassino, e Voldemort avrebbe potuto anche
prendere il controllo di tutta l’Inghilterra, ma lui, quando guardava sua
madre, era al sicuro. Lo sapeva. Aveva il suo angolo di Paradiso in terra,
finché con lui ci sarebbe stata Narcissa.
Tornò
su Hermione. Ormai, ogni emozione era svanita. Svuotato, insensibile, non gli
importava più di nulla. Ora la sua mano non tremava più.
In
natura vince la legge del più forte. Non c’è spazio per la compassione, la
pena, l’aiuto e la gratitudine. Solo chi vince, sopravvive e va avanti a testa
alta. Tutto il resto, diventa polvere.
“Avada
Kedavra.”
Ok.
Questa
è stata ritrovata e credo sia una storia vecchia più di un anno, un anno e
mezzo. Sono una persona che adora il lieto fine, ma è stata scritta in un
periodo buio. In effetti ancora non so se mi piace davvero conclusa così,
adesso, o se voglio aggiungere solo un altro capitolo. Diciamo che non posso
davvero sopportare che tutto potrebbe finire così. Ci sto pensando.
Smemo