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Autore: __Shiroi    05/06/2013    3 recensioni
Eppure qualche ora prima si era ritrovato con l'odio che gli annebbiava la mente e una pistola in mano, puntata dritta in faccia a Fowler. Una combinazione perfetta. E se non ci fosse stato Peter a fermarlo, a quest'ora lui sarebbe dietro le sbarre, con una condanna ben peggiore dei semplici quattro anni per qualche furto.
Dio, avrebbe davvero ucciso Fowler.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Frozen
Fandom: White Collar
Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Raiting:SAFE
Prompt: Frozen - Madonna
Wordcount: 844
Avvertimenti: One Shot, Missing Moment, Introspettivo, Angst
Note dell'autrice: Scritta per il Live Show #2 di The X-Fandom, indetto da maridichallenge. Questa è una missing moment della 2x10, posizionata tra il momento in cui sparano a Mozzie e quando iniziano le indagini su Julian Larsenn. È la mia prima fanfiction in assoluto del fandom, spero di essere la benvenuta~
 

 
A Neal Caffrey non sono mai piaciute le pistole. Semplicemente, non fanno per lui. Sono pericolose, ingombranti, e più di tutto lasciano tracce - morti, per l'esattezza. E un'arma e un omicidio sono le ultime cose che servono a un falsario e ladro di opere d'arte, se vuole passare inosservato.
A Neal non è mai piaciuto nemmeno l'odio - quello cieco, che non ti fa capire più niente e ti porta a fare cose di cui poi potresti pentirti amaramente. Ha sempre cercato di essere lucido, in qualsiasi situazione, perché l'esperienza gli ha insegnato che l'impulsività è parte di lui, ma non l'agire come un completo folle.
Eppure qualche ora prima si era ritrovato con l'odio che gli annebbiava la mente e una pistola in mano, puntata dritta in faccia a Fowler. Una combinazione perfetta. E se non ci fosse stato Peter a fermarlo, a quest'ora lui sarebbe dietro le sbarre, con una condanna ben peggiore dei semplici quattro anni per qualche furto.
Dio, avrebbe davvero ucciso Fowler.
Neal inserisce la chiave, fa scattare la serratura e sgattaiola dentro, richiudendosi la porta alle spalle. La casa è ancora un po' sottosopra - riesce anche ad intravedere un paio di proiettili che prima aveva gettato a terra e che non si era premurato molto di nascondere all'arrivo di Alex. Ma non importa, non rimarrà qui. Gli hanno detto di fare almeno una doccia, ma vuole solo prendere un paio di cose e tornare in ospedale, accanto a Mozzie. Afferra la giacca, da un'occhiata alla stanza e fa per uscire.
Poi si ferma. Ha gli occhi lucidi, gli tremano le mani e realizza solo adesso di avere il respiro pesante. Si sente dannatamente oppresso. Da quanto va avanti così?
Si passa una mano sul volto, prende un respiro per calmarsi e si siede a terra con la schiena al muro. Neal è consumato da tutto quanto; lo è già da tempo, in realtà, solo che era troppo preso dalla brama di vendetta per accorgersene.
Rimane fermo così, per un attimo, o forse un'ora, a pensare. Si maledice per non aver potuto fare nulla per Kate, per aver lasciato che la voglia di vendicarsi prendesse il sopravvento, per non aver protetto Mozzie. Respirare diventa sempre più difficile.
Il telefono squilla, ma Neal non lo prende subito. Lascia che passino due, tre, quattro squilli. Solo dopo decide che è meglio rispondere e quando legge il nome sul display non si stupisce per niente. Peter. Prende un altro profondo respiro e cerca di sembrare il meno provato possibile - perché sì, non può ammettere di non esserlo.
« Neal? »
Sentire la sua voce è in qualche modo rassicurante.
« Peter » dà un'occhiata all'orologio « Sono le due passate, è un po' tardi. Ancora in ufficio? »
« Preferisco tenere d'occhio personalmente Fowler, non si sa mai. Sei in ospedale? »
Neal deglutisce a vuoto.
« No, sono tornato un attimo a casa, ma vado via subito. Novità? »
« Per ora non molte. Abbiamo identificato l'uomo della foto. Domattina inizieremo a indagare »
« Bene »
Sinceramente, Neal non ha proprio voglia di mettersi a parlare del caso, né di altro, deve solo pensare a Mozzie. « Allora beh, credo che adesso tornerò in ospedale. Qualcos'altro? »
C'è una lunga pausa, Peter d'altra parte del telefono boccheggia un paio di volte. Da questo improvviso silenzio, Neal capisce che sta cercando le parole giuste per dire qualcosa - e in altre situazioni si sarebbe preoccupato, non è mai una buona cosa che Peter temporeggi.
« Volevo sapere come stai » dice alla fine.
Stavolta è Neal che rimane in silenzio. Riflette, è il suo turno di trovare le parole adatte per rispondere. Male, sta male, fisicamente, psicologicamente, e non sarebbe poi da biasimare. Dopo tutto quello che è successo, come vuoi che stia?
« È tutto a posto, non preoccuparti »
Peter sospira. Lo sapeva. Neal è sempre stato il tipo da nascondere le proprie emozioni, anche quando l'evidenza dice il contrario. Se solo lui gli permettesse di avvicinarsi, Peter cercherebbe di aiutarlo, in qualche modo; soprattutto adesso, che si è spezzato, che è debole, anche se finge che non sia così. Ha capito subito che sta facendo uno sforzo incredibile per mantenere la voce normale, mentre invece si incrina ogni tanto. Sembra essere sull'orlo delle lacrime.
« Neal... »
Caffrey ignora il tono da "So che non è così". Vuole tagliare corto, e il prima possibile.
« Peter, davvero... sto bene. Sono solo stanco e... un po' preso dalla situazione, okay, ma sto bene. »
A questo punto Peter decide di non insistere. Neal non ha voglia di parlare - ha capito anche questo, tre anni passati ad inseguirlo saranno pur serviti a qualcosa - e per il momento quel "un po' preso dalla situazione" è decisamente il massimo a cui potesse aspirare.
« Okay. Allora ci vediamo domani mattina »
« Sai dove trovarmi »
« Cerca di dormire almeno un po' »
Neal annuisce - anche se Peter non può vederlo - e chiude la chiamata. Stringe i denti e serra le labbra. Ha ancora gli occhi lucidi da prima, e preferirebbe davvero non crollare adesso. Ma forse piangere lo aiuterà a sfogarsi un po'.
   
 
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