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Autore: mikilily    05/06/2013    10 recensioni
La morte di un angelo allontana una coppia che pur continuando ad amarsi non riesce a superare il lutto. Questa O.S. è stata ispirata da un frammento di film che ho visto due giorni fa, così mi sono detta perché non scriverci su... spero vi piaccia, se vi va lasciate un segno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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La neve fioccava lenta, silenziosa, imbiancando il sinuoso sentiero, ghiacciando i piccoli boccioli in fiore, congelando sotto il suo gelido mando la natura che dopo un inverno lungo spingeva per risvegliarsi.
Una figura solitaria, ammantata con una spessa mantella scura e un foulard intorno al capo, si avviò a passo sostenuto sul sentiero innevato; conosceva quella strada a memoria, vi recava in quel silenzioso e lugubre luogo ogni giorno, ogni notte da ben cinque anni.
Superò angeli di marmo, statue monumentali che non facevano altro che ingigantire l’ego di chi era rimasto, vecchie e malferme lapidi, mentre attorno ad essa il fruscio del vento faceva muovere le cime dei cipressi. La sera era calata sul magico cimitero di Godric's Hollow ma la donna non sembrava intimorita nel trovarsi ancora sola in quel luogo, camminava spedita verso la meta.
Rallentò, svoltò l’angolo e fece altri due passi, una follata di vento s’insinuò sotto la mantella spessa facendola rabbrividire, la chiuse nell’istante in cui i suoi occhi scorsero, nonostante la cupa oscurità, il cancello di ferro della piccola cappella.
Strinse i denti, serrò le mascelle conficcandosi le unghie nei palmi delle mani, il groppo in gola, il dolore, la tristezza si fece più profondo. Quelle sensazioni l’avvolgevano da anni, inutile cercar di dimenticare, impossibile scacciare quell’opprimente dolore: il suo cuore, la sua mente, tutto il suo corpo era morto quel giorno di fine Aprile.
Nevicava proprio come quella notte, l’ultima neve prima della primavera.
Non ci riuscì, era impossibile dimenticare quella fredda notte di cinque anni prima, quando la sua vita finì, quando il fato le portò via ogni cosa.
Il dolore non era mutato, fremeva nel petto, ruggiva disperato, inerme, senza alcuna salvezza.
Superò il cancello cui le iniziali del casato erano state apposte in alto, affinché, tutti quelli che entravano in quel vecchio cimitero le vedessero. La donna aumentò l’andatura guardando dritta davanti a se, non si curò dei roboanti nomi delle lapidi vicine, puntò l’ultima, la più maestosa, dove due angeli su un manto incantato di margherite bianche, si sussurravano piccoli segreti all’orecchio.
Singhiozzò e cadde a terra infischiandosene di rovinare il vestito, mentre la gelida neve ghiacciava le ginocchia, penetrando fino alle ossa; non le importò. Con le dita intorpidite dal gelo, accarezzò la scritta sulla piccola lapide di marmo bianco, era semplice e lucida, nessuna foto usurpava quella lastra solo il suo nome e le due date:
Emma Cassiopea Malfoy, Nata il 25-04-2004 Morta Il 26-04-2004.
La sua bambina …
Il suo angelo volato in cielo troppo presto.
Finalmente pianse.

***

 
 
Cinque anni prima …
Correva l’anno duemilaquattro e benché la primavera fosse già arrivata da un po’, la neve scendeva lenta ricoprendo le colline e gli scoscesi sentieri che conducevano al vecchio e imperioso Malfoy Manor.
Quel ventiquattro sera, il silenzio avvolgeva le magiche mura deserte, era sola in casa: suo marito era fuori per un convegno, sua suocera risiedeva da qualche tempo nella villa in Cornovaglia e Lucius, beh lui stava scontando la sua pena nel carcere di massima sicurezza di Azkaban.
Tutto sembrava apparentemente normale quella sera, tutto era perfetto: la donna sdraiata su un comodo sofà osservava il ceppo ardere sull’imponente camino della sala, una coperta di cascemir accarezza i suoi piedi nudi, il suono del piano incantato produceva una melodiosa ninna nanna. Era tutto sotto controllo, almeno così sembrava, invece, inaspettatamente le si ruppero le acque.
Una fitta lacerò il ventre, la mano, disperata, corse veloce sulla pancia rotonda, era incredula e disperata.
Non può essere, si disse.
Non ora, non è ancora tempo …
 Il respiro si mozzò in gola, urlò soprafatta da un’altra fitta dolorosa.
No ti prego, no.
L’urlo che uscì dalla sua bocca echeggiò nell’ampia sala rimbombando, il piano continuava a suonare la soave ninna nanna; Cercò di tirarsi su facendo forza sui gomiti, sorreggendo la pancia con le mani, un'altra fitta le squarciò il ventre, ma nonostante questo riuscì a mettersi in piedi e richiamare a se gli elfi.
Boccheggiò nell’istante in cui si rese conto che dalle gambe colava una sostanza verdastra, impallidì: le si erano rotte le acque, la sua bambina a breve sarebbe nata.
Le contrazioni si fecero ravvicinate e sempre più dolorose.
Era presto, troppo presto, mancavano ancora due mesi, suo marito non c’era, era sola in quell’immensa villa e per la prima volta ebbe paura.
- Signora, signora – finalmente gli elfi corsero in suo aiuto.
Urlò ancora dal dolore straziante, il corpo era percorso da brividi, la testa pulsava e le gambe all’improvviso non riuscirono più a sostenerla. Le contrazioni erano come lame appuntite che si conficcavano nel ventre, urlò ancora.
Fluttuò nell’aria prima di ruzzolare a terra, Tibly, il fedele elfo di famiglia, la condusse fino al suo letto nella stanza patronale.
- Chiamate il padrone, chiamate Draco – disse stringendo i denti dal dolore, senza mai smettere di tenersi il ventre, poi svenne.
Quando si risvegliò la sua bambina non c’era più. Non riuscì a stringerla tra le sue braccia nemmeno un secondo, la vita l’aveva abbandonata a pochi minuti dall’alba del ventisei Aprile.
Si sentì lacerata nel profondo, un essere mancante a cui avevano strappato il bene più caro, più prezioso. In quell’istante le tenebre l’avvolsero impedendole di vivere felice, senza la sua Emma non riusciva a respirare e lentamente si allontanò dal mondo, dalla sua vita, da suo marito: annullandosi.
 
***
Cinque anni dopo Malfoy Manor.
 
Astoria Greengrass aveva imparato negli anni in cui aveva avuto la fortuna di stargli accanto, a diventare silenziosa e invisibile, almeno in quei giorni nessuno si era accorto della sua presenza al vecchio Manor, anche se era da tanto tempo che lo frequentava. Era scesa a patti con se stessa, aveva capito che se voleva diventare sua moglie avrebbe dovuto convivere con il ricordo di un fantasma, una figura alteera e perfetta con cui non ci si poteva confrontare.
Lo sporco dell’umanità non avevano intaccato quell’esile figura, l’uomo non aveva corrotto la sua mente e sfiorato la sua pelle, era impossibile, pensò Astoria, confrontarsi con la perfezione.
Lei veniva sempre dopo, l’eterna seconda-si ripeteva- lo sapeva bene che per lui sarebbe sempre stata questo. Poteva sopportarlo, arrivare seconda a un angelo volato in cielo prima di aver anche solo aperto i suoi occhi sul mondo, lo capiva, ciò che non riusciva a sopportare era di venire dopo alla sua egoista ex moglie: l’aveva lasciato. Quella donna aveva issato un muro isolandosi nel suo dolore, lasciando Draco solo a leccarsi le ferite soprafatto dal rimorso. Quel dramma li aveva allontanati per sempre: lei lo accusava di averla lasciata sola in quella casa, lui si rimproverava di non esserci stato nel momento del bisogno. Il loro matrimonio era finito, il giorno in cui la loro bambina nacque e morì nel giro di una notte; un giorno lei aveva fatto le valigie ed era uscita da casa senza più fare ritorno. Draco l’aveva cercata, ma fu inutile, lei non tornò più e Astoria pian piano prese il suo posto in quella casa, poi nel suo letto ma mai nel suo cuore.
Astoria non era madre, non aveva mai perso nessuno d’importante, forse per questo non riusciva a comprendere la sofferenza dell’uomo che amava, a cui si era dedicata anima e corpo, illudendosi che un giorno, anche lui, finalmente si accorgesse di lei non come amante.
Quello era un sogno, una mera illusione di una donna innamorata mai sarebbe diventata importante per lui come Emma come sua moglie.
Già sua moglie, erano ancora sposati e lei, era solo un’illusa.
Lui, la amava ancora, l’avrebbe sempre amata, la consapevolezza di questo arrivò al cuore di Astoria come una stilettata, era l’eterna seconda: seconda a un fantasma e a una moglie che lo odiava.
**
 
Cinque anni dopo cimitero di Godric's Hollow
La neve cadeva lenta lungo il sentiero, coprendo con il suo manto bianco ogni cosa, ghiacciando il suo cuore gelido da quasi cinque anni. Passò distrattamente una mano sui capelli umidi e con un gesto secco tolse la neve che si era depositata sul mantello che proteggeva il suo abito scuro. Era uscito di fretta quella sera, dimenticandosi di coprirsi adeguatamente, ma non gli importò.
Accelerò il passo e svoltò l’angolo, ancora un poco e sarebbe giunto alla meta.
Deglutì vedendo il cancello della cripta aperto, non ebbe dubbi lei era lì, finalmente l’avrebbe rivista. Quanto era passato: un anno? Che bugiardo era passato poco, l’aveva intravista per strada con un’amica e l’aveva seguita ma era da un anno esatto che non ci parlava, che non incrociava i suoi occhi , che non sentiva il suo profumo, che non la stringeva a se.
L’amava come se il tempo si fosse fermato, il dolore che li aveva separati non aveva mutato nulla, anzi, aveva reso quell’amore insuperabile.
Socchiuse gli occhi e respirò aprendo la bocca, l’aria di neve atrofizzò i polmoni, una nuvola di aria calda uscì dalla sua bocca, strinse i pugni e si incamminò fino alla lapide di marmo bianco.
Serrò le mascelle, i denti morsero il labbro inferiore con ferocia, desiderò farsi male, infatti, un rivolo di sangue uscì dal labbro sporcando il viso dell’uomo; le braccia pendevano lungo il corpo , mentre le mani erano serrate in un pugno, Draco stava fermo come un palo, indeciso se avvicinarsi o meno.
Volle urlare tutto il suo dolore: non era giusto, non meritavano di soffrire così; lei, non lo meritava.
Con il  cuore straziato osservava quella scena: il respiro si bloccò in gola, non riuscì a fare nulla. Osservò la donna, la donna che ancora amava, sua moglie, la madre della sua principessa, stringere con forza la lapide.
Aveva  le dita viola dal freddo, i capelli cadevano scomposti sulla schiena, gli abiti erano zuppi, ma non fu questo che provocò in Draco un lancinante dolore, ma i singhiozzi strazianti che si mischiavano con il vento.
- Hermione - la chiamò prendendo coraggio, questa non si girò.
- Hermione - disse ancora inginocchiandosi sulla neve , mentre un brivido attraversò il suo corpo al contatto con quel manto candido.
- Hermione – pronunciò ancora stringendole le spalle con le sue mani.
La donna si bloccò di colpo, lui la strinse un poco tirandosela sul petto, l’abbracciò stretta cullandola, mentre continuava a singhiozzare.
Non parlarono più, stretti in un abbraccio doloroso, piansero anche quella notte il loro angelo caduto troppo in fretta.
- Vieni ti porto a casa – soffiò sull’orecchio Draco, modulando la voce che giunse alla donna come un manto caldo e avvolgente.
- No - rispose irrigidendosi – Astoria ti starà aspettando- disse sperando così di allontanarlo da se anche se non voleva che lui la lasciasse.
Stai con un'altra donna ora,si ripeté Hermione mentre i denti mordevano le guance per non pensarci.
Devo parlare con Astoria, non posso illuderla ancora,rimuginò tra sé e sé Draco.
- Hermione -  la richiamò Draco, accarezzandole il viso per poi farla girare incastonando i suoi occhi in quelli della donna.
-Lo sai che per me tu … - disse Draco, lei gli sfiorò le labbra con le dita gelide, bloccandolo, poi, abbassò gli occhi si accoccolò meglio tra le braccia di quello che per la legge magica era ancora suo marito, l’uomo che ancora amava e che mai avrebbe dimenticato.
- Io non sono ancora pronta - disse in un sussurrò, il vento trasportò quelle parole ma esse fluttuarono giungendo fino a Draco.
Lui la strinse ancora a se, con prepotenza e bisogno.
- Ti aspetterò per sempre – disse congiungendo delicatamente le sue labbra a quelle di sua moglie.
Per sempre tuo, per sempre vostro, pensò Draco sollevando lo sguardo sulla lapide della loro principessa, mentre stringeva a se Hermione.
 

Spazio Autrice:
Ennesima O.S. Dramione , anche se questa volta ho stravolto un pò il solito finale; Spero che vi sia piaciuta nonostante il tema trattato e la trama malinconica, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona serata.
P.s.
Per chi volesse può trovarmi su FB:


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