-Dark Chocolate.
Vi è mai capitato di sentirvi escluse dal mondo,
come se voi non esistesse?
Vi è mai capitato di sentirvi come il nulla, anche se il nulla non ha
definizione?
Vi è mai capitato di sentirvi sbagliate in mezzo a miriadi di persone che
appaiono così perfette?
Vi è mai capitato di sentirvi invisibili?
A me sì. Mi succede tutto questo ogni qual volta
oltrepasso la soglia della mia casa, ogni volta che cammino per strada tra la
gente che puntualmente non mi leva gli occhi di dosso. Mi succede ciò ogni
volta che entro in quella maledettissima scuola di periferia, ed ancora ogni
volta che mia mamma mi disprezza.
Sono Natasha, ho diciassette anni, sono africana e
in ciò è racchiusa la mia vita. Una vita di merda.
Sono consapevole di non essere perfetta, nemmeno in apparenza, ma so che la
perfezione non è quella che si mostra esteriormente, ma quella che viene da
dentro.
Io non sono perfetta fuori, perché non sono né alta né magra, ma so di essere perfetta dentro, perché sono capace ad amare,
anche se non ne ho mai avuto l’occasione.
Non amo mia madre, perché lei mi disprezza.
Non amo mio padre, perché non ce l’ho.
Non ho mai amato, e vorrei cominciare a farlo.
L’unica persona che vorrei amare, e che ritengo perfetto sia fuori che
dentro, è davanti a me, e sta parlando con i suoi amici.
Lo osservo, come a voler imprimere il suo volto, i suoi lineamenti nella mia
testa, anche se già so che lui è un pensiero stabile.
Si volta improvvisamente e i miei occhi scuri si scontrano con i suoi, celesti
e quasi bianchi.
Il nero che incontra il bianco.
Mi sorride impercettibilmente, e cerco di ricambiare, ma mi sento chiamare
e mi volto.
«Natasha!». E’ Lauren, una mia amica. Le sorrido e le vado incontro,
dando le spalle al ragazzo che ai miei occhi diventava un angelo.
«Chi stavi osservando? Sembravi imbambolata.», sorride la mia amica.
Non voglio rispondere, perché altrimenti Lauren mi prenderebbe in giro. Mi
direbbe che sono uguale alle altre, che si innamorano
solo dell’apparenza.
Ma io non amo, non so come si fa. Non sono innamorata di lui, devo imparare.
Stringo forte i libri che tengo fra le mani contro il petto, e con non so quale
coraggio rispondo alla domanda della mia amica.
«Niall. Stavo osservando Niall.», dissi abbassando lo sguardo.
Lauren scoppia a ridere, per poi ricomporsi e parlarmi.
«L’irlandesino, eh?! Non fa per te, Nashy, lascialo
perdere.», mi dice guardandomi negli occhi. Quelle parole non mi toccano
affatto. Nessuno può dirmi che qualcosa o qualcuno non fa per me. Io decido.
Senza degnare di uno sguardo Lauren, mi avvio verso la mia classe, sotto lo
sguardo costante degli altri alunni.
Mi guardano, perché sono così totalmente diversa da loro. Mi guardano per poi
fare battute scomode su di me e disprezzarmi. Mi guardano perché io ho la pelle
scura.
Ma non m’importa, sono così e non voglio
cambiare.
Mi siedo al mio posto, nell’ultimo banco, accanto a nessuno. Sono sola.
Almeno fino a che non vedo una presenza che si siede accanto a me. Alzo lo
sguardo dal libro di biologia, e lo ruoto in direzione dell’estraneo.
Due occhi celesti mi stanno osservando sorridendo, e quando riconosco a chi
appartengono, il mio cuore perde un battito per poi cominciare a pompare sangue
furiosamente.
«Posso sedermi qui?», mi chiede continuando a sorridere.
«C-certo!», rispondo balbettando. Lui poggia il suo zaino sul banco,
cominciando a tirar fuori l’occorrente per la lezione.
Lo osservo, come sono solita fare ogni giorno, e dopo un po’ non mi rendo
conto che anche lui mi sta osservando. Quando lo noto, mi sento in imbarazzo e
distolgo subito lo sguardo.
«Io sono Niall.», mi porge la sua mano,
presentandosi.
«Lo so.», sussurro stringendo la sua mano.
«Eh?», chiede confuso.
«Io mi chiamo Natasha.», dico poi, per non ripetere la mia frase precedente.
«Lo so.», afferma lui deciso.
Sorrido, in imbarazzo, per poi accorgermi di stare ancora
stringendo la sua mano.
«Ops, scusami.», dico lasciando andare la mano di Niall.
«Non ti preoccupare», mi rassicura. «Mi piace il contrasto tra i colori delle
nostre pelli.», sorride.
A me no. «A me no.», do voce
ai miei pensieri.
«Perché non ti piace?», chiede Niall curioso.
«Perché mi fa sentire diversa. E non mi
piace.», gli spiego e lui continua incessantemente a sorridermi dolcemente.
«La diversità è bella. E tu sei diversa.», dice.
«Quindi?»
«Tu mi piaci, perché sei diversa.», afferma.
«Mi stai portando in giro, lo so. Ma grazie per
avermici fatto credere, Niall.», gli sorrido, e quando lui sta per aprire bocca,
la campanella suona, facendomi scappare via.
Non voglio ascoltare nessun’altra parola che finirebbe solo per illudermi.
E’ sabato, sono le otto, sono a casa, e non
ho per niente voglia di alzarmi dal letto per
cominciare a studiare filosofia.
Vorrei che fosse già estate, per poter non fare niente, ma so
che dovrò aspettare ancora tre mesi. Così, svogliatamente, mi alzo dal mio
caldo e comodo letto per dirigermi verso il bagno.
Quando mi ritrovo davanti allo specchio, guardo e
studio il mio viso. Alcuni potrebbero apprezzare il mio viso, contornato da
lineamenti dolci e morbidi, mentre la maggior parte delle persone lo disprezza,
solo perché colorato di un magnifico pigmento che loro non potranno mai avere.
Amo la mia pelle, e questa è l’unica forma di amore
che conosco.
Mi sciacquo delicatamente il viso con acqua gelida per far sì che si risvegli
del tutto. Ritorno nella mia camera e mi vesto con una
tua, pronta a studiare le settanta pagine di filosofia assegnateci per il
lunedì successivo.
Appena mi siedo alla scrivania, sento il campanello suonare insistentemente.
Sono sola in casa, e ho paura che possa essere qualcuno pronto a farmi del
male. Lentamente vado alla porta e la apro cautamente. Due occhi celesti
che non vedevo da quattro giorni mi si presentano dinanzi. Spalanco la porta,
notando che il ragazzo davanti a me è affaticato e con il fiatone.
«Niall.», dico.
«Natasha.»
«Cosa ci fai qui?», chiedo. E per risposta ottengo solamente qualcosa che non avrei mai pensato di ricevere da quel ragazzo. Per risposta
Niall mi regala un bacio, il mio primo bacio.
Contrariata dal suo gesto così improvviso, lo scanso da me.
«Quando ho detto che mi piaci, Natasha, non scherzavo. Dicevo
la verità.», afferma dopo essersi allontanato da me.
«Devi dimostrarmelo. Dimostra che non menti, e ti crederò.», lo informo.
«Te l’ho già dimostrato. » , dice convinto.
Lui crede davvero che un bacio sia la dimostrazione di un amore?
«Un bacio non è la dimostrazione di nulla, Niall. Mi dispiace. », e con queste parole gli chiudo la porta in faccia,
lasciandolo sulla mia veranda da solo. Lentamente mi accascio lungo la porta,
lasciando che le lacrime comincino a sgorgare dai miei occhi neri.
E’ una settimana che non vedo Niall, e ciò mi induce a pensare solamente che si era solamente preso
gioco di me. Non c’era nessun’altra spiegazione.
Quel lunedì mattina era, stranamente, di mal umore,
e nel tragitto casa-scuola non aveva fatto altro che pregare Dio di fare
qualcosa affinché il mio umore cambiasse. Non mi piaceva avere la luna storta. E probabilmente qualcuno mi aveva ascoltato.
All’entrata del mio inferno quotidiano, alias scuola, Lauren mi viene
incontro sorridendo. Ricambio e insieme ci avviamo verso i nostri armadietti.
Apro il mio armadietto, e da esso ne cade un fogliettino
ripiegato. Lo apro e lo leggo.
Ti aspetto fuori dal
cancello della scuola, sotto l’albero di pesco. Vieni,
ti prego. Niall.
Rimango interdetta, perché non so se andare o meno.
“Ti ha pregato di andare, Nashy, vai.”, mi suggerisce la mia
coscienza e, grazie a lei, mi decido.
Poso velocemente i libri che avevo fra le braccia e comincio a dirigermi a
passo svelto verso il luogo dell’incontro.
Appena oltrepasso il cancello, lo vedo.
E’ lì sotto l’albero e si tortura le mani. Gli vado incontro, e
quando si accorge di me, sorride. E in quel modo mi riscalda l’anima.
«Perché mi hai fatta venire qui?», chiedo cercando
spiegazioni.
«Per dimostrarti che non mentivo.», dice.
«Come puoi dimostrarmelo stando qua sotto?»
«Dicendoti tutto quello che provo per te.»
«E cosa provi per me?»,chiedo sorridendogli.
«Da quando ti ho conosciuta, esattamente sedici giorni fa, è come se avessi
assaggiato per la prima volta il cioccolato. Ma non
quello al latte, quello fondente. »
«Niall. », lo interrompo.
«Ed ora che ho scoperto che il sapore del cioccolato fondente non è amaro come
dicono, ma dolce e delicato, non voglio ritornare al cioccolato al latte,
troppo poco diverso da tutto. », completa il suo discorso e i miei occhi sono
pieni di lacrime.
«Io, io non so se tu hai ragione, Niall. Non so se sono davvero come tu mi credi.», affermo con il volto rigato dalle lacrime.
Non so cosa dire, poiché non mi sento all’altezza delle sue parole, anche
se non aspettavo altro.
«Voglio solo conoscerti. Voglio solo che tu mi insegni
ad amarti.», dice asciugandomi le lacrime con i polpastrelli dei suoi pollici.
«Non posso insegnarti ad amarmi, perché io non so come si fa ad amare.», gli
dico, beandomi del suo tocco sulla mia pelle.
«Vuol dire che impareremo insieme.»
«Non lo so, Niall. ». e sono davvero confusa. E’
ciò che ho sempre voluto, ma ora che sto per averlo non ne sono più tanto
sicura.
«Ora che ho assaggiato il cioccolato fondente, non posso più farne a meno,
Natasha. Ricordalo. Tu sei il mio cioccolato, e io ho bisogno di te.», dice per
l’ennesima volta, per poi baciarmi sulla bocca, dolcemente.
Ed è lì che capisco, non appena le sue labbra sono
sulle mie per la seconda volta.
Neanche io posso fare a meno di lui.
«Ho bisogno anche io di te, Niall. », dico scostandomi di poco dalle sue
labbra.
Felice, lui mi abbraccia e mi tiene stretta a sé.
Ricambio la stretta, e so che fra quelle braccia non mi sentirò mai più esclusa
dal mondo, non mi sentirò più come se non esistessi, come se fossi il nulla.
Non mi sentirò mai più sbagliata, non sarò più invisibile, perché il ragazzo
che avrò sempre al mio fianco mi darà sempre la luce, quella luce che non mi
permetterà mai più né discriminata né di essere disprezzata.
So che fra quelle braccia, ormai, potrò solo sentirmi amata.
E saremo Niall e Natasha per sempre.
My Space:
Salve ragazze.
Non chiedetemi il perché di questa storia, ma la avevo in testa da un
po’. Mi è venuta l’ispirazione durante il compito di inglese, e finalmente ce l’ho fatta a scriverla.
Spero di non essere stata comunque noiosa, e di aver
reso bene l’idea. E soprattutto, spero di non
aver offeso nessuno.
Un bacio a tutte, e grazie a chi ha letto e a chi lascerà una
recensione.
Marialuisa ♥