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Autore: Beatrice_B    22/12/2007    4 recensioni
-Mi guardò a lungo, come se fossi un’opera d’arte, come se volesse imprimersi nella mente ogni mia linea, ogni piega del mio corpo. Nel suo sguardo era racchiuso amore. E sofferenza.- La mia prima OS sulla saga di Twilight. Riguarda la trasformazione di Bella. Naturalmente è una Bella/Edward...!Besos!;)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In questa OS ho sottinteso il fatto che Edward e Bella sono sposati. Inoltre, mentre la leggete, immaginate che Charlie, Jacob, Renee e tutti gli altri personaggi di contorno non esistano. Altrimenti non si spiegherebbe come Bella possa considerare Carlisle il suo vero padre.

E’ la mia versione su come potrebbe avvenire la trasformazione di Bella.

Spero che vi piaccia (mi raccomando, riempitemi di vostri pareri!).

Buona Lettura,

Padme Skywalker

He’s Only Mine

Edward mi fissò a lungo con quegli occhi dorati che amavo.

Mi guardò a lungo, come se fossi un’opera d’arte, come se volesse imprimersi nella mente ogni mia linea, ogni piega del mio corpo.

Nel suo sguardo era racchiuso amore.

E sofferenza.

-Bella…Bella, ascoltami…-

-Sono qui, Edward. Dimmi-

La mia voce appariva stranamente rilassata. Per quello che doveva accadere da lì a poco, era davvero troppo rilassata. Mi chiesi mentalmente se stessi sognando.

Ma le mani di Edward erano troppo fredde sulle mie per essere un sogno.

-Mi dispiace tanto, Bella, per quello che dovrai sopportare. Se vuoi, siamo ancora in tempo per…-

-No- risposi io.

Sapevo cosa voleva dirmi. Tentava ancora per l’ultima volta convincermi che la vita da vampiro non sarebbe stata per me.

Sospirando, appoggiò il suo capo rossiccio tra i miei seni. Intuì quello che stava facendo: ascoltava il mio cuore battere, quel suono che adorava e che non conosceva da un secolo. Quel suono non aveva casa nel suo petto.

Presto, anche il mio cuore avrebbe smesso di battere.

Alle spalle di Edward, lontani, c’erano tutti i componenti della sua famiglia.

Carlisle, Esme, Emmett, Rosalie, Jasper e Alice.

Io ero distesa sul letto di Edward. Ero pronta.

Edward mi fissò ancora una volta e sfiorò con le sue labbra ghiacciate la mia bocca.

Poi lentamente scese verso il mento, e piano verso il collo.

Sentivo che stava per farlo, chiusi gli occhi, li serrai con tutta la forza che avevo.

Sentii un suo sospiro contro la mia pelle, sentii la sua bocca aprirsi lentamente.

Strinsi i pugni, sudati; i muscoli tutti tesi a cogliere il momento del dolore.

Poi accadde.

La sua bocca si chiuse contro il mio collo, senti il leggero tocco dei suoi denti affilati.

Tutto qui?, mi chiesi sollevata.

Ma naturalmente non era "tutto lì".

Con un brivido, ascoltai il suono dei suoi denti congiungersi, trapassandomi la pelle. Sentii sul collo rivoli del mio stesso sangue, e mi chiesi se Edward sarebbe stato capace di trattenersi alla vista.

Che stupida che ero. Certo che avrebbe resistito.

Sentii un improvviso bruciore invadermi la gola, farsi sempre più crescente e intenso. Mi portai le mani al collo, cercando di liberarmi da una stretta invisibile.

Un gemito uscì dalle mie labbra, potei sentirlo distintamente.

Quello fu uno delle ultime cose che sentii.

Il bruciore si espanse velocemente verso le spalle, mi prese le braccia e le gambe.

Poi il bruciore si trasformò in fuoco.

Fuoco liquido che mi scorreva nelle vene.

Sentivo i muscoli contrarsi, protestando per il veleno che veniva loro somministrato lentamente.

Aprii gli occhi. La vista mi apparve rossa, quasi purpurea. Lentamente si oscurò, e tra i miei gemiti sempre più alti, divenni cieca a ciò che mi stava intorno.

Buio.

E fuoco.

*

Aprii gli occhi.

La prima cosa che vidi, fu una luce intensa, quasi bianca.

Ma non era luce…o almeno, non era luce solare.

Ogni minimo movimento mi provocava dolore ai muscoli, intirizziti e indolenziti.

Cercai con lo sguardo qualcosa che mi potesse aiutare ad alzarmi in piedi.

Edward era lì, davanti a me, un mezzo sorriso stampato sulle labbra di marmo. Mi venne vicino, mi prese una mano.

Non sentii il ghiaccio che solitamente mi trasmetteva. Sentii finalmente la sua pelle calda.

-Hai le mani calde- sussurrai.

Lui sorrise.

-Sei tu che le hai fredde-

Lo fissai per un istante, poi guardai la mia pelle.

Era sempre stata pallida, ma di un pallido malaticcio.

Ora invece era candida, senza imperfezioni, liscia come quella di una statua.

Edward mi prese di nuovo la mano e mi fece alzare. I miei muscoli protestavano, ma il dolore si andava affievolendo lentamente.

Aprì l’anta del suo enorme armadio.

La mia immagine riflessa sullo specchio appeso mi spaventò.

Ero, senza ombra di dubbio, un vampiro.

I capelli neri mi cadevano dolcemente sulle spalle, le labbra avevano un colore rosso naturale. Gli occhi…quelli mi spaventarono di più…gli occhi erano neri come la pece.

Edward mi fissava senza dire nemmeno una parola.

Ora mi sentivo finalmente come lui: non goffa, né lenta.

Mi sentivo finalmente degna del suo sguardo.

Si avvicinò a me, mi abbracciò la vita, si appoggiò alla mia spalla.

-Hai fame?- chiese a bassa voce.

Mi sentii improvvisamente leggera, veloce…e affamata.

-Sì…tanta…-

-Andiamo- fece lui.

Mi accompagnò nel salotto di casa Cullen, dove l’intera famiglia sedeva sui bianchi e morbidi divani.

Appena mi vide arrivare, Alice si alzò e con un gridolino di gioia mi saltò in braccio.

Mi sentii davvero a casa.

Forse per la prima volta nella mia esistenza.

Guardai i miei nuovi genitori, Carlisle ed Esme. Si tenevano per mano e mi fissavano teneramente.

I miei fratelli: Emmett e Jasper, entrambi con un gran sorriso sulle labbra.

Guardai mia sorella Rosalie: non sorrideva, ma il viso non era più quello ostile di una volta…

Alice saltellava per la stanza in preda alla gioia.

E mi volsi, finalmente, verso mio marito. Edward Cullen.

Pur essendo ora un vampiro come lui, non avrei mai potuto eguagliare la sua bellezza.

Quella bellezza che mi faceva ancora battere il cuore, nonostante tutto.

Anche se ero immortale, e non avrei mai più potuto ascoltare i battiti del mio cuore, lui era la fiamma che lo faceva ardere, la scossa che lo faceva sussultare.

Non era un organo inutile.

Lui era il mio cuore.

Era per sempre mio.

Solo ed esclusivamente mio.

  
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