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Autore: Nimel17    06/06/2013    4 recensioni
Nella 2x02, Henry (il padre di Regina) era a conoscenza di una persona che avesse insegnato la magia a Cora.
Una mia teoria su come avesse fatto a saperlo, tra il matrimonio con Cora e la nascita di Regina.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cora, Henry (Padre)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cora lanciò il bicchiere contro il muro.
Non era successo niente di particolare che l’avesse fatta arrabbiare.
A parte la sua vita.
Non si curò di raccogliere i frammenti di vetro. Non era più la figlia del mugnaio, ci avrebbe pensato un servo a farlo.
Chi era?
Non si illudeva di diventare regina, cinque persone nella linea di successione erano troppe e se avesse fatto qualcosa con la magia, sarebbe stato fin troppo evidente chi ne era responsabile. Non che qualcuno avrebbe osato andarle contro, ma il suo piano di vendetta non era ancora completo.
Mancava la persona più importante: Eva.
Si ficcò le unghie nei palmi delle mani al ricordo di come l’avesse fatta inciampare, umiliandola agli occhi del re e della corte.
Si sciolse i capelli scuri e ondulati e iniziò a pettinarsi, cercando di bandire dalla mente l’unica persona che l’aveva trattata diversamente e che le aveva permesso di diventare quello che era.
Non doveva pensarci mai più.
Eppure, le sue dita stavano serrando il manico della spazzola così forte che sapeva l’avrebbe spezzata con l’uso di pochissima magia.
La magia ha sempre un prezzo.
Sibilò quasi senza accorgersene, la sua voce che risuonava nelle orecchie.
Sobbalzò quando sentì una mano posarsi sul ventre pronunciato.
“Come sta la nuova mamma?”
Era così assorta che non aveva notato suo marito Henry entrare. Ma chi lo notava mai?
Qualcosa in lei si spezzò. Si voltò, sorridendo fredda all’uomo dall’espressione felice dietro di lei.
Non aveva nessun diritto d’esser felice, se lei non lo era.
“Bene. La magia mi aiuta a superare la nausea.”
Gli occhi neri di lui diventarono più seri.
“Una medicina avrebbe avuto lo stesso effetto.”
“Non ricordo che tu o tuo padre vi siate mai lamentati della mia magia, quando filavo la paglia in oro.”
Henry iniziò a camminare avanti e indietro, agitato.
“Come l’hai imparato?”
Cora avrebbe potuto dire tante cose.
Mentire, omettere.
Ma lui non era la prima volta che insisteva su quel punto. Povero stupido, che coglieva questi dettagli ma non sapeva riconoscere se una donna era vergine o no la prima notte di nozze.
Disse la verità.
“La sera in cui tuo padre mi ha sfidata, dicendo a tutti che sapevo filare la paglia in oro, non sapevo cosa fare. Ero… disperata.”
Henry la guardò, stupito.
“Avevi mentito? Ma… hai svolto la dimostrazione davanti a tutta la corte…”
Cora fece un gesto con la mano e la lingua del marito comparve sulla sua mano.
“Non interrompermi.”
L’uomo si era preso la gola tra le mani, terrorizzato, gli occhi sporgenti per la sorpresa e il dolore. Ma non sarebbe morto per così poco.
“Quella sera, come stavo dicendo, stavo pensando di buttarmi giù dalla torre, quando nella mia stanza comparve una persona potente… molto potente.”
I rantoli di Henry la infastidirono, così gli rimise la lingua a posto con la magia.
Il suo viso era diventato terreo dal terrore e lei sorrise ancora di più.
Preferiva essere temuta piuttosto che amata dalle altre persone.
“Mi propose un patto. Lui avrebbe compiuto per me l’impresa e in cambio gli avrei dato la mia primogenita. Aveva il dono di poter vedere il futuro e la bambina era importante per lui, per qualche ragione.”
“Chi era? Chi era quest’essere?”
“Temo di non poterlo dire. I nomi hanno potere, sai. Io però non volevo che completasse il compito per me, volevo che mi insegnasse. Volevo il potere, ma soprattutto, la vendetta.”
“Vendetta? Di che vendetta parli Cora, Dio mio?”
“Hai la memoria corta, marito. Eppure, c’eri anche tu quando quella ragazzina ricca e viziata mi fece cadere, in piazza, e tuo padre mi fece chiedere scusa nonostante fossi la vittima.”
“Allora… quel mago verrà a prendersi nostra figlia.”
“No.”
Cora ripensò a quella notte. Se si concentrava, poteva ancora sentire le mani di Rumpelstiltskin accarezzarle le braccia, i suoi baci sul collo, i capelli che ricadevano sulla sua spalla e la sua voce sussurrante che la spronava.
“M’insegnò tutto quello che sapeva, da quella notte. Tutti i suoi incantesimi, le pozioni…”
Prese da un cassetto segreto il libro di magia che lui le aveva regalato e lo mostrò al marito, avendo cura di celare il nome del vero possessore con le dita.
“Sai come funziona?”
Senza attendere risposta, Cora aprì il volume ad una pagina a caso e soffiò le parole di un sortilegio verso una pianta fiorita. I boccioli vennero ricoperti dalla polvere nera e si ricoprirono di uno strato sottile di ghiaccio.
“Ma è magia oscura, molto oscura. Amore, devi liberartene…”
Un sentimento di disgusto e pietà le salì in bocca, poteva quasi gustarlo. Pochi minuti prima gli aveva strappato, anche se per poco tempo, la lingua ed ora lui era lì, ai suoi piedi, adorante come un cagnolino.
“Non sono il tuo amore. Non lo sarò mai. E sai perché?”
“Tu… ti eri innamorata del tuo maestro, vero?”
“Non solo, Henry, non solo. Sì, lo amavo, e lui mi amava. Non era il vero amore delle ballate, ma bastava a tutti e due. Sai cosa successe dopo? Tuo padre mi fece convocare nella sua stanza. Io volevo strappargli il cuore per eseguire la mia vendetta e poi sarei fuggita con il mio amato, ma lui mi mise di fronte alla realtà: l’amore è debolezza ed io non sono una debole.”
“Quindi… sei restata…”
Cora fece un ampio gesto col braccio e sul muro comparve una piccola nicchia, da dove estrasse un cofanetto di legno.
“Sì, sono restata. Ma non solo la magia, anche il potere ha un prezzo e io l’ho pagato con il mio cuore.”
“E l’uomo, cosa fece?”
Lei sorrise e aprì lo scrigno. Il marito si mise una mano davanti alla bocca e indietreggiò velocemente, vomitando dentro un vaso.
“Buon Dio… è… è un…”
“Un cuore, Henry. Il mio cuore. Era l’unico modo in cui potessi abbandonare la persona che amavo per dedicarmi interamente al potere. Il potere rende liberi.”
Henry aveva il volto coperto dalle mani, accasciato, fiacco.
“E nostra figlia?”
“Non verrà a prenderla perché ad un certo punto gli feci cambiare il contratto. Se mi avesse insegnato come strappare il cuore pulsante da una persona viva, la tanto desiderata figlia sarebbe stata sua… in tutti i sensi. Quando lo lasciai, resi ben chiaro che lei sarebbe stata non sua ma tua.”
“Questo non è un impedimento…”
“Invece sì. Lui onora sempre i suoi accordi.”
Cora ritornò piena d’ira. Aveva voluto ricordare l’amore senza avere un cuore e ora doveva pagarne il prezzo.
“Ed ora sono bloccata in questa vita, con te che non amo, anzi, ti disprezzo, senza l’uomo che volevo, senza il titolo di regina e la mia vendetta non può ancora proseguire.”
Un’idea le si insinuò lentamente nel cervello. Si calmò e sorrise più dolcemente.
“Ma nostra figlia… lei avrà tutto quello che non ho avuto io. Lei diventerà regina.”
Accarezzò il viso del marito.
“La verità fa male, vero Henry?”
 
  
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