Bellezza struggente che si lascia sbirciare tra le gelide volute di un buco di serratura Si intuisce la grazia esausta e ormai affranta di una diva corrosa dal tempo e dal gin Vive nel santuario di se stessa eretto sulle macerie dei cuori che ha infranto Al crepuscolo, il profumo dolciastro di fiori appassiti sulla lapide di un amore perduto Così io ti vivo paradiso elettrico affollato di fantasmi strade che percorro senza essere vista senza contatto col cemento e la polvere Solo una luce nera per non cadere ma com’è una luce nera? Scivolo lontano sui sentieri di ricordi che mi uccidono mentre Roma intorno sbiadisce sparo sapendo che anche io morirò.