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Autore: atassa    06/06/2013    1 recensioni
Siamo nel futuro. Cento anni avanti. La nostra società è stata sostituita dalla società delle città che si basa su dieci regole che non possono essere trasgredite. Chi le trasgredisce finisce su un'isola misteriosa con lo scopo di diventare un cittadino migliore, ma nessuno fa mai ritorno. Azzurra non ha mai trasgredito nessuna regola fino a quando dovrà scegliere tra l'amore e il suo futuro nella società. Indovinate cosa sceglierà?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO OTTO.

Quando mia madre uscì dalla stanza ripresi a piangere. Desiderai nuovamente che niente fosse successo ma non si poteva andare indietro nel tempo, o almeno non ancora. Quando riuscii a tornare ad avere un battito regolare telefonai a Daniele. Mi rispose al settimo squillo. Quando mi vide con gli occhi lucidi e il volto in fiamme la sue espressione cambiò da tranquilla a in ansia.
“Az stai bene?”. Mi chiese preoccupato.
“No, mia madre e mio padre non accettano più l’unione fra me ed Alessio”.
“E a te cosa importa?”. Scossi la testa.
“Niente a dire la verità, però lui è comunque sull’isola e… e nessuno…”. Mi mancavano le parole, il coraggio per pronunciare quella frase.
“Nessuno torna dall’isola”. La disse Daniele per me. Scossi la testa. Dalla videocamera vedevo Daniele che era davvero in ansia per me.
“Az io avrei un’idea”. Disse alla fine, come se non sapesse se fosse il caso dirla o no. Mi illuminai per un breve istante.
“Quale?”.
“Nessuno l’ha mai fatto”. Cominciò. Io annuii.
“Credo che se lo facessimo violeremmo una regola ancora non scritta molto più grave dell’attuale numero uno”. Mi metteva agitazione il suo modo di parlare in quel momento. Ma annuii.
“Se ci riuscissimo ci rivolteremmo contro la società”. Tremai, ma annuii nuovamente.
“Potremmo… Potremmo andare a riprendere Alessio”. Disse in fine e io all’inizio credetti che mi stava prendendo in giro, ma la sua espressione seria mi diceva che non stava scherzando. Mi lasciò qualche minuto per elaborare la cosa.
“Se ci scoprissero cosa ci farebbero?”. Chiesi io tremante.
“Probabilmente ci ucciderebbero”. Ah. Ero disposta a morire per Alessio? Non lo sapevo. Non che mi fossi mai posta quella domanda.
“E in caso riuscissimo, cosa faremmo poi?”. Lui esitò un attimo.
“Esiste una contro-società”. I miei occhi si illuminarono.
“Davvero? E dove si trova?”. Lui scosse la testa.
“Non è una cosa che si sa, altrimenti la società delle città la distruggerebbe all’istante”. È così debole la contro-società? Mi aspettavo qualcosa di più.
“Ma conosco chi può aiutarci a trovarla”. Rinunciare alla mia vita per Alessio? Lui lo avrebbe fatto, ma io non ero coraggiosa quanto lui, solo cambiare scuola mi mandava in crisi! Meglio non pensare a cambiare vita e mettersi contemporaneamente contro la società.
“Chi?”. Chiesi con un filo di voce.
“Mio zio, ma vive in Base 4004”. Ovvero l’arcaica Cina, dall’altra parte del mondo. Rimasi a bocca aperta.
“Telefonagli”. Lui rise. Cosa c’è di divertente? Mi trattenni a stento dall’urlarglielo contro.
“Mio zio non è il tipo che si fida delle cose che la società gli dà. Lui si fa conoscere come Caronte, perché traghetta le persone verso la contro-società”. Caronte, sarcastico il vecchio.
“Non capisco, dovremmo andare fino alla Base 4004?!”. Lui annuì.
“Sempre ammesso che riuscissimo ad arrivare vivi nell’isola”.
“Ammesso che esista”. Dissi io.
“Già, ammesso che esista”. Rimanemmo in silenzio per qualche istante. Alessio ti rivedrò mai? Quanto mi manchi, mi manca tutto di te: i tuoi occhi, il tuo viso, le tue parole, le nostre risate; mi manca persino usare quello stupido aggeggio che mi hai regalato per il mio compleanno.
***
Scartati tutti gli altri regali e poi Alessio mi porse il suo, non perché voleva essere il più importante ma perché non voleva imporsi su altri. Lo guardai adorante e scartai il regalo senza staccare un momento gli occhi da lui. Poi sentii qualcuno chiedere:
“Ma che cos’è?”. E altri rispondere che non ne avevano la minima idee, allora staccai lo sguardo da Alessio e lo rivolsi al regalo che mi aveva fatto. Devo ammettere che all’inizio non capii nemmeno io cos’era, poi in quell’orologio notai una cosa: una lucetta rossa lampeggiava. Era un satellitare che lui quando aveva passato la sua fase da meccanico aveva cominciato a progettare così che saremmo potuti rimanere sempre in contatto, a dire il vero l’avevo convinto io a farlo, aveva la funzione di rilevare la posizione dell’orologio gemello che Alessio portava al polso il giorno del mio compleanno. Allora indossai il mio.
“Non uscirò mai senza”. Dissi io in un sussurro per non farmi sentire da altri all’infuori di lui.
“Nemmeno io”. Disse lui e ci baciammo.


***


“L’aggeggio”. Sussurrai con la mente ancora altrove. Daniele mi fissò attonito.
“Come scusa?”. Io annuì con vigore e mi alzai in piedi e cominciai a camminare in preda all’euforia per la stanza, vedevo che Daniele dal monitor appariva confuso. Allora respirai profondamente per cercare di calmarmi e mi sedetti nuovamente.
“Alessio mi aveva regalato per il mio compleanno un orologio gps”. Daniele annuì, non capendo ancora.
“Ne aveva uno anche lui, così che ci potessimo sempre ritrovare”. Finalmente capì e cominciammo ad annuire, euforici, entrambi.
“Abbiamo un punto di partenza allora”.
“Sempre che funzioni ancora”.




Salve! Ecco terminato l'ottavo capitolo di "Senza ritorno." Spero vi piaccia. Il prossimo capitolo sarà pubblicato venerdì 14 giugno e poi si vedrà!





  
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