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Autore: ily95    06/06/2013    4 recensioni
E se Thalia e Luke non avessero mai incontrato Annabeth e fossero arrivati sani e salvi al Campo? Se Thalia non fosse mai diventata un pino e Luke non avesse mai rubato la folgore, cominciando così il risveglio di Crono? Se non fosse mai iniziata la guerra tra dei e Titani...cosa sarebbe successo?
Percy Jackson, figlio di Poseidone, frequenta il Campo Mezzosangue in estate. È forte e ha partecipato a qualche missione ma non ha mai compiuto niente di sensazionale.
I suoi migliori amici sono il satiro Grover, il figlio di Ermes Luke e la sua ragazza, la figlia di Zeus Thalia. È fidanzato con un'umana, Rachel Elizabeth Dare.
Non ha mai visto suo padre.
Non ha mai conosciuto Annabeth.
[Percabeth, accenni Thaluke e Prachel]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Percy ed Annabeth presero posto di fianco a Silena e Beckendorf, seduti intorno al falò.
Quando Percy avvolse Annabeth tra le braccia, scorse la figlia di Afrodite che sorrideva.
I figli di Apollo stavano accordando le chitarre, mentre altri semidei cercavano di arrostire i loro marshmallow sul fuoco.
Strimpellarono qualche accordo e iniziarono a cantare una vecchia canzone, “Strawberry Fields Forever”, mentre molti altri si unirono al coro.
Percy avrebbe cantato con loro ma al momento la sua bocca era occupata in altro modo.
-Sto iniziando a pensare che potremmo farcela.- disse ad un tratto Annabeth.
-A far che?- domandò Percy, tenendola stretta tra le braccia.
-A costruire qualcosa di permanente.- rispose lei, accarezzandogli dolcemente la guancia, con un’espressione gioiosa negli occhi.
-Anche se siamo, come hai detto tu, una casa di lego?- la provocò lui, guardandola con un sopracciglio alzato.
-Sì. Possiamo sempre raccogliere i pezzi, no?
Percy sorrise e posò le labbra sulle sue.
Intanto i figli di Apollo avevano cambiato canzone.
Annabeth sorrise durante il bacio.
-Che c’è?- domandò Percy.
Lei alzò un dito e gli disse: -Ascolta.
Percy fece attenzione alle parole della canzone.
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now

Sorrise anche lui e riprese a baciarla.
Poco dopo Thalia li raggiunse e si mise a chiacchierare con Beth, mentre i fratelli Stoll tentavano di coinvolgere Percy in uno scherzo ai danni di Clarisse.
Il fuoco iniziò a spegnersi, le risate a farsi più rade, le voci a dissolversi, finché non suonò il corno che annunciava l’inizio del coprifuoco.
Percy prese Annabeth per mano e la accompagnò alla sua cabina.
La baciò dolcemente e a lungo prima di augurarle la buona notte.
Poi andò alla casa n°3, si spogliò e si distese sul letto, stanco ma felice.
Gli sembrava di aver chiuso gli occhi solo da pochi minuti quando sentì aprirsi la porta.
Scattò in avanti, portando d’impulso la mano verso la tasca in cui teneva Vortice. Ma le sue dita trovarono però solo la stoffa dei boxer. Quindi si protese verso il comodino ed afferrò la sua penna che aveva riposto lì precedentemente.
Si guardò intorno: la stanza era silenziosa, eccezione fatta per la fontana, e tutto sembrava al proprio posto. Forse se l’era sognato…
All’improvviso si sentì spingere giù, costretto a sdraiarsi contro il materasso. Le sue dita premettero automaticamente la penna, che prese la forma della sua spada.
Ma non c’era niente contro cui combattere. Semplicemente sentiva un peso sul petto che gli impediva di rialzarsi.
-Di immortales…- bisbigliò. –Ma che…?
Una leggera pressione sulle labbra gli impedì di concludere.
E allora capì tutto: avrebbe riconosciuto i suoi baci tra mille.
Lasciò cadere Vortice e tastò l’aria intorno a sé, continuando il bacio, finchè non trovò ciò che stava cercando: tolse il berretto ad Annabeth e la ragazza comparve davanti ai suoi occhi, sistemata sopra di lui.
-Ora non vuoi più farmi a fettine con Vortice?- chiese ironica, sdraiandosi sopra di lui.
-Forse possiamo fare di meglio.- rispose soffiandole il suo respiro sulle labbra, che lei prontamente dischiuse lasciandosi assaporare.
Percy diventò improvvisamente consapevole di quanto fossero entrambi poco vestiti e protese le mani verso i suoi fianchi, le sue gambe.
Annabeth agganciò le dita all’elastico dei suoi boxer, pronta per farglieli scivolare via.
Ma lui la bloccò, ribaltando le posizioni, in modo da trovarsi sopra di lei.
La desiderava ma non aveva fretta. Voleva che quella notte fosse speciale, voleva farla sentire amata, al sicuro, protetta, ora che nessun ostacolo si sarebbe frapposto tra di loro.
Cominciò a baciarle e mordicchiarle il collo, riempiendosi le orecchie dei gemiti che le scappavano dalle labbra. Le mani di lei erano intrecciate ai suoi capelli neri, i suoi occhi offuscati dal piacere.
Quando entrambi non ce la fecero più, si spogliarono dei loro indumenti. Percy la baciò dolcemente e le disse “Ti amo” mentre si univa a lei.
Ed era vero. La amava più di ogni altra cosa. La amava più dei biscotti blu, più del mare, più della sua stessa vita.  E sapeva che anche per lei era lo stesso.
Si addormentarono abbracciati: una con i riccioli biondi sparsi sul cuscino, l’altro con un sorriso ebete stampato in faccia. Erano felici. Ed erano pieni di speranza.
 
In qualche modo Percy aveva sperato che l’avrebbe trovata lì al suo risveglio, la pelle ancora a contatto con la sua. Invece il suo cuore mancò un battito quando, allungando la mano, trovò un posto vuoto.
Dopo aver aperto gli occhi, la sua mente ci mise poco a registrare la situazione. Ovviamente Annabeth non poteva rischiare di non essere vista nella sua cabina, al risveglio. Non l’aveva davvero abbandonato, non era come la volta precedente.
Si preparò per le attività della giornata.
Non riuscì ad incrociarla per tutta la mattina ma, mentre stava combattendo, la vide entrare nell’arena con un gruppo di suoi fratelli.
Lo sguardo di Percy si soffermò sui suoi capelli che fluttuavano nel vento, il suo sorriso, le sue forme sotto la maglietta arancione, le sue gambe abbronzate. E poi lei guardò verso di lui. Percy si sentì mancare il respiro e…
L’elsa della spada del suo avversario si abbatté violenta sulla sua fronte.
Percy cadde all’indietro, i suoi occhi ancora fissi sulla sua amata.
Annabeth accorse, mentre il figlio di Poseidone si tirava su, massaggiandosi la botta e pensando alla figura che aveva appena fatto.
La figlia di Atena iniziò ad inveire contro il colpevole e il suo essere così protettiva fece sorridere Percy.
-E’ tutto posto, amore.- le disse, afferrandola per i fianchi e togliendole il pugnale di mano, prima che la cosa potesse degenerare.
La portò fuori dall’arena, intrecciando le dita alle sue.
Lei gli sfiorò delicatamente il punto in cui aveva ricevuto il colpo.
-Non vuoi andare in infermeria?- chiese preoccupata.
-Sto bene, stai tranquilla. E comunque è tutta colpa tua.
-Colpa mia!?- si sorprese lei.
-Devi smetterla di essere così dannatamente bella. Mi hai distratto.- le spiegò, chinandosi a baciarla.


SPAZIO AUTRICE
Bene, ho di nuovo cambiato i miei piani. Credevo che sarei riuscita a descrivere tutto quello che volevo far succedere in questo capitolo, ma evidentemente mi sopravvalutavo. Quindi ci sarà un altro capitolo, rallegratevi! E forse non farà schifo quanto questo  Poi però basta perchè non voglio annoiarvi. L'ultimo capitolo è quasi pronto, lo devo ultimare ma ora che finisce la scuola troverò sicuramente il tempo :)
Ci vediamo al prossimo capitolo, grazie a tutti voi che mi seguite!
PS Le canzoni citate in questo capitolo sono "Strawberry Fields Forever" dei Beatles e "Lego House" di Ed Sheeran.
ily
  
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