IL BELLO ADDORMENTATO
Sembrava solcasse il cielo azzurro mentre saltava.
Appoggiò i piedi a terra piegando le ginocchia con
elasticità dopo aver fatto un bellissimo dunk.
Nessuno spettatore questa volta, solo il solito campetto di
cemento dietro casa sua, due canestri vecchi e una caldissima giornata estiva.
Lasciò cadere la palla senza prenderla come in quel momento
faceva cadere tutte le gocce di sudore dalla sua fronte e dalle tempie.
Akane si fermò ignorando il sudore che gli appiccicava i
neri capelli spettinati al volto e i vestiti anch’essi bagnati al corpo.
Ansimava leggermente e il caldo e il caldo era soffocante.
Quella era giornata di mare ma si sarebbe dovuto
accontentare del suo solito fiume solitario per rinfrescarsi.
Senza tradire la sua espressione imbronciata per chissà
quale motivo astruso, prese la sua palla sottobraccio e con passo strascicato
si incamminò verso il suo fedele rifugio.
La collinetta verde era in pendenza sotto il sole ma ben
areata, ai suoi piedi scorreva il fiume che sfociava poco più in là nel mare.
In quel pomeriggio afoso quell’acqua fredda era terribilmente invitante.
Lasciò cadere la palla sull’erba e senza aspettare altro si
tolse la maglietta larga che aderiva al suo torace e alla sua schiena rivelando
una nuda pelle imperlata di sudore.
I capelli inguardabili presto trovarono vendetta quando
immerse letteralmente e completamente
la testa nel fiume.
Inginocchiato sul prato era buffo da vedere: a carponi con
la testa nell’acqua.
L’alzò subito perché effettivamente era fredda e creò un
arco di gocce sopra di lui che finirono per bagnargli la schiena e in seguito i
larghi jeans scoloriti e strappati. Un lungo brivido lo percorse, cosa più che
comprensibile, ma non ci fece caso visto che immerse anche le mani a coppa e si
buttò addosso quanta più acqua poteva.
Dopo questa bella rinfrescata dove si trovò più bagnato che
asciutto, tornò soddisfatto sul pendio morbido e vi si buttò così com’era.
Capelli strafondi sugli occhi, mani dietro il capo e gambe incrociate.
Una visione piuttosto piacevole con quella pelle lucida e
umida.
Mantenendo un espressione
corrugata e infantile posò lo sguardo dritto davanti a se, su nel cielo
terso dove nemmeno una nuvola correva.
Un senso di insoddisfazione lo pervase. Senso che gli
teneva compagnia già da un bel po’, da quando una certa persona era dovuta
partire per un paio di giorni. Da quella volta Akane si trovava dalla mattina
alla sera ad annoiarsi….non che prima facesse qualcosa di diverso, ma si
annoiava con questa certa persona!
Pazzeggio totale. L’aveva sempre fatto ma da quando si era
messo con Hitonari gli pareva di non aver più passatempi divertenti. Le sue
giornate non si riempivano e a lui sembrava non piacergli più.
L’aveva assaggiato, l’aveva avuto, l’aveva posseduto, l’aveva
amato, l’aveva vissuto ed ora il resto gli sembrava così noioso e privo di
senso, vuoto.
Sbuffò seccato. C’era dentro fino alla testa, chiappe
comprese! Non era da lui ma del resto non aveva molta scelta…c’era caduto e ci
sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni. Ci stava bene, no? E allora
perché pensare diversamente?
Chiuse gli occhi con quella di dormire un po’ e prese a
ricordare le volte in cui erano stati insieme.
Quella pelle fredda ma liscia, bianca e profumata, quel
corpo perfetto e avvolgente, quei capelli così chiari, quasi bianchi, quegli
occhi nocciola riflessivi e attenti, quei lineamenti delicati e semplicemente
belli, quelle mani curate, quella voce
staccata che sapeva dire verità sconvolgenti ma anche cattiverie con freddezza
impressionante e furia terribile.
Lui capace di essere staccato, logico, lucido e razionale
ma anche passionale, rabbioso, pericoloso e ribelle.
Si erano insegnati a vicenda tante cose e insieme erano
cambiati, cresciuti, camminato a fianco, litigato per poi riavvicinarsi sempre
più.
Era impossibile pensare di fare a meno di lui, sarebbe
dovuto tornare a giorni.
Quando una settimana fa era partito, Akane aveva percepito
solo che se ne sarebbe andato per qualche giorno. Dove e perché non lo
ricordava.
Si era solo accertato che sarebbe tornato. Solo quello
importava.
Ma si sapeva che il moro era la persona più impaziente
sulla faccia della terra e non sapeva quanto sarebbe resistito.
Tutto ciò che gli rimaneva era il ricordo del suo corpo
nudo e umido sul suo, della loro lingua intrecciata, delle carezze frenetiche,
dei baci pieni di passione, del fuoco che vedevano insieme, del paradiso e
dell’inferno vissuto, dell’orgasmo raggiunto mille e mille volte, di tutte le
volte che facevano l’amore.
Quanta voglia di farlo di nuovo, di toccarlo, di
abbracciarlo, di sentirlo dentro, di vederlo, di star con lui. Un desiderio gli
cresceva dentro, un’eccitazione che perfino il suo corpo
Lo voleva. Voleva Hitonari ora.
Era così immerso nei suoi ricordi piacevoli, in quelle
immagini così forti e vive che non si accorse di chi aveva accanto.
Una figura silenziosa si era seduta vicino a lui e
continuava a guardarlo fisso interessato. Una figura che sembrava essere stata
evocata dai pensieri di Akane steso sull’erba.
Hitonari era tornato.
Non parlò e non si fece notare, sapeva che non dormiva e
dai movimenti del suo corpo si poteva capire anche a cosa stesse pensando. Fece
un sorriso malizioso appena accennato e alzò la mano mettendo l’indice
all’altezza dell’inguine senza toccarlo.
Il bel biondo non era tipo da fare quel tipo di sorprese,
per cui iniziò il viaggio immaginario risalendo, sempre senza toccarlo, lungo
il torace. Il vento non soffiava e lui tratteneva il respiro mentre ascoltava
quello più seccato del compagno che ignorava la sua presenza.
A modo suo anche Akane era affascinante, eccome!
Aveva quei lineamenti e modi di fare selvaggi che
ricordavano esattamente un ribelle
unico.
Hitonari non mostrava mai troppo i suoi sentimenti ma
quello che provava in quel momento era
grande e quasi intrattenibile.
Dopo una settimana esatta di separazione forzata, il
desiderio del ragazzo era tanto.
La mano arrivò alla bocca del moro e quando pensò che era
decisamente arrivato il tempo, sostituì la bocca alla mano, chinandosi veloce e
fluido come se fosse il famoso principe
che risveglia la bella addormentata.
Il paragone era assurdo e poco probabile, faceva proprio
ridere, ma in quel momento sembravano proprio loro in versione moderna e
rivisitata.
Il bacio all’inizio fu leggero e appena accennato…era
comunque strano vedere Hitonari fare una cosa simile!
Fu la reazione di Akane più veloce di qualsiasi altra cosa.
Come al solito precipitoso, non riconobbe subito il
compagno che colpì con un pugno istintivo di media forza!
L’altro cadde steso a terra con la schiena sull’erba si
teneva il volto che rivelava una piccola smorfia di disapprovazione.
Quando Akane realizzò chi aveva colpito si inginocchiò
buttandoglisi sopra di slancio dicendo:
- Oh, sei tu…sei tornat -
non riuscì a finire la frase che si trovò la suola di
Hitonari sul volto e volò nuovamente a terra dolorante.
Dopo un paio di imprecazioni si guardarono in cagnesco e
iniziarono, come saluto, a prendersi un po’ a pugni…evidentemente era il loro
saluto personale!
Altro che bello addormentato e principe azzurro…questi
sembravano la Bestia e Gaston tratti da La Bella e la Bestia!
Finirono per rotolare sull’erba e cadere quasi sul fiume
come dementi cronici!
In quel cm di terra fra il pendio e l’acqua si fermarono
ansimanti e leggermente ammaccati.
Akane era sopra a cavalcioni con le mani appoggiate ai lati della testa del biondo e si
guardavano negli occhi seri.
- Stavolta ho vinto…ti ho battuto!-
non ricevette risposta l’uscita trionfale di chi si poteva
benissimo immaginare.
- Mi sei mancato, porco cane!-
Una rivelazione mista ad imprecazione detta in fin dei
conti nel modo più semplice possibile, come solo Akane sapeva fare. Gli diceva
sempre le cose più importanti nel modo più naturale. Era veramente un animale
strano!
Hitonari fu colpito da questa ammissione ma non lo diede a
vedere.
Attese semplicemente che lui si avvicinasse per portare a
termine quella buffa scena.
- E non mi saluti?-
Senza dire altro, finalmente riuscirono a toccarsi con le labbra e finire quel che
avevano iniziato.
Non un bacio superficiale e semplice, bensì uno profonda e
provocante, di quelli che non si scordano nemmeno fra 20 anni.
Si erano ritrovati dopo 7 giorni di distanza, si erano
salutati e ora potevano abbandonarsi a
quei sentimenti travolgenti e a tutto il desiderio possibile.
Ora chi li avrebbe più separati?
FINE