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Autore: Lou_    07/06/2013    7 recensioni
[...]"Pronto Loulou?" iniziò Harry, la mano stretta attorno quella del maggiore, gli occhi luminosi, le fossette accennate attorno le labbra.
Louis sospirò, ridendo leggermente e scuotendo la testa sincero, facendo ridere anche il riccio che, con uno scatto, gli avvicinò il viso all'orecchio e, tra velati sospiri, sorrise.
"Pensa di essere ad un concerto Loulou, la nostra prima esibizione dal vivo, solo tu ed io"[...]
Larry
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson è un ragazzo di ventun' anni, da poco compiuti, la testa sulle spalle, due occhi limpidi come il mare, una carriera da sogno e una ragazza finta. Ha un conto in banca da poter competere con Lady Gaga, una schiera di fan urlanti al seguito, una famiglia che ama. Ha tutto, ma, paradossalmente non ha nulla. Non ha nulla perché non puó scegliere quando e come uscire di casa, vedere chi vuole, amare chi vuole. Louis è un ragazzo estroverso, un raggio di sole in mezzo ad un temporale, testardo, intelligente e, come lo sta scoprendo da qualche anno lui stesso, incredibilmente dolce. Essendo anche piuttosto orgoglioso, odia quest'ultima frase, che però non si può proprio omettere. È così vera, legata indissolubilmente alla frase 'non ha nulla'. Perché, Louis, non può mostrare questo suo lato dolce al mondo. Lo deve tenere nascosto, una macchia minuscola nera su un immenso telaio bianco, un pianto deliberatorio in un mare di sorrisi, un'imperfezione sempre presente, costante, che non si puó, non si vorrebbe vedere ma, semplicemente, esiste.
Tutto questo perché la società ha raggiunto livelli di disumanità intollerabili; discriminazioni, pregiudizi, critiche insensate e altri paroloni da ricercare sul dizionario che vogliono tutti significare la stessa cosa: ignoranza. Il che è buffo, riflettendo anche solo sul fatto che la nostra popolazione ha raggiunto livelli di sviluppo colossali. Perché infondo, anche con alle spalle anni e anni di ricerca, crescita, siamo sempre al punto di partenza: abbiamo paura di ciò che può essere diverso dalla normalità di tutti i giorni.
E Louis, in questo momento, si sente tanto diverso dalla normalità cui è abituata la gente.
Sta vivendo l'altra faccia della sua medaglia; una fama da cantante proprio tra quella gente così normale, e quindi costretto ad essere soppresso, ogni giorno.
Louis si sta sgretolando dall'interno, sta bruciando, sta diventando polvere; ogni volta che i suoi manager lo costringono a stare con la sua ragazza finta, creata dal nulla come la sua fama. Ogni volta che deve dire di no al suo concetto di normalità, per adattarsi a ciò che lo circonda. Sopravvivere, non vivere.
Ma non è l'unico a soffrire di ciò.
Harry Styles, diciannove anni da poco compiuti, è un ragazzo che ama ridere, godersi le giornate di sole e giocherellare coi suoi ricci. Anche lui ha rincorso la carriera di cantante, anche lui ha realizzato il suo sogno irrealizzabile e più nascosto, cadendo però in un incubo perenne. Quando torna a casa dai suoi tour mondiali, la testa ancora che gli fischia per le grida che lo hanno acclamato, l'adrenalina di poter gridare al mondo le canzoni che scrivono per lui, la sua voce, è assalito dai sensi di colpa.
Passeggia un giorno per una vecchia strada in selciato, un parco che visitava sempre da piccolo, e magari vede un ragazzo e una ragazza tenersi per mano, felici, che comunicano tra di loro con lo sguardo, si baciano tra la folla senza vergogna, scherzano tra loro senza ricevere critiche.
E lui semplicemente non puó farlo.
Cosa ho di sbagliato?
Cosa ho fatto di male?
Sono una specie di errore? Un qualcosa di diverso, quasi malato?
Quando queste domande dovrebbero porsele altri.
Harry ha sempre amato ció che è, non è mai capitato nella condizione di sentirsi diverso, eppure oggi lo sente. Sente il peso delle differenze su di sé, gravoso come un macigno, pungente come una spina nel fianco.
Tutto perché se vuole abbracciare Louis deve prima accertarsi di essere solo con lui, oppure deve aspettare di essere a casa sua, tra quattro mura che lo proteggono dall'esterno.
Tutto perchè se vuole baciarlo, assaporarlo con le labbra e la lingua, respirarne il profumo, deve trattenersi, quasi una voglia dolorosa e non permessa, malata.
"Le fan non capirebbero ragazzi, ci dispiace, credetemi"
"Eleanor è stata accolta bene dalle vostre fan, tranquilli, la vostra copertura è solida"
"Non avreste più tutta questa gente che vi ama, se foste quello che siete"
Parole, fiumi di parole, frasi al vento, che penetravano nella testa di Harry con fatica, dolorose e pesanti da digerire.
Era accanto a Louis la prima volta che le aveva sentite.
Superó tutto solo stringendogli forte la mano, intrecciando le sue dita con le sue, incastrandole, bisognoso di un sostegno, l'unico suo sostegno in quel mare di confusione e tristezza.
"Ma noi siamo così, non si puó nascondere a lungo" aveva poi sibilato tra i denti, lo sguardo perso nel vuoto, le labbra serrate.
"Va bene, accetto di avere Eleanor come copertura, basta che lasciate in pace Harry" parole dure, decise, che fecero sorridere Clark, il rappresentante del loro management, e reso umide le giance di Harry.
Louis, il suo Louis, sarebbe stato con questa ragazza per far piacere al management, per concludere il vociare sulla loro relazione, per.... salvaguardarlo. Harry sapeva di non essere in grado di fingere, gli era più naturale seguire il suo istinto, la sua natura.
Scrollò il capo e uscì da quella dannata stanza, lasciando solo la porta sbattere dietro di sé e un silenzio irreale; troppo piccola era quella camera, troppo per l'amore che provava per Louis.
La loro vita, se così si poteva realmente definire, scorse in seguito terribilmente lenta e straziante. Da una parte Louis non ne poteva più della sua ragazza, o di tornare in stanza e vedere Harry nel suo letto, stretto al suo cuscino, piangere. Dall'altra lo stesso Harry aveva il cuore a pezzi.
Quel giorno però sarebbe stata un'occasione da cogliere al volo, un collante per i cocci del suo essere, spezzato col tempo.
Anne, la madre di Harry, infatti si sarebbe sposata, una cerimonia intima, pochi parenti, una chiesa comunale nei pressi di Holmes Chapel e tanto cibo e musica. Era un giorno molto speciale per lei, che finalmente avrebbe potuto rendere ufficiale la sua unione con Robin. Era un giorno molto speciale per Gemma, che avrebbe visto la sua famiglia riunita. Ed era speciale per Harry, legato alla madre da un profondo sentimento, ma soprattutto perché si sarebbe presentato alla cerimonia con Louis.
Aveva concluso la telefonata con la madre in lacrime di gioia, la voce tremolante e la mente a correre ad inseguire mille pensieri o preoccupazioni. La mano gli fremeva un poco, così giocherellò con le sue dita, lo sguardo basso, per poi andare nell'altra stanza a cercare Louis e parlargli. Erano in un albergo a cinque stelle di Lisbona, in pausa dalla loro ultima esibizione, a crogiolarsi tra letti di lusso, ristoranti altolocati e camerieri personali. Di lì a poco sarebbero tornati dalle loro famiglie, e Harry sperava con tutto il cuore Louis accettasse l'invito, per poi tornare a Doncaster dai suoi in seguito. E lo sperava davvero, con il fiato mozzato, le lacrime di gioia di poco prima, un sorriso ebete in volto e un passo accelerato.
Sentì delle voci soffuse nella stanza da letto e, velocemente, aprì la porta della camera.
Louis era assonnato, steso a pancia in su su un letto sfatto, un pantalone della tuta sformato e i capelli scompigliati, una mano a premere meccanicamente sul telecomando verso la televisione al plasma lucida.
Sbadigliò, per poi voltarsi sorridente verso il nuovo arrivato, e Harry si sentì invaso da un calore improvviso.
Era bellissimo, era steso sulle coperte che sapevano di loro, ed era suo, dannatamente suo.
Tossicchiò leggermente per non perdersi il discorso che doveva fare e
"Loulou, mi ha appena chiamato mia mamma" inizió, voltandosi per chiudere la porta alle sue spalle, e mettersi sul letto in ginocchio.
Il moro sorrise nuovamente, spegnendo la televisione e stiracchiandosi e "ah, come sta?"
Ed Harry scosse la testa.
"Sta bene ma non è questo il punto, si sposa Loulou, si sposa il primo di giugno e sono invitato"
A Louis brillarono gli occhi dalla gioia e si tirò a sedere, sotto lo sguardo attento di Harry.
"Ma è fantastico Harry! Sono così felice per tua madre, è una persona così dolce" e Harry si morse il labbro, sapendo che l'altro accennasse al suo sostegno di fronte le scelte dei loro manager, insieme a Johannah.
"si ma il punto è che.." - si morse il labbro, puntando lo sguardo negli occhi di Louis - "vorrei mi accompagnassi"
Il moro rimase in silenzio per qualche attimo ad osservarlo, chiedendosi se stesse scherzando o fosse serio.
Il riccio riprese -" Loulou, so che ti puó sembrare assurdo ma..."
-" Lo è Harry, lo è - lo interruppe quest'ultimo - "credi che ci lasceranno andare insieme? Credi che tutto quello che stiamo passando ora si meriti una pausa per un matrimonio? Loro se ne fottono, Harry" concluse amaramente, abbassando lo sguardo sulle sue mani. Harry gli si avvicinò, stando sempre sulle ginocchia, la voglia di difendere la sua idea.
- "Ma è una cerimonia privata! Andiamo non ci saranno ragazzine urlanti anche lì!"
-"Ti devo ricordare del matrimonio di Greg?" Riprese il maggiore con tono esasperato, lo sguardo inquisitore.
Harry sbuffò, ricordando del disastroso matrimonio del fratello di Niall e roteando lo sguardo verso l'alto.
-" Ma lì tutti sapevano della località del matrimonio! Per favore... - abbassò il tono di voce, avvicinandosi sempre di più a Louis - "per favore, è importante per me che tu ci sia"
E Louis sbuffò, restò in silenzio per qualche attimo, alzò gli occhi e guardó Harry in viso, storcendo il naso.
-"Se è così importante per te, ci sarò Harry." Sussurrò contro il suo viso, soffiandogli sulle labbra.
Il riccio sorrise felice, un sorriso che coinvolse anche gli occhi; Louis sorrise di rimando un poco, portando un indice contro la fossetta attorno le labbra del minore.
Harry sentì le guance arrossarsi, quindi si sporse a baciare Louis.







-"Cazzo, odio le camice appena comprate, sono così ruvide" un grido frustrato di Louis, che abbassò davanti a sé lo specchietto dell'auto per sistemarsi il colletto con un gesto stizzito.
Harry lo guardò di sottecchi, scoppiando a ridere e rallentando l'andatura dell'auto per uscire dall'autostrada.
-"Sul serio Harry, spiegami come fai ad essere impeccabile e dannatamente perfetto pure con certi abiti scomodi, io non lo so" sbuffò, per poi chiudere lo specchietto e lasciarsi cadere pesantemente contro il sedile del passeggero.
Il riccio non smise di sorridere e
"E tu invece mi devi spiegare come riesci a sedurmi con quella camicia stropicciata addosso e quello sguardo omicida in volto"
Louis sorrise beffardo, scuotendo la testa e guardando fuori dal finestrino.
Era una giornata calda, soleggiata, e le previsioni non annunciavano cambiamenti improvvisi. Mancavano poche ore all'inizio del ricevimento, e, inutile dirlo, Louis era terribilmente agitato, nervoso. Avrebbe incontrato tutti i parenti di Harry, sarebbe stato a tutti gli effetti il suo fidanzato, e aveva paura di deludere le loro aspettative.
Si ricordò di quando aveva presentato Harry ai suoi genitori, gli occhi pieni di lacrime di gioia della madre, le strette di mano del padre. Le sue sorelline erano poi state entusiaste del ricciolino, ma Louis lo sapeva sarebbe andata a finite così. Harry era semplicemente perfetto; bello, sfacciato, sicuro di sé, educato e con la risposta sempre pronta.
In confronto lui era un essere insignificante, goffo e perfino fastidioso. Ma queste erano le peggiori paure e insicurezze di Louis, convinzioni che non muterebbero nemmeno di fronte la prova concreta di ciò.
-"Loulou, ti vedo silenzioso, tutto bene?" La voce roca e gradevole di Harry ruppe le riflessioni di Louis che, sospirando, si passò una mano tra i capelli pieni di gel e annuì lentamente.
-"Bene, perché non hai nessun motivo per agitarti e beh, siamo arrivati" concluse con un sorriso mozzafiato l'altro, ruotando energicamente il volante e, con un rombo di motori, concluse il loro viaggio in auto.
Louis sospiró, seguendo il riccio all'esterno del mezzo e chiudendosi la portiera alle spalle. L'aria calda lo investì, facendolo pentire di avere addosso quel completo elegante, sentì quindi un brusio vicino di gente, rumori metallici di posate e risa di bambini. Il maggiore non ebbe il tempo di pensare che Harry lo affiancó e, sorridendo "pronto Loulou?"
Louis scosse la testa sincero, ridendo con l'altro.
Il moro smise di colpo, trovandosi il viso di Harry a pochi centimetri dal viso che, ansante, il respiro caldo, gli sussurrò un "pensa di essere ad un concerto, la nostra prima esibizione dal vivo, solo tu ed io" quindi lo prese con forza per mano e iniziò a camminare, trascinandosi dietro un Louis sconsolato e sorridente.








Il luogo del ricevimento era incantevole. Un enorme prato verde, quasi direttamente trapiantato dalle campagne tipiche irlandesi, uno spiazzo di ciottoli con una fontana a spruzzo, tavolini in vimini sparsi qua e là e già affollati e un enorme gazebo. Poco più in là la chiesa, affittata per il matrimonio.
Louis era affascinato, mai aveva visto qualcosa di così organizzato; sua madre sarebbe letteralmente uscita di testa nel vedere qualcosa del genere.
Camminarono per pochi minuti, mano nella mano, tra l'erba, con Harry che si fermava ogni tanto accanto a qualcuno, salutava con abbracci o baci sulle guance, per poi voltare le spalle e andarsene lontano in direzione del gazebo. Il moro rimaneva in disparte, non conoscendo praticamente nessuno e sentendosi spaesato. Harry poi non lo presentava a nemmeno a qualcuno, quasi si vergognasse di lui. Si fermò di colpo a metà strada con quel pensiero; se metteva in cattiva luce il suo Harry tra i parenti, tanto valeva andarsene.
Il riccio si sentì bloccato, quindi, accigliato, si voltò verso Louis.
Quest'ultimo scosse la testa, sporgendosi verso il suo orecchio per farsi sentire tra il frastuono degli invitati.
"Harry ti vergogni di me in questo momento?"
Il minore si accigliò ancora di più, scuotendo la testa deciso e stringendogli la mano, quasi a rafforzare la convinzione che tutto ciò era reale, che loro stavano bene e che erano assieme.
"Louis... Sei serio?" Cominciò quindi con tono sorpreso; lo sguardo dell'altro lo lasciò perplesso, stava dicendo sul serio, quegli occhi erano seri, un punto fermo cui aggrapparsi.
"Come, come puoi anche solo provare a dire una cosa del genere, io senza te.." Inizió con un fremito nella voce, per poi venire interrotto da una biondina dagli occhi verdi e l'espressione sbarazzina in volto, quasi quanto quella di Louis.
"Piccioncini! Come va la vita?" Un gridolino allegro.
Louis rimase a guardarla, scombussolato da quello che stava dicendo Harry, quindi si ricordò di sorridere, dopotutto aveva davanti a sè Gemma Styles.
"Stiamo bene come sempre, sorellina, e tu?" Iniziò con tono di scherno Harry, affiancandosi al maggiore, irrigidito.
Gemma sorrise maliziosa, per poi accennare col capo ad un ragazzo dietro di lei, che la stava raggiungendo con un'andatura sicura. Era alto, moro, occhi di ghiaccio e un sorriso accennato in volto, che Louis invidiò molto.
Sentì Harry innervosirsi accanto a lui: assottigliò lo sguardo e irrigidì la mascella, accennando un sorriso di cortesia.
"Da dove lo hai tirato fuori sorellina, dall'uovo di pasqua?"
"Stai calmo che ti ecciti fratellino, questo è il mio ragazzo"
Louis sospirò roteando gli occhi al cielo; certi battibecchi gli erano familiari, soprattutto quando lui stesso rivedeva la sua famiglia e le sue graziose sorelle.
"Gemma andiamo, credo che tua madre abbia bisogno di un'ulteriore conferma sul vestito e..." Iniziò il ragazzo di Gemma a bassa voce verso di lei, per poi alzare gli occhi e notare Harry e Louis, ancora mano per mano e il primo con uni sguardo omicida in volto, il secondo con sfumature rosso vivo in viso.
Ricambió il finto sorriso a Harry, accennò un saluto e, con Gemma che non la smetteva di sogghignare, si allontanò a passi svelti verso un albergo lì affianco.
Harry si rilassò all'istante, guardò per lunghi secondi Louis poi, con uno sguardo supplicante, sussurrò un ''andiamo dai" che lasciò in sospeso i timori di Louis.









"Sonia, i capelli sono a posto così?"
E ancora, ricevendo un consenso dalla parrucchiera,
"Ma dov'è diavolo è Gemma? L'ho mandata a chiamare cinque minuti fa! E..." Gli strilli agitato di Anne Cox si placarono un attimo, quando la donna, circondata perfettamente dal tessuto bianco panna del suo abito si voltò verso l'unica presente in stanza, Sonia.
"...Harry, mio figlio, il testimone, è arrivato?" La parrucchiera deglutì a fatica, sentendo l'aria attorno a sé mancare, quindi scosse piano la testa, dispiaciuta.
Anne si sporse verso lo specchio che aveva davanti a sé, nella hall dell'albergo allestita all'ultimo per permetterle di sistemarsi abito e acconciatura, un'espressione tesa e preoccupata in volto, le mani a lisciare la gonna ampia dell'abito.
"Ciao Sonia! Speravo fossi sopravvissuta all'ira di mia mamma, è da tanto che non ti vedo" commentò ironicamente Gemma entrando nella hall, un abito elegante a risaltarne le curve e il fidanzato altrettanto vestito bene alle spalle.
Sonia la guardò a lungo con sguardo riconoscente, quindi corse ad abbracciarla e, controllando di non dover più apportare modifiche ai capelli neri di Anne, scappò in fretta dall'albergo.
Lucas, il fidanzato di Gemma, sorrise rassicurante al riflesso agitato di Anne nello specchio, per poi tenersi a distanza per lasciare spazio a Gemma, che le si avvicinò entusiasta.
"Mamma, Dio mi perdoni ma sei una gran figa" si lasciò scappare, abbracciandola da dietro; Anne sorrise dolcemente, staccandosi poi dalla figlia per fare due giri su sé stessa con l'abito indosso. La gonna strusciò contro il palchet della stanza, sinuosa. Per un attimo la futura sposa sembrò calmarsi, quando l'espressione in viso tornò ad irrigidirsi e
"Harry dov'è? Manca poco" un sussurro tra i denti; Gemma guardò Lucas per poi stringersi nelle spalle, "adesso arriva mamma, lo abbiamo salutato poco fa, era con...Louis"
Madre e figlia si guardarono a lungo, sorridendosi complici; Lucas si sentì escluso ma soppresse la sensazione, guardando fuori dall'enorme portafinestra che dava sul prato.
"Mamma, eccoci ci siamo anche noi" una voce roca e affaticata dalla corsa appena conclusa, Harry a tirare per una mano Louis, il petto ad un ritmo irregolare e lo sguardo basso.
Entrarono e, dopo aver ripreso fiato, guardandosi intorno individuarono Anne, Gemma e Lucas e ad Harry quasi si fermò il cuore; sua mamma era semplicemente bellissima. Louis salutò i presenti con un timido sorriso, quindi affiancò Lucas, mentre Harry, le lacrime agli occhi, si avvicinò alla madre.
"Mamma, sei semplicemente..." Sussurrò, non smettendo di sorridere, gli occhi luminosi.
"Tesoro, vieni qui" singhiozzò Anne, abbracciandolo stretto a sé.
"Temevo arrivassi in ritardo" cominciò a bassa voce lei; Harry le si allontanò, guardandola, per poi scuotere la testa.
"Sono il testimone, se fossi arrivato in ritardo che matrimonio sarebbe stato?"
"Esaltato" commentò Gemma in un angolo a bassa voce; il riccio la fulminò con lo sguardo, quindi tornò a guardare la madre, silenziosa e persa nei suoi pensieri mentre si contemplava allo specchio.
"Allora, andiamo?" Cominciò Harry, agitato e con la voce tremolante.
Anne annuì decisa e, tirando in alto la gonna davanti a sé, si dirise verso la chiesa, Harry a braccetto dalla parte destra, Gemma, Lucas e Louis al seguito.









La cerimonia era iniziata da poco, Robin, ristretto nel suo smoking nero, un sorriso emozionato e le mani contorte tra loro, era raggiante mentre osservava Anne, gli occhi velati dalle lacrime, il respiro affannato.
Il prete stava recitando il libro che teneva stretto davanti a sé, una mano tesa verso l'alto, un sorriso semplice in volto.
La chiesa, piena di fiori bianchi di vario tipo, era piena di gente, raccolta su panche in legno.
Louis era seduto tra i primi posti, Harry accanto a lui teso e con sguardo ammirato verso la madre.
Il moro non sapeva esattamente descrivere ciò che provava; un groviglio di emozioni confuse. Il matrimonio era un passo importante, entrambi si giuravano amore eterno, si scambiavano gli anelli, si scambiavano un bacio. Gli era sempre piaciuto tutto ciò; gli sguardi che si lanciavano sempre i promessi all'altare erano qualcosa di così intimo e ricco di sentimento.
E poi aveva ancora la mente affollata dalla preoccupazione di far vergognare Harry, dei giorni che avrebbe passato senza di lui a Doncaster, magari con Eleanor che lo seguiva come un cagnolino, dall'immagine di lui e Harry, anni più tardi, magari in quella stessa chiesa, a sposarsi.
Deglutì a fatica a quell'ultimo pensiero e qualcosa all'altezza del petto si mosse; quindi si voltò verso Harry, che ora aveva lo sguardo abbassato sulle sue mani.
"Ehi" si sporse verso il suo orecchio, un flebile sussurro; Harry si irrigidì sul posto.
"Scusami per la scenata di prima" strinse le labbra dopo quella confessione sincera. Lui che chiedeva scusa, era davvero innamorato.
Notó Harry sorridere tra sé, le fossette profonde attorno le labbra, gli occhi verde smeraldo illuminarsi; di questo Louis si era innamorato, di questo Louis avrebbe parlato, sognato, pensato tutta la vita, per questo Louis avrebbe lottato contro tutti. Harry era suo.
La testa del minore gli si avvicinò, i ricci, meno voluminosi per la lacca, gli solleticarono il viso.
"Bene, perché ti amo"
Parole sussurrate che fecero rabbrividire Louis.
"...e con il potere conferitomi dalla chiesa, io vi dichiaro marito e moglie. Robin puoi baciare la sposa" la voce tonante del parroco ruppe il loro bisbiglio, facendoli voltare verso Anne e Robin, che si baciarono dolcemente scatenando un applauso generale, al quale si unirono sorridenti Louis e Harry, radiosi.
Louis sentì la vibrazione del cellulare nella tasca e, concluso l'applauso, andò a controllare il messaggio.
Harry era lontano, andato a congratularsi con gli sposi con Gemma, la chiesa che lentamente si svuotava, il gruppo di parenti diretto all'enorme gazebo allestito per il pranzo.
Sentì il cuore fermasi e il sangue gelare quando lesse chi gli aveva scritto, immagini confuse, il respiro affannato e il dito tremante, qualcuno del management.
Lesse velocemente il messaggio più volte, alzò poi lo sguardo su Harry, gli sposi felici e abbracciati che si voltavano poi verso di lui e gli sorridevano, Louis che si sforzava di sorridere anche se dentro moriva. Di nuovo.
Anne rimase a guardarlo perplessa e, da lontano, lo indicó col capo ad Harry che, smettendo di sorridere, si voltò verso Louis, corrucciato.
Il maggiore si accorse di come poteva sembrare scosso, quindi si sforzò di sorridere ancora maggiormente, di coinvolgere gli occhi, di apparire felice e perfetto come avrebbero voluto tutti. Tirò un sospiro di sollievo quando smisero di guardarlo, convinti, quindi, con mano tremante lasciò scivolare il cellulare nella tasca dei pantaloni e attese in disparte Harry.
Come glielo avrebbe detto non lo sapeva, non sapeva nemmeno il perché dovessero subire tutto quello, perché dovesse soffrire così tanto, perché si fosse innamorato di un ragazzo. L'unica cosa di cui era certo era che Harry fosse lì, fosse radioso e che ora lo stesse guardando felice, mentre gli si avvicinava.
Notò dietro di lui Gemma, Robin e Anne che li osservavano di tanto in tanto, trattenendosi dal sorridere, per poi allontanarsi verso il gazebo, chiacchierando ancora.
Louis in quel momento abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, sentì le guance accaldarsi e alzò ancora lo sguardo; Harry si avvicinava e lo osservava curioso e felice.
"Ehi" iniziò quest'ultimo, allargando il sorriso.
"Ciao" continuò Louis, avvicinandosi a lui ancora un poco.
In testa l'unico pensiero che Harry era lì, era suo e doveva dimostrargli quanto lo amava, che nessuno poteva mettersi tra loro, nessuno.
"Puoi mentire alla mia famiglia, ma non a me, cosa succede" Harry si fece serio all'istante, portando una mano al viso di Louis e carezzandolo dolcemente. Louis chinò il capo per facilitargli il gesto, chiudendo gli occhi.
"Nulla Harry, la solita merda in cui viviamo torna a farsi sentire, devo andare perché alcune fan hanno scoperto che sono qui, quindi devo andare da Eleanor."
Harry storse il naso, poggiando la fronte contro la sua e
"Non andare, per favore non farlo"
che fece sospirare Louis, che lo baciò forte, spingendo il viso disperatamente contro il suo.
"Non chiedermelo, mi farai stare ancora più male, ti prego" un altro sussurro davanti il portico soleggiato della chiesa, ormai deserta.
"È che oggi, sembrava tutto normale, io, te, la mia famiglia...quando finirà tutto ciò?"
E Louis chiuse gli occhi, poggiando nuovamente le sue labbra su quelle di Harry, chinato verso di lui.
"Se solo lo sapessi, riccio. Però una cosa la so, sai?" Iniziò, sorridendo un poco, Harry lo guardò curioso.
"So che amo il tuo sorriso, Harry Styles, e che, se potessi, ti sposerei in questa stessa chiesa"
Ed Harry rimase in silenzio, la sua espressione parlava per lui, le sue lacrime parole inespresse, il loro bacio una muta promessa.







'And I'd marry you, Harry.'








Giorno a tutti!
Premetto che l'idea di fare una one shoot sul matrimonio di Anne è praticamente stato sfruttato da tutti... però, beh, spero vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato.
L'idea del matrimonio era bella capitemi, anche perchè hanno avvistato Harry e Lou in macchina assieme.
Poi Lou è andato via prima dalla cerimonia e beh, ho pensato di metterci in ,mezzo la Modest! che purtroppo è sempre in mezzo.

Ah specifico che la frase finale, nonchè titolo di questa One shoot l'ha detta realmente Lou ahsdgdsjhdgagfja
Beh, non so più realmente cosa dire, vorrei lasciare a voi i commenti ;)
(ah guardatevi il banner, l'ho creato da sola! :D)
Ci si vede alle altre mie storie dolcezze.
Un bacio grande e pieno di larry feels <3
Lou_

SvcxnvGiorno a tuttiGiorno 

  
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