Prologo
Non vide la luna sorgere, poco al di sopra delle nuvole; nemmeno il più pesante degli impermeabili avrebbe potuto proteggerla dalla spessa coltre di pioggia che ricopriva Praga, dal freddo che le gelava le ossa. E su per la schiena, brividi.
Come se non si fosse abituata, in tutti quegli anni, all’instancabilmente gelida Città delle cento guglie, come se non avesse abbandonato lì quel poco che vi era di vivo in lei.
Come se non avesse percepito l’assenza di tepore nel petto; come se, sotto lo sterno, qualcosa lottasse ancora per la vita.
Poteva sentirlo, costantemente. Avrebbe potuto fingere che fosse un ricordo sbiadito, ma il monito era in lei, palpitava sotto i suoi piedi.
Quel che era rimasto era un fruscio, un’ombra dell’immenso fragore che era stata.
Si era consumata in fretta, proprio come le stelle più luminose.