La cucina del Manor era un autentico disastro: le ciotole sporche erano state abbandonate una sull’altra sul lavello, i gusci delle uova stavano ancora sul piano di lavoro, il burro si squagliava lentamente sulla superficie di marmo, un po’ di zucchero semolato era cascato nel pavimento rendendolo appiccicoso.
Non m’importò, guardai il viso di mio figlio sorridermi felice; vedere i suoi occhi brillare, nonostante sembrasse che, si fosse buttato dentro il barattolo della farina, non aveva uguali.
Il mio orgoglio di mamma esultò: era bellissimo il mio piccolino.
- Mammina - disse chiamandomi – ora cosa facciamo? - domandò.
Sorrisi, pulendogli il nasino con un canovaccio umido.
- Ora guarniamo la torta - risposi.
Scorpius mi riservò un altro sorriso sdentato, il mio cuore si riempì d’amore. Ogni volta che il mio piccolo mi sorrideva, potevo toccare il cielo con un dito.
Frullammo, con il robot da cucina babbano, il latte con un composto speciale ottenendo così, la panna montata e una a una disponemmo le fragole su di essa. Scorpius fu orgoglioso del suo lavoro, anche se, furono più quelle che finirono nel pancino goloso di mio figlio che quelle che alla fine furono disposte sulla torta.
 Alle diciotto spegnemmo la luce della sala e attendemmo che mio marito, di ritorno dal suo lavoro al ministero della magia, facesse ritorno a casa.  Scorpius era emozionatissimo e anch’io, non appena la serratura scattò accesi le candeline sulla torta e spinsi il piccolo affinché s’incamminasse verso suo padre.
- Auguri paparino – disse Scorpius tenendo tra le mani paffute la torta che avevamo preparato per il compleanno di Draco.
Lui, rimase stupito, incrociò il mio sguardo e poi lo riabbassò sul bambino che emozionato gli mostrava la nostra opera.
- Grazie campione - rispose, afferrando la torta prima che cascasse a terra rovinando il tappeto persiano che Lucius e Narcissa ci avevano portato del loro viaggio in Tunisia.
- Esprimi un desiderio - lo incitò Scorpius. Draco mi guardò ancora, un brivido scese lungo la schiena, sorrisi.
- Ho già tutto ciò che voglio - rispose prendendo nostro figlio in braccio, poi si avvicinò a me e baciò.
Sì avevamo tutto, avevamo la cosa più importante: l’amore.