Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    23/12/2007    17 recensioni
Una notte fredda, in cui si sente il Natale che s'avvicina, Fay alza gli occhi al cielo stellato e fa un incontro bizzarro che movimenterà la sua vita.
[scandalosamente AU e KuroFay]
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dunque... questa doveva essere la mia fic di Natale, nel senso che si sarebbe dovuta concludere entro Natale... purtroppo gli impegni universitari hanno decretato diversamente, la porterò a termine durante le vacanze e sarà la fic delle Festività in generale! XD Ho già qualche capitolo scritto, cercherò di aggiornare il più in fretta possibile!^^
Bene... detto questo vi lascio alla mia folle storia, sperando che vi piaccia ed augurandovi di passare uno splendido Natale, che vi porti moltissima felicità e tutta quello sproposito di roba da mangiare che viene di conseguenza XD! ^____^






* S T A R R Y C H R I S T M A S *



Lontanissimamente ispirata a Stardust...^^'''




* Prologo *


Era una notte tersa e stellata.
Fay camminava ignaro del freddo invernale col naso all’insù ed era un miracolo che ancora non fosse inciampato su qualcosa, eppure proprio non riusciva a staccare gli occhi dalla volta celeste. Forse perché quella sera le luci della città erano meno intense, forse per colpa del buco nell’ozono o forse, chissà, per magia, le stelle gli sembravano più grandi e luminose del solito.
“Awww, quanto mi piacerebbe avere una di quelle stelle tutta per me...”
In quanti prima di quel giorno avevano espresso lo stesso desiderio? Moltissimi, troppi da contare. Se fosse scesa davvero una stella sulla terra per ogni persona che l’abbia desiderata, il cielo sarebbe stato già vuoto da un pezzo. Eppure non avrebbe senso iniziare il racconto di questa storia se si trattasse semplicemente dell’ennesimo sognatore che esprime un desiderio al cielo notturno, infatti questa volta una stella sarebbe scesa dal cielo davvero. Anche se più che di una leggiadra discesa, si trattò di una rovinosa caduta.
Proprio mentre la notte divorava gli echi della sua voce, Fay vide La Stella Cadente.
La sua lunga scia tagliò il cielo, ma non scomparve immediatamente come le altre che gli era capitato di vedere, continuò il suo cammino, curvando verso la terra e facendosi più vicina, più vicina, più vicin...
Fay ancora guardava sgomento la stella, che sembrava proprio venirgli addosso, quando venne travolto da qualcosa e si ritrovò schiacciato al suolo.
“Ouch!” commentò sfregandosi con la mano il punto in cui aveva battuto la testa per terra.
Quando finalmente quei fastidiosi puntini bianchi che vedeva davanti agli occhi e che sembravano tante stelline, proprio come quelle che stava fissando fino a poco prima, scomparvero, Fay riuscì a focalizzare la sua attenzione su cosa gli era piovuto addosso in quel modo.
“Dove cavolo mi ha spedito quella psicopatica?!” ringhiò il ragazzo che, Fay ancora non se lo spiegava, lo teneva inchiodato a terra col suo peso.
“Ehm...” si schiarì la voce, per richiamare l’attenzione dell’altro.
Due occhi rossi, perfettamente visibili nel buio come braci accese, si fissarono di scatto su di lui, riducendosi a due minacciose fessure, mentre lo squadravano da vicino.
“Sei un essere umano?” domandò inquisitorio tirandosi su, pur senza lasciare Fay libero di fare altrettanto a sua volta.
“Beh... sì...” rispose Fay, divertito dalla domanda.
“MALEDIZIONE!” gridò o sconosciuto allontanandosi da lui e cominciando a guardarsi attorno. “Mi ha fatto cadere sulla Terra, quella piccola sadica!”
Fay osservò un po’ allibito, ma tutto sommato divertito, lo spettacolo offerto dal misterioso ragazzo che scuoteva i pugni verso il cielo.
“Scusa...” lo chiamò, ancora a terra. “...va tutto bene?”
“No che non va bene! Non va bene per niente! Cinque minuti fa me ne stavo tranquillo per i fatti miei e ora mi ritrovo sulla Terra perché quella dannata principessa aveva la luna storta!!!” Il ragazzo si interruppe e fissò Fay incredulo per lunghissimi secondi prima di esplodere nuovamente. “E mi ritrovo anche a parlare con uno stupidissimo essere umano!!!”
Fay ridacchiò di quel buffo sconosciuto che non faceva altro che agitarsi.
“Sei proprio un tipo strano tu... Hai dei problemi a tornare a casa?”
“Certo che ne ho! Una volta sulla terra è difficile tornare in sede, che credi?” replicò brusco l’altro, indicando il cielo.
Fay seguì la direzione indicata, fino a tornare a fissare le stelle. Poi guardò ancora lo straniero, realizzando forse solo in quel momento quanto strano fossero i suoi abiti e quanto pazzesche suonassero le sue affermazioni, e un’assurda eppure chiarissima possibilità gli squarciò la mente come un fulmine.
“Tu... tu sei la stella cadente?” gli chiese ad occhi sgranati.
“Certo che no!” si infiammò quello. Fay si diede dello stupido per averlo solo pensato.
“Non sono affatto cadente! E’ stata Tomoyo a buttarmi giù!”
Fay si coprì la bocca con le mani per trattenere un urlo di sorpresa.
“Non posso crederci! Non immaginavo che foste... così! Ma è stupendo, fantastico, magnifico! Una stella! Qui! Davanti a me! E’ incredibile!” e Fay rise di gusto, senza riuscire a smettere, un po’ per sciogliere lo stupore ed un po’ di felicità.
Il ragazzo-stella osservò quella manifestazione di entusiasmo con aria scocciata, incrociando le braccia e producendosi in un’espressione di puro fastidio.
“...idiota.” fu il suo commento.
La risata di Fay si attenuò non appena si accorse che il ragazzo aveva girato i tacchi e se ne stava andando.
“Ehi, no! Aspetta!”
Cercò di alzarsi per fermarlo, era troppo entusiasta di aver incontrato una stella così adorabilmente scorbutica per farsela sfuggire così, ma quando mosse il piede sentì una fitta di dolore risalirgli la gamba facendolo ripiombare a terra con un gemito. Almeno, constatò, il ragazzo si era fermato, guardandola da sopra la spalla per vedere cosa fosse successo.
“Ehi, senti... per favore, puoi darmi una mano? Credo di essermi fatto male...” gli chiese Fay con un sorriso.
“Perché mai dovrei aiutarti, stupido umano?” chiese lui aggrottando le sopracciglia. “Beh... tanto per cominciare, mi sono fatto male perché mi sei caduto addosso...”
Il ragazzo parve pensarci su per un po’, per poi sbuffare e tornare verso di lui. Fay si aggrappò alla mano che gli veniva offerta come sostegno e, facendo forza sul piede sano, riuscì ad alzarsi senza fatica, anche perché l’altro lo stava quasi tirando su di peso.
“Grazie!” trillò Fay contento. Provò a muovere un passo, ma la caviglia faceva davvero troppo male e rischiò di cadere di nuovo. Fortunatamente teneva ancora saldamente stretta la mano del ragazzo.
“Ehm... senti... Non è che mi riaccompagneresti a casa? Non riesco a camminare così...” gli chiese ancora Fay con un nuovo smagliante sorriso.
Il ragazzo gli lanciò un’altra occhiataccia. “Voi umani siete proprio delle immense seccature.”
Fay si sentì sollevare e si ritrovò caricato sulla spalla dell’altro.
“Grazie mille! Casa mia è per di là!” indicò entusiasta.
Il ragazzo ringhiò qualcosa di incomprensibile prima di avviarsi.

L’appartamento di Fay era in condizioni disperate. Mucchi di vestiti spiegazzati pendevano miseramente dalla maggior parte della mobilia, uno scatolone aperto pieno di cianfrusaglie occupava quasi tutto l’ingresso, libri giacevano sparsi, alcuni chiusi altri spalancati, per terra e sul divanetto, una pila di piatti da lavare si innalzava dal lavabo della cucina ed una ragnatela occupava fieramente uno degli angoli del soffitto. Fay non era abituato a ricevere visite dell’ultimo minuto. Non era abituato a ricevere visite per niente.
“Tutte le case di voi umani sono così?” domandò scettico il ragazzo-stella.
“Ehr...” Fay sorrise imbarazzato. “Più o meno...”
Scavalcando gli ostacoli sparsi sul pavimento, i due riuscirono a raggiungere il divano, dove Fay venne lasciato cadere senza troppi complimenti.
“Addio.” disse l’altro dirigendosi verso la porta.
“Aspetta!” lo fermò ancora Fay, gettandosi dal divano per aggrapparsi al suo braccio.
“Hai detto che non sai come tornare a casa, giusto? E dove pensi di andare allora? Dove pensi di stare finché non trovi il modo?”
Il ragazzo fece per rispondere, ma si interruppe immediatamente, conscio di non avere alcun risposta a quelle domande, e sprofondò in uno stato di profonda e corrucciata meditazione.
“Perché non resti qui?” gli propose Fay, che non aveva mollato ancora la presa su di lui.
“Con uno stupido umano come te???” scattò subito l’altro.
“Hai alternative? Non puoi andartene in giro senza meta, vestito come se fossi uscito dal Signore degli Anelli! Oltre a congelarti, non ci caverai un ragno dal buco!”
Il ragno proprietario della ragnatela sul soffitto si dondolò su di un suo filo, sentendosi chiamato in causa. Il ragazzo intanto controllava i propri vestiti, come se non capisse cosa ci fosse di male nell’andare in giro con i suoi pantaloni di velluto blu notte e la sua casacca larga e chiusa al collo da un intreccio di filo d’argento, tanto bianca da sembrare luminescente.
“E poi ti assicuro che nessuno che non ti abbia visto precipitare dal cielo crederebbe che tu sia una stella, Signor Stella... E dato che ti ho visto solo io, nessun altro potrebbe aiutarti a tornare a casa!” insisté Fay, vedendo i primi segni di cedimento.
“Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, io!” si impuntò ancora lui, stavolta però più debolmente.
Si guardò attorno per un po’ e poi fissò Fay con un’espressione dilaniata dall’indecisione.
“D’accordo.” accettò infine. “Ma non credere che ti ringrazierò!” si affrettò ad aggiungere poi, ma Fay gli era già saltato al collo, ignorando la fitta di dolore al piede, troppo felice per la risposta ottenuta.
“Fantastico! Io mi chiamo Fay e tu?” gli disse tutto contento, mentre l’altro si dimenava per liberarsi.
“Mi chiamo Kurogane E TU MOLLAMI!”
“Che??? Ma... non è assolutamente un nome da stella!” si scandalizzò Fay mollando subito la presa.
“Lo saranno quegli stupidi nomi che ci date voi stupidi umani!” lo rimbeccò Kurogane. “Mizar... Antares... ALFA CENTAURI! Ma vi sembrano nomi dignitosi? Quello che voi chiamate Alfa Centauri si chiama Fuuma e minaccia da secoli di venirsi a schiantare sulla Terra per uccidervi tutti. Odia non essere chiamato col suo nome!”
Fay era allibito da quella novità ed ascoltava Kurogane a bocca aperta. Quando lui ebbe concluso la sua accesa dissertazione sulla stupidità dei nomi scelti dagli umani e riprese fiato, Fay gli sorrise compiaciuto.
“Il giusto sta nel mezzo, vero? Posso chiamarti Kuro-stellina?”
Fay scoprì subito dopo che, a differenza di quanto aveva sempre pensato, le stelle poteva avere degli adorabili, vivaci e tenerissimi istinti omicidi.




Continua...





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