Why
I’m feeling so?
“Così come?”
“Non lo so, vuoto.”
“Forse hai fame.”
“Non ho voglia di
scherzare.”
“Hai ragione, scusami.
Cosa intendi dire?”
“Intendo dire... Sai
quella sensazione che provi quando vai sulle montagne russe, e
salì sempre più
in alto, e sei così euforico e ridi, ma poi pensi a quello
che accadrà dopo e
hai all’improvviso paura, e hai uno strano formicolio allo
stomaco e le
vertigini? Io provo quello ogni volta che vedo- ”
“Che vedi chi?”
“Nessuno, non importa.”
Harry si alzò di scatto, rivolgendo un sorriso stanco a
Hermione.
“Ho bisogno d’aria.” mormorò,
respirando a fondo e uscendo dalla Sala Comune
dei Grifondoro.
Hermione aggrottò la fronte, seguendolo con lo sguardo.
Odiava non capire le cose, voleva avere sempre tutto sotto controllo
per non
essere presa impreparata, e a volte desiderava davvero con tutta se
stessa
possedere un libro che spiegasse gli strani comportamenti di Harry
Potter.
Si portò una ciocca di capelli dietro un orecchio,
distrattamente, spostando
gli occhi sulle lingue di fuoco del camino.
Era diventato così strano, Harry, da quando la guerra era
finita e loro erano
ritornati a Hogwarts per recuperare l’anno perso: eppure non
era solo colpa
della battaglia, c’era qualcos’altro. Qualcosa di
nuovo, che non aveva mai
visto negli occhi del migliore amico.
Una scintilla in più, un ombra più scura ai
confini del verde, una nebbia
sconosciuta.
Ma cosa?
La ragazza scosse la
testa, riaprendo il libro che aveva posato sul divano accanto a
sé quando Harry
le aveva detto che le voleva parlare, per poi farle quel discorso
così
particolare.
“Cosa leggi?” una chioma arruffata e arancione si
sporse oltre la sua spalla,
avvicinando il volto alle pagine del libro, e Hermione sorrise.
“Niente che riusciresti a capire, Ron.”
replicò, posandogli un bacio sulle
labbra socchiuse; lui storse il naso, fintamente offeso, e si sedette
accanto a
lei.
“Dov’è Harry? Credevo fosse
qui.” si guardò intorno, sorpreso, Hermione
sospirò.
“E’ uscito poco fa.”
tamburellò le dita sottili sulla copertina del libro,
sovrappensiero. “Sono preoccupata per lui.” ammise
infine, mordendosi il labbro
inferiore.
“Se Harry non ne vuole parlare con noi avrà un
motivo ben valido, non stare in
ansia, forse ha solo problemi con Ginny.” Ron si strinse
nelle spalle.
Sicuramente ha problemi con Ginny,
vorrebbe rispondergli lei, ma preferì fingere un sorriso; li
aveva sentiti
litigare diverse volte, però non era mai riuscita a capire
il motivo di quelle
urla.
“Forse ha solo problemi con Ginny.”
ripeté, abbracciando il suo ragazzo.
“Dovresti imparare a farlo da solo, sai?”
sbuffò, intrecciando le mani intorno
alla tazza di latte per scaldarle.
“Imparerò a farlo durante le vacanze di
Natale.” tagliò corto, trangugiando un
bicchiere di succo di zucca. “Non è vero
Harry?” si girò verso l’amico
aspettando il suo consenso, trovandolo con lo sguardo perso in un punto
imprecisato dietro Hermione e il mento appoggiato al palmo aperto della
mano.
“Harry?” ritentò, dandogli una gomitata
tra le costole.
“Lascialo stare, starà ancora dormendo.”
replicò Seamus, roteando gli occhi.
“Questa notte ha avuto un altro incubo, avrà
sonno.” borbottò Naville, entrando
nella conversazione.
“Incubi?” si mise in mezzo Ginny, accigliandosi.
“Non penso che dorma.” mormorò Hermione,
troppo piano per essere sentita, dopo
aver cercato il punto non proprio imprecisato che stava fissando Harry:
un
pallido Serpeverde coi capelli biondi e gli occhi grigi, che giocava
con la
forchetta rigirando il cibo freddo abbandonato nel piatto.
“Amico? Ci sei?” Ron schioccò le dita
davanti alla visuale del moro, che
trasalì.
“Eh?” bofonchiò, schiarendosi la gola.
“Perché non mi hai parlato dei tuoi
incubi?” sibilò Ginny, arrabbiata.
“Non credevo fossere
importan- aspetta, chi ti ha detto che ho incubi?”
inarcò un sopracciglio,
sorpreso.
Naville fischiettò con aria innocente, spalmandosi della
marmellata alle
fragole su un pezzo di pane.
“Non credevi fosse importante? Sono la tua
ragazza!” sbottò Ginny, incrociando
le braccia.
“Ce lo devi ricordare tutti i giorni, Weasley
femmina?”
Hermione potè vedere chiaramente gli occhi di Harry brillare
e l’accenno di un
sorriso che gli illuminava il volto, ma solo per pochi istanti.
“Malfoy.” lo salutò Harry con un cenno
impercettibile del capo, inumidendosi le
labbra.
“Potter.” ricambiò quello, alzando
appena l’angolo della bocca.
“Che vuoi, furetto?” ringhiò Ron,
stringendo una mano a pugno.
Lui scrollò le spalle, ignorandolo. “Come vanno i
tuoi incubi, Potter?” chiese
poi, e Hermione notò un tono stranamente amichevole al posto
di quello maligno con cui usava
parlare il
Serpeverde.
Harry fece un gesto
distratto con la mano, distogliendo lo sguardo; Malfoy
annuì, uscendo dalla
Sala, seguito dalla Parkinson e Zabini.
“Hai parlato a Draco
Malfoy di quello che sogni e non a me?” strillò
Ginny, tremendamente offesa, e
gli altri sembravano increduli quanto lei.
“Ho dimenticato una cosa in camera.”
mentì Harmione, confusa, alzandosi in
piedi e attraversando con grandi passi quella stanza improvvisamente
troppo
soffocante.
“Nemmeno lei, signorina Granger?” si
stupì l’insegnante, incredulo.
“Come?” biascicò, guardandolo spaesata,
persa in una sua riflessione sul
comportamento che aveva avuto Harry quel pomeriggio in cortile: si era
allontanato da lei e Ron dicendo di non sentirsi troppo bene,
rientrando nel
castello, eppure la ragazza era sicura di aver sentito la sua risata
insieme a
quella di Malfoy.
Di Malfoy?
Aveva lasciato Ron da solo per qualche minuto, inventando una scusa, e
si era
nascosta dietro un albero, spiando – no, non spiando, osservando – due ragazzi
lanciarsi palle di neve, ridendo tra loro
e coprendosi di insulti beffardi.
Due ragazzi che assomigliavano terribilmente a Harry e a Malfoy ma no,
non era
semplicemente possibile, che motivo aveva Harry di mentire ai suoi
migliori
amici?
“Non importa, signorina
Granger.” ribatté Lumacorno, leggermente deluso,
riprendendo la spiegazione.
Hermione si riscosse, ordinandosi mentalmente di prestare attenzione
alle sue
parole e di non pensare a Harry; infondo doveva aver ragione Ron, se
non voleva
parlarne con loro doveva avere un motivo molto valido.
Bastava aspettare.
Al diavolo la
pazienza,
Hermione stava morendo dalla curiosità.
Harry continuava a sparire
per ore intere durante le pause, a scambiarsi occhiate complici con
Malfoy, a
scrivere lettere e a rispondere ad altre, a litigare con Ginny almeno
tre volte
al giorno.
“Harry,” lo chiamò una volta, trovandolo
solo in un angolo isolato della Sala
Comune, fermo davanti a una finestra “è tutto
okay?” gli posò una mano sulla
spalla, usando un tono di voce affettuoso, ma Harry trasalì
vistosamente.
“Hermione!” esclamò, sorpreso.
“Non ti avevo sentita arrivare, scusami.”
borbottò,
allontanandosi velocemente dalla finestra con le guance in fiamme.
Lei aggrattò la fronte, guardando attraverso i vetri,
incuriosita, e il suo
cuore mancò un battito quando si accorse che Harry guardava
gli allenamenti dei
Serpeverde nel campo di Quidditch.
E qualcosa le diceva che non li stava seguendo per osservare le loro
tattiche e
crearne di nuove, ma solo per osservare un certo Cercatore di nome
Draco
Malfoy.
Per Merlino, doveva assolutamente sapere cosa stava succedendo a Harry.
La ragazza quasi fece un salto dalla gioia, chiudendo immediatamente il
libro
di Storia della Magia e facendo posto a Harry per farlo sedere accanto
a lei
sulla panchina.
“Certo che sì.” cinguettò, al
settimo cielo, rivolgendogli un sorriso di
incoraggiamento.
“Ecco, c’è una cosa che vorrei
dirti.” il Grifondoro incominciò a torturarsi le
mani, nervoso. “Anzi, in realtà sono due, una
peggio dell’altra.” ridacchiò,
imbarazzato, e Hermione alzò le sopracciglia.
“In realtà non penso sia una buona
idea.” replicò Harry, degludendo, ma lei gli
posò una mano sulla gamba.
“Harry, sono la tua migliore amica, lo sai che puoi dirmi
tutto. Ti ascolterò e
ti aiuterò, se sarà necessario.”
mantenne il sorriso, invitandolo a parlare con
un cenno del capo, Harry sembrò rilassarsi appena.
“Beh, Herm, ecco, vedi, insomma…”
balbettò, arrossendo. “Io non, oddio, io non
sono come tu pensi che io sia.”
“In che senso, Harry?”
Hermione si oscurò un po’, non capendo.
“Nel senso che... ti prego, non guardarmi in quel modo. Nel
senso che io...”
prese un respiro profondo, abbassò la voce fino a ridurla a
un lieve sussurro.
“Io penso – anzi, io sono sicuro di essere
gay.”
Hermione aggrottò la fronte. “E allora?”
“Come allora ?”
strillò Harry.
“Sì, insomma, mi dispiace per Ginny, ovviamente,
ma penso che abbia capito che
tu non provi più nulla per lei.” si strinse nelle
spalle. “Hai incominciato a
parlare con un tono così grave che pensavo fosse
–“
“E mi piace Draco.”
“– una cosa seria mentre è
solo...” si interruppe, spalancando la bocca. “Ti piace chi? ”
Lei sbuffò, divertita.
“Un’altra volta? E’ la terza sera di
fila!” replicò, posandosi le mani sui
fianchi.
“Ma Draco ha detto che mi porta in un posto speciale...”
mormorò, sporgendo il labbro inferiore. “Dai,
basta che dici alla McGranitt,
nel caso te lo chieda, che ho saltato la cena perché mi
sentivo male.” aggiunse,
sorridente. “Fallo per il tuo migliore amico!”
Hermione levò gli occhi al soffitto, alzando le mani in aria
in segno di resa.
“D’accordo, d’accordo, ma non fare
tardi.” fece una smorfia contrariata.
“Tornerò presto.” le promise Harry,
abbracciandola di slancio, ed entrambi
sapevano che avrebbe infranto quella promessa. “Inventi
qualcosa anche con Ron
e gli altri, per favore?”
“Prima o poi glielo dovrai
dire.” gli ricordò lei, dandogli un colpetto sulla
guancia.
“Usciamo solo insieme, non è nulla di
serio.” ribatté, arrossendo.
“Certo che no, Harry.” Hermione sorrise maliziosa,
indicando qualcosa dietro di
lui. “Il tuo principe ti sta aspettando, muoviti.”
ammiccò, entrando nella Sala
Grande, mentre Harry camminava il più lentamente possibile
verso di lui,
ignorando l’istinto di correregli incontro, e Draco gli
sorrideva apertamente,
senza badare alle occhiate sospettose degli altri studenti.
“Oh, ciao Harry.” lo salutò, coprendo
uno sbadiglio col palmo di una mano.
“Come mai sei così felice? Sono venuti a trovarti
i nargilli?”
“Non ho tempo per i
nargilli, scusami.” scosse la testa, aggiustandosi
nervosamente gli occhiali
sul naso. “Ehm, potresti chiamarmi Hermione? È
importante.”
La bionda annuì, sorridendo, e pochi secondi dopo
arrivò al suo posto un
Hermione decisamente spettinata che sembrava ancora nel mondo dei sogni.
“Harry.” mormorò, strizzando gli occhi
scuri. “Hai idea di quanto sia presto?”
“Mi ha chiesto di diventare il suo fidanzato!”
esclamò Harry, stringendola tra
le braccia. “Il suo fidanzato, Herm! Questa notte! E ho detto
di sì! Il suo
fidanzato!”
Hermione scoppiò a ridere, ricambiando l’abbraccio.
“E io sono troppo contenta per te!”
Non è nulla di serio, giusto Harry?
Sorrise, immaginandosi la
faccia di Ron quando l’avrebbe saputo: sarebbe sicuramente
svenuto, poteva
scommetterci.
“Penso di aver capito
perché mi sento così.” le
sussurrò Harry vicino all’orecchio, sospirando.
“Così come?” ribatté lei,
confusa.
“Non te lo ricordi? Il vuoto, le vertigini e tutto il resto.
Credo che sia
amore.”
“Non
posso crederci.” borbottò
Ron, mettendo il broncio.
“E’ solo una cena, tesoro.” lo
rimbeccò Hermione. “E se solo tu dessi una
possibilità a Draco...”
“Una possibilità a Draco?
Pronto, è
Malfoy!” urlò, contrariato.
“Almeno fingi che ti stia simpatico.” lo
pregò lei, bussando alla porta della
casa comprata da Draco e Harry dopo che finì
l’ultimo anno a Hogwarts.
“Non ne sono capace.” bofonchiò Ron,
sbuffando, un secondo prima che la porta
si spalancò davanti a loro.
“Hermione.” Draco le
sorrise. “Weasley” biascicò, alzando gli
occhi al soffitto e spostandosi per
farli passare.
“Visto?” trillò Ron, additandolo, le
guance rosse per la rabbia.
“Non ti hanno insegnato che è maleducazione
indicare le persone, Ronald?” Draco
inarcò un sopracciglio. “Dammi pure il cappotto,
Hermione.” le sorrise, di
nuovo, amabilmente.
“Perché con te è gentile e
con me no?” mormorò Ron, offeso, mentre Draco
andava a chiamare Harry.
“Perché io li ho supportati dall’inizio
e tu hai tentato di farli lasciare.
Diverse volte.” sibilò la castana, guardandolo
storto.
Ron sbuffò.
“Ma certo che sì, zuccherino.” Harry
ricambiò il sorriso, prendendo la boccetta
di vetro trasparente e passandola al biondo, e nel momento in cui le
loro mani
si sfiorarono si morse il labbro inferiore.
“Mi viene da vomitare.” sibilò Ron con
la bocca coperta dal tovagliolo,
guardando con la coda dell’occhio Hermione.
“Pure a me.” convenne la
ragazza, deglutendo.
“Io propongo di scappare dalla finestra.”
sussurrò Ron, buttando con noncuranza
il tovagliolo sul pavimento e chinandosi per raccoglierlo, Hermione lo
imitò
dicendo di doversi allacciare le scarpe.
“Perché dovremmo scappare dalla finestra se
possiamo smaterializzarci?” replicò
lei, inarcando un sopracciglio.
“Per non destare sospetti, ovviamente.”
Quando i due sparirono
sotto il tavolo, confabulando tra loro, Harry e Draco si scambiarono
uno
sguardo divertito e il primo soffocò una risata contro il
dorso della mano.
“Hanno delle espressioni esilaranti.”
“Prenderli in giro con quei stupidi soprannomi è
stata un’idea grandiosa.”
“A cosa ti riferisci, luce
dei miei occhi?”
“Assolutamente a niente, unico furetto dei miei
pensieri.”
“Un secondo, Potter, tu pensi?”