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Autore: Bluemask    07/06/2013    3 recensioni
“Perché mi sento così?”
“Così come?”
“Non lo so, vuoto.”
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Hermione potè vedere chiaramente gli occhi di Harry brillare e l’accenno di un sorriso che gli illuminava il volto, ma solo per pochi istanti.
“Malfoy.” lo salutò Harry con un cenno impercettibile del capo, inumidendosi le labbra.
“Potter.” ricambiò quello, alzando appena l’angolo della bocca.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Why I’m feeling so?

 

 

 “Perché mi sento così?”
“Così come?”
“Non lo so, vuoto.”
“Forse hai fame.”
“Non ho voglia di scherzare.”
“Hai ragione, scusami. Cosa intendi dire?”
“Intendo dire... Sai quella sensazione che provi quando vai sulle montagne russe, e salì sempre più in alto, e sei così euforico e ridi, ma poi pensi a quello che accadrà dopo e hai all’improvviso paura, e hai uno strano formicolio allo stomaco e le vertigini? Io provo quello ogni volta che vedo- ”
“Che vedi chi?”
“Nessuno, non importa.”
Harry si alzò di scatto, rivolgendo un sorriso stanco a Hermione.
“Ho bisogno d’aria.” mormorò, respirando a fondo e uscendo dalla Sala Comune dei Grifondoro.
Hermione aggrottò la fronte, seguendolo con lo sguardo.
Odiava non capire le cose, voleva avere sempre tutto sotto controllo per non essere presa impreparata, e a volte desiderava davvero con tutta se stessa possedere un libro che spiegasse gli strani comportamenti di Harry Potter.
Si portò una ciocca di capelli dietro un orecchio, distrattamente, spostando gli occhi sulle lingue di fuoco del camino.
Era diventato così strano, Harry, da quando la guerra era finita e loro erano ritornati a Hogwarts per recuperare l’anno perso: eppure non era solo colpa della battaglia, c’era qualcos’altro. Qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto negli occhi del migliore amico.
Una scintilla in più, un ombra più scura ai confini del verde, una nebbia sconosciuta.
Ma cosa?
La ragazza scosse la testa, riaprendo il libro che aveva posato sul divano accanto a sé quando Harry le aveva detto che le voleva parlare, per poi farle quel discorso così particolare.
“Cosa leggi?” una chioma arruffata e arancione si sporse oltre la sua spalla, avvicinando il volto alle pagine del libro, e Hermione sorrise.
“Niente che riusciresti a capire, Ron.” replicò, posandogli un bacio sulle labbra socchiuse; lui storse il naso, fintamente offeso, e si sedette accanto a lei.
“Dov’è Harry? Credevo fosse qui.” si guardò intorno, sorpreso, Hermione sospirò.
“E’ uscito poco fa.” tamburellò le dita sottili sulla copertina del libro, sovrappensiero. “Sono preoccupata per lui.” ammise infine, mordendosi il labbro inferiore.
“Se Harry non ne vuole parlare con noi avrà un motivo ben valido, non stare in ansia, forse ha solo problemi con Ginny.” Ron si strinse nelle spalle.
Sicuramente ha problemi con Ginny, vorrebbe rispondergli lei, ma preferì fingere un sorriso; li aveva sentiti litigare diverse volte, però non era mai riuscita a capire il motivo di quelle urla.
“Forse ha solo problemi con Ginny.” ripeté, abbracciando il suo ragazzo.


“Herm, hai fatto il compito di Trasfigurazione?” Ron sbatté le palpebre, divorando la sua colazione, lei trattenne un sorriso divertito.
“Dovresti imparare a farlo da solo, sai?” sbuffò, intrecciando le mani intorno alla tazza di latte per scaldarle.
“Imparerò a farlo durante le vacanze di Natale.” tagliò corto, trangugiando un bicchiere di succo di zucca. “Non è vero Harry?” si girò verso l’amico aspettando il suo consenso, trovandolo con lo sguardo perso in un punto imprecisato dietro Hermione e il mento appoggiato al palmo aperto della mano.
“Harry?” ritentò, dandogli una gomitata tra le costole.
“Lascialo stare, starà ancora dormendo.” replicò Seamus, roteando gli occhi.
“Questa notte ha avuto un altro incubo, avrà sonno.” borbottò Naville, entrando nella conversazione.
“Incubi?” si mise in mezzo Ginny, accigliandosi.
“Non penso che dorma.” mormorò Hermione, troppo piano per essere sentita, dopo aver cercato il punto non proprio imprecisato che stava fissando Harry: un pallido Serpeverde coi capelli biondi e gli occhi grigi, che giocava con la forchetta rigirando il cibo freddo abbandonato nel piatto.
“Amico? Ci sei?” Ron schioccò le dita davanti alla visuale del moro, che trasalì.
“Eh?” bofonchiò, schiarendosi la gola.
“Perché non mi hai parlato dei tuoi incubi?” sibilò Ginny, arrabbiata.
“Non credevo fossere importan- aspetta, chi ti ha detto che ho incubi?” inarcò un sopracciglio, sorpreso.
Naville fischiettò con aria innocente, spalmandosi della marmellata alle fragole su un pezzo di pane.
“Non credevi fosse importante? Sono la tua ragazza!” sbottò Ginny, incrociando le braccia.
“Ce lo devi ricordare tutti i giorni, Weasley femmina?”
Hermione potè vedere chiaramente gli occhi di Harry brillare e l’accenno di un sorriso che gli illuminava il volto, ma solo per pochi istanti.
“Malfoy.” lo salutò Harry con un cenno impercettibile del capo, inumidendosi le labbra.
“Potter.” ricambiò quello, alzando appena l’angolo della bocca.
“Che vuoi, furetto?” ringhiò Ron, stringendo una mano a pugno.
Lui scrollò le spalle, ignorandolo. “Come vanno i tuoi incubi, Potter?” chiese poi, e Hermione notò un tono stranamente amichevole al posto di quello maligno con cui usava parlare il Serpeverde.
Harry fece un gesto distratto con la mano, distogliendo lo sguardo; Malfoy annuì, uscendo dalla Sala, seguito dalla Parkinson e Zabini.
“Hai parlato a Draco Malfoy di quello che sogni e non a me?” strillò Ginny, tremendamente offesa, e gli altri sembravano increduli quanto lei.
“Ho dimenticato una cosa in camera.” mentì Harmione, confusa, alzandosi in piedi e attraversando con grandi passi quella stanza improvvisamente troppo soffocante.

“Chi sa quale pozione creo se mischio insieme cinquanta scarabei, tre radici di Zenzero e la bile di Armadillo?” il Professor Lumacorno osservò la classe silenziosa, anche troppo, posando lo sguardo per abitudine su Hermione, che teneva la mano stranamente abbassata.
“Nemmeno lei, signorina Granger?” si stupì l’insegnante, incredulo.
“Come?” biascicò, guardandolo spaesata, persa in una sua riflessione sul comportamento che aveva avuto Harry quel pomeriggio in cortile: si era allontanato da lei e Ron dicendo di non sentirsi troppo bene, rientrando nel castello, eppure la ragazza era sicura di aver sentito la sua risata insieme a quella di Malfoy.
Di Malfoy?
Aveva lasciato Ron da solo per qualche minuto, inventando una scusa, e si era nascosta dietro un albero, spiando – no, non spiando, osservando – due ragazzi lanciarsi palle di neve, ridendo tra loro e coprendosi di insulti beffardi.
Due ragazzi che assomigliavano terribilmente a Harry e a Malfoy ma no, non era semplicemente possibile, che motivo aveva Harry di mentire ai suoi migliori amici?
“Non importa, signorina Granger.” ribatté Lumacorno, leggermente deluso, riprendendo la spiegazione.
Hermione si riscosse, ordinandosi mentalmente di prestare attenzione alle sue parole e di non pensare a Harry; infondo doveva aver ragione Ron, se non voleva parlarne con loro doveva avere un motivo molto valido.
Bastava aspettare.

Al diavolo la pazienza, Hermione stava morendo dalla curiosità.
Harry continuava a sparire per ore intere durante le pause, a scambiarsi occhiate complici con Malfoy, a scrivere lettere e a rispondere ad altre, a litigare con Ginny almeno tre volte al giorno.
“Harry,” lo chiamò una volta, trovandolo solo in un angolo isolato della Sala Comune, fermo davanti a una finestra “è tutto okay?” gli posò una mano sulla spalla, usando un tono di voce affettuoso, ma Harry trasalì vistosamente.
“Hermione!” esclamò, sorpreso. “Non ti avevo sentita arrivare, scusami.” borbottò, allontanandosi velocemente dalla finestra con le guance in fiamme.
Lei aggrattò la fronte, guardando attraverso i vetri, incuriosita, e il suo cuore mancò un battito quando si accorse che Harry guardava gli allenamenti dei Serpeverde nel campo di Quidditch.
E qualcosa le diceva che non li stava seguendo per osservare le loro tattiche e crearne di nuove, ma solo per osservare un certo Cercatore di nome Draco Malfoy.
Per Merlino, doveva assolutamente sapere cosa stava succedendo a Harry.

“Hermione, posso parlarti un secondo?”
La ragazza quasi fece un salto dalla gioia, chiudendo immediatamente il libro di Storia della Magia e facendo posto a Harry per farlo sedere accanto a lei sulla panchina.
“Certo che sì.” cinguettò, al settimo cielo, rivolgendogli un sorriso di incoraggiamento.
“Ecco, c’è una cosa che vorrei dirti.” il Grifondoro incominciò a torturarsi le mani, nervoso. “Anzi, in realtà sono due, una peggio dell’altra.” ridacchiò, imbarazzato, e Hermione alzò le sopracciglia.
“In realtà non penso sia una buona idea.” replicò Harry, degludendo, ma lei gli posò una mano sulla gamba.
“Harry, sono la tua migliore amica, lo sai che puoi dirmi tutto. Ti ascolterò e ti aiuterò, se sarà necessario.” mantenne il sorriso, invitandolo a parlare con un cenno del capo, Harry sembrò rilassarsi appena.
“Beh, Herm, ecco, vedi, insomma…” balbettò, arrossendo. “Io non, oddio, io non sono come tu pensi che io sia.”
“In che senso, Harry?” Hermione si oscurò un po’, non capendo.
“Nel senso che... ti prego, non guardarmi in quel modo. Nel senso che io...” prese un respiro profondo, abbassò la voce fino a ridurla a un lieve sussurro. “Io penso – anzi, io sono sicuro di essere gay.”
Hermione aggrottò la fronte. “E allora?”
“Come allora ?” strillò Harry.
“Sì, insomma, mi dispiace per Ginny, ovviamente, ma penso che abbia capito che tu non provi più nulla per lei.” si strinse nelle spalle. “Hai incominciato a parlare con un tono così grave che pensavo fosse –“
“E mi piace Draco.”
“– una cosa seria mentre è solo...” si interruppe, spalancando la bocca. “Ti piace chi?

“Vero che mi copri, Herm?” la supplicò Harry, congiungendo le mani.
Lei sbuffò, divertita.
“Un’altra volta? E’ la terza sera di fila!” replicò, posandosi le mani sui fianchi.
“Ma Draco ha detto che mi porta in un posto speciale...” mormorò, sporgendo il labbro inferiore. “Dai, basta che dici alla McGranitt, nel caso te lo chieda, che ho saltato la cena perché mi sentivo male.” aggiunse, sorridente. “Fallo per il tuo migliore amico!”
Hermione levò gli occhi al soffitto, alzando le mani in aria in segno di resa.
“D’accordo, d’accordo, ma non fare tardi.” fece una smorfia contrariata.
“Tornerò presto.” le promise Harry, abbracciandola di slancio, ed entrambi sapevano che avrebbe infranto quella promessa. “Inventi qualcosa anche con Ron e gli altri, per favore?”
“Prima o poi glielo dovrai dire.” gli ricordò lei, dandogli un colpetto sulla guancia.
“Usciamo solo insieme, non è nulla di serio.” ribatté, arrossendo.
“Certo che no, Harry.” Hermione sorrise maliziosa, indicando qualcosa dietro di lui. “Il tuo principe ti sta aspettando, muoviti.” ammiccò, entrando nella Sala Grande, mentre Harry camminava il più lentamente possibile verso di lui, ignorando l’istinto di correregli incontro, e Draco gli sorrideva apertamente, senza badare alle occhiate sospettose degli altri studenti.

Harry tempestò di pugni la porta dei dormitori femminili, allegro come non lo era più da troppo tempo, fermandosi solo quando un’assonnata Luna Lovegood gli aprì.
“Oh, ciao Harry.” lo salutò, coprendo uno sbadiglio col palmo di una mano. “Come mai sei così felice? Sono venuti a trovarti i nargilli?”
“Non ho tempo per i nargilli, scusami.” scosse la testa, aggiustandosi nervosamente gli occhiali sul naso. “Ehm, potresti chiamarmi Hermione? È importante.”
La bionda annuì, sorridendo, e pochi secondi dopo arrivò al suo posto un Hermione decisamente spettinata che sembrava ancora nel mondo dei sogni.
“Harry.” mormorò, strizzando gli occhi scuri. “Hai idea di quanto sia presto?”
“Mi ha chiesto di diventare il suo fidanzato!” esclamò Harry, stringendola tra le braccia. “Il suo fidanzato, Herm! Questa notte! E ho detto di sì! Il suo fidanzato!”
Hermione scoppiò a ridere, ricambiando l’abbraccio.
“E io sono troppo contenta per te!”
Non è nulla di serio, giusto Harry?
Sorrise, immaginandosi la faccia di Ron quando l’avrebbe saputo: sarebbe sicuramente svenuto, poteva scommetterci.
“Penso di aver capito perché mi sento così.” le sussurrò Harry vicino all’orecchio, sospirando.
“Così come?” ribatté lei, confusa.
“Non te lo ricordi? Il vuoto, le vertigini e tutto il resto. Credo che sia amore.”

 

 

 

 

 

“Non posso crederci.” borbottò Ron, mettendo il broncio.
“E’ solo una cena, tesoro.” lo rimbeccò Hermione. “E se solo tu dessi una possibilità a Draco...”
Una possibilità a Draco? Pronto, è Malfoy!” urlò, contrariato.
“Almeno fingi che ti stia simpatico.” lo pregò lei, bussando alla porta della casa comprata da Draco e Harry dopo che finì l’ultimo anno a Hogwarts.
“Non ne sono capace.” bofonchiò Ron, sbuffando, un secondo prima che la porta si spalancò davanti a loro.
“Hermione.” Draco le sorrise. “Weasley” biascicò, alzando gli occhi al soffitto e spostandosi per farli passare.
“Visto?” trillò Ron, additandolo, le guance rosse per la rabbia.
“Non ti hanno insegnato che è maleducazione indicare le persone, Ronald?” Draco inarcò un sopracciglio. “Dammi pure il cappotto, Hermione.” le sorrise, di nuovo, amabilmente.
“Perché con te è gentile e con me no?” mormorò Ron, offeso, mentre Draco andava a chiamare Harry.
“Perché io li ho supportati dall’inizio e tu hai tentato di farli lasciare. Diverse volte.” sibilò la castana, guardandolo storto.
Ron sbuffò.

“Tesoro mio bello, mi passi il sale?” Draco sorrise dolcemente a Harry, sbattendo le ciglia.
“Ma certo che sì, zuccherino.” Harry ricambiò il sorriso, prendendo la boccetta di vetro trasparente e passandola al biondo, e nel momento in cui le loro mani si sfiorarono si morse il labbro inferiore.
“Mi viene da vomitare.” sibilò Ron con la bocca coperta dal tovagliolo, guardando con la coda dell’occhio Hermione.
“Pure a me.” convenne la ragazza, deglutendo.
“Io propongo di scappare dalla finestra.” sussurrò Ron, buttando con noncuranza il tovagliolo sul pavimento e chinandosi per raccoglierlo, Hermione lo imitò dicendo di doversi allacciare le scarpe.
“Perché dovremmo scappare dalla finestra se possiamo smaterializzarci?” replicò lei, inarcando un sopracciglio.
“Per non destare sospetti, ovviamente.”
Quando i due sparirono sotto il tavolo, confabulando tra loro, Harry e Draco si scambiarono uno sguardo divertito e il primo soffocò una risata contro il dorso della mano.
“Hanno delle espressioni esilaranti.”
“Prenderli in giro con quei stupidi soprannomi è stata un’idea grandiosa.”
“A cosa ti riferisci, luce dei miei occhi?”
“Assolutamente a niente, unico furetto dei miei pensieri.”
“Un secondo, Potter, tu pensi?”

 

  
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