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Autore: GiuMrsStyles    07/06/2013    1 recensioni
"Ancora lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Fred Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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  "Hello, hello
anybody out there?
'cause I don't hear a sound
alone, alone
I don't really know where the world is but I miss it now." 



Lo vidi nell’infermeria, mentre Madama Chips era con lui.
“Cosa vi è successo?” gli chiese.
Dopo aver vomitato un bel po’, rispose al posto del fratello, che mi era impossibile vedere a causa della tenda divisoria.
“Non lo dica a nessuno, stavamo provando la riuscita delle nostre pasticche vomitose”
“Oh santo cielo, quando la smetterete con queste cose sciocche?”
 “Fin quando non saranno perfette.” Disse sorridendo.
Madama Chips entrò nel suo ufficio contrariata e lasciò Fred ai suoi pensieri.
Uscii dal mio nascondiglio, accanto alla porta d’ingresso dell’infermeria ed andai da lui.
Volevo conoscerlo. Le mani mi tremavano come mai avevano fatto, e con loro le gambe.
Cosa avrei dovuto dirgli? “mi chiamo Rose” e poi?
Incrociò il mio sguardo ed il mio cuore ebbe un sussulto. Mi rivolse un sorriso e le gambe ricominciarono a tremare. Mi fermai accanto al suo letto e, prima che potessi parlare, lo fece lui.
“Qual è il tuo nome?” mi chiese, continuando a sorridere.
“io..i-il mio nome è Rose. E tu? Com’è che ti chiami?”
“il mio nome è Fred, sono qui con mio fratello perché le nostre pasticche vomitose non hanno funzionato”
“cosa sono esattamente le pasticche vomitose?” chiesi curiosa, sembrava interessante.
“provocano vomito a chi le mangia. Sono utili se vuoi saltare una lezione. Mangi una parte per cominciare a vomitare e l’altra per smettere. Io e George le abbiamo inventate insieme.”
“George?”
“sì, è il mio fratello gemello, sta dietro questa tenda, ma ora sta dormendo.”
Mi affacciai per vedere suo fratello che dormiva, e si, era uguale a lui.
Stessi capelli rosso fuoco, stesso corpo, stessa faccia. Stessa bellezza.
L’avevo già visto con lui prima d’ora, però.
Ritornai accanto al letto di Fred e gli chiesi:
“Madama Chips sa quando starai meglio?”
“Oh si, dice che domani saremo in forma. Beh, grazie al cielo, c’è la partita di Quidditch contro Tassorosso. Non possiamo perdere. Tu verrai?”
Annuii.
“Bene, credo che dopo la partita ti presenterò George, ti va? E se vuoi, puoi ordinare anche ora delle pasticche vomitose, quando saranno perfezionate, sarai la prima ad averle.”
“oh, grazie, ma non credo di averne bisogno.” Dissi sorridendo.
Non accennai al fatto che nessuno poteva vedermi tranne lui.
Guardai l’orologio,  sette e mezzo.
“Devo andare,  sono molto stanca. Ci vediamo domani, ok?” gli sorrisi.
“Per me va bene, a domani!” ricambiò il sorriso.
Corsi fuori dall’infermeria e cominciai a pensare a ciò che era appena accaduto.
Perché non gli avevo detto che ero invisibile agli occhi degli altri e che solo lui era in grado di vedermi? Forse perché mi avrebbe invaso di domande. “E perché io posso vederti?” “è bello vedere tutti e non essere vista?” per non parlare di tutti i favori che mi avrebbe chiesto, magari per portare a termine qualche scherzo perché lui non ne era in grado. E non potevo mica dirgli, subito dopo averlo conosciuto, che potevo solo essere vista solo da chi io avevo a cuore davvero. Insomma, l’avrebbe trovato strano.
Arrivai nel bagno delle ragazze, dove Mirtilla Malcontenta stava rompendo un altro water. Per qualche strano motivo che non capivo, i fantasmi, insieme alle persone a me care, potevano vedermi. A volte questo piccolo dettaglio era particolarmente fastidioso, come quando Pix si divertiva a farmi degli scherzi, o quando Mirtilla si sfogava con me parlando della sua morte, e se mi tiravo indietro, cominciava ad allagare il bagno entrando in un water. C’erano poi quei momenti in cui parlavo con Sir Nicholas, alias Nick-quasi-senza-testa, che poteva capirmi come nessun’altro. Anche a  lui mancava la propria vita.
Non che io fossi morta. Il mio corpo non era trasparente, ero un’umana,  nonostante il fatto che nessuno potesse vedermi. Nessuno a parte Silente. Il preside di Hogwarts mi aveva sempre offerto il suo aiuto. Mi aveva offerto una stanza tutta per me, accanto al dormitorio delle ragazze alla torre di Grifondoro. Mi aveva offerto la possibiltà di seguire le ore di lezione. Dovevo tutto a Silente. Dopotutto, lui poteva vedermi perché occupava un posto molto importante nel mio cuore.  A volte, quando non avevo molto sonno, bussavo alla porta del suo ufficio(sapevo sempre qual’era la parola d’ordine) e facevamo quattro chiacchiere insieme.
Quando non ero in compagnia e non c’erano lezioni, andavo in giro per il castello, guardavo alcuni studenti che sembravano simpatici, e guardavo Fred ogni giorno, senza farmi vedere ovviamente. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi a lui. Ma dovevo farmi coraggio, mi ero innamorata di lui sin dal primo sguardo. L’unica cosa su cui avevo un dubbio era: perché Fred?Perché non George? Ma non avevo ancora trovato una risposta. Certo, loro due erano uguali, ma ero certa, ogni volta che intravedevo Fred, ero sicura al cento per cento che fosse lui e non il fratello. Lo sentivo nel mio cuore, nell' anima.
Tornai nella mia stanza e mi stesi. Il giorno dopo avrei dovuto assistere ad una partita di Quidditch e Fred giocava come Battitore. Non vedevo l’ora di vederlo in azione, vederlo giocare era una delle cose che amavo di più.
Presi un libro e cominciai a leggere, anche se la mia mente era ancora ferma a pensare alla partita del giorno dopo. Misi via quasi subito il libro, ero sovrappensiero. E non per una cosa qualunque ma per lui, per Fred. Mi stesi e per un po’ fissai il soffitto prima di addormentarmi.

Ricordo ancora la sua faccia quando scoprì che George non poteva vedermi. Come tutti d’altronde. Ovviamente era sorpreso, ma poi fece un gran sorriso, che mi colpì. Sembrava contento. Accanto a lui, suo fratello era molto confuso.
“Con chi stai parlando Fred?”
Lui,ancora osservandomi soddisfatto, gli rispose “con nessuno, George. Andiamo alla sala comune, dai.”
George annuì e si incamminò, mentre Fred aspettò un po’ prima di raggiungerlo per scambiare qualche parola con me.
“E come mai nessuno può vederti?”
“beh, i-io.. non lo so. So solo che è cosi da sempre, sin da quando sono nata.”
“E perché io posso vederti?”
Lo guardai preoccupata prima di rispondere. Arrossii e sgranai gli occhi. Non sapevo se dirglielo o no. Ma forse era meglio di no.
“oh.. beh. Non credo sia ancora il momento di dirtelo.”  Dissi lentamente.
“E perché?” rispose contrariato.
Fortunatamente la voce di George che urlava a Fred di spicciarsi mi salvò.
Andai con loro e arrivammo alla Torre di Grifondoro insieme. Si sedettero su un divano della sala comune e cominciarono a parlare dei loro Pasticcetti Svenevoli.
“Non sappiamo se funzionano George, dobbiamo ancora provarli!”
“Non possiamo tornare in infermeria se va male!”
Mi offrii al loro posto.
“Se vuoi Fred, posso provarli io.”
Lui mi guardò sorpreso. Mi rispose sottovoce “lo faresti davvero?”
Io annuii, mentre guardavo George confuso.
“Se vuoi, quando la sala comune è vuota li provo. Ora è meglio di no, se vedono che parli da solo penseranno che tu sia pazzo.”
Lui annuì e continuò a discutere con George.
Quando nella sala comune eravamo rimasti solo noi tre, Fred disse a George “Tu va’ pure a letto, io rimango qui solo un altro po’.” George salì al dormitorio ed io fui libera di parlare con Fred.
“Sei sicura?” chiese guardandomi bene.
“Sì.” Risposi.
Presi un Pasticcetto Svenevole e diedi un morso, lentamente.
Persi subito i sensi. Appena mi risvegliai vidi la mano di Fred che cercava la mia.
“Stai bene?” Annuii.
Misi a fuoco ciò che si trovava davanti a me. Sussultai. Fred mi era molto vicino, era seduto sulle sue ginocchia, a terra accanto a me, che mi teneva la mano.
Rimasi per un po’ a guardarlo, poi mi feci forza e mi alzai.
“Beh, credo voglia dire che funzionano” dissi sorridendo, lui ricambiò.
Era ormai mezzanotte passata ed io ero molto stanca.
“Io vado a letto, ci vediamo domani.”
Lui annuii.
“Buonanotte allora, Rose.” Mi sorrise e si avviò per il dormitorio dei ragazzi.
Non riuscii a frenare le mie emozioni e sul viso mi si formò un sorriso enorme.
Mi aveva tenuto la mano. Eravamo da soli. Mi ha sorriso.
E con quest’allegria tornai in camera e mi addormentai.

Un’altra cosa che ancora ricordo benissimo, come fosse successo ieri, è stato il giorno che Fred si dichiarò a me.
Successe dopo la partita di Quidditch, mi venne incontro e me lo disse.
Quella sera, al banchetto, i professori e Silente fecero una riunione urgente per qualcosa che non avevamo capito ed uscirono dalla Sala Grande.
Così, presa dall’euforia, salii sul tavolo dei Grifondoro. Versai calici e svuotai piatti. Vedere le loro espressioni confuse era cosi spassoso. Saltai accanto ad Angelina Johnson e feci cadere il suo calice. Fred mi guardava divertito e rideva come non mai. Andai poi al tavolo dei Serpeverde e lui mi seguì con lo sguardo. Vedere le loro facce spaventate e confuse era cosi soddisfacente. La porta si aprì ed i professori entrarono mentre io tornai in fretta al tavolo, cercando di mangiare tranquilla e di soffocare le risate. Diedi uno sguardo a Fred e vidi che lui, come me, cercava di non ridere.

Ricordo poi tutti gli scherzi che facemmo insieme, tutto quello che abbiamo passato insieme e, cosa più brutta di tutte, la sua morte, accaduta due anni dopo. Combattevo come tutti nella Battaglia di Hogwarts perché, non essendo vista, potevo essere molto utile.
In quel momento stavo aiutando George quando vidi il corpo di Fred privo di vita disteso a terra. “Ancora lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto”. Aveva ancora il suo meraviglioso sorriso impresso, aveva ancora quella magnifica espressione, che mi aveva mostrato ogni giorno. Sentivo, ogni minuto di più, di essere un esistenza inutile. Non c’erano più ragioni di vivere, i miei genitori erano stati assassinati da Voldemort in persona, il professor Silente non c’era più. E perdere Fred era la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ero lì, seduta accanto a lui, in preda ad un pianto senza fine, aspettando che Dio mi portasse via con sé. Non avevo ragione di esistere, Fred lo era. Lui era l’unica cosa che mi facesse rimanere in vita, l’unico motivo per essere felice. Strinsi per l’ultima volta la sua mano, accarezzai per l’ultima volta la sua guancia e gli diedi un ultimo bacio, sentendomi ormai vuota, priva di tutto. Portai la mano davanti ai miei occhi, non c’era più. Mi guardai, stavo scomparendo. Guardai Fred per l’ultima volta e versai l’ultima lacrima, dicendo per l’ultima volta “Fred, ti amo.”
  
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