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Autore: Harriet    24/12/2007    5 recensioni
[Il giorno dell'inizio del mondo]
Hikari è un ragazzino fragile, alle prese con un potere che non sa controllare. Shuichi è un tipo solitario, sensibile a suo modo, ma fondamentalmente poco interessato ai rapporti umani. Il loro incontro porterà cambiamenti inaspettati.
La realtà non è così semplice. Ci sono cose nascoste dietro ciò che vediamo, e i ricordi, i desideri e le storie sono molto più reali di quanto si pensi...
CAPITOLO X Online: EPILOGO!
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie davvero a tutti quelli che seguono e commentano! *inchino*

Buon Natale a tutti!

(La citazione musicale iniziale viene da “Surrender”, di Angela Aki.)




III – Dream for me


You have to mend it, you have to end it

before the chance passes by

Break down the fences and your defences

Open your heart, you have to try

- Questa città ha sempre avuto qualcosa di strano, eh?-

Tsugumi sollevò la testa di scatto, quasi spaventata dalla voce improvvisa che veniva a distoglierla dal suo lavoro.

- Beh...- balbettò, tentando di capire cosa intendesse la bibliotecaria. La quale, appena si fu accorta di aver creato un certo disagio nella donna, si affrettò a scusarsi.

- Non volevo disturbarla o coglierla di sorpresa! Mi perdoni, è che la vedo così spesso qui, e mi chiede sempre libri sulla nostra città, libri di storia e di tradizioni... E mi sono presa la libertà di parlare con lei.-

Tsugumi chiuse il librone su cui era concentrata e scosse la testa, sorridendo.

- Nessun disturbo. Ho letto per più di un’ora, credo di aver bisogno di una pausa.-

- E’ un’insegnante di storia?- domandò la bibliotecaria, una signora più o meno della stessa età di Tsugumi. Nel modo di vestire ricercato e un po’ lezioso, nella voce da ragazzina, aveva qualcosa che le ricordava Iori. E questo era sicuramente un punto a suo favore.

- No.- rispose Tsugumi. – Mi serve per lavoro, però, questa ricerca.-

- Non posso sapere che lavoro fa?-

- Uhm... Mi occupo di fumetti.-

- Oh, ma che bello! E’ una sceneggiatrice, o una consulente, magari?-

- Qualcosa del genere.-

- Sta lavorando a un manga sulla nostra città?-

Sembrava divertita e un po’ scettica, di fronte a quella prospettiva. Tsugumi osservò per qualche istante la collezione di libri che aveva preso, e scosse la testa.

- Non so bene nemmeno io. Forse ha ragione lei. E’ vero quello che ha detto all’inizio. E’ sempre stata una città strana.-

L’altra donna annuì, facendosi pensierosa.

- E’ come se, confrontando le leggende più antiche e quelle vicine a noi, ci fossero degli schemi che si ripetono.- osservò. Tsugumi annuì, colpita da quelle parole così calzanti.

- Esatto. Ci sono cose tipiche di questa città.-

- Luoghi molto cupi, dove succedono cose brutte.- continuò la donna. – Come il parco Tsubaki, qui vicino. Ci sono aneddoti su questa zona da molto tempo. E continuano ad accaderci cose orribili. L’anno scorso hanno ritrovato il corpo di una ragazzina, proprio qui nel parco. Era stata strangolata. E’ stata una mia collega a trovarla: è dovuta rimanere a casa per un mese, era sotto shock.-

- Luoghi maledetti e luoghi magici.- confermò Tsugumi, aprendo uno dei libri. – Per esempio, lo sa che questa zona era considerata sacra, in passato?- Indicò una cartina di quelle terre, due secoli prima. La bibliotecaria si affacciò sul libro, osservando con interesse.

- E adesso cosa c’è, in quella zona?- domandò. Tsugumi rise e voltò pagina, mostrandole una foto recente della stessa area.

- Il centro commerciale più grande della città.-

- Oh, che brutta fine, per una zona sacra!- commentò l’altra, ridendo, ma leggermente inorridita. Tsugumi fece cenno di sì, però avrebbe voluto dirle che, in fondo, quel che c’era di sacro era rimasto. In qualche strano modo...

- E poi, c’è il pattern più comune, nelle leggende della nostra città.- riprese la bibliotecaria, pescando un librettino tra quelli ammucchiati da Tsugumi. – Le presenze benefiche. I misteriosi protettori. Le figure nell’ombra che fanno muovere le ruote del destino nella direzione giusta. E’ affascinante, vero? E anche consolante, se uno ci crede.-

Tsugumi ebbe tre secondi di smarrimento. Poi riuscì a sorridere, ma non poté dire altro.

Affascinante, sì.

E consolante.

E folle, e incredibile, e vero.


- Se scopro che hai fatto qualche previsione a sproposito ai negozianti della cartoleria, ti uccido. Sono gli unici da cui trovo la roba per disegnare a un prezzo decente, e vicino a casa.-

- Non ho detto niente a quelli là! Era il tipo del caffè al secondo piano.-

- Ehi, ma fanno dei dolci notevoli, lì! Se non ci fanno più entrare per colpa tua, è la tua fine.-

- Ma no, dai, perché non dovrebbero più farci entrare?-

- Perché tu hai predetto morte e desolazione al gestore, forse?-

- Senti, gli ho solo detto di comprare un libro, se vuole restare in vita!-

Shuichi si fermò in mezzo alla strada, guardando l’altro con aria totalmente sconfitta.

- Una bella cosa, da sentirsi dire.- commentò, quasi non avesse le forze di reagire altrimenti. Il più piccolo protestò, come al solito, che non era colpa sua. Ma ormai erano arrivati alla loro meta, e la loro difficile missione li strappò da ogni altro pensiero.

Dovevano fronteggiare la vittima della previsione di Hikari e convincerlo, in qualche modo, che Hikari aveva ragione.

Ma prima di tutto, naturalmente, dovevano capire che diavolo significasse la previsione di Hikari.

- Allora...- Shuichi tirò fuori il solito pacco di fogli volanti dalla sua borsa, e si mise a cercarne uno in particolare, disseminando pagine schizzate e colorate ovunque. – Io penso che il nostro disegno sia questo.-

- Sì, se magari eviti di lasciare la scia di fogli, io posso evitare di doverli raccogliere!- rispose Hikari, saltellando qua e là per recuperare i preziosi disegni lasciati in giro con tanta noncuranza.

- Mah. Per quanto mi interessano.- fu la risposta. Hikari si fermò, mentre cercava di acchiappare un ritratto svolazzante. Shuichi si voltò, per capire come mai l’altro aveva smesso di camminare. E incontrò il viso di Hikari, stupito, con un’aria quasi ferita. – Ehi, che ho detto?-

- Riesci a fare cose davvero belle, e non te ne frega nulla?- domandò Hikari, contrariato.

- Insomma. Cioè. Sì, mi importa. Sennò non mi sprecherei nemmeno.- balbettò Shuichi, colto di sorpresa. – E’ che, alla fine, non me ne faccio nulla. Disegno, mi piace, non riesco a farne a meno. Ma poi tutta quella roba rimane nella mia borsa, non serve a nulla e a nessuno. Al massimo te li guardi tu e ci fai tutte quelle facce ammirate. Basta. Non è che devo venderli o cose del genere.-

Hikari guardò con tristezza i fogli che teneva in mano.

- Dovresti.-

- Dovrei cosa?-

- Venderli. Regalarli. Farli vedere in giro, farci qualcosa.-

- Sì, come no. Dai, piantala di pensare ai miei disegni, e vieni qui. C’è un solo disegno che deve interessarti ora.-

Hikari sospirò, e sembrò mettere da parte le rimostranze, per il momento. Restituì all’altro i disegni che aveva raccolto, e si concentrò sullo schizzo che Shuichi gli porgeva.

- Hai una vaga idea del perché dovrebbe servirci a qualcosa un cesto di verdure?- domandò dopo qualche istante, piuttosto perplesso.

- Se l’avessi saputo non l’avrei chiesto a te.-

- Non hai avuto qualche sensazione particolare, mentre disegnavi queste verdure?-

- Sì, un profondo moto di schifo, perché i cetrioli li odio. Ma che cavolo mi chiedi? Non hai ancora capito come funziona questa cosa del disegno? E’ inconscio, non so bene nemmeno quando e come li faccio! Sei tu quello che dovrebbe dare un senso ai miei disegni, con le tue predizioni!-

- Eh, sì, la fai facile, tu! Anche per me è inconscio, e comunque credevo fossi tu a dover aiutare me, con i disegni!-

Shuichi decise di non mandare avanti quella sterile discussione, e si concentrò sulle verdure, che li guardavano dal foglio bianco, beate e serene nel loro cesto, senza problemi di futuro.

- Ripetimi un po’ cos’hai detto al tipo della pasticceria.-

- Che doveva comprare un libro per non morire.-

- Uhm. Non lo so. Magari se non compra il libro decide di andare in un ristorante dove lo avvelenano?-

- Possiamo chiedergli se aveva in programma di andare al ristorante.-

- Oppure nel libro c’è scritto come si cucina la verdura, e se la cucinerà da solo farà qualche casino e finirà per dar fuoco alla casa.-

- Abbiamo sempre bisogno di parlare con lui.-

- Ok. Però ci parlo io, e se ti viene da predire a sproposito, esci dal negozio.-

- Come se me ne accorgessi!-

- E non ti lamentare sempre.-

Shuichi infilò le verdure del mistero nella sua borsa (ancor più del mistero) e si diresse senza indugio verso la pasticceria, bella e scintillante, situata in un angolo strategico del centro commerciale, in un luogo dove chiunque potesse ammirare l’assortimento di dolci esposto in vetrina. Entrò e andò deciso verso l’uomo alla cassa. Quando gli fu davanti, all’improvviso tutto gli sembrò meno chiaro e meno sensato. Così rimase a fissare l’uomo, senza spiccicare parola, con Hikari che si nascondeva dietro di lui.

- Vuoi qualcosa?- chiese finalmente il negoziante, perplesso.

- Ehm. Sì. Noi...-

Hikari, incautamente, fece un passo verso destra, venendo fuori dal suo nascondiglio sicuro. L’uomo interruppe bruscamente Shuichi, iniziando a gesticolare e sbraitare. L’oggetto della sua ira era fin troppo chiaro.

- LUI! Ancora lui! Quel dannato mocciosetto maleducato che si permette di venire a prendermi in giro!-

- No, ecco, se mi ascolta un attimo, non voleva prenderla in...-

- Ti ho già detto un’ora fa di sparire! Che ci fai ancora qui? Vuoi che chiami la polizia?-

- Senta, le giuro che è un tipo affidabile, quando prevede il futuro.- tentò ancora Shuichi, ma l’uomo non lo stava nemmeno considerando. Continuava a indicare furiosamente Hikari, che alla fine decise di tornarsene al riparo dietro Shuichi.

- Sparite!- ruggì l’uomo.

- Mi creda. Davvero. Deve comprare un libro, oggi.- ripeté Shuichi. Non fu convincente, purtroppo. L’uomo lasciò la sua postazione alla cassa, e si erse minaccioso contro i due ragazzi. Shuichi afferrò l’altro per un braccio e lo trascinò via, prima di scoprire quanto effettivamente il tipo si fosse arrabbiato.

- Mi dispiace! Lo vedi? E’ sempre...- iniziò a piagnucolare Hikari, ma lo sguardo raggelante che Shuichi gli spedì lo convinse a smettere di parlare.

- Mi sa che dovrò proprio abituarmi a vivere così.- sospirò il ragazzo più grande, passato il momento di nervosismo. – Beh, dai. Se non altro abbiamo stabilito una volta per tutte che non ha intenzione di ascoltarci.-

- Sì, ma ora cosa facciamo?-

- E’ una domanda intelligente.-

- E questa non è una risposta.-

- Non è che posso sapere tutto.-

- Oh, insomma! Quello là rischia la vita, probabilmente, e noi stiamo qui a...-

- Chi è che rischia la vita?-

I due si voltarono, sorpresi dall’intervento inaspettato. Una donna, con un viso piacevole e rotondo e un cappotto viola indosso, stava sorridendo, incuriosita.

- Ehm...- riuscì a dire Hikari, perdendosi prima anche solo di cominciare a formulare un discorso sensato.

- L’uomo là dentro.- disse Shuichi, senza pensare bene a cosa stava facendo. La donna impallidì.

- Ma cosa state dicendo?-

- Lui prevede il futuro.- spiegò Shuichi, rendendosi conto di ciò che aveva appena combinato. – Ha previsto che l’uomo della pasticceria rischia la vita. Ma lui non ci ascolta.-

Rapida e letale, la donna scattò in avanti e colpì Shuichi con uno schiaffo. Il ragazzo non ebbe nemmeno tempo di provare a spostarsi.

- Razza di vagabondi maleducati, come vi permettete di venire a dire queste sciocchezze a mio marito?-

Shuichi abbassò la testa, diviso tra il desiderio di ridere e il bisogno di dire una serie di parolacce piuttosto colorite. Rinunciò ad entrambe le cose. Borbottò qualche parola di scusa, raccolse Hikari e si allontanò dal negozio.

Andarono a cercare un po’ di pace sulle sedie di un bar, a un paio di piani di distanza dalla pasticceria (e dai suoi minacciosi e maneschi proprietari.)

- Mi dispiace.- mormorò Hikari, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato.

- E di che?-

- Quella donna ti ha colpito per via della mia previsione. Ci sei andato di mezzo tu.-

- Sì, e volevo farti notare che anche quando ti ho conosciuto ci sono andato di mezzo io, e la multa del tram l’ho pagata pure io.-

Hikari sembrò mortificato. Iniziò a concentrarsi, per trattenere le lacrime. Shuichi alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa con aria critica.

- E dai! Scherzavo.-

- Ma è la verità.-

- D’accordo, è la verità, ma non è che mi importi granché. Sono stato io a dirti di provare a mettere insieme questi poteri. Abbiamo anche fatto due cose buone, no?-

- Sì, ma non è giusto che per colpa mia...-

- E piantala! Vuol dire che ti chiederò i danni. La prossima volta che devo vendere qualche organo per comprare la roba da disegno me la faccio pagare da te e siamo pari!-

Hikari si strofinò rabbiosamente gli occhi, facendo cenno di sì.

- E figuriamoci se non mi prendeva sul serio.- commentò Shuichi a mezza voce. – Vabbè, dai. Prendiamo qualcosa da mangiare e poi decidiamo cosa fare. Potremmo andare in libreria. Magari, visto che il nostro problema è un libro, c’è qualcosa che può aiutarci, lì.-

Hikari annuì: non si sarebbe provato a contraddire l’altro per nulla al mondo. Shuichi ordinò la merenda per entrambi, e poi guidò l’altro alla libreria più grande del centro commerciale. Era un posto che conosceva piuttosto bene, e vi si muoveva con sicurezza, riconoscendo le varie sezioni nel labirinto di scaffali. Hikari lo seguiva in silenzio, osservando con una certa ammirazione tutto ciò che l’altro gli mostrava.

Naturalmente finirono nella zona dedicata ai fumetti. Shuichi cominciò a parlare di autori, disegni e idee, e Hikari non poté fare a meno di notare la naturalezza con cui l’altro parlava. Minimizzava sempre, ma doveva essere molto appassionato. Probabilmente aveva letto libri tecnici sul disegno e sui fumetti. Sicuramente dietro il suo modo di disegnare così curato c’erano studio e impegno, anche se lui faceva finta di nulla.

- Ehi, senti.- azzardò il più piccolo a un certo punto.

- Uh?-

- Hai mai pensato di provare a disegnare un manga? Una storia breve. Una doujinshi. Anche solo per divertimento.-

- Mah, ci ho pensato.- ammise Shuichi. – Ma non sono molto bravo con le storie. Mi vengono idee per i personaggi. Per i particolari. A volte provo anche a immaginare chi possa essere la gente che disegno, però non vado molto oltre un background generale. Da solo non potrei combinare proprio nulla.-

- Dovresti trovare qualcuno che ti scrive le storie. Se vuoi...-

Poi Hikari si interruppe, voltandosi da un’altra parte.

- Se voglio cosa?-

- Niente. Dai, cerchiamo qualcosa che ci aiuti. Siamo qui per questo.-

- ... certo che sei veramente strano.- sospirò Shuichi. – Ok, cerchiamo.-

Si divisero e percorsero tutta la libreria, più volte. Quando si ritrovarono, una mezz’ora dopo, erano tutti e due piuttosto confusi e delusi.

- Niente!- esclamò Hikari. – Non ce la faremo mai!-

- Se ti lamenti di nuovo ti tiro un libro in testa!- minacciò Shuichi, afferrano il libro dall’aspetto più pesante che riuscì a selezionare, nello scaffale vicino.

- SHUICHI!- urlò Hikari, che si era improvvisamente rianimato.

- Che cavolo c’è ora?- domandò il più grande, così sconvolto dall’urlo da non aver nemmeno notato l’uso del suo nome da parte di Hikari.

- Il libro! Quello che tieni in mano!-

Shuichi analizzò la copertina del librone. Non l’aveva nemmeno notata. L’aveva preso da uno scaffale, mirando a quello con la costola più grossa, nella speranza che facesse più male, una volta schiantato su una testa vuota. Appena si fu reso conto di ciò che stringeva in mano, si lasciò sfuggire il sorriso più cristallino che Hikari gli avesse mai visto fare.

- Tu guarda un po’ le coincidenze.- commentò, con aria incredibilmente soddisfatta.

Sulla copertina bianca troneggiava la stessa bizzarra composizione di verdure che aveva disegnato lui.

- E’ sicuramente il libro che serve al pasticcere! Dobbiamo comprarlo e portarglielo!-

- E chiamare la polizia prima che ci ammazzi. Lui o sua moglie. Va bene.- rispose Shuichi, anche se era evidente che stava scherzando. La scoperta sembrava averlo entusiasmato.

- Ci vado solo io, a portarglielo.- si offrì Hikari, serio.

- Sì, in effetti con la stazza che ti ritrovi, sei proprio quello adatto.-

- Ho iniziato tutto io, e devo portarlo a termine!-

- Se non altro sai come far parlare il protagonista di un manga. Dovresti scrivermeli tu, i dialoghi. Muoviti, scemo! Dobbiamo vedere se abbiamo abbastanza soldi per pagare questo libro. Poi troveremo un modo per consegnarlo.-

E così pochi minuti dopo erano di nuovo davanti alla porta della pasticceria. Dietro il vetro potevano vedere il loro uomo che serviva una cliente, mentre la moglie portava gli ordini ai tavolini.

- Magari, visto che c’è gente, rinunceranno ad ucciderci subito.- commentò Shuichi. – Dai, senza paura. Tanto, la dignità l’abbiamo già persa.-

Fece il primo, coraggioso passo ed entrò Hikari lo seguì all'istante, desideroso di eguagliare l’eroismo dell’altro.

Entrarono, e immediatamente due sguardi fiammeggianti d’ira li investirono.

- Ce ne andiamo subito.- si premurò di annunciare Shuichi. – Vogliamo solo lasciarvi questo.-

Posò il libro sul tavolo più vicino alla donna e fece cenno all’altro che era il momento di sparire. E in effetti sparirono alla velocità della luce. Non così veloce da non sentire le ultime parole che la donna disse al marito.

- Oh ma... Questo libro... Sai, volevo proprio chiederti di andarmelo a prendere in biblioteca, stasera. Ma come hanno fatto a saperlo, quei due ragazzini?-


Si era fatto davvero tardi, e Tsugumi richiuse i suoi libroni, salutò la bibliotecaria e si apprestò a tornare a casa. Aveva fatto le sue ricerche, che le avevano confuso le idee, più che altro.

Non era del tutto vero, che voleva scrivere un manga sulla loro città e le sue leggende. L’idea c’era, sì, ma le ricerche erano dovute ad altro.

Tsugumi voleva capire davvero qualcosa di più sulla sua vita. Sul perché si era ritrovata a fare la protettrice della città, insieme a Iori, sulle ragioni che rendevano la loro città così strana. Ma, a quanto pareva, nelle cronache del posto si trovavano soltanto conferme dell’effettiva peculiarità del loro luogo natale. Non una sola ipotesi su come tutto fosse cominciato, o sul perché dovesse essere così.

Eppure, doveva esserci un modo per capire.

Era bello, sì, essere parte di una schiera infinita di protettori silenziosi e fedeli. Ma lei avrebbe voluto davvero capire le ragioni di quella storia nella quale c’erano anche loro.

Non appena ebbe messo piede fuori dalla biblioteca, si fermò, trattenendo a stento un grido.

Uno dei pali della luce piantati lungo la strada era crollato, e la strada ora era bloccata. Una lunga colonna di macchine era in attesa dei soccorsi stradali, che liberassero la corsia.

- Ha visto cos’è successo? Incredibile! Non riesco a capire come possa essere accaduta una cosa del genere!- le disse un uomo, che doveva essere uscito dalla biblioteca poco prima di lei. – Per fortuna che non passava nessuno! Poteva rimanerci qualcuno sotto.-

- Già.- mormorò Tsugumi, colta da una sensazione strana. – Già, per fortuna.-

Per fortuna, o magari perché c’è stato chi ha evitato che qualcuno passasse di lì proprio in quel momento?


- Avrà funzionato?-

- Ma sì.-

- Siamo sicuri?-

- Senti. Quando è successa la faccenda del tram. Quando all’inizio pensavamo di aver risolto tutto con la tua previsione e basta. Ti ricordi, no? Ce lo siamo sentiti, che qualcosa non andava. Adesso io non sento nulla. Anzi, se è possibile, mi sento soddisfatto di come sono andate le cose.-

Hikari sospirò e fece cenno di sì con la testa.

- Abbiamo fatto tardi anche stasera.- commentò, indicando il cielo già blu scuro.

- Avevamo le nostre buone ragioni. Con buona pace di mia mamma. I tuoi si arrabbiano?-

- Uhm. No. I miei vivono tra le nuvole. Possono succedere le cose più pazzesche, non si stupiscono nemmeno. Non ci fanno troppo caso.-

- Non dev’essere male, vivere così.-

- A me a volte fanno paura.-

Shuichi aprì la sua borsa magica e cominciò a cercare qualcosa. Due fogli svolazzarono fuori, come al solito. Hikari riuscì a prenderli al volo entrambi, e si sentì molto fiero della sua prodezza. Li rimise al loro posto senza nemmeno che il proprietario se ne accorgesse.

- Tieni.-

Shuichi gli piazzò in mano un foglio. Lievemente sgualcito, ma in condizioni migliori di molti altri. Hikari spalancò gli occhi per la sorpresa, senza parole. Era un disegno molto accurato, completamente colorato. Rappresentava due personaggi, una sorta di guerriera e un demone. Gli abiti, le decorazioni e le armi erano disegnati con mille particolari. I tratti dei volti richiamavano lo stile di disegnatori famosi, ma c’era comunque una certa originalità.

- Facci qualcosa.- aggiunse Shuichi, visto che Hikari non reagiva.

- Lo lasci a me?-

- Eh già.-

- Oh. E’... Grazie. Ma sei sicuro?-

- Te l’ho detto, li faccio e rimangono lì. Tu puoi farci qualcosa di meglio.-

Hikari prese una boccata d’aria e una dose di coraggio.

- Posso provare a inventare una storia. A volte ci ho pensato.-

Shuichi gli lanciò un’occhiata incuriosita.

- Perché no? Provaci. Del genere che vuoi. Basta sia una bella storia. Che faccia rimanere sulle spine, mentre si legge.-

- Ci provo. Ehi, senti, scusami se prima ti ho chiamato per nome.-

- Ma chiamami un po’ come ti pare.-

- Non volevo prendermi confidenza eccessiva.-

- Senti, visto che abbiamo deciso di andare in giro a salvare il mondo insieme, mi sembra che siamo già abbastanza in confidenza. Ora vado, perché i miei invece non vivono sulle nuvole e mi chiederanno tremila volte dove sono stato. Ci vediamo!-

Saltò sul tram che passava da lì in quel momento, facendo all’altro un cenno di saluto. Hikari rimase a fissare il disegno, già partito per un altro mondo.





...continua...

   
 
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